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Intervista a Paolo Del Genio tutte le interviste
Telegiornaliste anno IV N. 6 (131) del 18 febbraio 2008

Paolo Del Genio, l'amore per il calcio di Giuseppe Bosso

Giornalista professionista dal 1997, Paolo Del Genio è inviato di Telecaprisport. Nel suo passato, varie esperienze per emittenti napoletane, parentesi radiofoniche e una collaborazione con Il Giornale di Napoli.

Il ritorno del Napoli in serie A è stato caratterizzato da un rendimento soddisfacente della squadra ma anche da polemiche legate, per esempio, alle trasferte vietate ai tifosi e a un atteggiamento rigido della giustizia sportiva nei confronti della squadra. Cosa ne pensi?
«Il rendimento del Napoli finora è stato positivo, e devo dire che risponde a quanto mi aspettavo. Bisogna lamentarsi per l’atteggiamento scandaloso del giudice sportivo Gianpaolo Tosel nei confronti del Napoli, soprattutto per il caso Zalayeta che si è ripetuto a distanza di poco tempo. Non so spiegarmi il perché di questo comportamento a due pesi e due misure nei confronti degli azzurri. Non ho nulla di cui lamentarmi, invece, per quanto riguarda gli arbitri».

Si può dire che il Napoli dia fastidio a qualcuno?
«Non penso. Anzitutto non mi sembra che, per ora, quei “poteri forti” del calcio, sia pure con tutto quello che è successo, possano avere problemi dalla presenza del Napoli come accadeva tanti anni fa. Piuttosto, la cosa che mi infastidisce è l’atteggiamento superficiale dei grandi media nazionali che parlano in prima pagina del Napoli solo per i problemi di ordine pubblico o per il folklore della curva, ignorando che la squadra sta andando molto bene in campo».

Cagliari-Napoli vietata ai tifosi azzurri: c’entrano qualcosa gli incidenti in Sardegna legati al trasporto dei rifiuti campani?
«Assolutamente no. Sono decisioni unicamente determinate dalle intemperanze dei tifosi partenopei in trasferta. Da questo punto di vista, non possiamo lamentarci della giustizia sportiva che è intervenuta in occasione dei disordini, mentre non ha detto nulla quando la tifoseria è stata buona».

Malgrado questo e malgrado gli anni di crisi, i napoletani non hanno perso il loro entusiasmo per il calcio...
«Certo, ma è un entusiasmo diverso. Quello dei giovani è sempre forte e acceso. Chi invece ha vissuto i trionfi dell’era Maradona, ha inevitabilmente risentito degli anni bui, delle retrocessioni e del fallimento. Ma a parte qualche lamentela, il rendimento della squadra quest’anno è stato positivo e i tifosi hanno ben ragione di essere soddisfatti».

Dove può arrivare il Napoli?
«Credo che manterrà questa posizione e, per quest’anno, può anche andare bene».

Lavezzi è sicuramente uno dei grandi protagonisti della stagione. Potrà diventare un simbolo come Maradona?
«No. Maradona è stato unico per quello che ha fatto in campo e come personaggio. E’ storia, ma è bene guardare avanti e il Napoli di oggi sta investendo molto in un progetto che punta alla valorizzazione del collettivo, ai giovani. Lavezzi è una piacevole sorpresa, e del resto la sua importanza sta anche nelle statistiche che lo vedono determinante almeno per la metà delle reti segnate dalla squadra».

De Laurentiis e Marino possono rappresentare, dal punto di vista societario, una forza rispetto alle grandi del Nord?
«Mah, è difficile. Il Napoli potrebbe contrastare lo strapotere del nord riuscendo a raggiungere i livelli delle tre grandi - Milan, Inter e Juve - oppure schierandosi compatto con le altre società per bilanciare quelli che ho chiamato “poteri forti”. Ma quest’ultima eventualità è difficile perché le altre società non hanno questo desiderio di coalizione. Credo che il Napoli sia in grado di riuscire a porsi subito al di sotto delle tre grandi potenze che sono, però, ancora molto lontane per potere d’acquisto e fatturato. Il Napoli, per ora, è in grado di fronteggiare bene altre realtà come Roma e Fiorentina».

Calciopoli, doping, violenza negli stadi. Riesci ancora ad amare questo sport?
«Certo che sì. Quello che è stato è stato, ma io credo ancora nella regolarità delle partite, in quello che dice il campo e che determina alla fine il risultato finale. Altri fattori, purtroppo, ci sono sempre stati e ci saranno sempre: non si può pensare di cancellarli del tutto, ma si possono contenere. Al momento questi fattori esterni incidono per il 20-30% dei risultati. Ma credo che, con uno sforzo in più, possano scendere almeno al 10 per cento».

L'emergenza rifiuti che ha colpito la nostra regione: quale messaggio può dare l’informazione in questo contesto?
«Se l’informazione potesse davvero operare in maniera libera, dovrebbe far capire alla gente che la classe politica attuale ha sbagliato e va sostituita in toto. Sembrerà un discorso qualunquista, ma i fatti sono questi. Che abbia governato la destra o la sinistra, sia a livello nazionale che a livello locale, nessuno è mai riuscito ad affrontare il problema in maniera seria e adeguata e, alla fine, i risultati si sono visti. Finché l'informazione sarà legata alla politica e ai politici, non potrà mai compiere il suo dovere fino in fondo».

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