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Archivio Telegiornaliste anno V N. 18 (189) del 11 maggio 2009
 
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MONITOR Paola Ferrari: il calcio, eterna passione di TonyJay, Valeria Scotti, Deborah Comoglio, Giuseppe Bosso

Grazie alla collaborazione con Radio Web Stereo, abbiamo raggiunto telefonicamente Paola Ferrari, grande amica di Telegiornaliste e volto storico dello sport targato Rai.

Qual è il bilancio che puoi trarre da questa Champions League?
«Beh, molto positivo. Mi diverto a condurre i programmi dedicati alla Champions, ormai è diventato un campionato europeo da quando si è allargato. Non sono d'accordo sul fatto che il campionato di serie A sia meno bello e offra un calcio di qualità inferiore alla Champions. Però devo dire che quando vedi giocare grandi campioni come Messi, Cristiano Ronaldo, Gerrard, oltre ovviamente ai nostri, è entusiasmante».

Li metteresti sullo stesso livello?
«Trovo che il campionato italiano, anche perché coinvolge poi tutta l'Italia, ci dia sempre delle emozioni diverse. Le emozioni della Champions, però, sono molto forti. A livello di programma, ad esempio, non mi aspettavo un risultato così straordinario. Questa volta devo veramente complimentarmi con la mia squadra, con Rai Sport, col mio curatore Giampiero Bellardi, perché abbiamo fatto dei risultati straordinari. Addirittura abbiamo battuto Matrix e Porta a Porta nella sera della proclamazione di Obama presidente degli Stati Uniti».

Quindi lo sport sopra ogni cosa.
«Sono risultati importanti in un anno in cui le reti generaliste non avevano creduto tantissimo nel calcio. Mediaset ha messo Controcampo su Retequattro, la stessa Rai aveva scelto di programmare la Champions League, le partite su Raidue, invece la risposta data dai programmi del calcio in modo particolare dalla domenica sportiva e dalla Champions League sono stati davvero molto positivi. Il pubblico ha ancora voglia di vedere il calcio se fatto bene, se presentato nel modo giusto in televisione oltre ovviamente all'evento della diretta. Il calcio è pieno di passione, è la grande passione degli italiani, ed è la mia grande passione. Il calcio poi sa rigenerarsi nonostante i tanti scandali e i tanti problemi».

La tua opinione su Mourinho?
«Bisogna prenderlo com'è. Mourinho è un personaggio a tutto tondo, abbastanza scorbutico e dice sempre quello che pensa. Comunque è uno che sa fare il suo mestiere, sa motivare la squadra, sa metterla in campo. A me piace così come mi piacciono le persone che credono nelle proprie idee e le portano avanti. Non ce ne sono tante nel mondo del calcio».

Intanto sono sempre di più le donne che si occupano di sport in televisione. Tu pensi di aver fatto buona scuola da questo punto di vista?
«Lo spero. Io dico sempre che per andare avanti in questa professione ci vuole tanta passione: è un settore faticoso, la stagione è lunga, devi stare spesso fuori di casa la domenica, devi girare e sacrificare parecchio la tua vita privata. Vedo tante donne iniziare per poi fermarsi e io sono contenta di aver fatto questa strada perché sono stata una delle prime. Ormai sono più di dieci anni che conduco i programmi principali, sono stata per tanti anni a La Domenica Sportiva, Novantesimo Minuto, i programmi principali sui quali la Rai punta di più. Mentre Mediaset, da quanto vedo, non dà tanto spazio alle donne per la conduzione».

Parliamo della tua avventura politica. Dopo la candidatura dello scorso anno, ritenteresti questa strada?
«Non è stata un'avventura: da 7/8 anni ho sempre preso parte a certe iniziative. Ero stata in due gruppi di studio voluti dalla Prestigiacomo quando era ministro delle pari opportunità, avevo prestato il mio impegno al ministro Giovanardi in un'iniziativa governativa contro le stragi del sabato sera. Poi ho deciso di impegnarmi in maniera più attiva insieme a Daniela Santanché, mia cara amica. Più che altro è stato un atto di amicizia nei confronti di un'amica. Adesso, però, preferisco restare al mio lavoro che faccio da più di vent'anni. E poi è difficile far convivere queste due anime: non puoi isolarti e non vedere quello che ti accade attorno. Il mio è un lavoro che ti assorbe tantissimo, il mondo dello sport oggi è anche business, economia e quindi non puoi preoccuparti d'altro».

