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Telegiornaliste anno II N. 43 (75) del 27 novembre 2006


MONITOR Telegiornaliste incontra la signora del calcio di Gisella Gallenca
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Cologno Monzese, domenica 19 novembre. Apparentemente, il tempo non era del tutto favorevole. C’era perfino un po’ di quella classica “nebbia in Val Padana”, come in ogni autunno che si rispetti. Ma i capricci del clima non ci hanno fermati.
Avevamo finalmente ottenuto un appuntamento che aspettavamo da tempo. Ilaria D'Amico, uno tra i volti più celebri del giornalismo calcistico italiano, vincitrice dell’ottava edizione del campionato delle telegiornaliste, finalmente ci aveva risposto.
Il premio era già pronto da tempo. Quindi, non ce lo siamo fatto ripetere due volte: alle ore 15.30, puntuali come mai, eravamo fuori dagli studi di Sky. Macchina fotografica e targa alla mano. La soddisfazione per il risultato raggiunto – quando ormai non ci speravamo più – tradiva un filo di umana emozione.
L’assistente di Ilaria ci ha accolti, all’ingresso, con molta cortesia: «E’ ancora al trucco – ha detto – potete aspettarla direttamente in studio». Avvolti dalla penombra, autori, redattori e tecnici si preparavano all’imminente trasmissione.
L’atmosfera era assolutamente domenicale: televisore e partita, qualche taccuino che faceva capolino di tanto in tanto… ma senza ostacolare le esternazioni di tipico tifo all’italiana. Mentre il primo tempo volgeva alla fine, è entrata Ilaria.
Bella e sicura di sé. Quasi una diva. Ci ha subito riconosciuti, però. Il tempo di un veloce scambio di saluti. Poi si sono accese le luci. E la grande macchina televisiva è partita. Un meccanismo rapido ed efficiente. Perfettamente oliato. Veloci scambi di battute, molti contenuti in tempi serratissimi. Il Calcio Show va in onda in diretta. Quindi il “buona la prima” è d’obbligo.
Poi, finalmente, la consegna del premio. «Mi spiace di aver risposto così tardi – queste le parole di Ilaria – ho ritrovato il vostro invito sulla email solo qualche giorno fa… sapete, non sono bravissima coi computer…».
Finite le presentazioni, il momento delle foto. Sul set, ancora illuminato dai riflettori. Mentre, dietro di noi, lo staff lavorava già febbrilmente al cambio di scena.
Ringraziamo ancora Ilaria per la disponibilità e la cortesia che ha dimostrato nei nostri confronti. E speriamo di poterla incontrare di nuovo. Presto, questa volta!
CRONACA IN ROSA Fondi umanitari ai militari di Erica Savazzi

Lo scandalo è stato eclissato dalle polemiche sulla finanziaria, eppure la questione meritava una discussione e una spiegazione, magari da parte di chi il guaio l’ha combinato. Stiamo parlando degli ottanta milioni di euro versati dai contribuenti tramite l’8x1000 Irpef che invece di essere spesi dallo Stato per scopi sociali o umanitari, come indicato dai cittadini, sono stati dirottati alle missioni militari all’estero, anche in Iraq.
Il fattaccio riguarda i fondi raccolti l’anno scorso - dei quali sono rimasti solo quattro milioni di euro che si è scelto di devolvere alla lotta alla fame del mondo – ed è stato candidamente confermato dall’allora sottosegretario all’economia Giuseppe Vegas. Peccato che a denunciarlo sia stato non l’ex funzionario, ma Giulia Maria Crespi, presidente del FAI. Se non avesse parlato, gli italiani sarebbero rimasti ignari, convinti che il proprio 8x1000 sarebbe servito a ristrutturare monumenti o per aiutare associazioni benefiche.
