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	 Telegiornaliste anno XVIII N. 14 (698) del 13 aprile 2022
 
	 
		 
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			 | TGISTE Maria 
		Cristina Benintendi, il bello salverà 
		di Giuseppe Bosso 
 Abbiamo nuovamente il piacere di incontrare
		Maria Cristina Benintendi, volto dell'emittente
		Tv Baiano, 
		e non solo.
 
 Ben trovata Maria Cristina, sono passati tre anni dalla nostra
		
		prima chiacchierata: rispetto ad allora quali sono stati i 
		cambiamenti della sua vita professionale?
 «La pandemia ha cambiato la vita di tutti noi stravolgendo il nostro 
		quotidiano, il modo di vivere e di lavorare. Anche la parte 
		giornalistica è cambiata e anch’io ho dovuto imparare a gestire via web 
		molti programmi, ci siamo reinventati e adeguati alle nuove regole di 
		vita».
 
 Mi disse, se ricorda, che avvertiva uno dei vantaggi nell’operare in 
		un contesto provinciale nella maggiore facilità di avvicinarsi ed essere 
		riconosciuta dalla cittadinanza: con l’avvento, purtroppo, della 
		pandemia che ha sconvolto le nostre vite da ormai due anni, cosa è 
		cambiato nel suo rapporto con la gente?
 «Sicuramente ci siamo dovuti abituare a un nuovo modo di interagire e 
		rapportarci. I cellulari e il web in generale sono diventati, per 
		ragioni di sicurezza, la fonte primaria per comunicare ma se si lavora 
		con passione, cercando di comunicare contenuti importanti, anche via web 
		si può arrivare al cuore della gente, cosa che cerco di fare sempre nel 
		mio piccolo. Spero di riuscirci ma questo lo deve dire il pubblico».
 
 E invece per quanto riguarda lei cosa ha cambiato l’avvento di questo 
		male e delle restrizioni che ci ha imposto da due anni a questa parte?
 «Come tutti anch’io ho osservato le regole, ne sono rimasta colpita, 
		cercando di non vivere nel timore che il prossimo rappresenti un 
		potenziale pericolo ma dispensando parole rassicuranti e un sorriso (per 
		quanto la mascherina non lo consenta… ho imparato a sorridere con gli 
		occhi) a tutti per esorcizzare questa paura, questo panico che questa 
		pandemia ha creato. Paure non nuove all’umanità se pensiamo ad eventi 
		simili come l’epidemia di spagnola per citarne una. Le pandemie non sono 
		nuove all’uomo ma in questo frangente ci ha colto di sorpresa e ci ha 
		sconvolto al punto tale da doverci fermare due anni fa con un lockdown 
		totale. Ho vissuto con prudenza ma cercando di mantenere, per quanto 
		possibile, una componente empatica e positiva. Quello che davvero mi 
		sconforta è ora assistere alla difficile situazione in Ucraina, lo 
		scoppio di una guerra ,peraltro all’indomani della pandemia, mi getta 
		nello sconforto. Auguriamoci di assistere al più presto alla fine della 
		guerra in Ucraina e in tutte le zone del pianeta interessate da 
		conflitti bellici».
 
 Sempre in prima linea per eventi e personaggi che valorizzano il 
		“bello” del nostro territorio; una scelta controcorrente in questi tempi 
		in cui si cerca sempre di puntare su eventi negativi e trash, non ha mai 
		pensato di cambiare prospettive?
 «La ringrazio per aver menzionato la mia attenzione su questo tipo di 
		iniziative che coinvolgono anche il mio team di colleghe. No, non ho mai 
		pensato a questo tipo di ‘adeguamento’ e al cambio di prospettiva. Penso 
		che in questo momento storico la cultura, il ‘bello’ in senso ampio che 
		come diceva Dostoevskij salverà il mondo, vada valorizzato in tutte le 
		sue espressioni maggiormente in un momento di smarrimento come questo in 
		cui non possiamo ancora sapere quali saranno le conseguenze di lungo 
		termine di quello che ha portato la pandemia, pensiamo ai ragazzi delle 
		scuole che in questi due anni hanno perso una parte importante della 
		loro vita che non gli potrà essere restituita. Mai come ora non potrei 
		rivolgere lo sguardo altrove».
 
 Altro suo campo di battaglia è la delicata tematica della violenza 
		sulle donne. A quali iniziative sta lavorando ultimamente in questo 
		versante?
 «Anzitutto mi preme tenere alta l’attenzione sulla problematica a 
		maggior ragione in questo periodo in cui la pandemia ha aumentato ancora 
		ulteriormente le disparità di genere e i casi di violenza, sia fisica 
		che psicologica. Le donne si sono trovate a dover affrontare una 
		convivenza continua con i loro carnefici senza dimenticare i dati Istat 
		che ci indicano che a pagare il prezzo più alto della crisi 
		occupazionale, scaturita dalla pandemia , sono state proprio le donne. 
		Si è tenuto il 7 marzo scorso un importante focus sul tema, promosso 
		dalla Commissione Pari Opportunità del comune di San Paolo Belsito, a 
		cui ho avuto il piacere di partecipare come relatrice. È in cantiere un 
		servizio giornalistico dedicato allo spazio ascolto e accoglienza per le 
		vittime di violenza di genere situato presso la procura di Nola (NA). 
		Una risposta concreta che nasce da un protocollo d’intesa con la 
		sottoscrizione del Tribunale di Nola, della Procura della Repubblica, 
		dell’Associazione 
		“Codice Famiglia” e dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di 
		Nola. È fondamentale raccontare e documentare le iniziative concrete 
		volte a contrastare questa emergenza sociale che sembra non voler 
		conoscere fine».
 
