Ilaria
La Mura, i Riflessi di due anime
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo nuovamente con molto piacere
Ilaria La Mura, giornalista e psicologa, ormai affermato volto
televisivo, ma non solo.
Bentrovata Ilaria, quasi
tre anni fa ci eravamo lasciati alla fine della prima stagione di
Riflessi su Prima Tivvù. Oggi invece alla conduzione di un format
ormai consolidato affianchi ospitate a
Canale 122 alle trasmissioni Incidente Probatorio e
Psiche Criminale: com'è iniziata questa nuova avventura?
«Mi è stata data la possibilità di prendere parte a questa esperienza che mi
dà la possibilità di mostrarmi anche come psicologa oltre che come
giornalista».
Come coesistono queste due visuali che ti caratterizzano?
«Coniugarle è una soddisfazione. Dal lato divulgativo che è oltre le
interviste e le ospitate, sono io che spero di trasmettere valide
informazioni al pubblico, o almeno in questo senso mi impegno al massimo».
Purtroppo gli episodi di violenza, soprattutto verso i soggetti fragili,
sono ormai all'ordine del giorno: banale dirlo ma credi ci sia una cura o
dobbiamo in qualche modo affidarci alla filosofia di Zerocalcare per cui
“questo mondo non ci renderà cattivi”?
«Secondo te questo mondo ci rende cattivi? Ci stiamo allontanando sempre più
da noi stessi, e questo significa andare alla ricerca di qualcosa,
sentendoci anche persi, arrabbiati. La vera sfida di oggi è cercare di
ritrovare la nostra spiritualità, una direzione che ci porti a riscoprire
valori più veri, nella speranza di cambiare le cose e aiutare i più fragili
anche con una parola gentile».
Un'eccessiva esposizione mediatica di queste tragedie non rischia di
essere in qualche modo una sorta di 'incentivo'? Ti chiedo sia una risposta
da psicologa che da operatrice della comunicazione.
«Sì può essere davvero così, purtroppo l'essere umano in qualche modo è
attratto da questo spettacolo, quello che gli antichi Romani definivano
'gusto dell'orrido'. Sono le regole dell'audience che finiscono per premiare
questi 'carnefici', le regole del consumismo».
Quale approccio segui nell'affrontare tematiche così dolorose?
«Studio questi casi che mi rattristano, mi coinvolgono emotivamente. Cerco
di parlarne con il rispetto dovuto alle famiglie che hanno subito queste
tragedie».
Ripensando alla nostra
prima intervista, quando ci stavamo a poco a poco lasciando alle spalle
il periodo del lockdown in cui, se ricordi, era un continuo dire 'andrà
tutto bene', 'ne usciremo migliori', possiamo dire che è stata un'occasione
persa, guardando al mondo di oggi con tutte le sue problematiche?
«Hai ragione, purtroppo. Potevamo migliorare e cogliere l'occasione di
guardarci dentro, costruire relazioni più forti con i nostri cari, e non
l'abbiamo colta».
Come si è evoluto Riflessi in questi anni?
«Siamo alla quarta stagione, adesso è cambiata la linea editoriale, mi
occuperò soprattutto del mondo delle donne. Ho avuto ascolti altissimi,
visualizzazioni, e non posso che sentirmi soddisfatta. Ma si deve puntare
sempre al miglioramento, e per questo stiamo cercando di dare spazio alle
donne non con superficialità ma cercando di essere di ispirazione anche
attraverso puntate in cui parleremo di make up o daremo consigli di moda
(che in ogni caso rappresentano importanti settori della nostra economia,
dietro quel lato apparentemente di intrattenimento fine a se stesso, non è
tanto l'apparire quanto l'essere). Prendersi cura della propria immagine può
essere terapeutico, dietro un trucco, la scelta accurata di un abito, c'è
una donna che cerca di amarsi, valorizzarsi e raccontarsi. Nel programma dò
spazio a donne di successo anche a donne che hanno superato sofferenze e
momenti difficili per far capire agli spettatori che la vita può darci molto
anche attraverso la resistenza, il saper uscire fuori dalle difficoltà».
Quali sono gli ospiti che più ti hanno colpita in questi anni, in cui hai
spaziato davvero tra infinite personalità? Chi ha lasciato il messaggio più
impattante?
«Tutti a modo loro hanno lasciato qualcosa di importante. Questa è una
domanda piuttosto che dovresti fare a chi ci ha seguito, chi ha trovato
ispirazione. Ultimamente mi è capitato di ospitare un'attrice che dopo una
lunga esperienza da interprete di film hard sta cercando di uscire da quella
maschera, con una grande forza di volontà di voler andare oltre
quell'apparenza».
L'uso dei social ormai è essenziale per chi come te fa un lavoro in cui è
fondamentale l'esposizione al pubblico, ma che oggi stanno diventando
qualcosa di potenzialmente 'minaccioso' se pensiamo al dibattito
sull'intelligenza artificiale. Qual è il tuo punto di vista?
«L'intelligenza artificiale per me è un ottimo supporto che andrebbe
incrementato, non la vivo come una deriva per l'essere umano, ma è sempre
l'utilizzo che ne fanno le persone a fare la differenza, e negli ultimi
tempi mi è capitato proprio di assistere a dei veri e propri 'orrori'. Usata
come ausilio è una cosa utile, purché non faccia perdere all'essere umano il
senso della ragione».
Siamo alla nostra terza intervista in cinque anni: com'è cambiata la vita
di Ilaria La Mura in questo lustro?
«Sicuramente sono cambiata io nei miei obiettivi, le mie aspirazioni; cerco
con maggior desiderio la spiritualità dopo essermi accorta di avere in
qualche modo corso a lungo come un criceto nella ruota».