Ci racconti il tuo rapporto con Telegiornaliste?
«In classifica sono sempre impantanata. Non vado mai avanti, mi votano in pochissimi, ma sono contenta per Maria Concetta Mattei, sempre piazzata benissimo. La trovo meravigliosa e oltretutto è una mia carissima collega e un'amica straordinaria di grande umanità, una di quelle che si incontrano una volta nella vita. Sul sito ci sono tutte colleghe bellissime, però penso che per il video occorra anche quel qualcosa in più. E credo che Maria Concetta ce l'abbia, ovvero la dolcezza e un modo diverso di trasmettere la notizia arrivando a tutti».
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CRONACA IN ROSA Europa, o no? di Erica Savazzi

Guardo i cartelli della campagna elettorale per le elezioni di giugno e mi chiedo: ma per cosa andremo a votare? La risposta è facile: per il Parlamento europeo e in alcuni casi per le amministrative. Quindi dovrebbero esserci dei cartelloni che diano qualche informazione su come un dato partito o schieramento intenda comportarsi in Europa. Invece, il nulla.

Sola eccezione l’Idv di Di Pietro, che invece parla chiaramente delle posizioni che assumerà a livello comunitario. Per il resto, manifesti generici che potrebbero andare bene in ogni occasione: Casini che si fa fotografare in famiglia, puntando tutto sulla sua immagine, il Pd scrive di tematiche generali cadendo quasi nella banalità (chi non vorrebbe tenere stretto il lavoro e “spingere via” la disoccupazione?), il Pdl al momento è assente, i manifesti di Sinistra e Libertà sono mirati a far conoscere l’esistenza della nuova entità, non le idee che porta. Sull’Europa, il nulla.

Per invitare gli elettori a votare, il Parlamento europeo ha ideato una campagna di informazione per tutti i 27 Paesi. Con lo slogan It’s your choice – Usa il tuo voto, si parla di ambiente, energia, marchi, lavoro: con il voto si può scegliere in quale direzione andare. In Italia non è mai arrivata perché, come si legge sul comunicato del ministero per le Politiche comunitarie, “Il Ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, ritiene che i contenuti della campagna di comunicazione promossa dal Parlamento europeo, nella sua attuale formulazione, non siano idonei a migliorare la percezione e la conoscenza dei valori e delle opportunità derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea”. Affermazione cui segue la promessa di una campagna elaborata direttamente dal ministero.

Se invece avete dubbi su chi votare o volete semplicemente divertirvi, andate al sito www.euprofiler.eu: dichiarandovi più o meno d’accordo sulle affermazioni che vengono presentate, potrete scoprire quale schieramento politico si adatta di più alla vostra visione.
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FORMAT Ad altra voce! di Federica Santoro

Stando a quello che scrive la stampa italiana, il Paese sarebbe invaso da orde di immigrati violenti e pericolosi, clandestini senza permesso di soggiorno che riempiono le nostre belle e tranquille città bivaccando e sporcando dappertutto senza essere puniti. Titoli ed articoli che in qualunque Paese democratico sarebbero considerati «incitamento all’odio razziale», da noi sono consuetudine.

A niente è servita l’approvazione, nel giugno del 2008, della Carta di Roma dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa, dove si invitano i mezzi d’informazione a tenere un atteggiamento corretto e responsabile verso le notizie che riguardano i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta e i migranti.

Per sfatare i luoghi comuni di questa cattiva informazione, è nato un progetto pilota della durata triennale promosso da Cospe - Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti e Regione Emilia Romagna. L'obiettivo è raggruppare in una rete/network i vari organi media regionali (giornali, periodici, siti web, webtv etc.) con uno scopo: promuovere la comunicazione interculturale nella società.

Oggi l’Emilia Romagna è l’unica regione in Italia che ha inserito questo tipo di sostegno nelle sue politiche a favore dell’immigrazione. Gli ambiti di sperimentazione della MIER, la Rete Media Interculturali Emilia-Romagna, vanno dalla cultura alla politica, per sensibilizzare i media, gli organi territoriali e quindi tutta la popolazione.

Al progetto hanno aderito fino ad ora Asterisco Radio (una web radio), Crossing Tv (una web tv), alcune pubblicazioni cartacee e diversi siti. L’aspetto più apprezzabile di questa importante iniziativa è la partecipazione di moltissimi giovani immigrati, cosiddetti di seconda generazione, quelli che non si riconoscono nell’immagine deviata trasmessa dai mezzi d’informazione tradizionali.
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CULT Maggiorate alla riscossa di Valeria Scotti

È il seno che fa la differenza. Discriminazione di taglia, per dirla tutta, e non importa se si tratti di plastica o di materiale generosamente fornito da Madre Natura. Insomma, ago e filo per seni floridi costano di più tanto che Marks & Spencer (M&S), nota catena di grandi magazzini inglesi, l’aveva sparata grossa: sui reggiseni a partire dalla coppa DD, un sovrapprezzo di 2 sterline di più - circa 2.20 euro - rispetto a quelli di taglia inferiore.

