Cinzia
Giorgio, la mia opera per le donne
di
Giuseppe Bosso
Scrittrice e docente, natia di Venosa, cuore della Basilicata,
abbiamo il piacere di incontrare
Cinzia Giorgio per parlare della sua recente
pubblicazione, edita da Newton Compton Editori, e anche per una
disamina della sua ampia bibliografia.
Benvenuta sulle nostre pagine, Cinzia, anzitutto parliamo
della tua ultima opera,
Io sono la Contessa. Come nasce e perché hai deciso
di svilupparlo?
«Salve a te e ai tuoi lettori. Il mio precedente libro,
Cassandra, aveva riscontrato un buon successo; avevo
comunque in mente, e qui l’editore si è trovato pienamente in
sintonia con me, di realizzare un’opera incentrata su una figura
storica, reale, e tra le varie opzioni è spuntata Matilde di
Canossa, personaggio che già avevo avuto modo di studiare e alla
quale ho dedicato una delle lezioni sulla mia Storia delle
donne».
Matilde di Canossa è una figura ancora attuale per la nostra
epoca?
«Secondo me è persino più moderna di molte altre, anzitutto per
il suo atteggiamento nei riguardi della ‘questione femminile’,
che ovviamente al suo tempo, a ridosso del Basso Medioevo, era
ben lungi dall’assumere l’importanza che secoli dopo avrebbe
progressivamente assunto; eppure era riuscita a coglierne alcune
sfaccettature, era una donna che esprimeva il suo pensiero,
combatteva, amministrava le sue terre e al tempo stesso donna di
grande cultura che aveva arricchito di pezzi rari e importanti
la sua biblioteca. Sul versante sentimentale non si può dire sia
stata molto fortunata, ma in questo, ahimè, direi che i tempi di
allora non fossero poi così diversi dai nostri. Insomma, Matilde
per molti aspetti può apparire davvero come una nostra quasi
contemporanea piuttosto che una donna vissuta mille anni fa».
Molte delle tue opere, sia saggi che romanzi, hanno donne
come protagoniste, sia personaggi reali che di tua invenzione:
come delinei, in linea di massima, queste figure e quale
messaggio cerchi di trasmettere?
«Potrei parlare di deformazione professionale, da docente di
storia delle donne che, come dicevo, ho insegnato per
diciassette anni. Parlare di donne e di storia della questione
femminile mi viene abbastanza naturale, anche se ho abbracciato
svariate tematiche; ma è comunque un argomento al quale mi
rapporto sempre con rinnovata passione, soprattutto quando mi
capita di raccontare storie inedite o poco conosciute,
principalmente per rendere giustizia a figure che hanno davvero
cambiato la storia con la ‘s’ maiuscola ma che non hanno poi
ricevuto nei secoli il doveroso tributo».
La tua opera è anche un’occasione per compiere un excursus
sul ruolo della donna nel passato e ai giorni nostri?
«Sì, è un aspetto che affronto nei mie saggi: ho sempre un
occhio di riguardo per la questione femminile, che mi ha portato
anche a fondare nove anni fa una testata per occuparmi di
formazione alternativa, Pink Magazine Italia; è una missione
vera e propria per me».
Cosa ha rappresentato per te entrare a far parte del ‘team’
di Gigi Marzullo per la sua trasmissione
Milleueunlibro Scrittori in Tv?
«Fui contattata dalla regista Patrizia Caldonazzo un anno fa,
che fu molto gentile nei miei confronti, ricordandosi di come
avessi già avuto modo di partecipare alla trasmissione per
presentare le mie precedenti pubblicazioni. Poi, risentendoci
tramite i social, le è venuta l’idea di coinvolgermi in maniera
più attiva, sebbene non mi possa definire una presenza fissa, ma
frequente. Sono lieta di avere avuto questa possibilità che mi
consente di leggere testi che mai avrei letto, e soprattutto di
conoscere i loro autori, persone di spessore, giornalisti e
personalità. Marzullo è un professionista serissimo che ha
saputo circondarsi di personalità importanti».
Da scrittrice ti suscita più ottimismo quello che ha detto il
Presidente Mattarella sui libri strumento irrinunciabile di
crescita o, se ti capita, vedere in giro ragazzi con un libro
piuttosto che chini su uno smartphone?
«Questa è una bellissima domanda – sorride, ndr- appartengo alla
fazione ‘libri cartacei per sempre’ ma è anche vero che non
potrei vivere senza Kindle, dispositivi comodissimi da usare
soprattutto in viaggio, che mi hanno aiutato a fronteggiare
ultimamente dei problemi che ho avuto alla vista. Quando vedo
sulle metropolitane dei ragazzi con la testa sugli smartphone,
io spero sempre che stiano leggendo un libro. Concordo
assolutamente con le parole del Presidente Mattarella, potendo
dire davvero di nata tra i libri, quelli della libreria di mio
nonno, che allora era l’unica nella nostra cittadina (oggi ce ne
sono di più fortunatamente). Confido in queste nuove generazioni
che hanno saputo diventare anche book-toker come segno della
loro voglia di leggere e imparare, e su questo resto ottimista
anche attraverso l’esperienza diretta dei ragazzi che
frequentano i miei corsi. Non mi riconosco nella corrente “si
stava meglio prima” (ride, ndr)».