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Archivio Telegiornaliste anno XII N. 17 (490) del 18 maggio 2016
 
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TGISTE Ilaria Antonini: porterò sempre nel cuore Maria Grazia Capulli di Giuseppe Bosso

Da ormai 14 anni volto del Tg2, intervistiamo Ilaria Antonini.

La sua giornata tipo?
«Dipende dai turni. Io lavoro al desk del Tg2 quindi mi occupo dell’impaginazione e del coordinamento di ogni edizione del giornale; se lavoro per l edizione delle 13, arrivo in redazione verso le 9.30, partecipo alla riunione di sommario e poi fino alla messa in onda preparo con i miei colleghi il telegiornale; poi vado in regia durante la messa in onda per il coordinamento. Se invece lavoro per le 18 o le 20,30 arrivo alle 14.30. Quando sono in conduzione al tg della notte arrivo verso le 17 e do prima una mano per l edizione della sera e poi lavoro alla mia edizione restando al giornale fino a tardi, spesso oltre l una di notte. Questo il lavoro al giornale che devo conciliare, e non è facile, con quello di mamma di due bambine».

Quanto è stata importante per lei l’esperienza ai tg Mediaset, prima di arrivare in Rai?
«Moltissimo! Sono stata chiamata in rai la prima volta per una sostituzione agli esteri durante la guerra in Iraq anche perché avevo tra le mie esperienze professionali delle sostituzioni estive agli esteri del Tg5».

Il momento che l’ha maggiormente coinvolta tra quelli che ha avuto modo di seguire?
«Sicuramente gli attentati dell' 11 settembre: all’epoca lavoravo al Tg4 e fummo i primi, tra le tv italiane, ad andare in onda con la notizia. Io per la prima volta mi trovai in diretta in un telegiornale a leggere le agenzie e a commentare quei terribili momenti mentre Emilio Fede conduceva l edizione».

L’approdo al Tg2 per lei è stato un punto d’arrivo o un nuovo inizio?
«Sono al Tg2 da quasi 14 anni: è la mia casa, la mia famiglia, dove sono cresciuta professionalmente e dove spero di continuare a crescere. Punti di arrivo nel mio mestiere non ce ne sono, si cerca di migliorare ogni giorno e di fare di ogni punto d arrivo un nuovo punto di partenza».

Inevitabile chiederle un ricordo di Maria Grazia Capulli.
«Per tutti noi è stato un duro colpo perdere Maria Grazia. Sapevamo che da tanti anni lottava duramente contro il cancro, ma eravamo talmente abituati a vederla tornare ogni volta dopo i periodi di cura e le ricadute, che ai nostri occhi era diventata quasi immortale. Anche perché tra l'altro lei non si lamentava mai e fino all’ultimo ha lavorato come se niente fosse. Ho lavorato tanti anni a stretto contatto con lei che, come conduttrice delle 13, veniva al desk per preparare il giornale: il suo dolce sorriso lo porterò sempre nel cuore».
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TUTTO TV Marina Perzy: ai giovani dico di non bruciare le tappe di Antonia Del Sambro

Incontriamo Marina Perzy, per un viaggio tra i suoi ricordi e una prospettiva per il futuro.

Marina, lei è passata con agilità e bravura dalla televisione al teatro, alla scrittura e al grande schermo: il segreto per fare tutto così bene e il consiglio alle nuove generazioni che invece tendono a bruciare troppo in fretta le tappe.
«Intanto io ho sempre un ‘motto’ che dico sempre ai giovani che vogliono fare questo mestiere che è ‘pronti a tutto! Sperimentare il più possibile è stata tutta la mia vita e a volte penso che avrei potuto fare meglio e anche di più, ma io ho fatto questo mestiere, perché sì a volte faticoso, ma rende la vita un gioco meraviglioso; ogni volta cambi sia per un personaggio da preparare sia per fare il ruolo da conduttore, autore, scrittore, o per preparare un’intervista… hai la possibilità di verificare i tuoi talenti e tutti nasciamo con almeno un talento, sta a noi scoprire quale ci vien meglio. Tre sono le cose che smuovono: la curiosità di sfidarsi e conoscersi, l’audacia dell’osare anche quando non si sa cosa si trova e come finirà l’occasione che si manifesta e la voglia, la determinazione e l’amore per un mestiere che forse ora ha perso da una parte una sua essenza pura del fare arte per essere sostituita dall’apparire; ora si richiede ancora più capacità, studio e talento visto il numero sempre più in crescita dei giovani che vogliono diventare famosi… no, non si devono bruciare le tappe, quelli che durano nel tempo è perché lo hanno compreso».

