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Telegiornaliste anno XI N. 10 (441) del 16 marzo 2015 
	
 
 
	
		
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			TGISTE Luisa 
		e Lucia Nardelli, spytwins d’assalto 
		di Giuseppe Bosso  
		 
		Da promesse della vasca a intriganti giornaliste d'assalto; la carriera 
		delle gemelle Luisa e Lucia Nardelli è stata un crescendo di 
		soddisfazioni.  
		 
		Da promettenti nuotatrici a giornaliste: cosa vi ha portato a questo 
		cambiamento?  
		«In realtà la carriera televisiva non era stata contemplata nel nostro 
		immaginario è davvero arrivata come un fulmine a ciel sereno. Abbiamo 
		vissuto i primi 16 anni della nostra vita tra gli allenamenti quotidiani 
		di nuoto sincronizzato, eravamo nella squadra agonistica e le versioni 
		di greco e latino, per fortuna quelle le abbiamo fatte solo per il tempo 
		del liceo e non per sedici anni immaginavamo per noi un futuro 
		totalmente diverso, da avvocati. Poi a 16 anni a seguito di alcune 
		incomprensioni con i nostri allenatori decidemmo di abbandonare questa 
		disciplina sportiva e dedicarci ad approfondire allo studio della danza 
		moderna ignare di quello che sarebbe accaduto di lì a poco nella nostra 
		vita. Ecco arrivare i primi provini per il corpo di ballo, che 
		ricordiamo tra l’altro con moltissimo affetto: centinaia di pretendenti 
		per una dozzina o due di posti disponibili. Dopo un paio di canoniche 
		porte in faccia, ecco arrivare dopo poco il palco scenico di Rai 1 nel 
		1997, nel corpo di ballo di Carràmba che sorpresa con la mitica 
		Raffaella Carrà; poi il Teatro Bagaglino al fianco dei grandi Oreste 
		Lionello, Leo Gullotta e Pippo Franco; passando per il set di Carlo 
		Verdone in C’era un cinese in coma e dalla fiction di Canale 5 
		Villa Ada al fianco del sexy Gabriel Garko; abbiamo provato anche 
		per un breve periodo l’ebbrezza della recitazione, eccoci arrivare nel 
		2003 alla conduzione televisiva, i 21 giorni più al “cardiopalma” che si 
		possano vivere. Parliamo del Giro d’Italia di ciclismo, conducemmo al 
		fianco di Giampiero Galeazzi Stappa la tappa il programma di Rai 
		3 che andava in onda dopo l’arrivo dei ciclisti. Fu proprio la 
		partecipazione al Giro d’Italia che fece prendere una piega diversa alla 
		nostra professione: fummo notate da Daniel Toaf, all’epoca capostruttura 
		del programma di Rai Uno La vita in diretta, che decise di 
		“testarci” come inviate del programma; subito dopo inizia la bellissima 
		avventura, durata poi 8 anni, a La vita in diretta e Festa 
		italiana, per i quali eravamo inviate “speciali” alla ricerca di 
		scoop e notizie bizzarre sul variopinto mondo dello spettacolo ma anche 
		delle tradizioni popolari italiane . La bellissima esperienza a La 
		vita in diretta ci ha dato anche l’opportunità di realizzare un 
		obbiettivo a cui tenevamo molto, quello di diventare giornaliste 
		professioniste, amatissima professione che svolgiamo ormai da quasi 10 
		anni. Pedalando, pedalando quest’anno festeggiamo i 18 anni di carriera 
		televisiva e chissà cosa ci riserverà ancora di inaspettato questa 
		entusiasmante professione».  
		 