Niente di "meglio", per peggiorare il non idilliaco rapporto di fiducia tra italiani ed istituzioni. I fondi raccolti tramite la dichiarazione dei redditi erano vincolati allo scopo cui li destinava il contribuente, ciononostante sono stati utilizzati in altri capitoli di spesa, senza dire nulla né ai cittadini né alle associazioni. Sembra un'operazione da “furbetti del quartierino”, opportunamente nascosta fino a quando il sottosegretario alla Presidenza del governo Prodi, Enrico Letta, ha dovuto comunicare a 1500 enti che i soldi loro destinati si erano volatilizzati “in conseguenza della Finanziaria 2004 e del decreto legge n. 294/2004”.
Ormai il danno è fatto, e i fondi non sono più recuperabili. Grida però vendetta l'assoluta mancanza di trasparenza e di comunicazione pubblica, sbandierata quando si inaugurano i cantieri, ma sconosciuta quando si gioca alla "finanza creativa" con i soldi dei contribuenti.
FORMAT Codice rosso, eroi tra le fiamme di Giuseppe Bosso

Mancavano solo loro all’appello. Il popolo dei teledipendenti del Belpaese ama gli eroi in divisa, e dopo poliziotti, carabinieri, criminologi e finanzieri, anche i pompieri hanno finalmente la loro fiction.
Mentre si sta esaurendo trionfalmente Distretto di polizia 6 ed è in arrivo il terzo capitolo di R.I.S., Canale5 lancia Codice rosso: sei prime serate che hanno per protagonisti i componenti della Squadra 15 A del Corpo dei Vigili del fuoco di Roma. Li guida Pietro Vega, interpretato da Alessandro Gassman; personaggio tutto d’un pezzo, la sua esistenza viene segnata dalla tragica morte di quattro colleghi, raccontata durante l'episodio di apertura del serial.
Accanto a lui quattro validissimi elementi che rimpiazzano i deceduti: Ivan (Claudio Gioè), fratello di una delle vittime che ritiene il capitano responsabile dell'accaduto; il taciturno e grintoso Rocco (Silvio Laviano), e, per aggiungere una nota di colore, due personaggi coinvolti in una love story, cioè Fausto Rossi - cui presta il volto il protagonista del primo Grande fratello Pietro Taricone - e Stella, unico elemento femminile della squadra - interpretata dalla bella Ilaria Spada, ex valletta televisiva - che cerca di farsi portabandiera delle donne che vogliono intraprendere questa rischiosa professione.
Nel cast anche altri volti noti al pubblico quali Paolo Sassanelli, Serena Bonanno, Anna Melato, e uno straordinario Antonello Fassari che, dopo averci fatto ridere nei Cesaroni, dimostra di saper essere anche un bravo attore drammatico.
Prodotta da Cattleya per RTI, Codice rosso è una storia di azione e di suspense, che, per la prima volta nel nostro Paese, dà risalto a un corpo delle forze dell’ordine più che mai operativo. Gli spettacolari effetti speciali delle scene più pericolose ben si coniugano agli spaccati di umanità legati alle vicende personali dei protagonisti, dai tormenti di Vega alla vicenda sentimentale. E, come da prassi, non manca un tocco di noir, un sottile filo rosso che percorrerà tutta la serie, un nemico che agirà nell’ombra e che si svelerà a poco a poco.
Gli ascolti della prima serata sono stati soddisfacenti, tenuto conto della concorrenza del Treno dei sogni di Antonella Clerici. Si spera che il seguito non sia da meno, e che Codice rosso confermi il momento positivo della fiction targata Mediaset, che in questa stagione, salvo qualche eccezione - vedi La freccia nera - non ha quasi mai tradito le attese.
ELZEVIRO  La passione è “Sottodiciotto” di Gisella Gallenca

La creatività è giovane. E anche quest’anno, per la settima volta, è il Sottodiciotto Filmfestival a portare in scena il cinema dei ragazzi e per i ragazzi. Una kermesse inaugurata a Torino il 24 novembre e in scena fino al 2 dicembre, che vedrà la partecipazione di nomi famosi sulla scena italiana e internazionale.
Forte delle 17.400 presenze del 2005, la manifestazione prevede nove giorni di programmazione e oltre 300 film, suddivisi in due programmi distinti ma complementari. Il primo, rivolto al grande pubblico, presenta una vasta scelta di lungometraggi, cortometraggi, anteprime, eventi e programmi speciali, affiancando film inediti e classici senza tempo.
