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Archivio Telegiornaliste anno IX N. 31 (375) del 23 settembre 2013
 
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TGISTE Rosanna Piturru: ogni servizio un'emozione di Giuseppe Bosso

Questa settimana incontriamo Rosanna Piturru, volto di Tgcom 24, da ormai vent’anni a Mediaset dopo aver esordito nella natia Genova presso l’emittente Primocanale.

Ricorda la sua prima intervista o il suo primo servizio?
«Per Mediaset avvenne il giorno del mio 26° compleanno, il 20 luglio 1994... l'intervista e il servizio al primo calciatore giapponese, Miura, che veniva a giocare in Italia. Per Primocanale invece fu nel 1990 e riguardava un servizio su tipiche ricette liguri».

L'abbiamo vista tentare di intervistare Beppe Grillo che però non si concede ai microfoni Mediaset: cosa pensa di questo atteggiamento del leader del Movimento 5 Stelle?
«Non mi piace commentare l'atteggiamento dei politici; quel giorno forse Grillo era nervoso e ha reagito in malo modo ma l'indomani, quando cocciutamente mi sono ripresentata fuori dalla sua villa genovese, si è fatto perdonare rilasciandomi una bella intervista».

Anche lei, come molte colleghe, è caduta sua malgrado nella 'rete' di Paolini, come abbiamo potuto vedere sul sito di Andrea Atzori: le ha suscitato imbarazzo la divulgazione del video?
«Paolini ti mette a dura prova il sistema nervoso! Quella volta riuscii ad arginarlo e a non farlo comparire alle mie spalle durante i collegamenti; il gesto liberatorio del dito medio alzato a telecamere "spente" non pensavo finisse nei fuori onda. Mi è dispiaciuto per la volgarità del gesto trasmesso subito in rete e prontamente visto da mia figlia adolescente che mi ha sgridato!».

A quasi due anni dalla sua nascita come valuta l'avventura di Tgcom24?
«A novembre compirà due anni, che sono stati entusiasmanti, formativi ma anche duri, almeno per me: la conduzione all'alba (sveglia 4.30) e quella notturna (finisce all'una) a volte è pesante. Per sette ore sei sotto i riflettori e per la conduzione, a braccio, devi tenere un ritmo e una concentrazione al massimo delle tue capacità: sicuramente una bella sfida; e Tgcom24 è una bella squadra di professionisti, giornalisti e tecnici, guidata da un ottimo mister, che prima era Mario Giordano, sostituito da un paio di mesi Alessandro Banfi».

Rispetto ai suoi inizi pensa che oggi sia più difficile per un giovane entrare nel mondo del giornalismo?
«Il mondo dell'editoria è in crisi; non è una novità e come per molti altri settori per un giovane entrare ora nel mondo del lavoro è veramente difficile: rarissime le assunzioni, poche le collaborazioni; bisogna continuare però a crederci continuando a sperare che qualcosa migliori».

Quali sono, se ne ha, i segreti per il suo look da tgista?
«Non ho segreti, sono semplice e cerco di essere sempre me stessa e comunque mi affido alle sapienti mani del "trucco-parrucco" di Mediaset».

Il servizio o l'intervista che sogna di realizzare?
«Non ho sogni particolari: ogni giorno un servizio può regalarmi emozioni, nozioni, che possono aiutarmi a crescere e a migliorare».
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NONSOLOMODA Anche Telegiornaliste.com in giuria per l'assegnazione della Borsa di Studio Anna Monesi di Francesca Succi

Sabato 28 settembre una selezione dei più interessanti fashion blogger (tra cui la sottoscritta come blogger di The Glossy Mag e giornalista di questa testata) si recherà a Pontedera, per conoscere l’Istituto Modartech e i percorsi formativi offerti, con il compito di visionare i bozzetti che gli aspiranti designer hanno inviato per aggiudicarsi l’importante Borsa di Studio dedicata ad Anna Monesi del valore di 19.500,00 euro a copertura totale del Corso Design e Progettazione della Moda, in partenza a ottobre.

