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Intervista ad Alessandra Comazzi tutte le interviste
Format: sguardo critico al panorama tv e radioTelegiornaliste anno V N. 17 (188) del 4 maggio 2009

Il pubblico del futuro di Federica Santoro

Hanno non più di tredici anni, ma possiedono già tutte le carte in regola per diventare degli spettatori attivi e consapevoli. Un curioso gruppetto di ragazzi è stato per qualche settimana l’occhio critico del palinsesto. Chiamati a giudicare in studio ma anche attraverso il voto su Internet sceneggiati e personaggi, i ragazzi hanno mostrato di saper riflettere e valutare sulla base delle loro osservazioni distinguendo programmi e protagonisti per simpatia e bravura. Un raro esperimento educativo quello dei "criticoni", ospitato nel pomeriggio di Trebisonda, il programma per ragazzi di Raitre condotto da Isabella Arrigoni e Manolo Martini. Maestra di spirito critico, per un’ora, la giornalista Alessandra Comazzi a cui abbiamo rivolto qualche domanda.

Come sono stati selezionati i ragazzi?
«I criticoni sono stati scelti nelle scuole dagli autori del programma: Roberto Avvignano, Dario Baudini e Caterina Manganella».

Quali sono stati i personaggi ritenuti più simpatici e perché?
«Nella classifica dei più popolari, dal primo al terzo posto, troviamo Claudio Amendola, Morgan, e Carlo Conti. Sul primo nessun dubbio perché fa i Cesaroni, conduce Scherzi a parte, è simpatico e parla romano, un sinonimo di allegria; Morgan piace per la sua conoscenza per la musica, per lui provano ammirazione, e poi è un tipo stravagante che non ha rinunciato ad essere quello che è. Per quanto riguarda Conti, L’eredità insegna qualcosa e quindi vale la pena salvarlo».

Quali i personaggi e i programmi bocciati?
«Sicuramente ambiguo il giudizio su Amici di Maria De Filippi che si ferma al diciannovesimo posto della classifica; giudizio freddo anche per Bonolis, antipatico e Fiorello che li ha delusi lasciando la tv pubblica per quella a pagamento di Sky».

Secondo te ha avuto influenza sulle loro valutazioni l’opinione dei membri della famiglia?
«La famiglia restava fuori dallo studio televisivo. In trasmissione si esprimevano con la massima libertà. Quello che ho notato è stato sorprendente: veder maturare in loro la consapevolezza che il vero unico imperativo nei confronti della tv sia quello di non crederle mai, di guardarla sempre con distacco. Sono loro il pubblico del futuro, un’adolescenza matura abituata ad Internet, a saper scegliere, a non fidarsi».

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