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Intervista a Cosimo Pastore tutte le interviste
Telegiornaliste anno IV N. 12 (137) del 31 marzo 2008

Cosimo Pastore, la parola all'economia di Giuseppe Bosso

Giornalista professionista dal 1993, Cosimo Pastore si interessa da anni al settore economico-finanziario. Ha curato e condotto su Telecampione Piazza Affari, trasmissione dedicata al risparmio e agli investimenti, e Money su AntennaTre, il primo talk show dedicato alla finanza personale.

Com’è cambiato il giornalismo dedicato all’economia rispetto ai tuoi inizi?
«Direi che si è evoluto. Rispetto agli anni 90, assisto a una positiva specializzazione che ha portato la formazione di un gruppo cospicuo di ragazzi laureati in materie economiche, mentre in precedenza non sempre chi trattava questi temi aveva piena consapevolezza di quello che rappresentava. Nel tempo, invece, le nuove leve hanno imparato a specializzarsi sempre più in temi come gli indici, il risparmio gestito e il mercato azionario».

Un recente articolo del New York Times ha definito gli italiani come il popolo meno felice dell'Europa occidentale. La definizione è dovuta alla crescente crisi economica?
«Non penso che il nostro si possa definire un popolo triste. Riguardo la crisi economica, ritengo appropriato parlare di sfiducia nel futuro: dai giovani che non riescono a trovare lavoro agli anziani che, sempre più spesso, non sanno come arrivare alla fine del mese con la loro pensione. E' una grande instabilità, ma non è certo tristezza».

Aderire all’euro: è stata la scelta giusta?
«Assolutamente sì, e a dispetto di quello che si pensa, la moneta unica è stata la nostra salvezza. Se avessimo mantenuto la lira avremmo assistito ad un vero e proprio crollo della nostra moneta in una fase di crisi economia e politica come quella attuale. Penso che il problema euro sia stato più che altro generato dai “furbacchioni” come i distributori e i commercianti al dettaglio che hanno applicato alla mille lire il valore di un euro, mentre sappiamo che è esattamente la metà. Questi meccanismi truffaldini hanno generato una grande confusione e il governo non ha saputo reagire prontamente. Introdurre “Mister Prezzi” adesso, per esempio, è un’azione decisamente tardiva. Sarebbe stato meglio creare questa autorità garante nel 2002, quando la moneta unica vide la luce. Ma per il resto dobbiamo essere grati all’euro e dovrebbe esserne consapevole chi ha vissuto in prima persona la grande svalutazione della lira nel 1992 o le continue crisi di governo degli anni 80».

Quale può essere il ruolo dell’informazione economica in questo momento di crisi?
«Sicuramente è importante orientare la gente e non creare equivoci o false rappresentazioni, come quella sull’euro. Educational direi che è il termine appropriato».

L’economia dovrebbe essere un tema più presente nell’informazione?
«Sì, questo è un tasto dolente. Pensiamo ai telegiornali che dedicano all’andamento dei mercati finanziari finestrelle di pochi minuti, o al fatto che nella televisione generalista, sia della Rai che a Mediaset e La7, non c’è una trasmissione di approfondimento sul tema. L’unica eccezione è Economix con una professionista di grande livello come Myrta Merlino. Purtroppo va in onda in una collocazione e in un orario a dir poco vergognosi. Al momento le uniche vere realtà sono quelle delle tv a pagamento come Class CNBC e Bloomberg Tv, e anche questo è un segnale non certo positivo. Ma devo aggiungere che non è solo l’informazione ad essere carente. La scuola, per esempio, non prevede ancora materie che spieghino ai ragazzi - i futuri risparmiatori - cosa siano la borsa, le obbligazioni e i titoli di Stato, rimandando eventualmente solo agli studi universitari».

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