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Telegiornaliste N. 27 del 14 novembre 2005


Quando il giornalismo è un luogo di incontro di Silvia Grassetti

La brava Rosalba Reggio non ce ne vorrà per averle affiancato in Monitor la cronaca del raduno milanese del forum di Telegiornaliste.com; sarà anzi, ne siamo certi, contenta di essere affiancata dalle colleghe Chiara Ruggiero e Francesca Di Biagio, intervenute all’incontro della nostra community, e dalle novità sulla carriera di Lisa Marzoli.
Nella sezione Telegiornalisti, intervistiamo Salvo Sottile, che ringraziamo per la grande simpatia e l’interesse con cui ci segue.
Restiamo poi davanti alla tv a osservare come, a volte, questo mezzo di comunicazione venga usato malamente da ospiti e presentatori, facciamo il punto sul digitale terrestre e diamo la consueta occhiata all’operato dei mezzobusti televisivi.
Parliamo anche questa settimana del difficile mondo delle donne, divise tra carriera e famiglia ma che, almeno dal punto di vista di Playboy, degne di riscattarsi dal ruolo di conigliette sottomesse.
Il nostro esperto ci porta ancora una volta nel mondo della professione parlandoci di privacy e rispondendo alle domande dei lettori.
Chiudiamo il numero di questa settimana con due inediti punti di vista sull’attualità, nella sezione Editoriale.
MONITOR Milano, raduno da record del Telegiornaliste forum di Filippo Bisleri

Uggiosa serata autunnale quella sfidata, sabato 5 novembre, da alcuni utenti della nostra community e dalle due meravigliose telegiornaliste Chiara Ruggiero, ideatrice della serata-raduno, e Francesca Di Biagio.
Una serata all’insegna del divertimento, nel pieno centro di Milano; una serata ricca di curiosità, di voglia di conoscenza reciproca e di tanta allegria che ha contagiato anche il locale. Al solito, infatti, Tiziano Gualtieri, il mitico Gutiz del forum, ha coinvolto anche il personale del locale nella kermesse del raduno.
La serata è stata l’occasione per conoscere di più i lavori delle telegiornaliste presenti e, per le due valenti professioniste dell’informazione, di ritrovarsi dopo aver frequentato insieme il corso per l’Esame di Stato per l’abilitazione come giornalisti professionisti. E così, intorno al tavolo, c’erano ben tre professionisti che avevano preparato insieme l’Esame nel 2002. Una concentrazione record di giornalisti per un raduno del forum.
Battute, scherzi e curiosità hanno contagiato ben presto l’atmosfera, tanto che, dopo pochi minuti, tutto il locale attendeva un giornalista in ritardo a causa di Trenitalia (Gualtieri), e si interrogava su quali foto sarebbero state scattate. E, soprattutto, si chiedeva il motivo delle foto alla ragazza mora (Chiara Ruggiero) denominate coi mesi dell’anno...e caratterizzate da fragole e nutella (gentilmente regalata a Chiara da Cesare Carnevale, utente del forum e autore di un pregevolissimo quadro, di cui ha fatto omaggio a Chiara per il recente compleanno).
Già, perché il raduno ha lanciato l’idea: calendario del Telegiornaliste forum per il 2006 con Chiara Ruggiero e, per il 2007, già prenotata l’altra stupenda tgista del raduno, ovvero Francesca Di Biagio. Che è pronta a varare il suo filo diretto, che, siamo sicuri, sarà molto frequentato.
MONITOR Rosalba Reggio, l'economa del giornalismo di Giuseppe Bosso

Forse è meno famosa di altre sue colleghe molto decantate, ma è un peccato, perché, oltre che bella, è anche una professionista preparata e competente su un tema delicato come l’economia.
Questo sebbene gli esordi televisivi di Rosalba Reggio, milanese di origini calabresi, fossero legati a tutt’altro palcoscenico, quello di Videomusic, con la trasmissione Clip to clip.
Poi, laureatasi in lettere moderne alla Statale della metropoli meneghina, muove i primi passi nel giornalismo, e nel 2000 approda alla redazione di Studio Aperto, dove conduce l’edizione del mezzogiorno.
Ma la vera svolta avviene nel 2001 con l’approdo a Il Sole 24 Ore, che costituisce il canale Ventiquattrore.tv, nel quale la Reggio è subito attiva protagonista, conduttrice di diversi programmi finanziari ed economici.
Dopo quattro anni sul satellitare ritorna a Mediaset, stavolta a Rete4, che le affida la conduzione di Soldinostri-l'economia di tutti i giorni, striscia settimanale prodotta sempre dal quotidiano di Via Monte Rosa, che si propone di avvicinare il grande pubblico alle tematiche dell’economia sotto ogni punto di vista, dai prezzi dei beni di ogni genere fino ai grandi investimenti e all’andamento della borsa, con la collaborazione di esperti del settore per rispondere ai piccoli e grandi quesiti di chi vuole evitare brutte sorprese con i propri investimenti.
Tutte le mattine, inoltre, la possiamo ascoltare su Radio 24, dove con la collega Debora Rosciani conduce Salvadanaio risparmio e famiglia, altra finestra sull’andamento dei mercati e al tempo stesso sulle ultime novità per le famiglie che vogliono (o devono) stare attente al bilancio di casa.
Bellezza sobria, senza eccessi, e linguaggio sciolto sono sicuramente i punti di forza di questa giornalista che probabilmente meriterebbe maggiori spazi in un settore mai come in questi tempi alla ricerca di professionisti in grado di mantenere costante l’attenzione del pubblico su argomenti così attuali e rilevanti come quelli legati, appunto, all’economia e al denaro.
MONITOR Il buon momento di Lisa Marzoli

