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Archivio Telegiornaliste anno XIV N. 3 (550) del 24 gennaio 2018
 
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TGISTE Ilaria Dalle Palle, raccontare i fatti con entusiasmo di Giuseppe Bosso

Incontriamo Ilaria Dalle Palle, volto noto al pubblico dell’informazione targata Mediaset.

Come hai iniziato nel mondo del giornalismo e come sei arrivata a Mediaset?
«Ho iniziato dalle emittenti locali in Veneto e poi a Milano per TeleNova. In seguito sono passata a Class Editor, per quasi 5 anni ho lavorato nella web Tv di Intesa Sanpaolo conducendo la rassegna stampa e i Tg per l’house organ del gruppo. Nel frattempo la sera e durante i week end lavoravo per un service che si occupava di fornire servizi video per l’agenzia Ansa, conducendo pure un tg flash ogni mezzora di notizie sportive che andava sul circuito Snai. A Mediaset sono arrivata con una sostituzione estiva a Studio Aperto, prima sotto la direzione di Mario Giordano, poi con quella di Giovanni Toti. Finito quel contratto sono passata nella testata di Videonews e dal 2010 a oggi lavoro ancora per loro».

La tua giornata tipo?
«Non ho una giornata tipo, facendo l’inviata posso essere chiamata all’ultimo momento per partire. Mi ricordo durante gli attentati terroristici in Francia, fui svegliata dal direttore all’una e mezza di notte, mi chiese di partire subito. Mi misi in macchina e arrivai a Nizza e lì iniziai a lavorare facendo le prime interviste con il telefonino mentre aspettavo che arrivasse la mia troupe. Oppure durante il terremoto in Emilia Romagna, anche lì partii nel pieno della notte. Comunque non è sempre così, a volte si riesce a programmare con un po’ di anticipo, come succede spesso quando a Pomeriggio Cinque decidiamo di seguire, per più giorni, un fatto di cronaca. Mi capita di non tornare a casa per giorni, a volte come nel caso dell’uccisione della povera Elena Ceste, a Costigliole d’Asti, dove fu ritrovato il suo corpo, rimasi 3 mesi perché avevano bisogno di servizi e dirette giornaliere o quando a Pordenone uccisero Teresa e Trifone, anche lì mi fermai in città per molto tempo».

Qualche anno fa sei stata tuo malgrado protagonista di uno spiacevole episodio in diretta mentre ti trovavi a Lignano Sabbiadoro: a distanza di tempo a mente fredda cosa ricordi di quell’esperienza e ti ha condizionato?
«Mi viene ancora da sorridere ripensando a come mi hanno portato via la borsa. Ero a Lignano in provincia di Udine, splendida località di mare. A Ottobre è semivuota. Ero lì per seguire il caso di cronaca dei coniugi Burgato, assassinati da due fratelli cubani. Prima di iniziare la diretta per Pomeriggio Cinque, appoggio la mia borsa vicino alle cose tecniche dei miei operatori. Ero veramente a due passi, inoltre ero nel corso principale con quasi tutti i negozi chiusi. Un uomo in bicicletta si avvicina e fa finta di essere interessato a quello che diciamo, appena mi giro per indicare il negozio dove lavorava uno degli assassini, questo prende la mia borsa e va via. Il giorno dopo Barbara d’Urso raccontò l’evento in tv e molti cittadini si scusarono per l’inconveniente. Loro non avevano nessuna colpa chiaramente ma apprezzai tantissimo il gesto. Insomma un banale episodio, ora durante le dirette giro senza borsa».

A proposito di Barbara D’Urso: voi giornaliste non vi sentite messe in secondo piano lavorando con lei?
«Per nulla. Noi siamo croniste dobbiamo solo raccontare i fatti. Barbara D’Urso è una vera professionista e nessuno meglio di lei sa i tempi televisivi. Se l’evento di cronaca di quel giorno è rilevante e l’inviato di turno ha trovato delle importanti esclusive, che magari altre testate non hanno, ci da lo spazio necessario per raccontare quello che abbiamo scoperto, altrimenti facciamo dei brevi aggiornamenti».

Abbiamo visto in questi giorni un tuo reportage per la trasmissione Terra! sui carabinieri a cui hai lavorato con Tony Capuozzo: com’è nato e cosa ha significato per te lavorare con lui?
«Io faccio per lo più cronaca nera. Quindi mi rapporto con i nuclei investigativi dei Carabinieri o le squadre mobili della Polizia. Invece grazie a Terra! per la prima volta ho potuto raccontare il lavoro straordinario che fanno tanti altri reparti. Mi sono ritrovata in mezzo a una ricostruzione reale di scenari di guerra, con esplosioni e rapimenti simulati. I Carabinieri del settimo reggimento di Laives a Bolzano mi hanno fatto vedere come comportarsi nei territori dei paesi a rischio. La redazione di quel programma è eccezionale da Tony Capuozzo a Laurenzo Ticca. Per me è un onore poter lavorare ogni tanto con loro. Sono i grandi del giornalismo italiano».

Quali sono le tue aspettative per il 2018?
«Continuare con il mio lavoro da inviata che è duro, senza orari ma mi piace tantissimo ».

Quali accorgimenti segui dal punto di vista del look e dell’immagine?
«Terribile questa domanda, perché noi inviati stiamo fuori al freddo d’inverno per tantissime ore e d’estate al caldo atroce. Tante volte non abbiamo nemmeno il tempo di poterci sistemare un po’ perché spesso finito il montaggio di un servizio magari c’è subito la diretta. Cerco di avere sempre i capelli in ordine, ma se anche la sera prima ci metti un’ora per sistemarli poi l’umidità fa il resto».

