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Archivio Telegiornaliste anno XVI N. 10 (627) del 18 marzo 2020
 
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TGISTE Ilaria Brugnotti, ginnastica e motori di Giuseppe Bosso

Incontriamo Ilaria Brugnotti, giornalista e scrittrice esperta di ginnastica e motori.

Tu e la ginnastica, un amore da sempre: com’è nato e come ti ha accompagnata negli anni?
«Un amore incondizionato, fedele e passionale che non si è mai esaurito. Sono un’ex ginnasta; ho iniziato all’età di cinque anni perché ero molto magra e il pediatra consigliò a mia mamma di iscrivermi in palestra. E da quel momento, non sono più uscita. Sono stata un’atleta (gareggiavo per la Forza e Coraggio di Milano) fino ai diciotto anni, poi, in quinta liceo, ho iniziato a insegnare. Per anni ho allenato una squadra agonistica: al mattino studiavo e frequentavo l’università e, al pomeriggio, in palestra con le mie piccole ginnaste. E quasi tutte le domenica in gara. Così fino a quando mi sono laureata in Storia del Teatro e dello Spettacolo dove, purtroppo, mi sono resa conto che il lavoro in palestra non era conciliabile con la mia “nuova” avventura nel mondo del giornalismo. Ma l’amore per la ginnastica ritmica era troppo grande, quindi ho cercato il modo per tenermelo stretto, portandolo con me sotto nuove vesti. Ho, così, iniziato a collaborare con l’Ufficio Stampa della Federazione Ginnastica d’Italia, con Eurosport, con la Gazzetta dello Sport e, nel 2008, ho creato GinnasticaRitmicaItaliana.it il primo sito giornalistico interamente dedicato a questa bellissima disciplina».

A pochi mesi dalle Olimpiadi di Tokyo quali sono le tue aspettative, pensi ci sarà qualche ginnasta azzurro o azzurra che riuscirà a far appassionare gli sportivi?
«Sono emozionata e grata per essere stata scelta come voce ufficiale - a Tokyo - per il commento giornalistico delle gare di ritmica trasmesse da Eurosport, il canale che detiene i diritti olimpici. La squadra nazionale di ginnastica ritmica, le Farfalle per intenderci, allenata da Emanuela Maccarani, l’allenatrice più medagliata dello sport italiano, è certamente fra i team in lizza per un posto sul podio. Le ragazze hanno un programma tecnico di altissimo livello; hanno vinto tanto e, dopo la delusione di Rio 2016 (arrivarono quarte a un paio di decimi dal bronzo) sono certamente motivate a fare del loro meglio. Con le individualiste ci presentiamo, a Tokyo, con due ginnaste estremamente competitive: Alexandra Agiurgiuculese e Milena Baldassarri, fra le migliori otto atlete del ranking mondiale».

Ritieni ci sia abbastanza attenzione, anche dal punto di vista di spazio riservato dai media, a questa disciplina?
«Rispetto al passato, certamente sì. Quest’anno, ad esempio, le Farfalle sono testimonial di Fastweb. La loro immagine è visibile negli aeroporti, nelle metropolitane; sono protagoniste dello spot tv. Insomma, iniziano ad avere la giusta visibilità. Anche se, forse, in pochi ancora sanno che dietro a tanta bellezza e armonia ci sono quasi dieci ore di allenamento quotidiane per sei giorni alla settimana e undici mesi all’anno. La Squadra nazionale di ginnastica ritmica è l’unica squadra, in Italia, che si allena in un Centro Tecnico permanente, a Desio. Le ragazze vivono in hotel e ogni giorno si allenano all’Accademia Internazionale di ginnastica ritmica, la Casa delle Farfalle, inaugurata dal Presidente del CONI Giovanni Malagò, nel mese di settembre del 2018».

Altra tua passione i motori, come ti sei avvicinata a questo mondo?
«Sono nata e cresciuta in mezzo alle auto. Mio papà ha venduto automobili per una vita, mentre mio cugino Walter Brugnotti è stato Direttore della Comunicazione di Citroën Italia, per oltre trent’anni. Quando ho deciso di intraprendere la carriera giornalistica (in realtà ero partita con l’idea di fare l’autore televisivo) è stato lui a indirizzarmi ad AGM, nel 2004, una casa di produzione televisiva che realizzava contenuti per i motori. E così ho iniziato: prima con Odeon TV (Motown Trend, Motown on The Road), poi con 7Gold (Manuel). Nel 2006 un anno di passaggio a ClassTV, per approdare, nel 2007 a QuattroruoteTV dove ho lavorato fino al 2013, l’anno in cui è nato mio figlio Mattia. Nel frattempo ho collaborato con il Corriere della Sera, per le pagine dei motori. Dal 2015 collaboro con Repubblica TV, canale Motori e da quest’anno curo la sezione automotive di The Boat Show con la rubrica Sail and Drive».