La comunicazione della Moda sta cambiando e nuovi media si stanno affermando sempre di più. I fashion blog non sono più un fenomeno ma una realtà consolidata. Molto spesso sono esperti giornalisti di moda e costume ad aprire fashion blog in cui documentano in modo personale eventi di moda, tendenze e propongono outfit creativi dimostrando che la grande moda può essere interpretata anche in chiave low cost e senza necessariamente la taglia da modella.

Istituto Modartech, centro di riconosciuta eccellenza, punto di riferimento da oltre 35 anni per coloro che necessitano di una formazione specialistica e altamente professionalizzante, nei settori dell’Abbigliamento, Calzatura e Comunicazione, premia coloro che vorranno lavorare nel mondo produttivo del fashion system; quell'universo che rappresenta una buona fetta economica del nostro paese.

La giuria di esperti, in cui saremo presenti anche noi di Telegiornaliste.com, valuteranno i disegni, esprimeranno il loro parere attraverso votazioni che entreranno poi a far parte del giudizio finale della giuria composta dai Dirigenti dell’Istituto e da Stefano Dominella, Direttore Scientifico dell’Istituto - Vice Presidente Unindustria con delega alla moda e accessori - Consigliere Camera della Moda Italiana e Amministratore Unico Gattinoni Due.

Oltre alla prestigiosa premiazione, grazie al patrocinio alla borsa di studio da parte della Fondazione Piaggio, durante il tour a Pontedera verrà realizzato uno shooting fotografico in una location prestigiosa e inedita per iniziative del genere, il Museo Piaggio, fra Vespe d’epoca e prototipi d’autore. Un ideale connubio fra la storica creatività Made in Italy, i progetti degli emergenti e le interpretazioni proposte dai nuovi protagonisti dei Media.

L’assegnazione della Borsa di Studio Anna Monesi si basa sulla presentazione di un bozzetto grafico a colori di un capo di abbigliamento o accessorio moda che doveva pervenire entro e non oltre il 15/09/2013. Quindi, i giochi sono conclusi. Non ci rimane che preparare la valigia e approdare a Pontedera.

Per curiosare e seguirmi sabato 28 e domenica 29 nel tour basta collegarsi alla mia pagina facebook, twitter e instagram.
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TUTTO TV Telegiubando, la tv secondo Giubo. Come 'gavettavano' i big di oggi: Veronica Pivetti, da Fabio Fazio alla fiction passando per Sanremo
di Giuseppe Bosso

È una delle attrici italiane più popolari e amate, attualmente tornata in spolvero su Rai 1 con la nuova serie, la quinta, di Provaci ancora prof dove interpreta Camilla Baduino, insegnante con il 'pallino' delle indagini, contesa tra il marito architetto Enzo Decaro e il commissario Paolo Conticini.

Ne ha fatta di strada Veronica Pivetti: alle spalle una lunghissima carriera di doppiatrice, perlopiù di cartoni animati amatissimi dai 30-40enni di oggi - come TazMania, Niente paura c'è Alfred, Sailor Moon tanto per citarne alcuni - oltre che di telefilm e soap opera, come Sentieri, per cui ha prestato la voce per quasi vent'anni al personaggio di Harley Cooper.

La svolta della vita professionale della simpatica attrice milanese ha una data: 12 marzo 1995. Fabio Fazio, conduttore di Quelli che il calcio, allora alla seconda stagione, la invita al suo fortunato programma. Veronica è la sorella di Irene Pivetti, allora presidente della Camera dei Deputati, eletta per la prima volta un anno prima e subito balzata all'attenzione dei media, particolarmente bersagliata per un look allora decisamente castigato e soft - diverso da quello che anni dopo, lasciata la politica, avrebbe sfoderato nella sua nuova veste di conduttrice televisiva di Bisturi - del tutto opposto alla slanciata e vivace Veronica, che interverrà più volte nel salotto di Fazio e susciterà inevitabilmente attenzione e curiosità.