Continua l’avventura della giornalista marchigiana Lisa Marzoli alla Rai. Dopo 3 anni divisa tra Roma, dove la Marzoli si occupava di una rubrica di letteratura e di una di spettacolo per RaiUno, e le Marche, dove conduceva il tg di Teleadriatica, lascia definitivamente la sua regione natale per trasferirsi nella Capitale.
La scorsa settimana, alle 7.30, il primo collegamento nella trasmissione Uno Mattina dal Museo Nazionale delle arti durante il quale la giornalista marchigiana ha curato uno spazio dedicato alle tradizioni spagnole del ricamo.
«Dopo essermi divisa tra impegni a Roma e Civitanova - spiega Lisa - mi trasferisco definitivamente alla Rai dove mi hanno fatto una proposta irrinunciabile. Sono previsti per me collegamenti da tutta Italia con particolare attenzione alle regioni Marche, Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo».
«Con il regista Luigi Gorini - continua la telegiornalista - gireremo reportage e servizi sulle mille curiosità ma anche sui problemi del nostro territorio. Mi dispiace molto lasciare le Marche a cui sono attaccatissima, e dove ho avuto grandi soddisfazioni come condurre il talk show politico Testa a Testa negli studi di Tvcm, una televisione regionale che grazie al suo direttore Osvaldo Boni puo’ vantare una grande professionalità».
La Marzoli, dopo aver iniziato giovanissima come collaboratrice per diversi quotidiani regionali, si è laureata nel 2004 con 110 e lode presso la facolta’ di Scienze della comunicazione all’Universita di Macerata, con una tesi sulla televisione digitale terrestre; ha poi svolto il praticantato ed è diventata giornalista professionista nel marzo 2005.
Lisa Marzoli sta trattando anche con Sky la conduzione di un programma sportivo sul canale ESPN. E’ stata, infatti, invitata a Milano dalla produzione di ESPN, ma sull’esito della trattativa c’è ancora il massimo riserbo.
Da Telegiornaliste.com congratulazioni e auguri all'amica Lisa.
CAMPIONATO Lo sgambetto di Elsa  di Rocco Ventre

L'11° turno della serie A del campionato delle telegiornaliste ha proposto alcuni risultati importanti. Manuela Morenoche si  trovava solitaria a comandare la classifica viene sconfitta da Elsa Di Gati e sorpassata dalla nuova coppia di testa formata da Luisella Costamagna (che mette nei guai Ilaria D'Amico ) e Monica Vanali.  Sconfitta inaspettata anche per la campionessa Francesca Todini superata nettamente dall'altalenante BerlinguerMaria Concetta Mattei vince l'importante scontro diretto con la Cannavò.
In coda si fa sempre più disperata la situazione di Maria Leitner nettamente sconfitta da Maria Luisa Busi.
Serie B: eliminate Sensini e Buizza; le più votate sono state: Cuffaro, Ruggiero, Botteri, Bendicenti, Gabanelli.
CRONACA IN ROSA Siamo tutte conigliette di Erica Savazzi

