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Intervista a Luca Colantoni (1) tutte le interviste
Luca ColantoniTelegiornaliste anno III N. 16 (94) del 23 aprile 2007

Luca Colantoni, animo sportivo di Silvia Grassetti

Luca Colantoni, nato a Roma nel 1967, ha iniziato la sua carriera nei giornali locali e nelle radio private della capitale, dove è presto divenuto uno dei più stimati cronisti al seguito della AS Roma.
Radiocronista per le gare della Roma per alcune emittenti private, e collaboratore di diverse agenzie di prestigio, oggi Luca è redattore e telecronista per Sportitalia – Eurosport, dove si è distinto per le sue doti di cronista durante la vicenda Calciopoli. Luca è anche telecronista per le gare della serie A per Alice Tv, e cura un originale blog.

Sei da poco giornalista professionista: complimenti e auguri. Cosa è cambiato nello svolgimento della tua professione adesso?
«Essere diventato professionista adesso, dico la verità, è un motivo d'orgoglio dopo tanti anni di carriera (dal 1994). Non ho fatto scuole, ma ho sempre lavorato a stretto contatto con tanti professionisti e da ognuno di loro ho cercato di imparare delle cose. Cosa è cambiato? Mah, forse c'è meno serenità di qualche anno fa: a volte noto che, specialmente nei giovani, c'è una scarsa riflessione sulle cose da fare, agiscono d'impulso alla forsennata ricerca di una notizia, anche se non c'è».

La tua carriera è iniziata al seguito della Roma e ti ha portato a Sportitalia - Eurosport: chi meglio di te può dirci com’era e com’è il calcio italiano?
Luca Colantoni con Antonio Cassano«Classico domandone, ci vorrebbe una pagina per rispondere. Stare per sette anni a stretto contatto con una squadra di calcio ti fa capire un sacco di cose intorno a questo mondo dorato. Il fatto di essere cresciuto professionalmente non cambia la sostanza: le differenze sono sotto gli occhi di tutti e nel corso degli anni sono sempre state evidenti. Ma per un romantico come me il calcio, nonostante tutto, era, è, e sarà sempre il gioco più bello del mondo».

Calciopoli rappresenta un grande scandalo non solo per il calcio, ma anche per il ruolo dei giornalisti coinvolti, che spesso invece di raccontare la realtà si sono mossi da ingranaggi perfettamente integrati nel sistema. Condividi questa lettura? Come si può evitare che succeda di nuovo?
«Premetto che per Sportitalia ho seguito come inviato tutta Calciopoli. Purtroppo poteva essere nelle cose un coinvolgimento di alcuni media. Verrebbe da dire che ognuno alla fine si comporta secondo la propria coscienza. Secondo il mio punto di vista, la realtà citata nella domanda andrebbe sempre evidenziata, specialmente se si fa questo mestiere. Evitare che succeda di nuovo? Beh, dopo tutto quello che è successo... non credo accadrà di nuovo».

Qual è la funzione del giornalista, nello sport ma non solo?
«Nasco come inviato e cronista e quindi: informare prima di tutto. Poi criticare in maniera costruttiva, cercare la verità e se un tuo articolo o un tuo servizio serve anche ad insegnare qualcosa, ben venga: vuol dire che hai colpito nel segno e sei sulla strada giusta per essere un buon giornalista».

Cosa ti piace di più della tua professione?
«Sono talmente innamorato di questo mestiere che ogni cosa dica, sarei di parte. Mi piace l'odore del giornale appena comprato e non ancora sfogliato, mi piace il contatto con le persone, il rapporto con telecamera e microfono... E soprattutto so già che mi innamorerò della prossima esperienza lavorativa che andrò a fare. Troppo?».

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