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Telegiornaliste N. 25 del 31 ottobre 2005


Dall'impegno al gossip: il mestiere eterogeneo di Silvia Grassetti

Apriamo il numero di questa settimana con l'intervista esclusiva che ci ha rilasciato padre Mounir, che ci aggiorna sulle condizioni di salute della telegiornalista libanese vittima dell'attentato dello scorso 25 settembre (cfr. Telegiornaliste.com n. 21).
Ma Monitor contiene anche l'intervista a Martina Maestri, il "diamante del bordo campo" di cui già vi parlammo nel nostro n. 6. Sul fronte maschile, spazio anche alla splendida carriera di Mino Taveri.
Mentre la televisione ci costringe ancora una volta a riportare il gossip sulla (ex) famiglia Carrisi, e il nostro editorialista ci ricorda l'attenzione alle parole che tutti i professionisti del giornalismo dovrebbero avere, ci imbattiamo nell'ennesima gaffe del frettoloso Tg5 di Carlo Rossella, il nostro esperto di telegiornalismo Filippo Bisleri interviene con una nuova puntata di Vademecum e non trascura né di rispondere ai lettori, né di aggiornarci sulle performance telegiornalistiche dei mezzobusti più (e meno) bravi degli ultimi giorni.
E dopo la grande attenzione che abbiamo riservato nel numero scorso alle donne, anche questa settimana ci concentriamo su alcuni aspetti della femminilità, raccontandovi come ogni donna dovrebbe e vorrebbe diventare per "sentirsi bene" con se stessa: dalla liposuzione alle buone maniere. Ci sarà mai pace per questa metà del cielo?
MONITOR Libano, un Paese che rinasce coi giornalisti di Filippo Bisleri

Padre Mounir Khairallah, prete cristiano-maronita, ci aggiorna sulle difficoltà di fare informazione in Libano.
«L’attentato a May Shidyak, notissima telegiornalista cristiano-maronita che lavora presso la rete Lbc – spiega il sacerdote, vicario generale della diocesi di Batroun – è l’ultimo di una lunga serie di attentati contro gli operatori del mondo dell’informazione, soprattutto quella cattolica, messa in atto dai siriani per non perdere il controllo sul Libano che hanno lasciato, con le truppe militari, il 30 aprile».
Pare di capire, però, che i giornalisti libanesi siano fortemente impegnati a denunciare il fatto che la Siria, attraverso i suoi agenti, cerchi ancora di mantenere una certa influenza sul Libano…
«È proprio così – conferma padre Mounir (che in italiano significa Luciano) -. I giornalisti libanesi stanno patendo molto, in termini di vite e ferimenti, questa loro lunga campagna anti-siriana e a favore della libertà del popolo libanese oppresso per oltre trent’anni dopo essere stato il Paese considerato come la “Svizzera del medioriente”. Ecco, la stampa, per grazia di Dio ancora libera, è stata una delle anime del riscatto del popolo libanese al fianco delle Chiese cristiane e, ultimamente, delle comunità musulmane. Anche perché, è bene ricordarlo, il Libano racchiude ben 18 comunità».
Come sta ora May Shidyak?
«Ha perso una mano e un piede – dice padre Khairallah -, ma dice di voler continuare nella battaglia per la vera libertà del Paese libanese, quel Paese che Giovanni Paolo II ha definito “Paese messaggio” per la sua capacità di far dialogare e convivere le diverse religioni. May è l’ultima grande vittima di un attentato, l’ennesimo colpo inferto al mondo dei giornalisti e io ho ancora vive nei miei occhi le terribili immagini del suo attentato».
Che però non è l’unico…
«In Libano – spiega il religioso – tutti ricordano il terribile attentato nel quale è morto Samir Kassir, il giornalista del Nahar, il più grande quotidiano in Libano. Fu una giornata triste per il Libano. E tutti ricordano i giornalisti uccisi per la libertà del Paese come martiri, un po’ come gli eroi della Resistenza in Italia».
Anche se, di recente, dopo il suicidio a Beirut del ministro degli Interni siriano, la stampa libanese è finita nel mirino delle critiche…
«Sì, è vero – conferma -, ma critiche dei siriani che, così facendo, vogliono screditare il grande valore del giornalismo libanese televisivo, radiofonico e della carta stampata dove donne e uomini stanno dando prova della volontà dei libanesi di far risorgere il loro Paese in modo democratico con il sostegno, finalmente, degli Usa, dell’Unione europea, e della Francia e dell’Italia in particolare».
E il futuro?
«Grazie ai giornalisti in patria – dice padre Mounir - e all’impegno di Usa e Ue, con i primi che hanno capito che il Libano può rappresentare il modo pacifico e senza armi per esportare una democrazia condivisa dalle comunità che compongono una nazione, credo che il Libano tornerà ai fasti dell’inizio degli anni Settanta. In questi anni, ripeto, fondamentale è stato il carattere combattivo e libero delle giornaliste e dei giornalisti libanesi».
MONITOR Martina Maestri, giornalista per sogno di Filippo Bisleri