Le donne sono cambiate. È un dato di fatto: la casalinga - moglie - madre è in via di estinzione.
Le donne sono in carriera, lavorano per far quadrare il bilancio familiare ma anche per realizzazione personale, vanno in palestra, salvaguardano la propria salute fisica e psichica. Le donne sono combattive, pronte a emergere, decise a farsi rispettare, attente a conciliare lavoro e famiglia.
Le Barbie, provocanti, sexy, ma dipendenti dall’approvazione altrui sono andate in pensione.
Se ne è accorto anche Playboy, storico marchio famoso in tutto il mondo per le sue conigliette. Anche loro sono cambiate, moderne, decise, consapevoli e sicure di sé. E allora le vecchie mise non vanno più bene.
La classica divisa - smoking con colletto bianco e cravattino lascia il posto a una nuova creazione di Roberto Cavalli, stilista molto amato oltreoceano, e il look delle Bunnies vira verso una donna dominatrice e quasi sado-maso: occhi molto truccati, caschetto biondo, sigaretta e fasciature a polsi e caviglie.
Un’immagine più moderna, «una strategia mirata per attrarre non solo i giovanissimi, ma soprattutto le donne», dichiara la figlia di Hugh Hefner, creatore del marchio: donne che quindi dovrebbero identificarsi e riconoscersi nelle nuove conigliette.
Un’immagine più coerente con la realtà di donne forti, ma anche una presunta libertà in più per le Bunnies, con la definitiva messa in soffitta dei corsetti con le stecche, belli, sexy ma dolorosi.
Le donne comuni si sono liberate di questi strumenti di tortura qualche decennio fa, perché le modelle dovrebbero continuare a soffrire?
CRONACA IN ROSA Donne tra carriera e famiglia: oggi è possibile di Rossana Di Domenico

Conciliare il lavoro e la famiglia è un problema che da sempre affligge le mamme e donne in carriera. Spesso le donne sperano che il proprio marito possa dare un sostegno materiale, oltre che morale, nelle faccende casalinghe e nella cura della prole. Questo però non sempre accade, e perciò molte donne decidono di abbandonare il lavoro o di non avere figli.
L'Italia è il Paese europeo con il più basso livello di occupazione femminile, largamente al di sotto della media dell'Ue, e allo stesso tempo uno di quelli col tasso minore di natalità, al penultimo posto davanti alla Spagna. Dati tutt'altro che positivi, considerando che sviluppo economico e situazione demografica vanno spesso di pari passo.
La popolazione continua dunque a invecchiare, altro male del Belpaese, e la causa è da attribuire proprio al fatto che di figli se ne fanno davvero pochi. I giovani italiani escono dalla famiglia di origine, cominciano a lavorare e fanno figli sempre più tardi.
Colpa della disoccupazione? Non si direbbe, dato che in molti casi i figli, anche se con un lavoro, continuano a rimanere in casa ben oltre i 30 anni. Incidono piuttosto la difficoltà legata alla ricerca di un alloggio e la convinzione che uscire troppo presto dall'ovile comporta un maggior rischio di incontrare difficoltà economiche.
Il dilemma della scelta tra la carriera e la famiglia continua a essere una scelta problematica per molte madri. Conciliare entrambe le cose sarebbe la soluzione ideale, ma non sempre è possibile a causa dalla carenza di strutture che aiutino le mamme a conciliare figli e lavoro, nello specifico di asili nido. Negli ultimi dieci anni gli asili pubblici per i bambini sotto i tre anni non sono aumentati, al contrario di quelli privati che sono passati dal 7 al 20% dell'offerta totale.
La percentuale di utenza infantile italiana è solo del 7%, contro la media del 30-40% dei Paesi del Centro e Nord Europa. Un altro problema da non sottovalutare è quello degli orari degli asili, che spesso non coincidono con quelli lavorativi delle madri.
Tra il 2002 e il 2003 sono stati stanziati fondi a favore delle aziende che si attrezzavano con nidi a favore dei figli delle dipendenti. Il ministero del Welfare ha recentemente stilato un Libro Bianco, presentato come una base di discussione per un nuovo modello di politiche sociali, con gli obiettivi di favorire la natalità e migliorare le politiche familiari.
«La grande novità - ha dichiarato il ministro Maroni - è rappresentata dal fatto che finalmente la famiglia fondata sul matrimonio viene posta al centro del sistema di protezione sociale». Il ministero suggerisce così tra le altre cose di «agevolare il rientro al lavoro dopo una pausa per maternità, dando alle neo-mamme la possibilità di seguire dei corsi di formazione o riqualificazione professionale», e «aumentare l'offerta pubblica e privata degli asili nido oltre a renderne più flessibile l'orario».
Spesso la maternità è ancora vista negativamente in ambito lavorativo, come un attentato all'efficienza produttiva e in ogni caso, una volta tornate al lavoro, il reinserimento per le neo mamme non è sempre facile. Il part-time può essere una risposta, ma è una realtà limitata: le donne che lo scelgono sono per di più mamme con figli sotto i 6 anni, concentrate nel Nord Italia.
Si spera che queste soluzioni possano aiutare le donne a trovare una collocazione più serena nel mondo lavorativo, facendo si che possa cadere ogni forma di discriminazione e che si riconoscano meritate competenze e qualifiche, mariti e compagni permettendo.
FORMAT Dopo l’aviaria, la mediatica di Fiorella Cherubini

