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Archivio Telegiornaliste anno V N. 37 (208) del 19 ottobre 2009
 
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MONITOR Francesca Devincenzi, la telecronaca si fa rosa di Giuseppe Bosso

Giornalista pubblicista dal 2005, Francesca Devincenzi è il volto di Tempi supplementari su E' Tv.

Quali sono le aspettative del Parma, dopo i fasti degli anni 90?
«Per la prima stagione in A una salvezza tranquilla; per il futuro, il progetto è di tornare gradualmente, almeno in quattro anni, quantomeno nel giro dell’Europa League, la nuova Coppa Uefa. Ci sono sicuramente le basi per ripercorrere le orme del primo grande Parma, quello di Nevio Scala, e il fatto che si sia rinnovato il contratto a Guidolin è già un segnale».

Quale può essere il ruolo delle provinciali in questo calcio delle spese folli delle grandi?
«Le grandi che possono spendere sono soprattutto all’estero, vedi in Spagna il Real Madrid e il Barcellona che godono dei vantaggi di una legislazione fiscale favorevole, o in Inghilterra. In Italia ho la sensazione che anche grandi presidenti, come Moratti, stiano tendendo sempre più ad acquisire una mentalità da provinciale».

Credi che le giornaliste sportive abbiano acquistato maggiore competenza rispetto agli uomini?
«Non credo sia questo il punto. Semmai il problema è che a noi donne viene chiesta maggiore competenza, maggiore attenzione. Mentre certi errori ad un uomo sono permessi, a noi invece possono costare caro. Vale per ogni aspetto del giornalismo, dal lavoro di redazione al salotto televisivo».

La tv locale ti sta stretta?
«Ho iniziato a Stream, anni fa, presso Mediadigit, per poi progressivamente cercare di spostarmi in ambito locale per esigenze mie personali, mi ero da poco sposata. Adesso che mi ritrovo single, mi rendo conto che è stata dura rientrare nel giro alto. Certo, spero di poter arrivare ad alti livelli, il massimo sarebbe Sky Sport 24 che per me è la redazione più attiva in ambito sportivo. Comunque, oltre che nella tv di Parma, sono anche presente su un canale nazionale come Conto tv».

Che idea ti sei fatta del nostro sito?
«Una bella idea. Avendo cominciato sulla carta stampata ed essendo rientrata a poco a poco nel circuito televisivo, mi sono resa conto di quanto sia importante, per il nostro lavoro, avere una vetrina che ti dia visibilità, non solo dal pubblico della tua zona. Telegiornaliste offre veramente un grande servizio, ed è carino scoprire di avere un seguito, persone che ti ammirano e ti apprezzano».
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CRONACA IN ROSA Donne e politica: la discriminazione resta di Federica Santoro

Nel nuovo Parlamento Europeo il gruppo ambientalista per la prima volta può vantare una maggioranza tutta femminile. Il dato emerge dal Rapporto sulla Rappresentanza Femminile consegnato dall'EWL (European Women's Lobby) al presidente del Parlamento Ue, Jerzy Buzek. È infatti del 54% la rappresentanza femminile nei Verdi europei, contro il 46% registrato in passato.

Una notizia positiva ma non esaltante se si pensa al fatto che nella formazione di centrosinistra - Alleanza progressista di socialisti e democratici (S&D) - cui fa capo il Partito Democratico sono 74 le donne elette su 184 onorevoli, ovvero il 40% del totale, in lieve calo sul dato del 2004 (41%); senza contare la situazione di assoluta preminenza della componente maschile all'interno del Partito conservatore (ECR) in cui ci sono solo 7 donne su 35 eletti, il 13% del totale. Tanto vale consolarsi ricordando che trent'anni fa, nel 1979, le donne nel primo Parlamento Europeo erano praticamente inesistenti, con un esiguo 16%!