E così, il simbolo di liberazione durante gli anni dell'emancipazione femminile, costretto a inginocchiarsi di fronte alla crisi mondiale. Oltre al timore, espresso dagli esperti, della corsa all’acquisto di reggiseni di taglia inferiore alla propria con il risultato di gravi danni alla postura, alle spalle e alla schiena, e di simpatici fuoriprogramma con capezzoli in bella vista.

Ma come ogni vicenda a lieto fine che si rispetti, ecco arrivare la paladina pronta a battersi per i diritti delle maggiorate: Beckie Williams, 26enne di Brighton. Ovviamente ben fornita di materia prima.

Beckie ce l’ha messa davvero tutta. Ha lanciato su Facebook il gruppo Busts 4 Justice - seno per la giustizia - accompagnato dall'immagine di Wonder Woman, icona del malcontento sul web. Ad oggi, oltre 16mila adesioni. Poi ha protestato davanti al direttore della filiale. E non del tutto soddisfatta, ha comprato una piccola quota di azioni di M&S pur di sedersi al prossimo consiglio di amministrazione previsto per luglio.

Impegno premiato. Dopo le prime giustificazioni dei responsabili della catena, secondo i quali le taglie di reggiseni dalla quarta misura in poi richiedono più lavoro specializzato, ecco la marcia indietro tanto attesa con scuse sui maggiori quotidiani inglesi e una sorta di risarcimento: un'offerta speciale su tutte le coppe superiori alla DD presenti sugli scaffali.
Maggiorate uno, Marks & Spencer zero.
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DONNE 100 anni tra scienza e storia di Chiara Casadei

Alla domanda «Com’è la vita a cent’anni?» lei risponde argutamente: «Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente». E la sua mente, senza esagerare, è una delle più geniali mai esistite. Rita Levi Montalcini. Il nome è più che sufficiente, senza dovervi apporre vicino nient’altro. Nei suoi cent’anni di vita – compiuti il 22 aprile scorso – di cose ne ha viste e ne ha fatte, ma come riuscire in poche righe a fare un resoconto soddisfacente della vita di questa incredibile donna?

Invece di elencare una serie di dati biografici – nata il 22 aprile 1909 a Torino da padre ingegnere e madre pittrice, aveva una gemella di nome Paola e ha studiato Medicina all’università – è più giusto riportare qualche informazione per capire meglio chi è davvero Rita Levi Montalcini. Ostinata, caparbia, determinata e intuitiva, queste sono solo alcune delle caratteristiche predominanti del suo carattere volubile, le stesse però che l’hanno in gran parte aiutata a raggiungere gli innumerevoli successi che hanno costellato la sua vita.

Ha costruito da giovane un minuscolo laboratorio 2x3 in camera da letto, un modo veloce e pratico per fare le sue ricerche, «era tale la gioia che tutto il resto era acqua sulla pelle di un’anatra, non mi toccava». Non ha figli e non ne sente la mancanza: le persone che ha incontrato lungo il suo percorso, coloro che proseguivano in un qualche modo il suo stesso modo di pensare e di vedere le cose, loro erano i suoi figli. Quando ha saputo che le avrebbero assegnato il premio Nobel per la Medicina – anno 1986, per aver scoperto il Nerve Growth Factor – stava leggendo un libro di Agatha Christie. Quel libro non l’ha mai finito.

Riguardo l’insigne riconoscimento, ammette che non sia stato affatto un male averlo ricevuto così tardi nella sua carriera. Questo le ha infatti permesso di proseguire i suoi lavori e la sua vita scientifica in piena tranquillità, anche perché: «Non son fatta io per essere una figura pubblica, per apparire sui giornali. Questo mi dispiace e mi annoia».

Inoltre, è fondatrice e sostenitrice dell’EBRI – European Brain Research Institute – ovvero dell’Istituto, senza scopi di lucro, di ricerca scientifica sulla malattie neurologiche e neurodegenerative di Roma. Ente che sta rivoluzionando positivamente la ricerca e lo sviluppo scientifico in Italia. Nel team ci sono studiosi di diverse nazionalità, animi ispirati e passionali, proprio quelli che la scienziata afferma di prediligere: «Preferisco una persona passionale a una perfetta».
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TELEGIORNALISTI Alan Patarga: aspettando un Paese più ricco e felice di Giuseppe Bosso

Giornalista professionista dal 2004, Alan Patarga è nato a Roma trent'anni fa. Oggi scrive per il quotidiano Il Foglio e fa parte della redazione economica del Tg5.