Quali sono i veri polli? Quelli a due zampe o quelli a due gambe?
L’ansia da presenzialismo televisivo, sintomo primo dell’influenza mediatica, ha colpito davvero tutti, seminando vittime (o proseliti?) in ogni anfratto della società sedicente civile: dagli sconosciuti in cerca di notorietà, passando per i vip, rovinando infine sui nostri signori politici.
Ormai tutti parlano male della televisione – assimilandola alla spazzatura - e di chi che ne ha fatto la propria pseudo-professione; e a ben vedere non si tratta di un pregiudizio fuori moda ma di una sedimentata interdizione alla qualità che, purtroppo, perdura.
Basta pensare alle orde di giovani, in cerca del “soldo facile” non più incassato col sudore della fronte ma a colpi di dignità perduta, ammassati, come ad una fiera di bestiame, all’ingresso di un albergo per essere “provinati” da qualche addetto alle selezioni dei programmi televisivi.
Su tutti, il sogno dei giovani è entrare nel cast di un reality show, recente – e indecente - invenzione televisiva affollata di noti ignoti: altrimenti non si capisce perché, trattandosi di persone "famose" (a detta degli autori dei programmi in questione), il telespettatore debba essere fornito, ad ogni inquadratura, di ripetuti sottotitoli con l’identità del partecipante di turno.
Un tempo la televisione era la casa degli artisti, il traguardo dei talenti, ma soprattutto era un mezzo di informazione e di intrattenimento al servizio della gente e della politica.
Oggi la situazione si è capovolta, e neanche il segretario dei DS Fassino ha resistito al richiamo del talk show, mostrandosi prono dinanzi al nuovo totem: il presenzialismo tv.
Invitato al programma C’è posta per te, non ha declinato con cortesia, ma si è presentato al cospetto della cariatide di Canale5, Maria De Filippi.
In uno studio di Cinecittà, Piero Fassino ha potuto riabbracciare la sua ex tata e ricordare agli italiani tutti che da piccolo adorava il pomodoro fresco e le patatine fritte.
Credenziali, queste, indispensabili per convincere l’elettorato a votare il suo partito e a ribadire quell’indispensabile immagine di decoro che ogni rappresentante dei cittadini dovrebbe portare con sé.
La voglia di presenziare a tutti i costi in tv, dove si viene applauditi per la propria superficialità, per l’inettitudine al tutto, per la “non arte”, il “non talento”, nondimeno la decisione degli impresari di preferire l’auditel alla qualità, sono evidenti spie che, ancora per molto, il campo sarà lasciato libero a questi lestofanti.
FORMAT  Telegiornaliste/i + Telegiornaliste/i – di Filippo Bisleri

Questa settimana conquista il primo gradino del podio Monica Vanali. Per aver dimostrato recentemente di essere il vero punto forte della redazione sportiva di Mediaset e per continuare ad offrire ai telespettatori, nel tempo, un egregio servizio di informazione senza mai trascendere nei toni o enfatizzare le notizie. Molto “british” nello stile, la bionda Monica è una gran brava giornalista. Diciamo pure un vero modello. Ottima. Si merita un “9+”.
Secondo gradino del podio per Cinzia Fiorato. La bruna signora del Tg1 della notte continua a dimostrare gran classe e grande professionalità. Tanto che si parla di un aumento del suo impiego all’interno della redazione del Tg1 con più occasioni di coinvolgimento nel ruolo di inviata. Se la notizia trovasse conferma, a Telegiornaliste.com saremmo molto contenti. Perché “Orsacchiotta”, questo il suo nomignolo nel forum, diventa sempre più un cigno. Brava. “8”.
Alcune settimane fa l’avevamo rimandato con un “5-”. Voto che il nostro Salvo Sottile aveva incassato con grande eleganza e stile, dimostrando nei fatti di potersi riabilitare e, con le ultime conduzioni, ha raccolto la nostra provocazione e modificato un po’ il suo stile di conduzione che risentiva troppo del lungo (e qualificato) passato da inviato. Bravo Salvo, i nostri tgisti li vogliamo così: attenti alla nostra classifica per migliorarsi. Questa settimana sali sul podio “buono” con un “7-”.
Non troviamo più parole per commentare le prestazioni di basso profilo di Maurizio Costanzo. Bocciato e rimandato più volte, sembra davvero non ascoltare le nostre umili osservazioni. Il suo Buona domenica è sempre più informazione show e sempre meno guida critica per i telespettatori. Che, detto per inciso, non sono tutti fans dei tronisti della signora Costanzo e vorrebbero qualcosa di più. Bocciato. “4+”.
Anche per Aldo Biscardi vale il discorso fatto per Costanzo. Con l’attenuante che Biscardi è urlatore per riconoscimento del Tribunale, Costanzo no. Inoltre Biscardi si colloca in quella lunga lista di giornalisti e parolai che fanno dello sport una fonte di scontro e non di confronto pacato. Controlli i toni e potrà essere promosso. Per ora rimandato. “4.5”.
Gradino più alto del contropodio per Didi Leoni, che davvero ultimamente ci convince poco. Sembra distratta, quasi obbligata a condurre il tg o a realizzare dei servizi. Onestamente non la ricordavamo così. Cambio di stagione o cambio di direzione tra i motivi della svagatezza? Nel dubbio la rimandiamo e le concediamo una prova d’appello, chiedendole magari di vestire meno da teutonica e più da piemontese qual è nella realtà. Da rivedere. “6-”.
FORMAT Digitale celeste di Tiziano Gualtieri

