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	 Telegiornaliste anno XVIII N. 30 (714) del 23 novembre 2022
 
	 
		 
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			 | TGISTE Maria 
		Cristina Bigongiali, andare sempre avanti 
		di Giuseppe Bosso 
 Inviata di
		
		Porta a Porta, abbiamo il piacere di incontrare
		Maria Cristina Bigongiali.
 
 Una vita da inviata, gioie e dolori.
 «I dolori, se vogliamo chiamarli così, sono il dover essere sempre 
		pronti alle chiamate improvvise, come mi è successo qualche giorno fa, 
		in cui mentre mi trovavo a pranzo al mare con amici mi hanno avvisata di 
		dover andare a Bolzano nel giro di poche ore, in occasione del ponte del 
		primo novembre, uno stress inevitabile; ma è la mia vita, sacrifichi un 
		po’ la vita privata, ma hai modo di interfacciarti con tante 
		problematiche della società, incontri persone che ti stimolano».
 
 Che Italia è uscita fuori dalle ultime elezioni, secondo te, in un 
		momento storico particolarmente difficile tra guerra, crisi economica ed 
		energetica ed emergenza ambientale, parlando sia dal punto di vista 
		delle istituzioni che di quello dei cittadini che hai avuto modo di 
		intervistare ultimamente?
 «Sicuramente è venuta fuori una volontà politica chiara, determinata 
		democraticamente dagli elettori, a differenza degli ultimi anni; ho 
		avuto molta stima di Draghi, che mi dispiace non abbia potuto ultimare 
		il suo mandato, mi sono sentita in buone mani fin dal suo insediamento a 
		Palazzo Chigi; ma a questo punto è giusto che Giorgia Meloni possa 
		lavorare al meglio; da donna sono comunque felice che una donna con 
		mezzi suoi, senza avere alle spalle famiglie e vantaggi di altro tipo, 
		sia riuscita a farsi strada con le sue forze, guadagnandosi la stima dei 
		suoi colleghi di partito, che da una percentuale minima è riuscito a 
		diventare forza di governo, tanto più dello schieramento conservatore».
 
 Hai avuto modo di incontrare soprattutto molti imprenditori e 
		commercianti che da anni devono convivere continuamente in emergenza, 
		prima con le problematiche che ha portato la pandemia e adesso con i 
		rincari per le utenze e non solo: in loro hai ravvisato maggiormente 
		amarezza o speranza nel futuro?
 «Nel periodo della pandemia ho avuto modo di sentire tante voci, anche 
		legate al mondo dell’intrattenimento come gestori di discoteche, di sale 
		cinematografiche, un settore che dà lavoro a tanta gente; rabbia, 
		sicuramente, nel subire decisioni che molte volte non sembravano giuste; 
		adesso la situazione più difficile è quella legata innegabilmente ai 
		costi per le utenze come dicevi, ma ho avuto modo di scoprire anche 
		realtà che hanno saputo ingegnarsi in modo intelligente, come per 
		esempio ultimamente una fonderia di Brescia che ha concentrato il 
		maggior lavoro nelle ore in cui l’energia costa di meno; sarà necessario 
		adesso elaborare dei correttivi a quelle ingiustizie che hanno portato i 
		costi a lievitare in una misura sbagliata».
 
 L’intervista che hai maggiormente amato fare?
 «Mi sono commossa quando sono andata in una casa di riposo, durante la 
		pandemia, in provincia di Verona dove avevano creato la ‘sala degli 
		abbracci’ per consentire agli anziani di rivedere i loro parenti senza 
		rischi dopo mesi; sono momenti che ti arricchiscono umanamente».
 
 La nascita di tua figlia, oggi adolescente, ha comportato nella tua 
		vita cambiamenti che ti hanno pesato?
 «Quando ho deciso di stare per un periodo a casa con lei sapevo che 
		avrei perso delle chance lavorative, ma non ho avuto esitazioni e me la 
		sono goduta interamente nei primi due anni di vita. Poi a poco a poco 
		sono rientrata, anche se credo che la politica dovrebbe affrontare molto 
		più seriamente le problematiche delle donne che dopo la maternità hanno 
		il diritto di riprendere il loro lavoro senza essere tagliata fuori, né 
		emarginate da chi aspetta solo un loro allontanamento momentaneo per 
		prendere il loro posto. Sono stata fortunata, ho faticato ma sono 
		riuscita a ricominciare, pur con tutte le problematiche che comporta 
		conciliare lavoro e famiglia. Ti racconto un episodio simpatico che mi è 
		capitato qualche anno fa, a ridosso della caduta del governo Renzi, ero 
		nei pressi di Palazzo Chigi e i colleghi mi vedevano costantemente al 
		telefono, pensando che fossi in contatto con chissà quale misteriosa 
		fonte, mentre stavo solo parlando con la babysitter di mia figlia…».
 