Il secondo, espressamente pensato per il mondo della scuola, ospita le tre sezioni del Concorso nazionale prodotti audiovisivi delle scuole, a cui sia affiancherà il Concorso nazionale under 18 extrascuola, dedicato alle opere create in modo indipendente dai giovani oggi minorenni: i cineasti di domani.
Il filo conduttore sarà le passioni giovanili, elemento vitalizzante anche oltre le età canoniche e fondamentale nella vita degli individui.
"Sottodiciotto" presenta quest’anno sette anteprime, tra cui Happy Feet di George Miller, la commedia romantica Cambio d’indirizzo (Changement d’adresse) del francese Emmanuel Mouret, El camino de San Diego, del cineasta argentino Carlos Sorin, e Santa Clause è nei guai (The Santa Clause 3: The Escape Clause) di Michael Lembeck.
La Targa Città di Torino - Sottodiciotto Filmfestival sarà assegnata a Marco Bellocchio, ospite del Festival in occasione di un omaggio comprendente dieci titoli tra i più significativi della sua carriera.
In collaborazione con l’Unicef, verrà lanciata in Italia l’iniziativa Palestinian Audio Visual Project, per la raccolta di capolavori del cinema italiano da destinare alle scuole superiori della Cisgiordania, di Gaza e della Palestina.
La sezione "SottoSopra18", dedicata a cineteche e musei che ci restituiscono “giovane” il cinema antico, permette di riscoprire gioielli del cinema muto, nel programma La Méliès Gioventù. Non mancano inoltre i cartoons classici, una selezione dei quali viene proposta anche quest’anno in collaborazione con la Cineteca del Friuli.
Con Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma, si celebra invece con leggero anticipo il centenario del romanzo di Ferenc Molnár I ragazzi della via Pál, grazie alle trasposizioni cinematografiche dirette da Zoltán Fábri (A Pál-utcai fiúk, Ungheria/Usa 1969) e Mario Monicelli (Italia 1935).
Infine, in occasione del novantennale della nascita dell’inimitabile scrittore Roald Dahl, gli allievi delle scuole dell’infanzia ed elementari si divertiranno grazie alla proiezione di alcuni film tratti dai suoi romanzi.
Maggiori informazioni e il programma completo del festival sono disponibili sul sito www.aiacetorino.it.
DONNE Rula, nota di colore del giornalismo italiano di Fiorella Cherubini

“Una gnocca rompicoglioni abbronzata e senza testa”.
E’ questa la didascalia che campeggia sul capo della giornalista Rula Jebreal, 32 anni, palestinese di nascita ma residente a Roma, oggi collaboratrice di Michele Santoro per il suo ritorno in tv con Annozero.
A darle della rompicoglioni fu Sottile, il portavoce di Monsignore della Casa; dell’abbronzata, l'ex ministro Roberto Calderoli; e, dulcis in fundo, della gnocca senza testa Giulio Sapelli, il "Poco Sapiens" docente di storia economica presso l’università di Milano.
Che charme, che classe, che orgoglio avere dei rappresentanti dei cittadini così galanti e perbene!
L’impegno giornalistico di Rula in Italia iniziò nel 1997 attraverso la collaborazione con i giornali Il resto del Carlino e La Nazione, dove si occupava di cronaca locale e temi sociali. Passò ad occuparsi di politica estera e successivamente fu notata dal direttore del tg de La7, fino ad affiancare, da settembre 2006, Michele Santoro nella trasmissione di approfondimento culturale Annozero.
I momenti più ficcanti della trasmissione si concentrano intorno agli editoriali del giornalista Marco Travaglio, che mai si risparmia in livore ed invettive, e alle interviste di Rula Jebreal.
Michele Santoro le concede la parola, la telecamera inquadra la giornalista: il trucco è appena accennato, l’abbigliamento curato e sobrio, mai provocante nei modi quanto provocatoria con le parole. Un saluto educato, appunti sulle ginocchia, penna nella mano destra e parte l’intervista.
Rula formula domande precise ed esige risposte pertinenti.