		Avete lavorato con personaggi come Pingitore, Cucuzza e Raffaella 
		Carrà: cosa ha significato per voi?  
		«Lavorare con dei grandi professionisti ci ha dato l’opportunità di 
		imparare da subito il “mestiere” di artista. Sicuramente dobbiamo 
		moltissimo sia all’esperienza di ballerine che al teatro perché ci ha 
		insegnato non solo a gestire chi spazi di un palco scenico ma anche come 
		ci si deve muovere quando si è di fronte ad un pubblico. Sembra cosa da 
		poco conto ma vi assicuriamo che gestire con naturalezza lo spazio e ma 
		anche semplicemente le mani quando si conduce o si recita non è 
		semplicissimo. L’esperienza con Michele Cucuzza ha aperto per noi nuovi 
		orizzonti, ci ha dato l’opportunità di imparare non solo a pensare, a 
		scrivere e condurre una video intervista, ma anche a fare la regia e il 
		montaggio; conoscere ogni aspetto della professione televisiva sia 
		davanti che dietro le quinte è importantissimo per diventare dei veri 
		professionisti».  
		 
		Come nasce 
		Spytwins.com e perché l’avete chiamato così?  
		«La nostra web tv Spytwins.com nasce il 25 febbraio 2012 dopo un 
		anno di studio e progettazione, è un ampio progetto editoriale che si 
		pone l’obiettivo di raccontare con garbo ed eleganza i personaggi più 
		importanti del mondo del cinema, della moda, dello spettacolo e 
		dell’imprenditoria, con uno sguardo attento agli eventi internazionali 
		più importanti. Dopo tanti anni in Rai ed aver acquisito tutte le 
		competenze tecniche sia autorali che di regia e montaggio il nostro 
		sogno era quello di creare un progetto editoriale tutto nostro, e grazie 
		a Spytwins.com il sogno si è avverato: insisti, resisti, 
		raggiungi e conquisti; questo è sempre stato il nostro motto e le sfide 
		non ci hanno mai spaventato, mollare il certo per avventurarsi in un 
		nuovo progetto che ci rispecchiava al cento per cento era emozionante e 
		allo stesso tempo rischiosissimo ma oggi a distanza di 3 anni abbiamo 
		fatto una vera e propria piccola scalata erogando più di 50 milioni di video 
		con una media di 2 milioni di video view al mese. Il perché del nome 
		Spytwins? Con un tubino nero, un tacco a spillo, un rossetto rosso e 
		la nostra borsa che racchiude il nostro armamentario fatto di 
		cavalletto, telecamera, faretto e microfono ci intrufoliamo ovunque come 
		due vere spie...».  
		 
		Pro e contro di lavorare insieme.  
		«Lavorare insieme è una vera gioia, spesso non abbiamo neanche bisogno 
		di parlare ci capiamo con pochi guardi. Entrambe siamo molto pignole, 
		amiamo moltissimo il nostro lavoro e spesso si rischia di non staccare 
		mai la spina questo è in vero contro. Insieme siamo due bombe atomiche, 
		un concentrato di energia creativa, sempre alla ricerca di nuove 
		interviste e curiosità da diffondere ai nostri utenti. Avere una socia 
		che lavora e che pensa proprio come te è un privilegio assoluto».  
		 
		E le persone che fanno parte del vostro staff come si trovano ad 
		avere due ‘cape’?  
		«Siamo un gruppo molto affiatato, la nostra redazione è perfettamente in 
		sintonia, la verità è che non esistono “cape “in realtà ci piace 
		confrontarci tutti i giorni alla ricerca della strategia migliore per 
		offrire al nostro pubblico un prodotto sempre più alto e curato».  
		 
		Avete mai pensato di tentare strade separate?  
		«In realtà siamo due ragazze molto autonome, quando abbiamo iniziato a 
		lavorare insieme non avevamo dato per scontato che sarebbe stato per 
		tutto questo tempo, Sono passati 18 anni di carriera ma non abbiamo mai 
		avuto paura di separaci».  
		 
		Il ritratto di Luisa vista da Lucia e viceversa.  
		«Luisa è la più creativa: si occupa della regia, scandaglia e scova le 
		notizie, trova le idee più assurde che poi Lucia è costretta a 
		realizzare, spesso senza non poca fatica. Invece Lucia è la diplomatica 
		della coppia e anche la più paziente mentre Luisa, sarà forse perché è 
		nata per prima per questo chiamata da subito la rompisacco, è 
		quella più impulsiva e battagliera alla quale tocca anche risolvere 
		tutte le grane».  
		 