Se passi da gigante sono stati fatti per garantire alle donne uguale diritto alla partecipazione attiva nella vita politica e in materia di pari opportunità sul lavoro e nella famiglia, ancora preoccupano i ritardi inspiegabili nell’applicazione nel nostro Paese delle direttive europee e l’immobilismo di certe dinamiche di potere e di partito, che agiscono soprattutto a livello locale. Un esempio: solo qualche giorno fa la giunta provinciale di Taranto è stata annullata perché non rispettava le quote rosa così come dispone il regolamento dell'ente. A decretarlo è stato il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) di Lecce accogliendo il ricorso presentato da un comitato di cittadini, Città Futura, indignati dalla nomina di dieci assessori tutti uomini.
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FORMAT Tania Zamparo, una Miss su Sky di Giuseppe Bosso

Incontriamo questa settimana Tania Zamparo, volto di Sky Sport 24. Miss Italia nel 2000, la bella Tania vanta anche esperienze nel cinema e in tv. La ricordiamo infatti in programmi come Tappeto volante e Village.

Tania, come è arrivata a Sky Sport 24?
«Ho fatto un provino, avendo saputo che erano alla ricerca di nuove conduttrici. È andato bene, ed eccomi qui».

Come sta vivendo questa esperienza?
«Molto bene, ho trovato un ambiente stimolante e con grandi prospettive di crescita».

Quali sono state le difficoltà che ha incontrato, una volta passata la corona di Miss Italia?
«Mah, le stesse che hanno avuto le ragazze vincitrici prima e dopo di me. Miss Italia ti dà tanto, molte agevolazioni e porte aperte, ma poi quando finisce quell’anno devi ricominciare da zero, confrontarti con tanta concorrenza e tante ragazze che vogliono emergere nel campo dello spettacolo o dell’informazione. La strada non è facile, cerco di affrontarla con impegno giorno per giorno».

Punta di più all’informazione o all’intrattenimento?
«Entrambi i mondi mi piacciono, ma per il momento vorrei proseguire nell'informazione, un campo in cui so di avere ancora molto da imparare e che sento mi può dare moltissimo».

Secondo lei la bellezza è un vantaggio o un handicap per chi lavora in tv?
«Non vedo come possa essere un handicap. Ci sono tante conduttrici e giornaliste molto belle che hanno saputo conquistare il pubblico con la loro professionalità e simpatia. Essere belle ha dato loro qualcosa in più sicuramente, ma non era la sola "freccia" nel loro arco».

Cosa vede nel suo domani?
«Spero la realizzazione non solo professionale. Vorrei sempre sentirmi appagata dal mio lavoro come lo sono oggi, riuscendo a conciliarlo con la vita privata e una famiglia».
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HOT GIRLS Niente sesso, ho la scusa di Valeria Scotti

Non c’è più il mal di testa di una volta. Quello dietro cui ci si nascondeva per dire ‘no grazie’ al partner focoso di turno. Ma non ci sono neanche più gli uomini ruspanti di una volta. D’altronde è la vita che (ci) cambia.

Andiamo con ordine e tiriamo a lustro, per quel che si può, l’antico mal di testa, relegato solo al terzo posto nella top ten delle scuse per non fare sesso. Per lui, misera medaglia di bronzo e contemplazione verso il primo e il secondo posto che vedono trionfare «Sono stanco/stanca» e «Non ho voglia». Più chiaro di così.

Poi ci si defila perché «Devo alzarmi presto domani» (siamo sempre più presi dalle carriere) o perché «Sono preoccupato/preoccupata per questioni di lavoro». Appunto. Si piazza al sesto posto un drastico «Mi innervosisci», mentre «Ho sentito il bambino agitarsi» sembra essere il paravento ideale per genitori iperprotettivi e super ansiosi.

E la sfilza di arrampicamenti indecorosi sugli specchi si conclude con uno schizzinoso «Dovresti farti una doccia», l’immancabile riferimento alla salute malconcia con «Ho mal di schiena» e «Non ci conosciamo abbastanza», da pronunciare solo dopo il primo appuntamento. Altrimenti è lecito chiedersi se non ci sia di mezzo un’amnesia di troppo.