Puntualmente l’interlocutore di turno, reticente, le provoca moti di stizza che Rula, in barba alla diplomazia, manifesta.
Al telespettatore non resta che notare l’ancora radicata contrarietà degli uomini alla "corsa al potere" delle donne.
L’essere "corrispondente" di guerre personali e sociali, simbolo dell’emancipazione femminile e rappresentante della componente musulmana moderata nel nostro Paese contribuiscono a rendere questa donna un personaggio sempre più scomodo nel giornalismo e nell’editoria.
Rattrista che l’unica difesa dei detrattori sia il ricorso a commenti razzisti e binomi coatti: bellezza - stupidità.
Da esseri umani, alla luce delle incresciose vicende, dovremmo dunque augurarci un Paese abitato da tante Rula, persone abbronzate, colte e con un cervello fine piuttosto che da rappresentanti pallidi, ignoranti e senza testa.
TELEGIORNALISTI 8x1000, arte e ricerca di Erica Savazzi

A quasi un anno di distanza dalla prima intervista, Enzo Mellano torna a parlare di 8x1000, spiegandoci la sua posizione sullo scandalo dei fondi per l'arte utilizzati in Iraq e aggiornandoci sulla raccolta di adesioni per aggiungere la ricerca scientifica tra i beneficiari dell'8x1000.
Giulia Maria Crespi ha denunciato il fatto che i fondi 8x1000 dello scorso anno destinati alla cultura sono stati utilizzati per la missione militare in Iraq. Come è potuto succedere?
«La legge che disciplina l'8x1000 sancisce che i fondi assegnati dai contribuenti alla diretta gestione statale debbano finanziare gli Interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali. Se hanno destinato parte dei fondi a scopi militari, evidentemente hanno ritenuto le suddette finalità sociali meno importanti della missione in Iraq. Le risorse dell'8x1000, però, andrebbero intese come vincolate al finanziamento esclusivo delle finalità contemplate dalla legge, senza deroghe di sorta».
Cosa ne pensi?
«Tali comportamenti assunti da chi deve gestire la cosa pubblica sono inaccettabili. Una scelta politico - amministrativa può essere legittimata dal mandato elettorale, purché esercitata nel rispetto delle leggi. Il cosiddetto "rispetto della legalità" non dovrebbe ridursi a un mero slogan demagogico né dovrebbe valere solo per gli amministrati, ma soprattutto per gli amministratori: per dare il buon esempio».
Rita Levi Montalcini ha lamentato la scarsezza di fondi per la ricerca scientifica. La modifica che proponi all'8x1000 potrebbe essere la soluzione a queste problematiche?
«Con tutto il rispetto dovuto alla persona, alla scienziata, al Nobel, alla senatrice, avrei apprezzato una sua alzata di voce a favore della ricerca, più tempestiva, magari già dopo la sua nomina. E invece ha atteso l'approvazione della finanziaria. In ogni caso, ritengo che i senatori a vita, espressione del presidente della Repubblica e non degli elettori, non dovrebbero partecipare al voto di atti che possano determinare anche la caduta del governo, come ad esempio la finanziaria. Insomma, i senatori a vita non dovrebbero assumere il cosiddetto ruolo di "ago della bilancia".
Per quanto attiene la modifica dell'8x1000, se passa la legge, già dai primi anni la ricerca potrebbe contare su circa 500 - 800 milioni in più, senza prelevarli né dal bilancio dello Stato né dalle tasche dei cittadini».
Come procede la tua campagna per l'inserimento della ricerca scientifica tra i beneficiari dei fondi dell'8x1000?
«Anche se più lentamente, la battaglia continua senza sosta e senza fretta e, soprattutto, senza l'aiuto di politici o apparati di supporto. Si procede ancora grazie solo al passaparola sul web e all'aiuto dei colleghi giornalisti.
Le adesioni private, inviate online, sono arrivate a quota 82.000; le adesioni pubbliche, formulate con delibera di consiglio comunale, provinciale o regionale, governati dalla sinistra o dalla destra, sono in aumento. La Regione Valle d'Aosta, la Provincia di Grosseto, il Comune dell'Aquila hanno discusso o messo all'ordine del giorno la proposta.