		Come vi vedete tra dieci anni?  
		«E chi lo sa… sicuramente il nostro lavoro di editrici continuerà a 
		crescere e Spytwins diventerà sempre di più una piattaforma ricca 
		di contenuti e canali, ma abbiamo anche tantissime idee imprenditoriali 
		quindi preparatevi a qualche importante colpo di scena».  
		
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			NONSOLOMODA White Show: cos’è, come l’ho vissuto e cosa mi ha colpito di 
			Francesca Succi 
				 dal blog
				 
				 TheGlossyMag del 5 marzo 2015 
				  
				 Come avrete visto dal mio
				 
				 Docu-fashion, sabato ho fatto una toccata e fuga a 
				 Milano per visitare il White Show. 
				 Per chi non lo sapesse si tratta di una rassegna internazionale 
				 patrocinata dal Comune di Milano, che esprime in tre location 
				 indipendenti ma unite dallo stesso fil rouge, la ricerca di
				 abiti, accessori, occhiali, gioielli e profumi selezionati 
				 per andare incontro alle esigenze dei retailer. Con i suoi 
				 quasi 500 espositori il White, durante la settimana milanese 
				 del prêt à porter, rende vivo il Tortona Fashion 
				 District articolando il mix-appeal per la stagione 
				 prossima nelle aree di Tortona 27, Tortona 54 e Tortona 35. 
				 Quindi per la settimana della moda di febbraio troverete per 
				 l’appunto le anticipazioni autunno/inverno del prossimo anno e 
				 per la settimana della moda di giugno troverete le 
				 anticipazioni della primavera/estate prossima. 
				  Premetto che l’ufficio stampa del White è stato 
				 efficientissimo: ho chiesto l’accredito qualche giorno 
				 prima e una volta arrivata nell’area rilascio è stato un 
				 attimo. Insomma, su questo niente da dire. Invece, per quanto 
				 riguarda l’orientamento generale ho trovato un po’ di 
				 dispersione; ma credo e spero che ad ogni edizione ci 
				 sia un perfezionamento generale. 
				  
				 Come scritto all’inizio il White si distribuisce in tre 
				 location: Tortona 27, Tortona 54 e Tortona 35. Con la mia 
				 visita sono partita dal Tortona 27 dove l’unico che ha 
				 catturato la mia attenzione è stato Piccione.Piccione, guest 
				 designer di questa edizione. 
				 Piccione.Piccione, la giovane maison che fa 
				 capo a Salvatore Piccione, vincitore del concorso Who is on 
				 next? 2014 di Altaroma, ha debuttato in Tortona 27 nell’area 
				 dedicata al nuovo prêt à porter italiano. La sua collezione A-I 
				 2015/16 è stata una mirabile prova di creatività e valore 
				 stilistico espresso in quattro items: il rosso e il nero della 
				 coccinella, la silhouette irregolare del papavero, il 
				 camouflage vegetale e l’esotismo del paisley. 
				  
				 Al Tortona 54 tra tanti brand che conoscevo già, invece,
				 pochi mi hanno stupito. L’atmosfera troppo 
				 confusionaria non mi ha permesso grandi approfondimenti e lo 
				 stampo generale era molto commerciale. Poi, proprio 
				 nell’istante in cui sono andata, c’era Belen Rodriguez da ShopArt e quindi la 
				 calca formata, tra curiosi, fan e stampa, era tutta per lei. A 
				 causa di questo non sono riuscita a visitare il corner di
				 Mariuccia Milano e mi è dispiaciuto parecchio. 
				  