Mamma e giornalista oggi, in base alla tua esperienza, si può?
«Si può tutto. È faticoso, impegnativo. A volte frenetico e stressante, soprattutto quando ci sono le trasferte. Sono una perfezionista. Cerco sempre di trovare la soluzione migliore affinché mio figlio risenta il meno possibile dei miei mille “incastri” e spostamenti lavorativi. È difficile, ma, per ora, anche con l’indispensabile e incondizionato supporto di amici e parenti, ci sono riuscita. Sono anche orgogliosa di raccontare che, proprio in questo periodo, sta partendo un nuovo progetto video Mamme in Auto, con la collega Cristina Altieri, che parlerà anche di queste tematiche. Un altro passo per conciliare, il più possibile, la mia vita di mamma alla mia carriera giornalistica. Il vero problema, comunque, è il tempo: bisogna sapersi organizzare. E sapersi ritagliare spazi esclusivi per sé, per la propria vita privata che non può - e non deve - essere in nessun modo messa da parte. È indispensabile per vivere tutto il resto. Vita privata che, nel mio caso, è rigorosamente “top secret».

Due anni fa hai pubblicato, con Marta Pagnini, un libro intitolato Fai tutto bene. Come la fatica mi ha insegnato a vincere: perché questa definizione, e se rappresenta il tuo modo di essere.
«Il titolo del libro, edito da Baldini e Castoldi, è stato scelto da Marta. “Fai tutto bene” era la frase che sua nonna Maria le diceva sempre prima di ogni gara. Non poteva esserci titolo migliore, perché rappresenta anche il mio modo di essere. La costante ricerca di fare tutto al meglio delle mie possibilità. Un po’ come ho scritto nell’introduzione: Con l’aiuto di quelle poche e semplici parole, scalfite e impresse, per sempre nel cuore. E sulla pelle. Come un diktat senza tempo. E poi la fatica. È uno dei leitmotiv della mia vita. Ne faccio tanta, ogni giorno, per ragioni diverse. Un po’, come per Marta Pagnini, è una delle mie compagne di viaggio, da tenere a bada e da sconfiggere. Ecco credo che la lotta con la fatica sia una di quelle cose che mi danno la carica».

Cosa ti aspetti dal domani?
«Ho imparato a vivere ogni singolo giorno, senza crearmi false aspettative, perché la vita non va mai come uno se la immagina. E poi, un po’ per scaramanzia, preferisco non dire nulla e godermi il presente».
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TUTTO TV Magda Mancuso, ricordando Fiorella Fabiola di Giuseppe Bosso

Showgirl, conduttrice e presentatrice di eventi, Magda Mancuso, da poche settimane in onda su Tla con la trasmissione Punto d’ascolto, in coppia con Miry D’Amico, ci racconta la sua vita, il suo lavoro, e come porti avanti il ricordo della sorella.

Ricordi la tua prima volta davanti a una telecamera, che sensazioni hai provato e cosa ti è rimasto?
«Avevo 16 anni, sicuramente c’era l’incoscienza di un’adolescente alla sua prima esperienza. Col tempo posso dire che ogni volta c’è emozione, ma con lo spirito di una donna ormai matura».

In un’altra intervista hai detto che nel mondo della tv c’è una feroce competizione tra donne: possiamo dire che con Miry-Dolcemora, anche alla luce di quello che ci ha raccontato, hai trovato una piacevole eccezione?
«Certo, ma non solo lei. Sarebbe ingiusto fare di tutta l’erba un fascio, per fortuna nel mio percorso ho incontrato anche tantissime persone che mi hanno arricchito sia professionalmente che umanamente, con le quali ho potuto confrontarmi e migliorarmi».

I social e il contatto diretto con il pubblico quanto sono stati importanti per te negli ultimi anni?
«Molto, soprattutto dal punto di vista dell’affetto e della compagnia che le tantissime persone che mi seguono mi hanno trasmesso quando ho perso mia sorella sei anni fa. Non hanno colmato il vuoto ma mi hanno trasmesso la loro vicinanza, e mi hanno aiutato moltissimo ad andare avanti».