 Non posso non concludere parlando di Gabriele Bianchi, tuo marito 
		scomparso anni fa a causa di una malattia, di cui conservi il ricordo 
		anche attraverso iniziative benefiche: ci puoi raccontare di qualcosa 
		nell’imminente?
 «È stato il momento più terribile per me e per mia figlia, allora 
		tredicenne, purtroppo capitato proprio nei giorni a ridosso di Natale, 
		nel 2018, in cui ci siamo trovate a dover organizzare un funerale mentre 
		gli altri festeggiavano; dopo abbiamo cercato di rimetterci in piedi, 
		cercando di non perdere di vista i nostri obbiettivi e le nostre 
		ambizioni; ho continuato il mio lavoro, lei era in terza media e ha 
		affrontato gli esami per entrare al liceo, uno competitivo come il 
		Convitto, riuscendoci brillantemente. Per ricordare Gabriele ho creato 
		questa onlus, Con Gabriele contro i Tumori rari, perché lui 
		purtroppo è stato colpito a 45 anni appunto da questa forma, il 
		rabdomiosarcoma, che non colpisce di solito gli adulti; è stato un 
		fulmine a ciel sereno, un vero dramma. Ho presentato l’Associazione un 
		anno dopo, in ricordo del primo anniversario dalla sua scomparsa a Pisa, 
		con il patrocinio del Comune e la presentazione di Paolo Conticini, che 
		è stato amico e compagno di scuola di Gabriele, coinvolgendo amici come 
		Alessandra Gennari, primario di oncologia; raccogliamo fondi, 
		organizziamo iniziative per finanziare un programma di ricerca che va 
		sempre sostenuta, come ha dimostrato il lavoro che ha portato nel tempo 
		a contrastare il covid».
 
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			 | TUTTO TV Veronica 
					Dal Bosco e Maria Dal Monte, volti giovani di Raiuno
					di Giuseppe Bosso 
 La nuova stagione di
					
					Uno Mattina in Famiglia, ormai storica 
					trasmissione del week end in onda su Raiuno, presenta una, 
					anzi due piacevoli novità. All’ormai nucleo storico del 
					programma, composto da Tiberio Timperi,
					Ingrid 
					Muccitelli e Monica Setta, 
					si sono infatti affiancate, con uno spazio tutto loro, in 
					cui la trasmissione si propone di dare voce (e volto) anche 
					alle nuove generazioni, Veronica Dal Bosco e Maria Dal 
					Monte.
 
 Benvenute su Telegiornaliste, Veronica e Maria: com’è 
					nata la vostra collaborazione con Uno Mattina In Famiglia e 
					cosa vi aspettate da questa esperienza?
 «Grazie dell’accoglienza! La nostra collaborazione con 
					Uno Mattina in Famiglia è nata dopo che gli autori ci 
					hanno notate nel nostro programma
					
					Autocollection, andato in onda da maggio a 
					giugno su Rai Due. Da questa esperienza ci aspettiamo di 
					crescere professionalmente così da poter intraprendere ruoli 
					maggiori in futuro».
 
 Come siete state accolte dal cast della storica 
					trasmissione di Raiuno, formato da Tiberio Timperi, Ingrid 
					Muccitelli e Monica Setta?
 «I conduttori ci hanno accolto calorosamente soprattutto 
					Monica Setta. Anche se ammettiamo che è complicato 
					integrarsi in una squadra già consolidata da tempo».
 
 Facendo un passo indietro, com’è nato il vostro sodalizio 
					e come lo avete sviluppato fino ad oggi?
 «Abbiamo iniziato nel lontano 2015 facendo le vallette per 
					una trasmissione di una rete locale di Verona. Nel 2016 
					abbiamo iniziato a lavorare come speaker affiancando 
					Francesco Facchinetti a Radio Kiss Kiss. Inoltre abbiamo 
					preso parte nel 2019 al programma di Michele Cucuzza e
					Mary De 
					Gennaro intitolato Buon Pomeriggio su 
					TeleNorba come opinioniste. L’inizio effettivo in Rai è 
					avvenuto nel dicembre dello stesso anno a Quelli che il 
					Calcio, come Inviate per Hellas dallo Stadio Bentegodi. 
					Il programma in quell’anno era condotto da Luca e Paolo e
					Mia Ceran. 
					Siamo state ferme per due anni, sono stati due anni 
					difficili, ma siamo riuscite nonostante tutto a realizzare 
					il nostro grande sogno di condurre un programma: 
					Autocollection. Questo programma è andato in onda ogni 
					sabato mattina dal 14 maggio al 11 giugno».
 
 Vi sentite davvero espressione della Generazione Z 
					alle prese con il mondo di oggi, nell’interazione con i 
					personaggi che state intervistando nel vostro spazio?
 «Noi siamo la voce giovane del programma, indipendentemente 
					dalla Generazione a cui apparteniamo, cerchiamo di 
					porre domande che siano in linea con il nostro pubblico».
 
 Avete dei modelli a cui ispirarvi tra i protagonisti del 
					piccolo schermo o volete seguire un percorso vostro 
					esclusivo?
 «Una volta i nostri modelli erano Luca & Paolo e Simona 
					Ventura. Ma ora stiamo capendo di essere un personaggio 
					unico che deve percorrere la propria strada».
 