Pro e contro di lavorare al Tg5?
«Vedo solo pro. Anzitutto, per l'importanza e il prestigio della testata che nel corso degli anni ha cercato di avvicinarsi alle famiglie, al cittadino medio provando a scavalcare quegli squilibri tra informazione istituzionale e temi più leggeri. Insomma, cercando di non fare i perfettini. E poi ho il piacere di far parte di una redazione straordinaria, sia professionalmente che umanamente, con colleghi di grande valore con i quali è facile lavorare bene».

Come pensi sia stato l'atteggiamento dei media in generale rispetto al terremoto in Abruzzo?
«A parte qualche collega non del Tg5 che non ha dimostrato sempre grande delicatezza per il dolore delle persone, devo dire che in generale ho assistito ad una buona copertura mediatica, c'è stata una grande partecipazione emotiva da parte di tutti».

Cosa credi porterà l'avvento del digitale terrestre?
«Un'offerta più ampia per il telespettatore. La tv generalista probabilmente, nella prima fase del passaggio dall'analogico, svolgerà un ruolo di traghettatore, e non credo perderà il suo seguito».

E per quanto riguarda il lavoro dell'informazione?
«Anche qui credo che l'offerta aumenterà notevolmente e ciò favorirà soprattutto la crescita e lo sviluppo di canali all news come in altri Paesi dove da tempo esistono realtà consolidate, ad esempio la BBC World News e France 24».

Da cosa nasce l'idea della vostra redazione di creare uno spazio su Facebook per interagire maggiormente col pubblico?
«Proprio per l'esigenza di raggiungere più da vicino i nostri telespettatori e creare un filo diretto con loro in modo che possano farci delle segnalazioni, è uno strumento utile: ci consente di capire come viene percepita la notizia e il modo con cui la trattiamo dal nostro pubblico. Si tratta di una grande potenzialità che ci offre questo social network che ormai ha spopolato nel nostro Paese».

Il servizio che ti è rimasto maggiormente impresso tra quelli che hai realizzato?
«Tenendo conto che lavoro da poco al Tg5, recentemente ho provato una grande soddisfazione per aver parlato, come inviato dagli Stati Uniti, dell'accordo tra la Fiat e Chrysler, una notizia molto attesa».

Che notizia ti piacerebbe invece dare un giorno?
«Mi piacerebbe poter parlare di un aumento dell'occupazione e di un Paese più ricco e felice».
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SPORTIVA La farfalla che domina il vento di Pierpaolo Di Paolo

Ha appena vinto il Mondiale Giovanile Open in Thailandia, ed è solo l'ultimo successo di una serie perfino troppo lunga, considerata la sua giovane età. Laura Linares, ragazza siciliana originaria di Erice (Trapani), è una vera e propria enfant prodige del windsurf italiano. I suoi successi iniziano già nel 2003, quando - a soli 13 anni - sbalordisce tutti salendo sul gradino più alto del podio nei Mondiali Junior in Messico. A 16 anni diventa la più giovane atleta del team azzurro della vela olimpica. Un traguardo prestigioso, conquistato di prepotenza e a suon di successi. Dal 2003, infatti, la ragazzina inizia una interminabile sequenza di esaltanti vittorie, culminate con l'affermazione in Thailandia. Una valanga di trionfi che le son valsi anche un altro prestigioso primato: Laura è l'atleta vincitrice di più titoli mondiali nella storia della vela giovanile.

Risultati eccezionali che non potevano non catapultare sulla giovanissima pressioni ed aspettative enormi. E' evidente che in tanti, anche nella federazione, hanno già cominciato a puntare su di lei per il dopo Alessandra Sensini. Conciso ma significativo il commento del Presidente Federale Carlo Croce: «Se la Linares può superare la Sensini? Non posso dire sia improbabile».

Pressioni che non la spaventano: lei, grinta e determinazione da vendere, non ne sembra minimamente intimidita. «Sono contentissima di aver vinto tutto quello che c'era da vincere, ma adesso inizia una stagione molto importante, quella del quadriennio olimpico. È stato un periodo di grandissime soddisfazioni, ma ora si ricomincia daccapo. Entro nel professionismo e c'è tantissimo da lavorare». E il confronto con un mito come la Sensini? «Alessandra è una velista fortissima e una persona che stimo molto. Ha una grande esperienza, e coi suoi 20 anni in più è per me un valido punto di riferimento. Il mio obiettivo, però, non è superare lei, ma me stessa. Sensini o non Sensini io voglio solo migliorare, andare alle Olimpiadi e dare il massimo».
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