				 Invece, degno di nota per me è stato il Tortona 35, ospitato 
				 nello splendido Hotel NHow. Lì ho visto dei brand di 
				 alta qualità che rientravano nel range del lusso. 
				 Infatti, proprio al Tortona 35, ho incontrato piacevolmente gli 
				 amici di 
				 Doria 1905. 
				 Di questa location ho anche il buffo ricordo delle ragazze di
				 DouDou che si aggiravano con nonchalance 
				 indossando il morbido copricapo a colbacco (come in 
				 foto). 
				 Deliziose! 
				  
				 Tra i miei appunti positivi c’è sicuramente l’occhio 
				 attento che White ha donato alla stampa di settore e alla 
				 comunicazione: Vogue, Pambianco, Fashion e altre 
				 testate erano a disposizione. 
				 Poi il carattere dell’area WOW, acronimo di White On Web, per 
				 questa edizione è stata curata da Red Milk, la 
				 rivista on line tra le più accreditate nel settore della moda 
				 di ricerca, fondata da Fabiola Di Virgilio, insieme alla 
				 neonata Lampoon, la testata diretta da Carlo 
				 Mazzoni. Il progetto è frutto della collaborazione tra White e 
				 le testate Red Milk e Lampoon ed è stato concepito per 
				 promuovere le eccellenze attraverso i principali canali web e i 
				 suoi influencer, ma anche con iniziative di White mirate 
				 all’estero. Eccellenze che hanno dalla loro il plus di essere 
				 nati con White e che, per questo, rappresentano il successo 
				 della moda contemporary nel fashion system. 
				  
				 Tra gli appunti negativi, invece, c’è stata la poca 
				 disponibilità di alcuni brand a farsi intervistare o a scattare 
				 una foto del prodotto: io ero lì in qualità di 
				 giornalista, questo è il mio lavoro, se non vengo messa nella 
				 posizione di farlo, dal momento in cui sono stata accreditata, 
				 che senso ha la partecipazione ad una manifestazione? 
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			TUTTO TV 
			 	Miriam 
					Leone protagonista in La Dama Velata,
					prossimamente su Rai 1 
					di Lisa Pinto  
					 
					Aveva appena compiuto 23 anni e dalla sua elezione a Miss 
					Italia di strada ne ha fatta.  
					 
					Conquistò il titolo di più bella d’Italia nel 2008
					
					Miriam Leone: siciliana doc, all’epoca 
					studentessa di Lettere e Filosofia all’Università di 
					Catania; la corona e lo scettro della kermesse 
					che premia la bellezza Made in Italy le hanno 
					permesso di mettersi alla prova in varie realtà, fino 
					a quando è diventata il volto di punta del programma 
					televisivo di Rai 1 Unomattina in famiglia, 
					affiancando Tiberio Timperi fino al 2009.  
					 
					Tante le fiction a cui ha preso parte, a cominciare 
					dalle serie tv record di ascolti Un passo dal 
					cielo accanto a Terence Hill e 
					Distretto di Polizia, senza dimenticare varie 
					partecipazioni nei film; un talento che col 
					tempo cresce e matura, fino ad arrivare a conquistare il 
					ruolo di protagonista nella tanto attesa miniserie di 
					Rai 1 La Dama velata: misteri, 
					intrighi, complotti e colpi di scena; sono 
					questi gli ingredienti della nuova fiction in 
					costume, in onda dal 17 marzo, ed ambientata 
					all’inizio del '900, uno spaccato che racconta come la
					famiglia sia cambiata, nel tempo, da 
					patriarcale a moderna, non senza difficoltà. Clara-Miriam 
					lotterà ed affronterà un mondo in cui i matrimoni erano 
					combinati e la famiglia era concepita come una 
					proprietà da amministrare in cui il ruolo delle donne 
					era marginale se non del tutto assente. Realtà 
					lontane dal nostro vivere quotidiano ma che sono 
					mutate proprio grazie al coraggio e l’intraprendenza di 
					donne forti e anticonformiste, come il personaggio 
					interpretato dalla bella e brava Leone.  
					 
					Un cast d’eccezione per la nuova miniserie in cui 
					parteciperanno anche Lino Guanciale, reduce del 
					grande successo di Che Dio ci Aiuti, e 
					Lucrezia Lante della Rovere.  
					 