E ad interessarsi a Veronica è Carlo Verdone, che decide senza indugio di contattarla per offrirle una parte nel film che sta progettando in quel periodo: Viaggi di nozze, pellicola in cui l'attore e regista romano rispolvera alcuni dei suoi celeberrimi cavalli di battaglia che nel decennio precedente l'avevano reso così celebre, dal 'coatto' al logorroico; ossia il professor Raniero Bottoni, protagonista dell'episodio che vede la Pivetti vestire i panni di Fosca, sfortunata sposa del poco gioviale personaggio.

Il film riscuoterà un grande successo ai botteghini, e si rivelerà un ideale trampolino di lancio anche per altre due giovani e all'epoca sconosciute attrici: Claudia Gerini e Manuela Arcuri, che negli anni successivi avrebbero spiccato il volo e, curiosamente, come la Pivetti avrebbero calcato il palcoscenico dell'Ariston.

Infatti, nel 1998, Veronica viene chiamata a Sanremo ad affiancare Raimondo Vianello ed Eva Herzigova alla conduzione del Festival, che in quell'edizione avrebbe visto la vittoria di Annalisa Minetti sia nella categoria big che in quella delle nuove proposte; ma se vi capita di incontrarla evitate di rimarcare un'esperienza da lei ricordata molto esaustivamente come «terribile, mi hanno massacrato; era come un tiro al piccione e il piccione ero io. Capisco che non si poteva toccare il grande Vianello o la Herzigova, così bella, ma è stata dura; i termini più gentili che mi riguardavano erano cesso e cozza».

Piuttosto le farà piacere essere sempre riconosciuta come protagonista di amatissime fiction che l'hanno vista protagonista archiviata la parentesi sanremese, a cominciare da Commesse, che l'ha vista per ben tre volte protagonista al fianco di altre due primedonne come Sabrina Ferilli e Nancy Brilli. E poi Il Maresciallo Rocca, dove ha egregiamente sostituito Stefania Sandrelli per due serie, fino agli odierni successi, non solo legati a Provaci ancora prof, ma anche alla conduzione di Per un pugno di libri su Rai 3 e allo show Fratelli e sorelle d'Italia condotto su La 7 due anni fa, oltre ad altre esperienze televisive e radiofoniche.
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PINK NEWS Filantropia al femminile di Maria Cristina Saullo

Signori si nasce… ed io lo nacqui, modestamente!’.

Parafrasando questa massima del grande Totò, si arriva a capire il significato puro del termine filantropia: non ci si può improvvisare, infatti, filantropi perché non è un lavoro, ma una missione che nasce dal cuore; quel sentimento di carità che smuove le coscienze di ognuno a donarsi agli altri.

Non si tratta di elargire denaro, ma avere la forza e il coraggio di elaborare un progetto serio, finanziarlo per la risoluzione dei problemi reali della gente e gioire quando si realizza.

In questo campo le donne la fanno da padrone: altro che quote rosa! Se pronunciamo il nome filantropia il genere femminile campeggia in ogni dove; un fenomeno che, negli ultimi tempi, sta modificando il nostro vivere quotidiano, facendo emergere la figura della filantropa come protagonista dell’impegno benefico in favore dei più bisognosi.

Agli albori esistevano le dame della carità che aiutavano il prossimo. Oggi esistono le signore della filantropia, che gestiscono, e lo fanno proprio bene, progetti mondiali degni di lode.

Gli States sono la patria della beneficienza: qui la filantropia femminile è un fenomeno consolidato da secoli con l’International Network of Women’s Funds e il Women’s Philanthropy Institute dell’Università dell’Indiana.

L’Europa tiene il passo con progetti e iniziative che arricchiscono l’humus di donne, madri, casalinghe, professioniste che mettono a disposizione degli altri le loro competenze e, soprattutto, la loro anima.

In Germania è attiva da tempo Filia – die frauenstiftung, una fondazione collettiva, il cui obiettivo è quello di sviluppare progetti femminili in tutto il mondo. Dall’Africa all’India, solo per citare alcuni Paesi, vengono alla luce progetti di cooperazione culturale e professionale, dove il gioco di squadra diventa l’arma vincente.