Immagine e professionalità quanto riescono a coesistere?
«Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto in un lavoro come quello che faccio, è innegabile. Ma a parte questo, ovviamente, la professionalità è la prima cosa che il pubblico valuta».

La dimensione locale ti sta stretta? Hai tentato il grande salto in passato?
«Non ho lavorato solo a Napoli, ma ho avuto esperienze anche in altre regioni, dalla Calabria alla Sicilia, e in Rai ho partecipato come opinionista al programma di Enrico Lucci Realiti. Poi ovviamente la mia vita privata, quando mi sono sposata e sono nati i miei tre figli, ha preso il sopravvento e quindi per un periodo sono uscita dal giro. Quando sono rientrata chiaramente ho dovuto ricominciare da zero non avendo più vent’anni. Non è stato facile, ma sono felicissima di quello che ho ottenuto e continuo ad avere. Ora sono tra quelle presentatrici in Campania più richieste per la presentazione di eventi».

Mamma, moglie e lavoratrice, al sud: come ci sei riuscita?
«Devo anzitutto ringraziare mio marito, insegnante di matematica, che mi ha sempre appoggiata e sostenuta; si può fare e ci si riesce se hai accanto le persone che ti aiutano a mantenere il giusto equilibrio».

I tuoi prossimi impegni?
«Al momento, a parte la conduzione di Punto d’ascolto e alla mia web tv, Magda Events, di cui sono inviata, ci sarebbero stati eventi e serate che però, per ovvie ragioni, sono stati sospesi a causa del coronavirus».

Prima mi hai parlato di tua sorella, Fiorella Fabiola, che continui a ricordare ogni anno con Un pensiero per Fiorella Fabiola, di cui hai avuto modo di parlare anche al programma di Caterina Balivo Vieni da me. Com’è nata questa esperienza e a chi è rivolta?
«Perdere una sorella gemella, una persona con cui ho condiviso il momento della nascita, è stato un dolore immenso per me. Sono due anni che ho ideato questo evento, non solo per ricordare lei ma anche per essere vicino a chi soffre di questo male subdolo, la depressione; le persone non devono sentirsi sole, e posso dire che anche quest’anno ho riscontrato una piena partecipazione».
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DONNE Federica Brignone, orgoglio azzurro di Giuseppe Bosso

Prima italiana a trionfare nella Coppa del mondo di sci, la milanese Federica Brignone ha sbaragliato un'agguerrita concorrenza, rappresentata in particolare dall'americana Mikaela Shiffrin e dalla slovacca Petra Vlhová.

Figlia d'arte (sua madre, Maria Rosa Quario, oggi giornalista, negli anni 80 era colonna della Valanga rosa che fece da apripista alla nuova generazione che avrebbe poi conosciuto il suo periodo d'oro con i successi delle varie Compagnoni e Kostner), lo sci nel sangue, a 16 anni è campionessa nazionale juniores, dimostrandosi fin da subito talento emergente e speranza per gli appassionati della disciplina.

Un talento che però, dopo la partecipazione alle olimpiadi invernali di Vancouver nel 2010, deve subire una battuta d'arresto quando, nell'inverno 2013, il malleolo la costringe ad un intervento chirurgico per rimuovere una fastidiosa cisti.

Rientra in tempo per prendere parte ai giochi di Sochi, in Russia, dove pur non conquistando medaglie dimostra di aver superato quello stop e di essere ormai pronta per la definitiva consacrazione.

Ed infatti, nel marzo 2017, nel suggestivo scenario di Aspen, in Colorado con le compagne Sofia Goggia e Marta Bassino colora interamente d'azzurro il podio dello slalom gigante vent'anni dopo Deborah Compagnoni, Isolde Kostner e Sabina Panzanini.

L'anno dopo, a Pyeongchang, per Federica arriva la prima medaglia olimpica, il bronzo nello slalom gigante.

Il resto è storia di oggi, dove oltre al trionfo conseguito a La Thuille ha raggiunto quota quindici vittorie nel massimo circuito internazionale, seconda solo alla Compagnoni tra le azzurre di sempre. La cancellazione delle finali previste a Cortina lascia solo il rammarico di non aver potuto celebrare dinanzi al pubblico italiano il suo trionfo in maniera adeguata, ma ciò non intacca l'impresa di un'atleta che ha pienamente onorato il tricolore e, nel pieno della maturità, siamo certi avrà modo di regalare ancora successi allo sci azzurro.
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