Lei ha fatto molta esperienza e incontrato molte persone: quale è il suo ricordo più importante lavorativamente parlando?
«Ne ho più di uno, e sicuro anche questo conta come si dice essere al posto giusto nel momento giusto, o avere qualcuno che intravede in te un potenziale e ti segue e ti porta avanti dandoti l’opportunità di crescere quindi lavorare. Il grande cinema di una volta lo insegna, le sceneggiature venivano scritte e pensate per il protagonista che le avrebbe poi recitate e così nacquero le grandi attrici come Monica Vitti o la Cardinale, Franca Valeri e così per altri grandi. A 18 anni, ai quei tempi facevo la modella, e avevo già un bimbo, mi trovavo in Rai perché ero entrata a far parte delle centraliniste di Portobello con il grande Enzo Tortora (un onore averlo conosciuto, sempre destino di una lista infinita di ragazze candidate) era un pomeriggio di prove ed ero andata a salutare una amica che era in camerino da un altra parte, e siccome la poverina aveva dispiaceri e pene d’amore per farla ridere mi misi a fare il pagliaccio: facevo le imitazioni della amata Sandra Mondaini (Clarabella) e di Jerry Lewis. Il caso volle che passò nel corridoio uno dei più famosi autori Rai di quei tempi, Poppy Perani, una vera firma di noti programmi - ma io non sapevo assolutamente chi fosse! – che mi chiese chi ero e se volevo partecipare a un provino di selezione Rai che stavano per fare con Pippo Baudo a Milano da lì a poco e che cercavano attori comici per il sabato sera; mi trovai catapultata dal gioco al reale mestiere dello spettacolo, mi prepararono con monologhi e anche con una canzone dato che strimpellavo la chitarra; non lo scordo mai quel giorno con il pubblico e Pippo Baudo che ci presentava e con me c’erano tutti quelli che poi diventarono dei grandi professionisti come Beppe Grillo, Tullio Solenghi, Fioretta Mari, Giuliana De Sio e molti altri; tutti come nel film Fame (che uscì molti anni dopo) stavamo passando il nostro esame artistico. Da Roma ci vedevano via cavo e i dirigenti tra cui il grande Giovanni Salvi, direttore di Rai 1, decisero le sorti e le carriere di tutti noi. Il resto è cronaca: da quel provino seguì l’incontro con Corrado Mantoni, con cui ho fatto tre programmi importanti da Domenica In a Fantastico 3 a Gran Canal (ce ne fossero stati molti come Corrado!) che oltre ad essere una persona meravigliosa, corretta e per niente egocentrica, insegnava a chi gli stava accanto con simpatia e gentilezza e chi lavorava con lui si sentiva protetto. Molti altri gli incontri e i personaggi che ho avuto la fortuna di incontrare e lavorarci o solo a volte avere amicizia, tutto ha contribuito ad arricchire la mia esperienza ma bisogna avere sete d’apprendere».

A suo parere esiste ancora nella televisione italiana un ambito, un settore, in cui le donne sono rimaste un po' ai margini? Magari lo sport, le telecronache o semplicemente parlare di economia o finanza?
«Devo dire che sono stati fatti grandi passi da gigante in questo senso; ora le donne comunque sono accettate e ricoprono ruoli anche maschili, anche se i maschilisti esistono sempre, soprattutto l’alleanza maschile, mentre quella femminile è rara e quando la si vede si esulta! Ai miei inizi, a metà degli anni '70, ad esempio la donna se poi bella era destinata a ruoli come la valletta che affiancava l’uomo o la bonona sexy dei film: in poche riuscivano a farsi valere per bravura e intelligenza o perlomeno era dura avere l’occasione, il ruolo. Diciamo che le donne di Avanzi su Rai 3 sdoganarono le donne comiche e con la propria identità artistica; o fare le inviate anni fa rappresentava una grande conquista, il poter andare in luoghi di guerra o pericolosi; nel 92’ facevo Uno Mattina come inviata all'estero e in Italia, e siccome dovevo andare in Somalia per prima con la prima formazione di Caschi Blu dell’esercito su un aereo militare per realizzare un servizio su di loro, non avete idea dei bastoni fra le ruote che mi misero colleghi/e che erano del Tg1, mentre io invece solo testata Rai, per non farmi andare! Poi la mattina della partenza ebbi la febbre a 39, la presi come un segno e non andai. Nella tv ancora oggi, nello sport ad esempio, è difficilissimo affermare la propria personalità, un mondo di uomini che pensano di essere tenutari di un sapere liturgico e una donna che parla di calcio li disturba ed io che ho presentato la Domenica Sportiva ve lo posso garantire. Il cinema e il teatro invece si sono evoluti e alle donne finalmente lo spazio e il ruolo che le compete. Una riflessione banale: il mondo senza le donne… non potrebbe esistere e questa è l’era del femminile chiamata anche l’era della Maddalena».