 Con la prima intervista ha avuto modo di creare anche un filo diretto 
		con i nostri lettori: cosa l’ha colpita soprattutto di loro?
 «Sono lieta di questo filo diretto con persone che mi seguono e 
		ringrazio tutti per l’attenzione. Quando posso compatibilmente con i 
		miei impegni mando sempre un saluto. È una cosa che è nata in maniera 
		spontanea e che mi ha portata a relazionarmi anche con persone che mi 
		seguono da altre regioni oltre la Campania inoltre colgo l’occasione per 
		augurare a tutti Buona Pasqua».
 
 Guardandosi indietro cosa sente maggiormente: soddisfazione, 
		rimpianto o spirito di ripartenza?
 «Soddisfazione per quello che ho costruito, sono felice di essere 
		riconosciuta dalle persone che incontro per le tematiche che affronto 
		vuol dire che in me hanno riconosciuto valori positivi. Aggiungo anche 
		spirito di ripartenza perché nella vita bisogna sempre migliorare e 
		perseguire nuovi obiettivi».
 
 E guardando avanti, più speranza o incertezza?
 «Da donna e da giornalista nutro speranza, nonostante il difficile 
		momento storico che stiamo vivendo, perché penso che dobbiamo tutti 
		guardare con questo spirito al domani. Perché siano sempre il bello, il 
		buonsenso e i valori del vivere civile a prevalere… non dobbiamo perdere 
		la speranza».
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			 | TUTTO TV Arriva 
					il maresciallo Pietro Fenoglio 
					di Silvestra Sorbera 
 Saranno girati in estate gli episodi di una nuova 
					serie tv Rai tratta ai romanzi di Gianrico Carofiglio.
 
 La serie è incentrata sui racconti del maresciallo 
					Fenoglio che per la tv sarà interpretato da Alessio 
					Boni.
 
 Un buon investigatore deve essere capace di costruire una 
					storia, immaginare che cosa è successo prima e dopo 
					il crimine, come in un romanzo. Poi, costruita la 
					storia, deve andare in cerca di ciò che la conferma e 
					la contraddice.
 
 Così pensa il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio,
					piemontese trapiantato a Bari, che si trova a 
					indagare su un omicidio dove tutto appare troppo 
					chiaro fin dall'inizio. Non fosse che al principale 
					sospettato, su cui si concentra ogni indizio, mancava 
					qualsiasi movente per commettere il delitto.
 
 In un folgorante romanzo breve, Gianrico Carofiglio 
					orchestra una storia perfetta e dà vita a un nuovo 
					personaggio: malinconico e lieve, 
					verissimo, indimenticabile.
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			 | DONNE Maria 
					Grazia Gugliotti, storia di amicizia 
					di Vivian Chiribiri 
 Oggi conosciamo meglio Maria Grazia Gugliotti, che si 
					presenta con il suo primo romanzo L' arte di non essere 
					single.
 
 L'arte di non essere single per te non è il primo 
					romanzo, ti sei già fatta conoscere con Inconfondibili 
					tracce, pubblicato nel 2019. Cosa ti ha spinto a 
					scrivere un secondo romanzo?
 «Inconfondibili tracce, edito da l'Erudita, è una 
					raccolta di diciotto racconti che spaziano tra amore, 
					emozioni e ironia. L' arte di non essere single, 
					edito da Homo Scrivens, invece è il mio primo romanzo».
 
 Da dove nasce l'idea di L'arte di non essere single? 
					Hai qualche aneddoto a cui è legata l'origine del tuo 
					romanzo?
 «L'idea di scrivere una nuova storia, caratterizzare tutti 
					i personaggi, l'ambientazione e tutto il resto, mi piace 
					tantissimo, da qui il piacere di scrivere».
 
 Tra le pagine del tuo libro scorgiamo un profondo legame 
					di amicizia tra donne che si confrontano e consigliano, in 
					particolar modo riguardo a faccende amorose e delusioni in 
					campo sentimentale. Quanto è importante l'amicizia e quanto 
					credi sia influente in scelte di vita, siano esse temporanee 
					o permanenti?
 «L'idea del romanzo non è legata a un aneddoto preciso, ma 
					piuttosto ai tanti aneddoti capitati a molte donne. Nel 
					romanzo l'amicizia è molto importante, infatti Cecilia la 
					protagonista, si circonda di amiche storiche, è l'amicizia 
					la loro forza».
 
 Senza togliere e senza distogliere l'attenzione al 
					successo del romanzo, hai già qualche nuova bozza nel 
					cassetto?
 «Ebbene sì, sto ultimando un nuovo romanzo del quale però 
					non svelerò nulla, è ancora top secret».
 
 Se potessi scegliere di affidare L'arte di non essere 
					single ad un cantante o compositore, a chi chiederesti di 
					interpretarlo musicalmente?
 «A chi affiderei musicalmente L'arte di non essere single? 
					D'istinto ti direi Paolo Maria Jannacci, il figlio di Enzo 
					Jannacci in pratica, per la simpatia d'espressione, ma 
					sarebbe interessante anche ascoltare un'interpretazione di 
					Paolo Conte che adoro».
 
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