In Italia, Diana Bracco è una delle donne più attive nel panorama della filantropia al femminile, con la Fondazione Bracco per la ricerca, con la quale sta promuovendo la ricerca sulla salute per indagare sul processo di formazione del benessere psico-fisico e la sua stretta correlazione con la cultura. Per non parlare, poi, di Maria Vittoria Rava, con il suo lavoro estenuante e gratificante nei confronti dell’Emilia devastata dal terremoto.

Di donne che si occupano degli altri ce ne sono a migliaia. L’elenco è lungo e a volte non si conosce neanche il numero esatto di coloro che operano, nel più stretto riserbo, per aiutare chi ne ha bisogno.

Angeli caritatevoli, con il volto limpido e trasparente, che, anche con un sorriso, cambiano la vita a chi chiede aiuto. Donne che hanno ripreso in mano la propria vita e che si dedicano in toto a chi soffre.
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DONNE Lady D.: un mito troppo chiacchierato di Malvina Podestà

Le storie dei miti, personaggi amatissimi dal pubblico e capaci di cambiare il mondo grazie alla propria influenza, sono spesso fatte di luci ed ombre.

Dietro visi famosissimi e le immagini dei media si nascondono passati turbolenti, storie drammatiche e talvolta esiti tragici.

È il caso di uno dei miti più potenti della modernità, Marilyn Monroe , e di un'altra donna, anch'essa forte e debole allo stesso tempo: Lady Diana Spencer.

Lady D. entrò nel mito per la sua vita e le sue scelte anticonvenzionali, e dopo la sua tragica morte che sconvolse e commosse il mondo non ha mai smesso di essere ricordata, celebrata e fin troppo chiacchierata.

Proprio quest'anno, a 16 anni della sua morte (avvenuta il 31 agosto 1997 a Parigi) la sua figura rimane un argomento scottante, sopratutto per via di due eventi: l'uscita dell'atteso film pseudo-biografico “Diana” di Oliver Hirschbiegel e la diffusione di una inquietante notizia sulla sua scomparsa.

Secondo una testimonianza, infatti, l'incidente nel tunnel dell'Alma fu ordinato dalla famiglia reale per impedire le nozze tra la scandalosa principessa e il suo compagno Dodi Al-Fayed e causato dall'uso di una particolare luce che accecò l'autista.

Certo di indiscrezioni su di lei e sulla sua morte ne sono circolate molte negli ultimi anni, e ora la pellicola, in uscita il 3 ottobre in Italia, racconterà nuovi aspetti dei suoi ultimi anni di vita, incentrandosi sulla storia d'amore della principessa con il medico di origine pakistana Hasnat Kahn.

Il regista ha affermato che la storia raccontata nel film, ispirata anche dal libro di Katie Snell Her Last Love, sia stata raccontata e confermata da persone molto vicine a Diana Spencer.

Nel film questa passione viene interpretata come fulcro della vita della principessa, fino quasi a diventare un'ossessione, e così il legame con Dodi Al-Fayed viene rilegato ad un “passatempo” per fare ingelosire il chirurgo amante.

Inoltre nella pellicola, scritta da Stephen Jeffreys e diretta da Oliver Hirschbiegel, si sostiene che la stessa Diana amasse circondarsi di paparazzi per attirare le attenzioni di Kahn, forse anche gli stessi coinvolti nel fatale incidente.

Di fronte ad una storia così forte e distante dalla memoria di Lady D., Hasnat Kahn ha dichiarato che si terrà lontano dalle sale e da un film basato su fatti oltremodo falsi. Altrettanto decisa la posizione della famiglia reale che non ha mai dichiarato nulla di fronte a questa uscita cinematografica.

Non rimane che attendere la reazione di critici e del pubblico, che si prospetta ad ogni modo numeroso tutte le volte che si porta sullo schermo la storia di un mito.

Resta il fatto che dopo 16 anni dalla sua prematura scomparsa Lady D. continua ad animare l'opinione pubblica e ad essere uno tra i personaggi più chiacchierati di sempre... sicuramente però chi davvero l'ha conosciuta ed amata preferirebbe sentirne parlare per l'affetto che tutti i suoi fans ancora le dimostrano, piuttosto che attraverso supposizioni e insinuazioni sull'intimità di chi purtroppo non ha più una voce per difendersi.
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