Avanti, c’è da preoccuparsi sul serio, soprattutto per la rivelazione che fa il sito britannico OnePoll.com. Un sondaggio condotto su un campione di 4.000 intervistati ha infatti messo in luce una terribile realtà: il più delle volte sono i signori maschietti a darsi alla macchia, a far finta di dormire, a snocciolare una delle scuse su citate. Insomma, a evitare l’assalto della lei troppo pressante. E pensare che un tempo erano proprio loro i protagonisti di mirabolanti avventure, performance e acrobazie da circo tra le lenzuola a qualunque ora del giorno e della notte.

L’appello è chiaro: aridatece il macho di una volta o - mi costa ammetterlo - siamo tutte rovinate.
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DONNE Un, Due, Tre... Stella! di Pierpaolo Di Paolo

Un Due Tre Stella è il secondo libro di Benedetta Palmieri, giovane giornalista e scrittrice napoletana. Il romanzo, edito da Tullio Pironti, è un percorso visto da quattro prospettive diverse. Quattro storie di donne scrutate nella loro interiorità, nelle loro riflessioni più intime, manie, debolezze, segreti. Quattro giovani protagoniste messe a nudo.

Il titolo richiama un gioco dell'infanzia. Una scelta casuale?
«Spesso rimpiango dell’infanzia il senso di fiducia, di sicurezza che si prova nell’abbandonarsi alle braccia dei genitori, e credo di non avere un rapporto del tutto chiuso o risolto con quella fase della vita. Ma, detto questo, più che i giochi infantili io amo molto i giochi di parole, le associazioni o le dis-sociazioni di idee, usare parole in contesti diversi da quelli cui appartengono. Una sera ero con mio fratello e degli amici a bere qualcosa, parlando con loro si è chiarito in me che ciò che stavo scrivendo si sarebbe trasformato in quattro racconti, che una delle protagoniste si sarebbe chiamata Stella… e il titolo era fatto».

Napoli con le sue stradine, i quartieri, il modo di interagire dei personaggi, sembra il centro del suo romanzo. Quanto è importante nel suo lavoro questa città?
«Napoli è importantissima, per la mia vita prima ancora che per il mio lavoro. So che è una città con molti problemi e, in qualche modo, persino con delle colpe. Una città che fa anche male e fa vivere in maniera complicata, ma io la amo con la stessa passione con cui si ama una persona. E le persone si amano anche con e per i loro difetti».

I personaggi che lei crea sono molto reali, veri, profondi. Le sensazioni che le protagoniste vivono sono raccontate, trasposizioni della sua interiorità, o puramente inventate?
«Sono un po’ tutte queste cose. Sono dei collage prodotti dalla mia esperienza e dalla mia fantasia, dalle mie sensazioni e dai miei desideri».

Quanto c'è di autobiografico nel suo lavoro?
«In un certo senso tutto. Io intendo l’autobiografia non necessariamente come vissuto, ma anche come pensato. Quella roba appartiene a me, al mio bagaglio di vita anche se non è accaduto, perché quei pensieri e quella fantasia sono comunque scaturiti da ciò che ho vissuto».

In quale delle quattro protagoniste si rivede di più?
«Mi sento Brigida, vivo come Alessandra, credo di assomigliare più a Stella, e forse vorrei essere Anna».

Ma la storia delle Grazie è vera? Esiste davvero un convento dove le monache pregano - dietro pagamento - anche per le richieste più strampalate dei fedeli?
«Non strampalate come quelle che racconto nel libro, ma sì, esiste. Si trova in uno dei Decumani, in quella parte di Napoli tanto bella e tanto densa che sembra sempre sobbollire. E ha davvero un soprannome curioso, legato alla vita di Cristo e alle prime monache che vi vivevano. In questo senso la storia delle grazie è vera, ma non è – per fare un passo indietro – autobiografica».
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TELEGIORNALISTI Seymour Hersh, il giornalismo investigativo di Erica Savazzi

La sera in cui Obama vinse le elezioni, andò a letto innamorato del nuovo Presidente. Quando si svegliò il mattino dopo, si rese conto che l'uomo che avrebbe guidato il Paese in realtà era «un rospo» che andava trattato esattamente come tutti gli altri. A raccontare questo episodio, nell'edizione 2009 del Festival del Giornalismo di Perugia, era Seymour Hersh, giornalista americano diventato mitico per le sue inchieste che gli hanno fruttato un premio Pulitzer e cinque premi George Polk per il giornalismo investigativo.