Martina Maestri, una grande giornalista sportiva, certamente la più bella  bordocampista e cronista delle emozioni del pre- e post partita della serie A (solitamente a lei sono affidate le partite di cartello), ha accettato di raccontarsi ai microfoni di Telegiornaliste.com, cui augura un futuro roseo.
Martina, come hai scelto di fare la giornalista?
«Ho scelto di fare la giornalista – svela in prima assoluta ai nostri microfoni - soprattutto perché affascinata dal lavoro di mio padre. Lui, quando ero piccola, faceva l'inviato per un programma di sci in inverno e di vela in estate. Era sempre in giro, mi faceva racconti meravigliosi, e così quando ho iniziato a pensare quale poteva essere la mia strada, ho scelto il giornalismo. Ho iniziato infatti facendo pratica e scrivendo qualche articoletto per la rivista Sciare, poi sono passata ad una tv locale di Milano, Sei Milano, dove ho imparato a fare un po’ tutto: usare la telecamera digitale, montare da sola i servizi, realizzarli. A quel punto il grande salto: prima alla redazione sportiva di Italia1 e poi Tele+. E ora Sky».
Sognavi già la tv o pensavi a radio e carta stampata?
«Non so se ho mai sognato la tv, quello che è certo è che una volta scoperta non l'ho più voluta abbandonare – racconta -. Mi piace da impazzire trasformare quello che registri su una casetta in un servizio il più completo possibile, montato bene e capace, quando ci riesco, di regalare forti emozioni. Quindi forse sarebbe meglio dire che è stata la televisione a scegliere me».
Sei una giornalista sportiva. Cosa pensi del luogo comune che vuole i giornalisti sportivi meno preparati dei loro colleghi?
«In tutta sincerità – sorride - non mi sono mai posta il problema. Certo, se uno si limita a fare un lavoro superficiale, allora il giornalista sportivo è meno preparato di qualsiasi persona cammini per la strada. Ma ricordarsi storie e date, ricorsi e parole dette, richiede un duro lavoro di preparazione e una memoria di ferro. E solo quando hai immagazzinato tutte queste informazioni puoi sperare di fare un buon lavoro».
Sei un'esperta solamente di calcio o segui anche altre discipline sportive?
«Ecco, già faccio fatica a definirmi un'esperta di calcio, ed è lo sport che ormai seguo al 100%, quindi immagina il resto», e si esprime con uno dei suoi magnifici sorrisi. «Scherzo, sono molto appassionata di sci, ma è una passione ormai amatoriale».
Nella tua carriera hai incontrato diversi personaggi. Chi ti ha colpito di più?
«Ci sono tanti personaggi che mi hanno colpito – racconta la timidissima Martina - per diversi motivi. Papin per la sua storia familiare, non ha avuto nessun problema a raccontare alla telecamera le difficoltà e i problemi della sua bambina, mi ha colpito la forza con la quale ha reagito al problema e la serenità ritrovata dopo anni passati negli ospedali di tutto il mondo.
Mi rimarrà sempre in mente l'unica volta che sono riuscita ad intervistare l'Avvocato Agnelli, mi tremava il microfono, un vero disastro...
Mi piace sempre molto intervistare Shevchenko e Del Piero, due persone prima che due calciatori-personaggi. Mi sono commossa la prima volta che sono andata a Parigi per seguire la consegna del Pallone d'Oro a Pavel Nedved. Potrei andare avanti ancora molto, forse tutto quello che ho fatto mi regala un sorriso e comunque resterà sempre un ricordo importante».
E quale il servizio che ricordi con maggiore gioia?
«Non ho dubbi: il servizio che invece più mi ha lasciato un segno è stato il primo reportage che ho realizzato in Africa. Era la mia prima volta, sono stata in Congo 10 giorni per raccontare le storie legate al pallone. È stata un'esperienza indimenticabile, unica nel suo genere e che mi accompagnerà per sempre».
Hai un modello di telegiornalista? E sogni nel cassetto?
«Modelli – replica - non ne ho e non credo nemmeno sogni. Anzi, forse vedere un Europeo o un Mondiale. Un sogno banale?».
CAMPIONATO Capulli-Moreno coppia vincente  di Rocco Ventre

