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Intervista a Lucia Correale tutte le interviste
Telegiornaliste anno III N. 38 (116) del 22 ottobre 2007

Anche la politica gioca a scopone di Pierpaolo Di Paolo

Lucia Correale
: presidente dell'A.S.Co.V. (Associazione Scopone Comuni Vesuviani) e consigliere della F.I.G.S. (Federazione Italiana Gioco Scopone).

Lo scopone scientifico è così diffuso che esistono una federazione italiana e associazioni locali sparse in tutto il Paese?
«Sì, esiste una federazione nata dall'impegno e dalla passione di rappresentanti di tante associazioni, dal nord al sud Italia, tra le quali la giovane A.S.Co.V., di cui mi onoro di essere presidente. Esistono poi associazioni su tutto il territorio nazionale: partiamo da La Spezia e arriviamo a Lecce, con un punto forte in Campania, dove contiamo il maggior numero di associazioni, tra le quali anche la più antica, quella napoletana».

Un'organizzazione imponente; ma perché lo scopone scientifico? Cosa c'è in questo gioco da giustificare un tale coinvolgimento collettivo che non si riscontra per altri giochi di carte?
«Lo scopone scientifico è un gioco dal grande fascino, che impegna molto la mente e non ha nulla da invidiare ai più blasonati bridge o scacchi quanto a complessità strategica. A differenza di questi, lo scopone appartiene alla nostra tradizione e questo ci rende ancora più orgogliosi nel portarlo avanti.
Per noi è soprattutto una questione di passione, intorno al tavolo di gioco si crea un'alchimia che solo in un gruppo di amici si avverte. C'è passione, impegno, sfottò, goliardia e delusione che sono il vero obiettivo del nostro impegno: rendere lo scopone momento di aggregazione e di amicizia».

Ma come è possibile che con una organizzazione così ramificata ci si sorprenda nell'apprendere che esiste una F.I.G.S.? A cosa attribuisce questo deficit informativo?
«Noi abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità: dal punto di vista telematico, con il sito ufficiale della federazione, e il gioco online. Fisicamente, andando in giro per l'Italia con tornei e manifestazioni.
E' ovvio che non abbiamo ancora la visibilità di altri sport, ma la federazione ha pochi anni di vita e siamo in continua crescita».

Gli scacchi e il bridge sono stati riconosciuti quali giochi olimpici: ritiene che questa sarà la naturale evoluzione anche per lo scopone?
«Certamente, ci stiamo muovendo anche in questa direzione esaminando la possibilità di una richiesta al Coni per il riconoscimento dello scopone scientifico come sport. In questo modo cadrà l'ultima discriminazione e avremo portato finalmente questo gioco al palcoscenico che merita».

Vi sentite discriminati?
«No, ma è anche vero che l'ignoranza di una realtà come la nostra porta a giudizi limitativi: lo scopone scientifico è un gioco italiano di grande tradizione, risalente al medioevo e codificato nel 1700 da Chitarrella, monaco napoletano che per primo ha messo per iscritto le regole del gioco.
Sulla reale esistenza di questo personaggio non è stato possibile raccogliere informazioni certe: si dice che fosse cieco, secondo altri non è mai esistito e il suo libro sarebbe stato scritto da numerose mani: insomma, un Omero napoletano».

Le donne e lo scopone: è un gioco prettamente maschile o esiste un rilevante coinvolgimento femminile?
«Assolutamente. Qui, come in tutte le cose del resto, non c'è nulla di prettamente maschile. In questo momento i giocatori più forti sono uomini, ma la presenza di donne si fa sempre più imponente e la leadership maschile ha le ore contate».

Ci sono personaggi famosi tra i giocatori?
«Quella dello scopone è una passione comune a tantissimi personaggi famosi: sportivi, procuratori antimafia, uomini politici di spicco...
Come non citare Pertini, Ciampi e sua moglie Franca, Andreotti, Oscar Mammì, Bearzot e Dino Zoff...».

Intorno al tavolo da gioco si sviluppano intrighi e amicizie, successi e litigi: conosce qualche aneddoto interessante con protagonisti famosi?
«Ce ne sarebbero tanti, ma trovo suggestivo l'episodio della partita giocata nel 1984 tra il presidente della Repubblica Pertini, il segretario del PCI Enrico Berlinguer, il ministro degli esteri Andreotti e il giovane Massimo D'Alema sull'aereo che li trasportava a Mosca per i funerali del capo del governo sovietico Andropov.
Pertini e Berlinguer sfidano Andreotti e D'Alema. La contesa si rivela molto equilibrata ma ad un certo punto Pertini, che era tanto appassionato dello scopone quanto persona irascibile e giocatore scadente, compie un grave errore giocando una carta che favorisce gli avversari. D'Alema, sorridendo sotto i baffi, esclama: «Presidente, questa è proprio la carta che non avreste mai dovuto giocare!».
La partita cala nel silenzio generale, con Pertini che schiuma rabbia per l'imminente sconfitta, ma soprattutto per l'impertinenza subita.
Quando i destini sembrano decisi, accade l'imprevedibile: all'ultima carta Andreotti fa una giocata da principiante che capovolge il risultato, regalando l'insperata vittoria alla coppia Pertini - Berlinguer.
Sollievo di Berlinguer e tripudio del presidente, che tutto tronfio dice a D'Alema: «Ne devi mangiare di fave ragazzo, prima di dare lezioni di scopone a me!».
D'Alema guarda incredulo Andreotti, non capendo come il ministro possa aver compiuto un errore così grossolano, al che Andreotti gli sussurra: «Caro ragazzo, non si batte un presidente della Repubblica che si chiama Pertini e per di più dopo averlo sfottuto!».
Una lezione di cui il giovane D'Alema ha certamente fatto tesoro».

E' vero che nel famoso film Lo scopone scientifico con Aberto Sordi, il regista Luigi Comencini chiese la collaborazione di un vostro associato per preparare le mani e le discussioni tra i giocatori?
«No, questa voce è infondata. Anzi, posso dire che nel film non viene riservato grande spazio all'aspetto tecnico del gioco, che avviene molto alla buona. Durante le partite vengono fatte prese assurde e scope impossibili, e probabilmente l'unico scopo del regista era evidenziare la faciloneria di Sordi che si faceva raggirare dai suoi avversari. Lo scopone non viene approfondito come il titolo del film lascerebbe supporre».

Quando la vedremo a capo della F.I.G.S.?
«Mai. Abbiamo un presidente eccezionale, l'avvocato Sebastiano Di Paolo, che col suo grande impegno e la sua dedizione ha reso possibile ciò che siamo adesso. Finché ci sarà lui alla guida della federazione non ho alcun motivo di nutrire velleità maggiori delle attuali».

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