Nato nel 1937, Hersh scrive per il New Yorker. È entrato nell'olimpo del giornalismo nel 1969, durante la guerra del Vietnam, quando scoprì e rivelò al pubblico un massacro di civili - dalle 300 alle 500 persone, compresi donne e bambini - avvenuto l'anno precedente nel villaggio di My Lai. Ci era arrivato ascoltando la testimonianza di un soldato e poi indagando.

L'inchiesta provocò scalpore: William Laws Calley, il tenente che aveva portato i suoi uomini a fare strage in quel villaggio, venne processato e condannato, mentre fu assolto il suo superiore, che lo aveva mandato in missione. Un episodio oscuro della storia degli interventi americani nel mondo, ripetuto 40 anni dopo nel carcere iracheno di Abu Ghraib.

Fu sempre Hersh, grazie ai racconti della madre di una donna soldato che non capiva cosa fosse successo alla figlia durante la missione, e poi della stessa ragazza, a denunciare le torture che avvenivano nel carcere dove erano rinchiusi presunti terroristi. Anche questa volta fu scandalo, cui seguirono immagini che fecero il giro del mondo mostrando a tutti quelle pratiche di tortura che hanno affossato la credibilità degli USA come difensori del diritto e della libertà.

Nel 2006 Hersh ha investigato su un piano Usa per attaccare l'Iran anche attraverso l'uso di armi nucleari. Durante la sua carriera ha scritto numerosi libri inchiesta fra i quali Cover-up: the Army's secret investigation of the massacre at My Lai (1972), The Price of Power: Kissinger in the Nixon White House (1983), The Samson Option: Israel's Nuclear Arsenal and American Foreign Policy (1991) e Chain of Command: The Road from 9/11 to Abu Ghraib (2004).
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SPORTIVA La turca volante di Pierpaolo Di Paolo

Burcu Cetinkaya sembra essere il nuovo fenomeno del rally femminile. Ragazza turca di 28 anni, Burcu si è rapidamente imposta all'attenzione generale vincendo numerose gare e diventando campionessa nazionale femminile del suo Paese nel 2006, 2007 e ancora nel 2008.

Il suo talento, unitamente all'indubbio fascino su cui la sportiva può contare, l'hanno immediatamente resa un personaggio pubblico nel suo Paese. Nel 2007 arriva anche il primo grande successo internazionale, con il secondo posto al Barum Rally in Repubblica Ceca. Non si è trattato di un semplice trionfo personale, ma di un traguardo storico per la Turchia dato che la Cetinkaya è la prima donna turca a salire su un podio a livello europeo.

Nel 2009 Burcu è venuta a far visita al nostro Paese partecipando al Trofeo Rally Terra, che ha preso il via a Numana (Ancona) il 3 aprile scorso, con il Rally dell'Adriatico. Al suo fianco una partner d'eccezione: Patrizia Pons, la pilota piemontese che nel 1981 ha conquistato, prima volta per una donna, il Mondiale Rally di Sanremo. Una compagna di assoluto prestigio e dal palmares invidiabile. L'italiana ha voluto mettere a disposizione la sua esperienza e le sue qualità nel tentativo di far esplodere definitivamente il già enorme talento della bellissima e giovane turca.

L'evento terminerà a novembre con il Rally di Azzano, ultima gara della competizione. Non c'è dubbio che le due agguerrite atlete daranno spettacolo e filo da torcere a tutti. In attesa di vedere come andrà a finire, l'attraente Burcu ha già concesso agli appassionati italiani un assaggio delle sue doti. Salita in macchina nel corso del Car Show 2009 a Mirabilandia, si è improvvisata Stuntwoman, regalando agli spettatori manovre impossibili e testacoda emozionanti. Non c'è che dire, se le premesse sono queste lo spettacolo è assicurato.
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