Si risolve con un pareggio il big match del 9° turno tra la campionessa Francesca Todinie Maria Concetta Mattei. Vincono ancora e rimangono in testa alla classifica Maria Grazia Capulli e Manuela Moreno.  
Dopo le due battute d'arresto consecutive torna alla vittoria Luisella Costamagna soffrendo molto contro Maria Luisa Busi. Monica Vanali strapazza Irma D'Alessandro e si conferma quarta forza del campionato.
In coda, ancora una volta per un solo voto, Maria Leitner ottiene la sua nona sconfitta su nove sfide, mentre Cristina Parodi non riesce a trovare la sua prima vittoria.
L'ottavo turno di serie B è stato fatale per il Tg3: eliminate Federica Sciarelli e Floriana Bertelli
CRONACA IN ROSA O tempora o mores di Fiorella Cherubini

June Walton, vicedirettore responsabile della rivista britannica Good Housekeeping, ha pensato (male) di pubblicare, recentemente, un decalogo di buone maniere per la “signora del XXI secolo”, indicando a pretesto la frenesia del quotidiano, complice, a suo dire, dello smarrimento del bon ton.
Noi, che non amiamo farci trovare impreparati, siamo pronti a renderle omaggio.
Se l’agile libercolo della signora Walton avesse avuto quali destinatari i signori, oltre alle signore, nulla quaestio; ma l’autrice, sparando a zero solo sulle donne e dispensando i maschietti da ogni sorta di veto, ci fornisce l’occasione di rispolverare i concetti di uguaglianza, pari opportunità, e in special modo quello di evoluzione.
Penelope ha smesso da un pezzo di filare e sfilare la tela mentre Ulisse, re della petrosa Itaca, si gongolava tra il canto delle sirene e la penna di Omero.
Sono tempi andati anche quelli in cui Silvia, a Recanati, continuava a star piegata sul telaio mentre una tisi galoppante le mandava in rovina i polmoni con furiosi colpi di tosse, con buona pace del Leopardi.
Oggi le donne hanno conquistato qualche diritto, spesso anche l’indipendenza economica: possono fumare in pubblico e buttar giù un bicchiere di buon vino senza essere denunciate per atti osceni e, perché no, rosicchiare persino una coscia di pollo, e se influenzato Dio ci aiuti.
Insomma, conquiste faticose, in un amen azzerate dalla signora Walton, che depreca tali atteggiamenti – e altri ancora che qui tacciamo per non tediarvi.
Diamo piuttosto uno sguardo al suo decalogo:
« La donna non deve mettersi troppo in mostra». Dovessero mai gli uomini capire che il mondo non appartiene solo a loro.
Anche se hai la fossa delle Marianne al posto dello stomaco, «non chiedere mai due volte la stessa pietanza. Sta male». Sapesse, la Signora Walton, quanto sta male una donna dopo essersi votata all’inedia.
«Un uomo può anche essere maleducato, una signorina no». Questa si commenta da sola.
«Non ubriacarsi alle feste». E’ ovvio, altrimenti, il fidanzato - che emana fragranze di distilleria - chi lo porta dagli alcolisti anonimi?
«Grave maleducazione sbattere le ciglia ad altri uomini “in presenza” del proprio partner». Se tanto ci dà tanto, “in assenza” è presto lecito.
«Vietato baciare l’idraulico». Il che ci solleva qualche perplessità sull’atteggiamento della signora Walton con il suo, di idraulico.
«Estremamente sconveniente è spettegolare, tra amiche, sui maschietti un po’ impacciati sotto le lenzuola». Se la signora Walton non l’ha mai fatto, o è molto fortunata o molto ipocrita.
Madame Bon Ton attribuisce, dunque, tutta la responsabilità del malcostume odierno alle donne e alla vita frenetica in cui si sono buttate senza più curare lo stile, l’eleganza e la compostezza, come invece accadeva una volta. A questo punto, un interrogativo, prepotente, s’impone: cosa avrebbe detto la Walton a Penelope se, stanca di aspettare il suo Ulisse, si fosse intrattenuta con qualcuno degli aspiranti Proci?
CRONACA IN ROSA Liposuzione e botulino, i desideri delle donne di Rossana Di Domenico