Tra dieci anni Ilaria sarà….
«Non lo so, vivo giorno per giorno. Quando ho iniziato a fare la giornalista il mio obiettivo era lavorare a Mediaset. Ci sono riuscita. Sono contenta del mio lavoro. Ogni giorno ho la possibilità di conoscere persone diverse a volte le storie da raccontare sono dolorose, strazianti, altre volte posso entrare a contatto con realtà che se non facessi questo mestiere nemmeno avrei immaginato esistessero, quindi tra dieci anni spero di poter continuare con lo stesso entusiasmo di ora».
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TUTTO TV Gianfranco Miranda, meraviglioso doppiare Mazinga di Giuseppe Bosso

Originario di Nocera Inferiore, Gianfranco Miranda è tra i più apprezzati doppiatori; ha prestato voce ad attori come Ryan Gosling, Theo James, Henry Cavill e Johnny Lee Miller, protagonista della serie di Rai 2 Elementary.

Dalla provincia salernitana a Roma: raccontaci com’è stato il percorso che ti ha portato ad entrare nel mondo del doppiaggio.
«Il mio percorso è stato abbastanza semplice, nel senso che ho utilizzato il metodo più ‘classico’: sono venuto a Roma, ho iniziato a seguire in vari studi di doppiaggio, e piano piano ascoltando gli attori professionisti e studiando recitazione con il mio insegnante Antonio Sanna, è iniziata una carriera che si è un po’evoluta da sola, un po’tramite eventi fortuiti, anche grazie a persone che mi hanno dato fiducia nel tempo. Non si è sviluppato così presto, sono venuto a Roma nel maggio del 1999 e ho cominciato a lavorare in modo continuativo dopo tre-quattro anni circa».

Sandro Acerbo ha raccontato al programma radiofonico di Alessio Cigliano come all’inizio lo hai seguito moltissimo, spendendo parole di grande elogio per te: quanto è stato importante per te avere accanto questo grande protagonista del doppiaggio?
«Sì, lui è uno dei direttori che ho seguito di più, ho passato molto tempo in sala con lui ad ascoltare ma devo molto anche ad Antonio Sanna, il mio maestro, che mi ha insegnato tutto quello che so; hanno avuto fiducia e stima in me».

Tra i tuoi ultimi lavori anche Mazinga Z Infinity: che sensazione ti ha dato prestare voce a un personaggio così significativo per la nostra generazione nata a ridosso degli anni 80?
«È stato meraviglioso, vedevo questo cartone da bambino sugli schermi Rai e non potevo non essere orgoglioso di questa esperienza; il film di per sé è più un revival, un tirare fuori vecchi amori e passioni di quel tempo, ma ci siamo molto divertiti, mi sono emozionato in molti momenti del film».

Altro tuo recente doppiaggio quello di Bjron Borg nel film che celebra la sua rivalità con Mc Enroe: che differenza riscontri tra il doppiare personaggi reali e personaggi inventati?
«Doppiare personaggi reali è più ‘semplice’, detto in modo un po' improprio, nel senso che hanno sfumature molto più visibili per come recitano, più sono esperti più è facile seguirli; cosa che è più difficile su prodotti come i cartoni animati, dove bisogna imparare a cogliere sfumature diverse».

Prossimamente in Flash tornerà il personaggio di Eddie Thawne (alias Rick Cosnett) che era drammaticamente uscito di scena: per un doppiatore è un’esperienza insolita dover tornare a prestare voce ad un personaggio improvvisamente tornato in vita?
«Personaggio simpatico che mi piaceva, sarà divertente anche perché sono cose che capitano spesso – ride, ndr – in queste serie sui supereroi».

Non solo doppiaggio per te, comunque, vero?
«A febbraio ci sarà uno spettacolo "sul lavoro", sulla sua evoluzione nella società umana dalla origini fino ad oggi, testo di Antonia Sanna; quando c’è la possibilità e l’energia faccio volentieri teatro»,

Tempo fa abbiamo intervistato Flavio Aquilone, che ci ha parlato del film Loving Vincent, in cui hai prestato voce al celebre pittore olandese: come hai vissuto questa esperienza?
«Mi ha emozionato, soprattutto i momenti in cui leggevo le lettere di Van Gogh; è un film bello sia dal punto di vista tecnico che della storia di questo personaggio che ha vissuto una difficile esistenza, che non ha avuto modo di vedere riconosciuti i suoi meriti in vita; tra l’altro in estate sono stato con la mia ragazza proprio in Provenza, dove sono evidenti i segni del suo passaggio».
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DONNE Dolores O'Riordan, dalla depressione alla morte di Silvestra Sorbera

Si è spenta a soli 46 anni Dolores O'Riordan, la cantante dei Cranberries, che lo scorso 15 gennaio ha avuto un malore in un albergo di Londra e se ne è andata per sempre.

Ai vari tabloid inglesi gli amici della cantante avrebbero dichiarato che ultimamente la donna era molto depressa ed era stata lei stessa a confidare i suoi problemi di alcolismo e qualche disturbo alimentare che nell'ultimo periodo della sua vita l'aveva sopraffatta.

Adesso le ipotesi sono molteplici e sicuramente un esame tossicologico farà un po' di chiarezza sulla prematura morte della donna.

Indubbiamente negli ultimi giorni la vita della donna è stata messa al setaccio cercando di capire le origini della sua depressione in episodi di quando era bambina fino ad arrivare al 2014 quando su un aereo aggredisce una della hostess, con la conseguenza di un processo in cui si è sostenuta la tesi di un disturbo bipolare.

Una cosa è certa: la musica perde una grande voce, un grosso lutto per questi primi giorni del 2018.
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