					Un ruolo ambizioso e sicuramente impegnativo, 
					ma che non mancherà di dare grandi soddisfazioni in 
					cui Miriam Leone vestirà i panni di una donna giovane ed 
					anticonformista, intrappolata in una realtà in cui si 
					sente lontana dagli stereotipi dell’epoca e dove farà 
					di tutto per riportare a galla la verità.  
					 
					Primo ruolo importante quindi per Miriam Leone che di 
					strada e di esperienze ne ha fatte dalla sua elezione a 
					reginetta di bellezza e che con questo nuovo lavoro 
					aggiungerà un tassello importante per la sua 
					carriera di attrice.     
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			PINK NEWS Eterologa italiana, fermi al punto di partenza nonostante tutto
				 di Antonia Del Sambro  
				  
				 Sono nati a Roma, qualche giorno fa, i gemellini 
				 frutto della fecondazione eterologa su una mamma di 
				 quarantasette anni.  
				  
				 Sia la mamma che i piccoli stanno benissimo e il 
				 miracolo è potuto accadere grazie alla generosità di una 
				 studentessa universitaria che gratuitamente e sottoponendosi a 
				 una procedura medica e terapeutica di una certa rilevanza 
				 ha infine donato i suoi ovuli per la fecondazione.  
				  
				 Un miracolo appunto: perché trovare giovani sane e disposte 
				 a tanta generosità in Italia non è facile, e non lo sarebbe 
				 neppure in Europa e nel resto del mondo se qui 
				 non fosse permesso di fare donazioni o contribuire 
				 economicamente almeno ai farmaci da mettere a disposizione alla 
				 donatrice e che sono medicine molto costose.  
				  
				 Il punto cruciale, dunque, rimane questo: l’etica 
				 italiana della donazione spontanea.  
				  
				 Un punto di vista che se in teoria potrebbe anche essere 
				 accettabile ed encomiabile, in pratica blocca tutto 
				 e fa sì che seppur la legge sull’eterologa in Italia sia 
				 passata e sia effettiva mancando le donatrici molte
				 coppie continuano a non poter realizzare il loro sogno di 
				 essere genitori.  
				  
				 I centri privati di fecondazione in Italia hanno cercato 
				 di aggirare l’ostacolo e di far arrivare ovuli 
				 congelati da altre parti del mondo, ma la cosa si è 
				 rivelata complicata e molto inutile.  
				  
				 Infatti ci occorrono svariati controlli sugli stessi 
				 ovociti che vanno dai centri di raccolta esteri a quelli 
				 di recezione italiani; lo scongelamento; la 
				 compatibilità con le donne riceventi e il costo 
				 esorbitante che tutta l’operazione richiede.  
				  
				 Costo che dovrebbero affrontare completamente le coppie 
				 italiane che ne fanno richiesta; che è come dire che fanno 
				 molto prima a recarsi all’estero direttamente come hanno 
				 sempre fatto negli ultimi anni.  
				  
				 Ed è un peccato: perché con una norma ben definita 
				 e con regole precise anche in Italia si potrebbero 
				 retribuire in modo saggio e non eccessivo le donatrici.
				  
				  
				 In fondo si tratterebbe solo di acquistare i farmaci per 
				 le stesse, collaborare al costo delle visite mediche e 
				 magari fissare una cifra simbolica e molto bassa come 
				 contributo per la loro prestazione.  
				  
				 Che male ci sarebbe? Molte giovani donne italiane 
				 potrebbero così pensare di diventare donatrici e avere anche la 
				 possibilità di conservare o congelare parte dei loro stessi 
				 ovuli; intanto potrebbero continuare a studiare, 
				 intraprendere una carriera, sposarsi e poi decidere 
				 che è arrivato anche per loro il momento di essere mamme. 
				 Un giusto compromesso che permetterebbe a molte coppie 
				 italiane di diventare genitori subito e usufruire della 
				 legge sulla fecondazione eterologa, che altrimenti allo stato 
				 attuale resta nel nostro paese del tutto inutile.  
				  