In una società dove l'immagine è tutto, sono sempre di più le donne che entrano si rivolgono al chirurgo estetico per eliminare qualche imperfezione, combattere l'invecchiamento o migliorare il proprio aspetto.
La cellulite, ad esempio, è l'inestetismo meno accettato, e induce a sottoporsi ad un intervento chirurgico nonostante i rischi legati all'anestesia: per tutta la durata dell’operazione, deve essere assicurata la presenza dell’anestesista, pronto a far fronte alla minima emergenza. Secondo una ricerca condotta dall’ ISTAT, il 27% delle ragazze fra i 15 e i 20 anni, desidera come regalo di Natale la liposuzione. La percentuale tende a crescere quando vengono superati i 50 anni di età, infatti le signore la chiedono come regalo ai propri figli o mariti.
La cellulite costituisce un motivo di grande business per il settore della cosmesi. Non è un caso che l'anno scorso le italiane abbiano speso oltre 141 milioni di euro, il 10,6% in più rispetto all'anno precedente, in prodotti cosmetici anticellulite (fonte Unipro).
Avere la pelle “a buccia d’arancia” non è comunque l’unica paura delle donne: un altro nemico odiatissimo è rappresentato dalle rughe. Disinteressate alla saggezza sottesa, sempre più donne fanno ricorso al botulino, che dal marzo scorso anche in Italia, come negli USA e in Francia, è consentito utilizzare a scopo cosmetico.
Finora la paura dell'invecchiamento sembrava colpire gli over 30, non certamente i teenager. Ma nella civiltà dell'immagine sono sempre di più le giovani vittime della paura di invecchiare. Oggi sono circa seimila i ragazzi sotto i 18 anni in Italia, e circa sessantamila in Europa, a chiedere di sottoporsi ai trattamenti fino a poco tempo fa utilizzati solo sugli adulti. Le loro richieste sono precise: vogliono iniezioni di botulino e collagene, peeling chimici e dermoabrasioni.
La cura del corpo è di fatto una delle attività più comuni: da una parte c'è la voglia di cambiamento dettata dal desiderio di sentirsi bene con se stessi; dall'altra, a causa dei canoni oggi imposti dalla società e dalla moda, nasce un senso di insicurezza ed inadeguatezza che convince che la chirurgia plastica sia l'unica strada percorribile per arrivare all’accettazione di se stessi.
Anche la tv, nell'ennesimo reality americano, Extreme makeover, mostra con quanta determinazione e disperazione le donne (ma anche gli uomini) sono disposte a soffrire per sentirsi finalmente accettabili.
Ma alzino la mano quei telespettatori a cui non s'è accapponata la pelle a guardare il programma, constatando l'incoscienza e il dolore di chi riesce a volersi bene solo dopo aver cambiato aspetto.
FORMAT  Tg5, una gaffe geografica  di Filippo Bisleri

Quando fare informazione diventa un optional. O, se si preferisce, la fretta è cattiva consigliera. Parliamo del Tg5 di Carlo Rossella che, dopo essersi distinto alcune settimane fa per aver spostato di una settimana un simposio internazionale di medici (data reale il 26 settembre, data spacciata per reale dal Tg5 il 1° ottobre, come vi abbiamo riferito nel n. 23) è ricaduto in errore.
Questa volta la lacuna giornalistica tocca il campo geografico. Già, perché Gallarate, una città di circa 50mila abitanti a pochi passi dall’hub di Malpensa (territorio dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo) e terzo centro della provincia di Varese, è stata ceduta ad altra provincia.
I fatti. A Gallarate, nei giorni scorsi, dopo mesi di indagine vengono fermati alcuni rapinatori che sono anche spacciatori e consumatori di droga. Fin qui tutto bene, se non fosse che il Tg5 pensa bene di spostare Gallarate in provincia di Milano. E, visto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi (almeno stando alla saggezza popolare), mentre la giornalista del Tg5, nell’edizione delle 20.00, manda in onda il servizio su questi arresti illustrati in mattinata in conferenza stampa, accade il fattaccio.
Appare una bella immagine della struttura che ospita la Questura di Varese (con tanto di cartello identificativo) e la giornalista bel bella se ne esce con la frase: «Arresti avvenuti a Gallarate in provincia di Milano e indagini descritte dalla competente questura».
Consigliamo al Tg5 un corso di geografia, anche perché pure Al-Jazeera e i principali quotidiani del Marocco e dell’Egitto, dopo che in estate il primo cittadino di Gallarate, l’azzurro Nicola Mucci, ha posto i sigilli alla moschea-centro culturale della città non a norma con le leggi, sanno che Gallarate è in provincia di Varese.
Ma al Tg5 no… Ahi ahi ahi Rossella…
FORMAT Il caso Lucarelli-Lecciso di Giuseppe Bosso