Infine, relativamente all' 8x1000 a gestione statale, voglio dare una notizia di cui si parla poco.
Secondo un articolo apparso sul Corriere della Sera nell'agosto 2005, l'8x1000 ha finanziato anche il Comune di Catania, il cui sindaco è Scapagnini, medico personale di Berlusconi».
OLIMPIA Tatiana Zorri, il calcio nel sangue di Mario Basile

Prosegue il viaggio del nostro magazine nel mondo del calcio femminile. Questa settimana, grazie ancora una volta alla preziosa collaborazione di Calciodonne.it, abbiamo incontrato Tatiana Zorri. Ventinove anni, centrocampista esterno del Torino, dal ’94 Tatiana è punto fermo della nazionale azzurra.
Come è iniziata la sua carriera?
«Nel Sora, una squadra del frusinate. Infatti io sono di Isola Liri, un paese in provincia di Frosinone. Ho iniziato a giocare a calcio prima coi miei fratelli, poi ho scoperto questa squadra femminile e, siccome il calcio è sempre stata la mia passione, ci sono andata di corsa. La mia carriera è cominciata da lì: avevo nove anni. Sono passata al Frosinone e quindi alla Lazio, dove ho esordito a quindici anni».
Rispetto agli anni dei suoi esordi come è cambiato il nostro calcio femminile? Ci sono stati dei progressi?
«Sicuramente c’è molta più visibilità. A livello di gioco c’è stato qualche miglioramento. Invece tra la Serie A e le serie minori resta ancora un grande abisso. Questo perché in Serie A giocano ragazze che sono più “atlete”, mentre nelle serie minori tutte le calciatrici lavorano e vedono il calcio solo come un hobby. Certo, anche nella massima serie troviamo ragazze che lavorano e studiano oltre a praticare l’attività agonistica, ma è una percentuale nettamente minore. Quindi molte di loro riescono ad allenarsi meglio rispetto alle colleghe delle divisioni inferiori. Rispetto a quindici anni fa non vedo nemmeno molta differenza a livello tattico».
A 15 anni è arrivato anche l’esordio in azzurro. Cosa ricorda di quel momento?
«Ho provato una grandissima emozione. Mi trovai, però, davanti a una scelta molto difficile, perché proprio quel giorno, il 29 ottobre 1994, si sarebbe sposata mia sorella. Per cui ero indecisa se rispondere alla convocazione o meno. Mia sorella capì quanto fosse importante per me quella chiamata. Così andai in nazionale e debuttai. Quel ricordo mi è rimasto nel cuore. Anche perché poi giocammo contro la Norvegia, c’erano diecimila persone sugli spalti: fu una bellissimo momento».
Cosa si prova ad indossare la maglia azzurra?
«Andare a rappresentare la tua nazione in tutto il mondo è una bella emozione. Indossare la maglia azzurra è indescrivibile. Ogni volta che mi capita provo le stesse sensazioni del primo giorno. Giocare in nazionale è il sogno di tutte le calciatrici».
Il calcio maschile ha attraversato momenti difficili. C’è qualcosa che può imparare da quello femminile?
«Il calcio femminile è rimasto come era una volta: tante ragazze lo fanno solo per passione. Mentre quello maschile oramai è diventato un business e, come dice un proverbio delle mie parti, i soldi fanno tornare la vista ai ciechi. Forse devono imparare ad essere umili e magari tornare al passato, quando c’era meno denaro in ballo».
Per chiudere: un suo consiglio alle ragazze che vorrebbero diventare calciatrici.
«Il mio consiglio è avere umiltà e voglia di imparare. A livello tecnico, allenarsi tantissimo e guardare le partite di calcio maschile. Anzi suggerisco di allenarsi, quando possono, oltre che con la propria squadra anche con gli uomini: si cresce tantissimo. Infatti con la nazionale spesso incontriamo squadre le cui calciatrici hanno tutte una prestanza fisica da uomo e soffriamo sotto questo aspetto. Per cui allenarsi con le squadre maschili può essere molto utile per migliorare».
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