Ce l'ha ancora un sogno nel cassetto o un progetto che vorrebbe tanto realizzare?
«Io ho sempre sogni e più di uno, ho una fedina che porto la trovai casualmente con la scritta ‘Non mi scorderò mai di sognare’: se smettiamo di avere un sogno crolla tutto, la nostra gioia, la vitalità, l’amore e anche la salute. Ora vorrei tornare in teatro e molti anni che non lo faccio e mi manca, e poi fa bene all’anima! Ho un testo e un libro per le mani ed è proprio al femminile, ma è per gli uomini; io voglio far riflettere se posso ma anche divertire: tante donne della storia che hanno da dire la loro ai loro uomini, e spero di poterlo realizzare al più presto; poi scrivere un altro libro, tornare a fare radio che amo infinitamente se non aprire la mia web radio e tornare a fare contenuti; attivare il mio blog www.hoincontratounangelo.it e continuare all'accademia dove insegno ai giovani come muoversi in questo mondo meraviglioso ma sempre più bruciante… insomma ne ho da fare!».
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DONNE Katy Kaise: una giovane autrice emergente si racconta di Tiziana Cazziero

Katy Kaise è un’autrice emergente alla sua prima pubblicazione: Prendimi Tu, Serie Passioni Segrete.

Ciao Katy, presentati e parlaci del tuo esordio editoriale.
«Sono un’autrice emergente, mi chiamo Caterina e ho scelto di usare Katy Kaise come pseudonimo per il mio ingresso nel mondo editoriale. Dopo tanti anni ho deciso di pubblicare un mio scritto, genere erotico, motivo che mi ha spinto inevitabilmente per me a scegliere un nome fittizio. Vivo in una piccola realtà cittadina, sono mamma e per non turbare o danneggiare i miei figli con inutili e pregiudizi, ho deciso usare questo nome; Katy è il nome del mio primo cane, un animale che ho amato tantissimo. Ho scelto di pubblicare grazie al supporto di un’amica autrice, che leggendo la mia opera, mi ha sostenuto e incitato a fare il grande passo».

Di cosa parla Prendimi Tu e perché una serie?
«Prendimi Tu è un racconto romance erotico; la protagonista è Caterina, vive una vita serena fino al sopraggiungere di alcuni episodi che la turbano; conosce un ragazzo più giovane di lei che attira subito la sua attenzione, poi, dopo tanti anni, si trova a parlare con il suo primo amore adolescenziale del quale ha un bellissimo ricordo. Con lui ha conosciuto la vita sessuale e soprattutto un aspetto di se stessa che ignorava di possedere. Quando lo incontra fa un tuffo nel passato, pensa di poter rivivere quel periodo, però a rovinare tutto c’è Mattia, questo nuovo ragazzo fa vacillare le sue certezze. Il tutto è condito da un segreto legato al primo amore e, quando Caterina lo scoprirà, nulla sarà come prima per lei. Ho deciso di creare una serie perché questo personaggio credo che abbia molto raccontare e, non solo per questo, ma anche per dare maggiore spazio ai personaggi inseriti nella storia».

Parlaci meglio dei protagonisti, chi sono?
«Oltre Caterina ci sono Tommaso, il suo primo amore, e Mattia, il giovane ragazzo che conosce nei pressi del suo posto di lavoro: Tommaso è sicuro di sé e pensa di conservare il suo potere su Caterina per sempre; lavora all’estero ed è ambiguo; pensa di entrare e uscire dalla vita di Caterina a suo piacimento, sembra essere così in effetti, ma quando Mattia fa il suo ingresso nella vita di Caterina, tutto cambia: lui si rende conto, per la prima volta, che rischia di perdere Caterina; Mattia è solare, allegro e soprattutto innamorato di Caterina. Sta per laurearsi e diventare architetto, comincia a pianificare il suo futuro e vorrebbe al suo fianco la donna che ama. Poi ci sono altri personaggi secondari, quali Mary, la socia di Caterina e altre figure che saranno inserite nei prossimi racconti».

Cosa ci si deve aspettare dalla storia?
«Amore, amicizia, patos e momenti passionali, focosi. La vicenda è incentrata sulla vita intima di Caterina, lei ha le sue passioni segrete, non le confessa a nessuno, teme di farlo anche a se stessa. Incontrare Mattia per lei significa aprire una nuova porta della sua vita: lui rappresenta qualcosa di irraggiungibile; ha sempre cercato un figura, un uomo capace di darle certezze e serenità, si rende conto di questo suo desiderio quando Mattia diventa qualcosa di più di una semplice passione. Tommaso ha un forte ascendente, ma nel presente è una donna forte, non più un’adolescente alla sua prima cotta. Ha una sua attività, è affermata professionalmente e spera solo di vivere serenamente. Se avete voglia di farvi trascinare da una lettura con un impatto emotivo importante, questo racconto potrebbe essere quello che cercate».

Che impatto hai avuto con i lettori?
«Devo dire che ho ricevuto diversi consensi, in tanti mi hanno scritto in privato, dicendo di aver apprezzato la storia; per me è ancora tutto nuovo e so bene di andare incontro anche a qualche critica, spero di riuscire a superarla. Nel frattempo sto scrivendo gli altri volumi, speriamo bene».

Perché pubblicazione indipendente?
«Oggi penso che il self-publishing sia una buona possibilità per gli autori sconosciuti, le case editrici ti fanno aspettare mesi senza una risposta e poi, volevo confrontarmi con i lettori; al momento sono felice così, non so cosa accadrà nel futuro».
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