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Manuela DonghiManuela Donghi, obiettivi e come raggiungerli
di Giuseppe Bosso

Con piacere incontriamo nuovamente Manuela Donghi. Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla nostra prima chiacchierata, datata 2006, e dalla ragazza che aveva partecipato a Miss Italia anni prima, che aveva mosso i primi passi nel mondo del giornalismo dopo una serie di esperienze televisive legate al mondo dello spettacolo e che progressivamente, allora e negli anni a venire, avrebbe compiuto importanti passi in avanti.

Bentrovata Manuela, ne è passato di tempo dalla nostra prima chiacchierata, realizzata nell’ormai lontano 2006: com’è cambiata la tua vita in questi anni?
«È un grande piacere essere di nuovo con voi dopo tanto tempo, grazie davvero! Per raccontarvi come è cambiata la mia vita in questi anni ce ne vorrebbero altrettanti, ma per semplificare, diciamo che dal 2006 a oggi c'è stata una continua evoluzione che mi ha portato a proseguire sulla strada che fin da piccola ho deciso di percorrere, quella del giornalismo. Ho iniziato presto, mentre ancora studiavo all'università, e ho fatto tanti piccoli passi che ogni volta mi hanno permesso di aggiungere conoscenza, formazione, abilità, esperienza. Ho sperimentato un po' di tutto: la carta stampata, la tv, la radio, il palco... oggi i social. E dopo essermi occupata di temi sociali e di politica, ormai da qualche anno seguo l'economia e la finanza. Oggi sono vicedirettore editoriale di Giornale Radio FM e conduco un programma quotidiano "Next Economy". Ovviamente, essendo una persona iperattiva (ahimè... sto ridendo, naturalmente!) non mi fermo qui: sono spesso "itinerante" per eventi, moderazioni, speech, e intervengo stabilmente come opinionista in trasmissioni televisive come Mattino Cinque su Canale 5, la Rassegna Stampa di Rai News24 o Di Martedì su La7. E poi dall'ultima volta in cui ci siamo sentiti ho scritto 5 libri, un altro mio grande sogno fin da bambina!».

Dagli inizi nel mondo dello spettacolo all’inizio di questa avventura nel mondo dell’informazione che ti ha portata ad abbracciare vari settori, dal sociale all’economia: quale pensi sia stata la tua marcia in più, non per tornare su argomenti che trattammo nella prima intervista come le difficoltà che hai incontrato a superare stereotipi, sui quali preferisco ovviamente non ulteriormente soffermarmi?
«Qualcuno li chiama "successi", io preferisco definirli "obiettivi raggiunti". Ecco: la (mia) marcia in più è questa: piano piano e con tanti sacrifici (che assolutamente rifarei), ho aggiunto. Aggiunto cosa? Tasselli che hanno poi portato appunto all'obiettivo. Fin da quando ho iniziato a muovere i primi passi in questo lavoro (che comunque è molto complicato e insidioso) ho continuato a ripetere a me stessa che non mi importava “dove” sarei arrivata. Ma “come” sarei arrivata e “come” avrei continuato a fare ciò che sentivo dentro di me e che mi ha sempre rappresentata».

Hai intitolato Le cose capitano il tuo secondo romanzo: è un titolo che in realtà potrebbe rispecchiare anche la tua storia di vita?
«Beh, penso che rispecchi un po' quella di tutti! È vero che tutti noi abbiamo una progettualità e cerchiamo in ogni modo di seguire le nostre inclinazioni per raggiungere dei traguardi, ma è altrettanto vero che ci sono cose che non possiamo controllare. O che magari arrivano non proprio quando lo mettiamo in conto. Per questo, in generale, credo che in tutte le cose che facciamo ci sia una dose di "fatalità'": se una cosa arriva è perché deve andare così. Però attenzione, non a caso ho specificato "una dose": questo non deve essere affatto un alibi per rimanere fermi e aspettare che qualcosa accada. Questo mai! Torniamo appunto al concetto di iperattività che sperimento ogni giorno...».

Diletta, la tua protagonista, possiamo definirla una figlia del nostro tempo, alle prese con le sue note problematiche legate alla questione femminile?
«Sì, anche, ma non solo. "Le cose capitano" non è necessariamente un romanzo legato a questioni prettamente femminili, ma umane. Certo, nelle pagine del libro ho voluto mettere in evidenza le difficoltà, spesso amplificate, che le donne incontrano nella gestione di tanti affari quotidiani, dal lavoro alla famiglia. Penso sia abbastanza retorico dire che in Italia esistono ancora innumerevoli pregiudizi e stantii luoghi comuni. Ma come detto poco fa, Le cose capitano è un romanzo per tutti. Gli ostacoli che la mia protagonista Diletta incontra, sono quelli che chiunque di noi attraversa. Quando scrivo i miei libri, mi piace pensare che il lettore possa dire: Oh, ma questo/a sono io! Ma questo è successo anche a me!».

E sempre a proposito di titoli, una delle tue più fortunate e apprezzate trasmissioni è stata sicuramente Senza bavaglio: quanto hai dovuto lottare per scongiurare il rischio di essere, nelle sue varie, subdole insidiose forme, imbavagliata tu?
«Sono estremamente sincera. Non ho mai avuto la sensazione di essere imbavagliata o obbligata a dire o non dire delle cose. Quando ho avvertito questa possibilità sono fuggita. Perché un conto è parlare in maniera corretta di tutto senza pensare di avere la verità in tasca, un altro è manipolare le informazioni. Questo non l'ho mai fatto e non sono mai scesa a compromessi. Mai! Certo, in alcune occasioni ho sbagliato, a volte mi sono fidata di persone inadatte, altre volte ho creduto in progetti che pensavo forti per poi ricredermi, ma questo è un altro discorso».

Da giornalista economica ritieni che questo settore dell’informazione sia ancora adesso troppo ancorato a freddi numeri e statistiche senza tenere nel dovuto conto i risvolti sociali e non solo a esso legati?
«No. Purtroppo è la scarsa conoscenza che ci porta a convincerci di questo. Facciamo degli esempi pratici e semplici: se leggiamo notizie finanziarie, di Borsa, o fiscali, allora è ovvio che possano apparire ed essere più fredde... e pure un tantino noiose. Ma non dobbiamo fermarci lì. L'economia non è solo quello (grande errore di valutazione): l'economia è la società, l'economia è ciò che troviamo in qualsiasi angolo della strada e in qualsiasi momento delle nostre giornate: è al supermercato quando facciamo la spesa, è in Banca quando andiamo a fare un check del nostro conto corrente, è nel nostro portafoglio. Se riuscissimo ad approfondire scopriremmo un mondo inaspettato. Credetemi, è quello che è successo a me. Per questo tengo molto alla divulgazione dell'importanza dell'educazione finanziaria in modo "serio ma non serioso"».

A cosa ti stai dedicando adesso e quali sono i tuoi impegni futuri?
«Ora sono a Giornale Radio con la mia trasmissione Next Economy e dove sono Vicedirettore Editoriale, oltre a tanti altri progetti che seguo regolarmente e che ho elencato poco fa. Impegni futuri? Tanti, tanti, tanti. Ma sono pure un po' scaramantica, quindi dovremo riaggiornarci, magari non tra altri 18 anni!».

Ti senti realizzata?
«Assolutamente sì!».

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