L'avevano presentata come l'invenzione del secolo, quella che ci avrebbe traghettato dalla vecchia e vetusta televisione figlia degli anni Cinquanta a quella ultramoderna del XXI secolo; e invece rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang. Il digitale terrestre doveva ridare un po' di brio al piccolo schermo, che, giunto alla soglia del mezzo secolo, iniziava a risentire delle troppe primavere tutte uguali.
Ed ecco, dunque, la boccata d'aria: innovare completamente la tecnologia per fare entrare lo spettatore negli studi di produzione, dando così vita a un media, tutto sommato, nuovo e davvero interattivo. Ebbene, mancano circa due mesi al debutto ufficiale e alla progressiva sparizione della televisione per vie terrestri come siamo abituati a conoscere, eppure le indicazioni che giungono dalle piattaforme digitali sono tutt'altro che positive.
Dopo il primo step, quello legato alla vendita delle frequenze, che ha scatenato bagarre soprattutto tra le televisioni più piccole ormai alla canna del gas e smaniose di respirare ancora un po' d'ossigeno, è giunta la seconda ondata di follia collettiva: quella legata alla vendita dei decoder. Dati alla mano gli acquisti possono essere considerati soddisfacenti, ma ovvio chiedersi se lo stesso sarebbe successo anche senza il contributo statale creato - probabilmente - per evitare che il flop legato al digitale terrestre fosse scoperto troppo presto e coinvolgesse tutta la linea.
Ma i nodi vengono al pettine e i primi problemi giungono dall'aspetto più ovvio e necessario per consentire una diffusione capillare: l'irradiazione del segnale. Esistono, infatti, alcune televisioni che - seppur proprietarie di concessione - al momento rischiano di non aver la copertura neppure sul proprio territorio provinciale che è inferiore rispetto a quello avuto fino ad ora. Ed ecco che, immancabili, spuntano già le prime richieste da parte di Renato Soru, presidente della Regione Sardegna, di non spegnere - in maniera definitiva - la tv analogica sull'isola.
Che il digitare terrestre sia davvero una grossa bufala? A questo punto viene davvero da pensarlo. In questo periodo di prova sono davvero poche le novità portate da questa nuova piattaforma digitale, novità che - però - non differenziano troppo la "nuova" televisione da quella satellitare.
Quindi che fare? Attendere ancora o provare il grande salto? Viste le capacità italiche di ribaltare tutto in poche ore, l'attesa (anche perché non è spasmodica) non creerà grandi problemi.
Il tutto in attesa che la situazione si sistemi.
TELEGIORNALISTI  Salvo Sottile, cronista-conduttore di Filippo Bisleri