L’interminabile, e ormai francamente pesante, soap di Cellino S. Marco si è arricchita di un nuovo capitolo, che, come benzina per domare un incendio, ha aggiunto altri veleni all’indomani della rottura tra Loredana Lecciso e Al Bano Carrisi.
Lui, lei, l’altra verrebbe da dire istintivamente; l’altra in questione è al secolo Selvaggia Lucarelli, balzata al centro delle cronache negli ultimi anni più che per particolari doti artistiche dapprima come pioniera del blog made in Italy, poi come “opinionista” all’Isola dei famosi, e infine, dopo una non proprio indimenticabile conduzione di Cominciamo bene estate al fianco di Mirabella, per il matrimonio con Laerte Pappalardo.
Il fatto: poche ore dopo la chiacchierata puntata dell’Isola dei famosi, in cui il cantautore pugliese apprende per bocca di Simona Ventura dell’abbandono della compagna, questa telefona alla Lucarelli sfogandosi contro la conduttrice romagnola e contro l’ormai ex consorte che l’hanno dipinta come una poco di buono; cogliendo la palla al balzo Selvaggia registra la conversazione (da giorni terrebbe l’apparecchio sotto controllo causa telefonate anonime) e poi la inserisce in formato scaricabile sul suo sito, da anni meta frequentata dai navigatori dello stivale.
L’indomani la Lecciso chiede e ottiene che quel file venga rimosso, ma ormai la frittata è fatta, il popolo della rete ha già assorbito e riprodotto il prezioso cimelio, e sul capo della Lucarelli piovono pesanti accuse, basate prima di tutto sul fatto che non è consentito divulgare, senza il consenso dell’interessato, il contenuto di conversazioni telefoniche.
Doverosa premessa: le due dame in questione non sono amiche, come riconosciuto esplicitamente durante quella manciata di minuti maledetti; e allora ci si chiede perché la Lecciso abbia telefonato proprio a lei per confidarsi su cose intime e personali - che nel suo caso sono, a dire il vero, patrimonio della collettività, costantemente aggiornata sugli sviluppi della coppia più chiacchierata dell’anno.
Molti hanno ritenuto, a ragione o a torto, tutta la situazione una messinscena preparata ad arte dalle due furbacchione; qual è la verità dietro questo ennesimo capitolo della saga infinita? Tra tanti dubbi, solo una certezza: i non pochi detrattori della signora Lecciso quasi in Carrisi e della stessa Lucarelli in Pappalardo hanno trovato nuove pungenti frecce ai loro archi, a giudicare dai non proprio lusinghieri commenti che si possono leggere un po’ ovunque sulla rete.
FORMAT Telegiornaliste/i + Telegiornaliste/i – di Filippo Bisleri