 Oggi Uno Mattina in Famiglia; domani, invece?
 «Per ora ci vediamo ogni domenica mattina a Uno Mattina 
					in Famiglia, poi… chissà!».
 
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			 | DONNE Letizia Vicidomini, nuovi casi per Martino 
				di Giuseppe Bosso 
 Dopo il grandissimo successo che le ha dato lo scorso anno la 
				pubblicazione di La ragazzina ragno, insignito di 
				riconoscimenti prestigiosi come il Garfagnana in Giallo,
				
				Letizia Vicidomini torna ancora una volta in libreria; 
				edito da
				
				Mursia, Dammi la vita, una nuova avventura che 
				vede al centro della storia un personaggio ormai familiare ai 
				suoi lettori.
 
 Bentrovata Letizia; anzitutto, senza spoilerare, come nasce 
				questa nuova avventura di Andrea Martino, commissario in 
				pensione?
 «Martino stavolta si trova al centro di due storie; una, la 
				morte di un giovane pianista, allievo del Conservatorio di San 
				Pietro a Majella di Napoli, trovato accoltellato, in cui 
				bisognerà capire come mai un giovane di talento, così ben voluto 
				e apprezzato, sia stato ucciso così barbaramente; Andrea si 
				trova coinvolto in questa vicenda per caso, in occasione di una 
				visita a Michele Loffredo, suo ‘allievo’ che lo ha sostituito; 
				contemporaneamente Andrea, giorni prima, era stato al cimitero a 
				visitare la tomba di suo figlio Lorenzo, il dolore che porta 
				ancora dentro, e accanto alla tomba nota un’altra sepoltura, con 
				una donna che prega sofferente per quella che si scoprirà essere 
				una bambina di otto anni morta mesi prima; morte naturale? 
				Sembrerebbe così, però… lascio ai lettori scoprirlo! Ancora una 
				volta Martino si alternerà tra indagini e le sue ‘perle’, 
				momenti in cui attraverso lui cerco di riflettere sugli eventi 
				della vita».
 
 Proseguirai ancora in questo filone narrativo?
 «Andrea Martino è apparso per la prima volta in Nero – Diario 
				di una ballerina, mio racconto del 2015; successivamente è 
				voluto ritornare, di sfondo, in Lei era nessuno, 
				parallelamente alla storia di Ines, la protagonista di quel 
				libro, e a quel punto ho capito che la sua presenza nei miei 
				racconti mi faceva star bene; vedremo per la prossima volta, 
				allo stato attuale posso dire che fin quando saprà dare il suo 
				aiuto, il suo supporto a chi gli vuole bene, lo farà».
 
 Anche stavolta il lettore saprà riconoscere il tuo stile di 
				scrittura, che consente anche attraverso momenti di quotidianità 
				svincolati dalla trama principale di analizzare i personaggi 
				nella loro tridimensionalità?
 «Sì, i rapporti interpersonali sono molto in evidenza nei miei 
				racconti, mi piace sottolineare proprio la forza che la serenità 
				di queste relazioni, o di quelle con i propri amici, riescono a 
				trasmettere, anche per alleggerire la tensione che suscita la 
				storia principale; la lettura è anche specchio di noi stessi».
 
 Grandissimo successo ancora adesso riscuote la precedente 
				avventura di Martino,
				
				La ragazzina ragno; qual è stata la cosa che più ti 
				ha inorgoglito?
 «Anzitutto professionalmente è stata la grande soddisfazione che 
				mi ha dato vincere il premio Garfagnana in Giallo; ma 
				soprattutto le occasioni di incontro con i ragazzi delle scuole 
				che si sono aperti con me dopo aver letto quella storia, 
				discusso con i docenti, che si sono resi conto dei pericoli che 
				ci sono in rete; questo risultato concreto, nella vita dei 
				lettori, è davvero una grande soddisfazione».
 
 La ragazzina ragno è stata un’occasione per analizzare 
				le problematiche degli adolescenti di oggi così come il 
				precedente Lei era nessuno l’amore “tossico”: stavolta, 
				senza spoilerare ovviamente nulla, qual è il tema di analisi su 
				cui ti sei soffermata?
 «Mi sono soffermata sull’ambizione e sulla voglia di possesso di 
				cose e di persone può generare; poi aggiuntivamente andiamo a 
				toccare relazioni tra persone adulte e giovani, un aspetto che 
				oggi è molto attuale; relazioni consenzienti o con scambi 
				fisici, che però possono avere risvolti giuridici».
 
 Dove trova Letizia Vicidomini l’ispirazione per raccontare 
				ancora storie così nel mondo di oggi riuscendo ad essere sempre 
				più coinvolgente per i suoi lettori?
 «Non c’è una ricetta; guardo il mondo, vivo la vita, vedo la 
				vita degli altri che scorre, e a volte scattano scintille; amo 
				parlare di quello che ci accade, penso che il romanzo nero sia 
				il vero romanzo sociale che ci può aiutare a crescere».
 
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