Salvo Sottile ha, in pratica, sempre fatto il giornalista. Un po’ sognava di fare questo lavoro da bambino, un po’ l’ha inseguito, un po’ ne è stato coinvolto. Il suo è un nome legato, nella mente del pubblico, ai fatti di cronaca della Sicilia, ma anche all’indimenticabile speciale sull’attacco alle Torri gemelle.
Salvo, la tua vita era destinata alla carriera giornalistica…
«Beh, diciamo di sì – replica -. Finito il liceo ho cominciato a collaborare con piccole testate e soprattutto nell’ambito della carta stampata. Quindi sono approdato in tv all’emittente sicula Telecolor video 3 che, una volta diventata esclusiva per le immagini della Sicilia per Mediaset, mi ha portato in orbita Mediaset con contatti sempre più frequenti prima con la produzione del Tg, poi come segnalatore di eventi, e quindi come corrispondente. Fino all’assunzione, con la scommessa su un giovane, da parte di Mentana, che apprezzò particolarmente le mie 13 ore continuate di servizi sulla strage di via D’Amelio che il Tg5 diede per primo in Italia. L’approdo al Tg5 ha realizzato il mio sogno di bambino che guardava tanti telegiornali: portare io, per mano, il telespettatore alla scoperta degli eventi».
Che differenze hai trovato tra carta stampata e televisione?
«Sono due mondi diversi – sostiene Sottile -. La carta stampata scrive di un fatto, spesso, una sola volta e comunque riesce a scriverne sempre. La televisione, invece, è costretta a frequenti passaggi, a continui aggiornamenti e, in qualche caso, non può avere le immagini per raccontare una storia che, invece, la carta stampata può descrivere. Intendo dire che la penna del cronista della carta stampata ha molte possibilità, quella del giornalista televisivo acquisisce forza se ha le immagini».
Hai lasciato Mediaset per Sky e poi hai fatto ritorno alla “casa madre”, ne parliamo?
«Nessun problema a farlo» dice Salvo.
Con quali motivazioni sei andato a Sky?
«Sono andato via da Mediaset per confrontarmi con una realtà giovane e diversa – spiega il conduttore del Tg5 -. Mi intrigava la sfida del Tg “all news” proposta da Sky e, il 31 agosto 2004, sono stato il primo conduttore del Tg Sky 24. Poi mi è stato chiesto di ideare e condurre il settimanale di approfondimento Scatola nera. Il problema era che non avevo personale al mio fianco e la disponibilità dei giornalisti del tg era condizionata ad altri servizi. A febbraio Carlo Rossella e Lamberto Sposini mi hanno richiamato e io, di fronte al commovente richiamo della mia “casa madre” giornalistica, non ho resistito e sono tornato. Va detto però che a Sky ho imparato molto, a cominciare da come si gestiscono i tempi delle dirette e da come si sta in studio».
Hai avuto come direttori Mentana, Carelli e Sposini; cosa ti hanno insegnato?
«Tutti mi hanno insegnato molto – è la pronta risposta -. Con Carelli ho avuto rapporti prima da collega e poi da direttore, però ho potuto condividere meno. Chi certamente ha inciso molto sulla mia carriera sono stati Mentana (con Sposini) e Rossella. Mentana mi ha insegnato tutto quello che so. E con lui Lamberto Sposini. All’inizio rischiò fidandosi di un ragazzo così giovane, e a volte è stato duro con me, ma così mi ha fatto crescere professionalmente. Carlo Rossella, invece, è un grande giornalista che concepisce il tg come un grande viaggio di mezz’ora. L’avevo già conosciuto a Panorama e, con lui, ho coniugato lezioni di giornalismo di carta stampata a quelle del giornalismo del video. Con lui, e grazie a lui, al Tg5 è restato quel clima sereno portato a suo tempo da Mentana».
Oggi le corrispondenti dal sud sono Valentina Loiero e Annamaria Chiariello. Che ne pensi?
«Bravissime entrambe – dice – per come si muovono in territori non facili come la Sicilia e la Campania».
E della tua collega di conduzione Barbara Pedri che dici?
«Che, professionalmente parlando, è semplicemente fantastica – spiega -. Quando Giuseppe Brindisi è passato a Verissimo lei mi ha accolto benissimo, mi ha spiegato i trucchi per andare in video e gestire al meglio la difficile edizione del Tg5 delle 13.00. Barbara fa parte della redazione esteri ed è preparatissima. Al punto che condurre con lei è divertente e mi insegna qualcosa ogni giorno».
Quale differenza tra lavoro in esterna e in studio?
«Il lavoro in esterna è complicato – spiega – perché chiede la gestione delle emergenze, ma forse questa è la vera adrenalina del giornalismo. Il lavoro dello studio, invece, ti costringe ad essere sempre informato per non dimostrare superficialità nella conduzione».
Hai modelli di giornalisti?
«Direi di no – afferma – anche se mi piace molto il tono giornalistico di Sergio Zavoli e apprezzo il collega Toni Capuozzo, di cui sono grande amico. E non posso dimenticare di citare gli speciali da favola realizzati sia per Mediaset sia per la Rai da Lamberto Sposini».
Cosa pensi del giornalismo sportivo?
«È un settore che conosco poco – dice -. Dello sport seguo solo il mio Palermo. Ai giornalisti sportivi invidio l’assenza dell’ansia da “buco” che sperimentano i cronisti sia del video sia della carta stampata».
Palermo è stata la tua palestra di giornalismo...
«Certamente sì – ricorda -, lavoravo anche 17, 18 ore al giorno per poche centinaia di migliaia di lire, da ragazzino. Ma dico anche che 10 anni da cronista di “nera” a Palermo equivalgono a 30 a Bolzano. Certo, quando sono approdato alla redazione di Mediaset a Roma, e poi a Sky, ho cercato di svincolarmi dall’immagine del cronista “dei fattacci” cercando di dimostrare che Salvo Sottile sa fare anche altro giornalismo. Credi ci sia riuscito?».
VADEMECUM Privacy, la frontiera più delicata di Filippo Bisleri