Il primo gradino del nostro podio lo assegniamo a Cinzia Fiorato, sempre più regina del Tg1 della notte e sempre più amata dal grande pubblico dei telespettatori. Aspettiamo anche un suo ritorno a ruoli da inviata per tornarne ad apprezzare le grandi qualità professionali in esterna. Per quelle in studio, ormai, non esistono più aggettivi. È semplicemente perfetta. Anche quando sceglie un look vagamente dark. Brava Cinzia, continua così. Questa settimana meriti un bel “9.5”.
Al secondo gradino del podio sale Susanna Petruni, le cui ultime conduzioni e i servizi dimostrano la bravura di questa bionda giornalista tutto pepe dalla grande professionalità e spiccato senso dell’autoironia. Nell’ultima settimana di conduzione ha avuto una giornata difficile il mercoledì con qualche problema nel lancio dei servizi dalla regia, che ha saputo superare alla grande: la classe non è acqua. Brava “8”.
Ancora brava ma perde nuovamente un gradino Laura Cannavò. Che, dopo l’exploit che l’aveva portata in vetta due settimane fa, sta perdendo consensi. Forse anche per il minor numero di apparizioni in video sia a livello di conduzioni sia in veste di inviata. In entrambi i casi Laura è brava, forse è davvero pronta per il Tg5 delle 20.00, al quale tutti si aspettano di vederla presto. Rossella, ma quando saremo accontentati? Per Laura terzo gradino del podio con un “6.5”.
Gradino più basso del contropodio per Maurizio Belpietro. La sua trasmissione L’antipatico è davvero, in alcune puntate, di pessimo gusto, di basso profilo, e mette in mostra una certa arroganza del giornalista nei confronti dell’ospite. Sembra quasi l’atteggiamento di alcuni pessimi arbitri di calcio che, sui campi, dettano legge perché hanno la divisa e non si mettono mai in discussione. Respinto con un “4.5”.
Contropodio anche per Carlo Pellegatti. Va bene essere tifosi, ma faziosi no. È poco professionale e poco educato nei confronti dei telespettatori. Occorre che decida se fa il giornalista o lo show man stile Emilio Fede al Tg4. Ma Fede è spettacolare di suo. Pellegatti, invece, è, ultimamente, sempre più in versione “yes-man”. “5
Gradino più alto del contropodio per Ilaria D'Amico. Che non contenta di aver avuto da ridire con il suo inviato ad Ascoli nel recente episodio del razzo che ha ferito una donna allo stadio, nei giorni successivi ha continuato a mantenere un atteggiamento di superiorità. D’altra parte, è logico che chi dimentica anche solo di rispondere alla platea che in un campionato delle tgiste l’ha eletta come regina e di ritirare la targa, assuma anche coi colleghi simili brutti atteggiamenti. Da rivedere. “6-”.
TELEGIORNALISTI  Mino Taveri, giornalista di gavetta di Filippo Bisleri

Mino Taveri, fresco conduttore di Diretta stadio con la spalla giornalistica di Mikaela Calcagno e quella spettacolare della valletta Elisa Triani, è uno dei numerosi giornalisti della "scuola pugliese". Già, perché Mino, nato a Brindisi il 21 settembre 1961, si forma giornalisticamente in Puglia.
Anche se la sua partenza nel mondo della comunicazione risale al 1979 quando, in settembre, come regalo di compleanno, debutta come dj radiofonico presso Radio canale 94 di Brindisi, emittente del circuito Sper. È questa la radio che lo avvierà al giornalismo. Un rapporto che durerà fino al 1985. Dal settembre 1982 (settembre sembra essere non solo il suo mese di nascita ma la pietra miliare dei suoi spostamenti) lo troviamo presso l'emittente televisiva regionale Puglia Tv (oggi del bouqet Sky) impegnato come giornalista di approfondimento, conduttore e ideatore di programmi sportivi.
Risale quindi al maggio 1985 la sua iscrizione all'Albo dei Giornalisti. Dal 1987 assume il ruolo di direttore responsabile dell'emittente radiofonica regionale C. Riccio, con sede a Brindisi e copertura dell'Italia meridionale, sino al Lazio, con cui collabora fino al 1998. Dal 1987 al 1989 annovera un rapporto di collaborazione continuativo con il settimanale Commercio, turismo e servizi.
Nel 1987 viene assunto nella redazione giornalistica di Telelombardia, emittente televisiva regionale con sede a Milano, con il compito di realizzare servizi e condurre i telegiornali. Svolge il ruolo delicato di inviato per la nota trasmissione Qui studio a voi stadio, che con lui in squadra risulta vincitrice di un Telegatto, negli stadi di Milano, Parma, Bergamo e Cremona.
Mino Taveri è anche l’ideatore e conduttore, sempre per Telelombardia, del magazine settimanale di basket Tiro libero, con in studio i giornalisti Flavio Tranquillo e Oscar Eleni e il giocatore Francesco Anchisi. Conduttore del magazine giornaliero Milano 90 durante Italia 90, con collegamenti da tutti gli stadi italiani e ospiti in studio. Ideatore ed inviato del programma Diretta basket, con collegamenti in diretta dal Palatrussardi di Milano. Diventa quindi responsabile della redazione sportiva dell'emittente.
E' l'ideatore e realizzatore inoltre di diversi appuntamenti speciali non sportivi; tra i più apprezzati: John Lennon 10 anni dopo, commemorazione filmata del decennale dell'assassinio del cantante del Beatles, con testimonianze di musicisti e personaggi dello sport, e Guerra del Golfo, giorno per giorno, diario giornaliero del conflitto bellico in Kuwait.
Lascia Telelombardia nel giugno del 1991. A settembre del 1991 viene assunto nella redazione giornalistica di Tele+2 (successivamente denominata Tele+), e impiegato nei programmi Sportime", Telesport, Momenti di sport, Settimana gol, con Josè Altafini, +2 Sera.
Nel suo curriculum anche il ruolo di inviato per Il processo di Biscardi.
Taveri vanta anche La fabbrica dei gol e Tuttocalcio, questa volta con Fulvio Collovati.
Dalla stagione 1996 - 1997 è telecronista delle gare del campionato di serie A e, dal settembre 1997 al maggio 2003, conduttore del magazine bisettimanale Zona, programma premiato con il Victor-Eutelasat 99 come "miglior magazine calcistico italiano" al Sat-Expo 1999, Salone internazionale delle televisioni satellitari.
Dal maggio del 2003 a gennaio 2005, conduttore per Sky di tutte le trasmissioni inerenti la Uefa Champions League. Dallo scorso gennaio è in forza alla redazione sportiva di Mediaset come conduttore di programmi e notiziari sportivi per Italia1, Canale5 e Mediaset Premium (il digitale terrestre delle reti del biscione). È stato lui, ad agosto 2005, a presentare il varo dei campionati di calcio professionisti.
VADEMECUM Laurea triennale obbligatoria? di Filippo Bisleri