				 Considerando poi che tanto le donatrici che le coppie riceventi 
				 restano protette dall’anonimato il tutto agevolerebbe 
				 la normale vita di tutti nel proprio svolgimento di ogni 
				 giorno.  
				  
				 L’etica è una cosa buona e giusta se viene usata per 
				 impedire sconvolgimenti sociali e comportamentali ma non 
				 può e non deve diventare un ostacolo alla felicità e al bene 
				 comune.  | 
		 
		
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			DONNE    
				 Addio 
				 a Camille Muffat, la campionessa schiva 
				 di Giuseppe Bosso  
				  
				 «A volte la vita è ingiusta... riposa in pace»;
				 
				 Federica Pellegrini ha così voluto, con commozione 
				 e tristezza, omaggiare la rivale Camille Muffat,
				 campionessa francese di nuoto tragicamente scomparsa in 
				 Argentina, dove si era recata per partecipare a 
				 Dropped, versione transalpina dell’Isola dei 
				 famosi. Lo scontro tra due elicotteri è costato 
				 la vita ad altri due beniamini d’oltralpe, la velista 
				 Florence Arthaud, il pugile Alexis Vastine, oltre a 
				 cinque operatori dell’emittente TF1 e ai due piloti.  
				  
				 Troppo breve ma esaltante la carriera di Camille 
				 (originaria di Nizza, Costa Azzurra) che proprio la 
				 scorsa estate aveva annunciato il suo ritiro dalle 
				 competizioni agonistiche: dieci anni in vasca in cui si 
				 era distinta per dedizione e impegno; tredici 
				 medaglie conquistate, dall’oro dei duecento metri misti 
				 vinto agli Europei giovanili di Budapest 2005 al tris 
				 conseguito alle ultime olimpiadi di Londra 2012 (bronzo 
				 nella staffetta, argento nei 200 metri stile libero e 
				 soprattutto l’oro dei quattrocento metri, a spese di una 
				 concorrenza agguerrita, formata, oltre che dalla Pellegrini, 
				 dalla statunitense Allison Schmitt e dall'inglese 
				 Rebecca Adlington, rispettivamente seconda e terza alle sue 
				 spalle).  
				  
				 Breve e intensa anche la rivalità con la nostra 
				 Federica, iniziata ai Mondiali di Shangai del 2011, 
				 conclusi con il trionfo di Pellegrini e la delusione di 
				 Camille, che per due volte deve accomodarsi al gradino del 
				 terzo podio mentre l’oro se lo aggiudica la rivale.  
				  
				 Poi, come detto, dopo il successo londinese e i mondiali di 
				 Barcellona l’anno seguente, la decisione di uscire dalle 
				 vasche; il desiderio di riscoprire la gioventù, la
				 normale esistenza di una ragazza di 25 anni alla 
				 ricerca di una quotidianità non fatta più di 
				 allenamenti massacranti, di sacrifici 
				 all’inseguimento di un successo sportivo.  
				  
				 Un desiderio, purtroppo, realizzato per pochi mesi: la scelta 
				 di partecipare a un reality show, probabilmente dettata 
				 dalla curiosità di volersi cimentare in una diversa, 
				 estrema, competizione, al fianco di altri sportivi 
				 dall’illustre passato come lei, le è stata fatale in 
				 quell’infausto impatto.  
				  
				 Commozione in Francia («Immensa tristezza» ha 
				 twittato il presidente Hollande) e in tutto il mondo per 
				 una tragedia che probabilmente dovrebbe fornire 
				 spunti di riflessioni agli addetti ai lavori, 
				 sull’opportunità di organizzare questi programmi ‘estremi’ con 
				 una maggiore attenzione. Intanto, con una lacrima sul viso, 
				 vogliamo comunque ricordare Camille come la ragazza schiva e 
				 determinata che, sia pure per poco, ha dato filo da 
				 torcere non solo alla Pellegrini ma a tutte le sue 
				 avversarie.      
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