Una delle nuove frontiere del giornalismo è sicuramente la privacy.
La Legge 675 del 31 dicembre 1996 ha creato più di un problema all’attività giornalistica. E non sono mancati gli interventi del Garante pro e contro alcuni giornalisti, anche dopo l’approvazione, il 29 luglio 1998, del Codice di deontologia sulla privacy nell’esercizio dell’attività giornalistica.
Di recente, poi, la Corte di Cassazione ha ottenuto di poter rilasciare ai giornalisti, nel nome del diritto di cronaca, le copie integrali delle sentenze senza oscurare il nome degli imputati. Il diritto alla privacy in sostanza non sempre prevale sul diritto di cronaca e i nomi, dall'originale delle sentenze, non possono essere cancellati.
La Suprema Corte ha spiegato, dopo un’attenta e approfondita analisi, che chiunque può richiedere una copia delle sentenze, perché in quanto atti pubblici pronunciati "in nome del popolo italiano", oscurando i dati personali in caso di pubblicazione su una rivista specializzata; tuttavia, tale obbligo non vale per la cronaca giudiziaria in senso stretto, che deve assicurare il diritto all'informazione pur nel pieno rispetto dei diritti degli imputati.
Nella relazione pubblicata si afferma infatti che «le sentenze e gli altri provvedimenti giurisdizionali possono essere diffusi, anche attraverso il sito istituzionale nella rete Internet, nel loro testo integrale, completo - oltre che dei dati riferiti a particolari condizioni o status, anche di natura sensibile - delle generalità delle parti e dei soggetti coinvolti nella vicenda giudiziaria»,
e che «chi esercita l'attività giornalistica o altra attività comunque riconducibile alla libera manifestazione del pensiero [...] possa trattare dati personali anche prescindendo dal consenso dell'interessato e, con riferimento ai dati sensibili e giudiziari, senza una preventiva autorizzazione di legge o del Garante».
Ma i giornalisti devono anche saper limitare il loro campo di azione e imparare a conoscere bene i confini del diritto di cronaca per non ledere i diritti di qualcuno.
(11-continua)
VADEMECUM L'esperto risponde

Un anonimo ci chiede:
Ma se si collabora per due anni con una testata della Campania (faccio un esempio), l'iscrizione all'Albo deve avvenire tramite richiesta all'Ordine dei giornalisti della Campania o la richiesta può essere effettuata all'Ordine di tutte le regioni? Grazie mille!
Risponde Filippo Bisleri:
La domanda deve essere presentata all'Ordine regionale dove si ha il domicilio professionale, al quale dovrebbe farsi coincidere quello abitativo.
Francesco ci scrive:
Se un o una tgsta indossa una maglia che riporta il nome dell'impresa che la produce, non è in qualche modo fare pubblicità?
Risponde Filippo Bisleri:
In linea teorica sì, ma non esistono giornalisti sanzionati per aver violato il divieto di fare pubblicità in questo modo.
EDITORIALE  A ciascuno il proprio gate di Tiziana Ambrosi