Sul fronte dell’obbligatorietà della laurea per l’esercizio della professione giornalistica il 26 luglio 2005 potrebbe costituire una data storica. Il sottosegretario all’Istruzione e all’Università, Maria Grazia Siliquini (AN), ha trasmesso agli Ordini professionali il nuovo testo del Dpr 328/2001.
«Questa svolta che ha avuto nel senatore Siliquini il motore e nei ministri Letizia Moratti e Roberto Castelli protagonisti certamente primari, che hanno espresso a livello politico il concerto - afferma sul suo sito il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Francesco Abruzzo - ha preso l’avvio nel settembre - ottobre 2003. Il Ministero dell’Istruzione - Università, nell’ottobre 2003, ha risolto la questione del collegamento tra laurea universitaria, praticantato giornalistico ed esame di Stato, dando disco verde alle modifiche del Dpr n. 328/2001 e istituendo una commissione ad hoc».
Con l’iniziativa del sottosegretario Siliquini, è prevedibile che nel giro di 4-6 mesi l’accesso al praticantato giornalistico e all’esame di Stato sia vincolato esclusivamente al possesso di una laurea (qualsiasi) conseguita al termine di un percorso minimo di tre anni.
Il 2005, quindi, è l’anno della svolta. La pratica, di durata biennale, potrà essere svolta fino al 2013 nelle redazioni, ma i tirocinanti dovranno seguire lezioni frontali per 300 ore nelle scuole di giornalismo, nei master universitari e nei corsi di laurea in giornalismo riconosciuti dall’Ordine.
I giornalisti hanno voluto elevare il titolo di accesso, per essere inseriti nel vigente sistema che disciplina l’accesso alle altre professioni, visto che attualmente è previsto il solo praticantato di 18 mesi. Potrà partecipare all’esame di Stato solo chi è in possesso di una laurea triennale unitamente ad un praticantato di due anni.
In alternativa, la pratica potrà essere sostituita da: una laurea specialistica il cui percorso formativo sia almeno per il 50% costituito da attività pratica orientata alla professione di giornalista e disciplinata sulla base di convenzioni con l’Ordine; un master universitario biennale, svolto sulla base di convenzioni con l’Ordine; corsi biennali presso Istituti di formazione al giornalismo, riconosciuti dall’Ordine dei giornalisti.
Chiaramente sono fatti salvi i diritti di accesso all’Esame di Stato per coloro che hanno già svolto o stanno svolgendo il periodo di pratica previsto dal previgente ordinamento, nonché, fino al 2013, per coloro che svolgono attività redazionale giornalistica da almeno due anni consecutivi e coloro che esercitano la professione giornalistica a tempo pieno e in modo continuativo da almeno cinque anni.
L’esame di Stato consisterà in una prova scritta, della durata di 8 ore e in una orale.
(9-continua)
VADEMECUM L'esperto risponde

Ci scrive Laura da Brescia:
Mi si sono prospettate due collaborazioni interessanti di cui pur appassionata, non ho esperienza alcuna:
- collaborazione con un giornale astrologico online
- collaborazione con una testata locale sempre come free-lance
Come è calcolato il guadagno?

Risponde Filippo Bisleri:
Per quanto riguarda l'online esiste un apposito tariffario in via di definizione. Per la testata locale, invece, essendo tu della Lombardia, puoi fare riferimento al sito www.odg.mi.it o alla segreteria dell'Ordine chiedendo copia del tariffario (a dicembre verrà deliberato il nuovo).
Calcolare il guadagno con gli estremi forniti è impossibile. Occorre conoscere periodicità delle testate e pubblico di lettori presente nell'area di diffusione, ovvero quanti potenzialmente potrebbero leggere i tuoi pezzi o vedere i tuoi servizi. Se vuoi delucidazioni maggiori puoi riscrivermi precisando questi dati: potrei fare un calcolo approssimativo del lordo dei compensi. Aspetto tue notizie. Ciao.
EDITORIALE  Piano con le parole di Tiziano Gualtieri

Nel 2001 l'epidemia di Ebola, nel 2002 la zanzara tigre, nel 2004 i pitbull, quest'anno gli schianti degli aerei e - ora - l'influenza aviaria.
Ogni anno (o quasi) il periodo estivo - ma non solo - è portatore sano di disgrazie che, a torto o a ragione, vengono amplificate dai mezzi di comunicazione. Salvo poi scomparire con la stessa velocità con cui sono giunte.
Inutile nascondersi dietro un dito: il giornalismo è fondato sul sensazionalismo, lo sappiamo, ma fare - ogni tanto - autocritica non fa male. Una notizia detta banalmente non attira neppure gli interessati, una notizia montata ad arte può provocare molto seguito, a tal punto da essere portata avanti per svariate settimane.
Purtroppo questa è la verità: capita - a volte - che per mancanza di notizie, non si faccia altro che calcare un po' la mano, amplificando il vero peso dell'informazione. Ben inteso, le cose vanno dette, non bisogna nascondere nulla, ma va data loro la reale importanza.
Il giornalista non è colui che deve decidere cosa sia importante o meno, ma deve fornire gli elementi necessari affinché il fruitore possa, in assoluta indipendenza, decidere una propria scala.
Chi si ricorda negli anni scorsi le notizie e i titoli di giornali e telegiornali allarmanti che riguardavano uno degli insetti più pericolosi del mondo? Sì, proprio quella zanzara tigre, aggressiva, (praticamente) immortale e appestatrice. Quando giunse in Europa tutti si mobilitarono perché la malaria e la febbre gialla non diventassero le nuove spagnole mietitrici di milioni di morti.
Giusto. Doveroso. Ebbene, chi si ricorda che fine fece quella catastrofica minaccia? Le zanzare tigre sono tra noi e vengono spiaccicate sui muri come le loro cugine italiane.
E i pitbull? La scorsa estate ci fu una vera e propria ribellione dei "simpatici" cagnolini che, forse a causa del troppo caldo, sbroccarono e si attaccarono alle facce di chiunque capitasse a meno di un metro da loro. La ribellione, miracolosamente, si è fermata e così - da un attacco al giorno, neppure si trattasse di alieni mutanti pronti a estinguere, a morsi, la specie umana - ora i pitbull sono tornati dei cagnolini adorabili, a tal punto che oggi la notizia di un attacco stupisce e non fa altro che far tornare alla mente strani presagi.
E gli aerei? Da quel tragico ammaraggio al largo della costa palermitana che ha causato la morte di 16 persone, praticamente con cadenza regolare un aereo tornava troppo velocemente verso terra. Ora tocca all'aviaria.
Per l'amordiddio, ripeto, parlarne non fa mai male, anzi, molto spesso aiuta, ma a volte sarebbe il caso di fare davvero attenzione a cosa si dice e si scrive.
Perché gli italiani sono un popolo pigro, che troppo spesso prende per oro colato tutto quello che vede e legge su tv o giornali.
 
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