Sexgate, Ciagate, Nigergate: figli, nel nome, del padre di tutti gli scandali, il Watergate, che costrinse Richard Nixon a lacrime pubbliche e alle dimissioni da presidente della superpotenza USA.
Mentre però il Sexgate appare francamente ridicolo, visto che stava per "essere dimissionato" un presidente che aveva portato l'economia americana a livelli interstellari e fatto stringere la mano a Rabin e Arafat, per non avere, in sostanza, pagato il conto della tintoria di Monica Lewinsky, il Ciagate e, in parallelo, il nostrano Nigergate fanno apparire perfino Nixon come un briccone colto con le mani nella marmellata.
La faccenda è tanto complessa e ingarbugliata che si fa fatica a starci dietro: la moglie di un ex-ambasciatore, contrario alla guerra in USA, e soprattutto non credente alla fede della armi di distruzione di massa, che viene tradita dal...braccio destro del vice-presidente. Svista? Vendetta?
Non si sa bene, perchè a sviare l'attenzione ci pensano, nientemeno, che i polli.
Bush ha ordinato vagonate di vaccini. Non si sa bene contro cosa, visto che il virus contro il quale usarli di fatto non esiste. Intanto la "pandemia", che richiama alla memoria la Spagnola di inizio secolo scorso, impaurisce e distrae.
Ma oltre ai protagonisti del momento ci si è messo anche quel buon uomo del presidente iraniano, che, intento alle pulizie di ottobre, ha deciso di rieditare gli atlanti cancellando Israele. Ma magari anche no.
E il programma nucleare? Si continua. Ma magari anche no.
Così, in questa ridda di dichiarazioni schizofreniche, o molto furbe, il ministro Fini ha pensato bene, unico in Europa - che poi non si venga a dire che non siamo i primi - di attirarsi le ire di un'ottantina di milioni di persone, che picchettavano davanti all'ambasciata italiana, con cartelli ritraenti un uomo barbuto. "You killed him".
Ma chi era? Forse uno qualsiasi, visto che ai tg non hanno dato grande peso.
Ma, ohibò, è Edoardo Agnelli, non morto suicida, ma martire musulmano (in un sito iraniano si arriva a parlare di conversione) ucciso dai sionisti della famiglia Elkann per non spartire l'eredità da un musulmano.
Forse dopo la notte brava di Lapo è meglio spegnere i riflettori per un pò.
Fatto sta che del Nigergate in Italia se n'è sentito parlare per circa 48 ore. Nigergate, ovvero scandalo riguardante documenti falsi, prodotti dal Sismi, che garantivano la presenza di armi in Iraq.
Non si vuole ipotizzare la veridicità o falsità di questo rapporto, se esistente, ma di certo la scomparsa della notizia in così breve tempo qualche pensiero lo fa venire.
L'Iraq, il centro della politica mondiale, oramai.
In una guerra spettacolarizzata come quella irachena, dove ci mancava il joystick per centrare i palazzi di Saddam, dove la liberazione della soldatessa Jennifer è ripresa in notturna, il dopoguerra passa quasi sottosilenzio.
Le bare dei soldati americani non vengono mostrate, per non "turbare l'opinione pubblica". Nei giorni scorsi è stata superata la cosiddetta soglia psicologica dei 2.000 morti. In due anni.
Ma c'è qualcuno che grida forte cosa sta provocando questa guerra: Cindy Sheehan, madre di un soldato ventenne ucciso in Iraq, ha assediato Bush durante le vacanze nel suo bel ranch in Texas.
E' stata arrestata due volte, alla terza rischia 3 mesi di carcere, ma in tv, mentre veniva portata via, la si vedeva sorridente; quando ti ammazzano un figlio probabilmente non è un gran peso, farsi 3 mesi in gattabuia.
Man mano a sostenere Cindy ci si sono messe sempre più persone: l'opinione pubblica comincia a muoversi contro una guerra ormai stremante.
E l'opinione pubblica americana è in grado di far cambiare idea ai propri presidenti, senza sconti, come durante le grandi manifestazioni pacifiste negli anni del Vietnam. I tempi sono maturi.
EDITORIALE La prima volta di Tiziano Gualtieri

Ci mancava pure questa. Prima le frasi deliranti del Presidente iraniano Ahmadinejad [in foto],  poi l'invettiva contro l'Italia, infine le lezioni impartite dal portavoce del ministero degli Esteri del paese islamico.
Per un attimo mi sono chiesto se davvero è concepibile che, nel XXI secolo, esista anche la più remota possibilità che un Paese sovrano venga preso di mira da un altro e, cosa ancor più grave, che le ingerenze proseguano a tal punto da andare a "controllare" una manifestazione pacifica.
Per quale motivo l'Iran abbia attaccato l'Italia in maniera così dura è davvero inspiegabile. O meglio, è inspiegabile l'arroganza con cui è stato fatto. Per contro, credo per la prima volta, siamo riusciti a mettere sotto lo stesso tetto forze politiche di tutti gli schieramenti al grido: "Israele deve vivere".
Eppure c'è ancora chi, nel 2000 inoltrato, si arroga il diritto di decidere quali manifestazioni possano essere fatte e quali no, e la cosa peggiore è che vorrebbe impedirlo non sul proprio territorio, bensì in uno a migliaia di chilometri di distanza. Io mi chiedo quale sia la mente che possa dare voce a queste fesserie.
Voci che, comunque, non sono servite a nulla. La manifestazione di Roma si è regolarmente svolta. Prima parlavo di unione di intenti tra tutte le forze politiche. In realtà sarebbe da tirare un po' le orecchie a chi - vedi il ministro degli Esteri Gianfranco Fini - prima ha aderito, salvo poi ritirarsi forse perché sorpreso dalla reazione iraniana.
È vero, il ruolo di ministro degli Esteri impone scelte che possono andare anche contro il proprio pensiero, è vero anche che la "battaglia" per la tutela di Israele è proseguita, anche se non in piazza, a tal punto da scatenare le ire del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi, che ha indicato il linguaggio di Fini come «non compatibile» con la carica di ministro degli Esteri «e con la gloria e l'onore della nazione italiana», però la parola data non andrebbe mai rimangiata.
Sperando che la Farnesina e Fini non mi considerino un portavoce esterno.
 
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