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Archivio Telegiornaliste anno VI N. 34 (251) del 18 ottobre 2010
 
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MONITOR Giada Guida, acqua e sapone da Bologna di Giuseppe Bosso

Incontriamo questa settimana Giada Guida, giornalista professionista dal 2008. Prime esperienze lavorative in trasmissioni sportive su reti locali poi, da luglio 2008, la collaborazione con le emittenti Telesanterno e Telecentro-Odeon. Qui si occupa della conduzione del tg, di un programma dedicato a cinema e videogiochi e di servizi giornalistici per i notiziari che spaziano dalla cronaca alla cultura. Appassionata di sport, è ufficiale di campo per la Federazione Italiana Pallacanestro.

TeleSanterno punto d'arrivo o di partenza?
«Sarà solo il futuro a poterlo chiarire. Per ora posso guardare al presente e dire che è un punto di partenza per la mia professione di giornalista. Non mi sento arrivata e credo che nella vita ci sia sempre da imparare e da migliorare».

Sport, cronaca, cinema: non ti fai mancare proprio niente. Credi sia essenziale per un giornalista di oggi avere tanti interessi?
«Sono una persona curiosa, per questo mi piace sapere tante cose e mi interesso degli argomenti più svariati. Credo che questo possa rivelarsi utile nel lavoro di un giornalista, a prescindere dal fatto che, in redazione, ci si occupi di un settore specifico».

Le difficoltà maggiori che hai incontrato e le soddisfazioni più belle che hai avuto?
«Difficoltà iniziali nell'inserirsi, come accade in quasi tutti i lavori al giorno d'oggi. Soddisfazioni tante, legate ai rapporti e alle relazioni che si creano grazie a questo meraviglioso lavoro che mi ha permesso di incontrare persone diverse, a partire dai miei colleghi con i quali ho ottimi rapporti».

Sei ufficiale di campo per la Federazione di pallacanestro: come concili questo impegno con il lavoro di redazione?
«Abile lavoro di agenda, ma riesco quasi sempre a conciliare lavoro e pallacanestro senza problemi».

Ormai tante ragazze giornaliste sportive. Si può dire superato pienamente il binomio donne-sport in tv legato solo all'immagine?
«Penso che l'immagine abbia una sua importanza in televisione, ma sono convinta che non basti perché il pubblico da una giornalista vuole professionalità, competenza, contenuti».

Nel futuro vedi più informazione o intrattenimento?
«Li vedo entrambi presenti, con possibilità di scelta per il pubblico. Con l'avvento del digitale terrestre penso che la scelta sarà ancora più ampia».

C'è spazio per gli affetti nella tua vita?
«In questo momento purtroppo poco».

Come ti vedi tra dieci anni?
«Mi vedo ancora impegnata nel mio lavoro con la stessa passione di oggi, e, se il destino lo vorrà, con una mia famiglia».

Che effetto ti ha fatto vederti 'schedata' su Telegiornaliste?
«Mi ha fatto davvero piacere sapere che ci sono tante persone che si interessano e che seguono il mio lavoro, come quelle di tante altre colleghe giornaliste, in un modo che trovo carino e simpatico. Siete molto bravi e attenti, vi ringrazio per questa intervista».
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CRONACA IN ROSA Un Paradiso biondo di Valeria Scotti

Gli uomini preferiscono le bionde. Anche a lavoro. I dirigenti di Olialia, una società lituana che lavora da diverso tempo anche nel campo del turismo, hanno così deciso di accontentarli.

Tempo qualche anno, e su un atollo delle Maldive sorgerà un resort tutto biondo. L'isola delle bionde. Il progetto è originale: un paradiso extra lusso su una delle 1200 piccole isole dell'arcipelago nell'Oceano Indiano dominata da una comunità di donne bionde.

Lo scopo dell'iniziativa? Buttare giù una volta per tutte il luogo comune secondo cui le bionde sono poco intelligenti. E il piano manageriale è già in atto. Settantacinque le attività - alcune già avviate - che vedono scendere in campo solo occhioni dolci e chiome chiarissime. Per la Lituania, dunque, un nuovo record mondiale: riunire il maggior numero di bionde in un unico luogo.

Secondo le prime indiscrezioni, l'atollo potrà essere raggiunto sia via mare sia con aerei e vedrà centri benessere, pizzerie, luoghi per il divertimento e per lo sport. Giedre Pukiene, direttrice e ideatrice dell'iniziativa, ne è certa: «Le nostre ragazze sono tutte intelligenti e hanno grandi capacità. Inoltre sono molto ambiziose e hanno nella loro mente grandi idee di business».

Tuttavia in pochi hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa. A pronunciare un grande 'no' sono ad esempio le donne che attualmente vivono nell'arcipelago, a maggioranza musulmano. A sentir loro, trattasi di progetto razzista. Per non parlare delle leggi europee che vieterebbero di assumere personale in base al loro aspetto fisico. Ma la direttrice Pukiene non si lascia abbattere. «L'isola delle bionde nascerà nelle Maldive entro il 2015. Sarà il Paradiso sulla Terra».
Brune e rosse, tutte a casa.
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FORMAT Sara Ventura: felice ancora con Aldo di Giuseppe Bosso

Incontriamo con grande piacere Sara Ventura, voce ormai storica di Rtl 102.5, che dopo 14 anni è tornata ad affiancare Aldo Biscardi nella nuova edizione de Il Processo. Sorella di Simona, dopo quell'esperienza nel 1996 ha lavorato a varie trasmissioni come Fuego!, La vita in diretta, Campioni-il sogno, Quelli che il calcio. Ha partecipato anche al film La Grande prugna, ma è la radio la sua vera strada. Dopo una parentesi a Rin nel 2002 (con Teo Mammucari) approda nel 2004 a Rtl 102.5 dove conduce programmi di punta come Protagonisti, Radio Angels, Venite già mangiati, Le Shampiste(su Rtl television, con Manuela Boldi), Nessun dorma. In occasione dei recenti Mondiali ha avuto modo di ritrovare Biscardi nel programma Fratelli d'iDahlia.

Biscardi 14 anni dopo. Com'è cambiato rispetto ad allora, e come sei cambiata tu?
«Aldo è cambiato moltissimo. Allora stava di più sulle sue, era più serioso. Ma è sempre stato così, sia dalle ragazze che lo hanno affiancato che dagli altri ospiti ha sempre preteso massima professionalità, Diciamo che da larva di allora sono diventata, lui dice, una splendida farfalla! Scherzi a parte, sono molto felice di averlo ritrovato, ci siamo frequentati anche dopo e se allora non riuscivo sempre a entrare nel discorso, ormai il calcio è una parte della mia vita, importante e fondamentale. La radio in questo mi è stata di grandissimo aiuto. Allora, nel '96, non nascondo che in trasmissione mi capitava di sbadigliare, non mi facevo coinvolgere nel dibattito. Ora è diverso».

Sensazioni su questa nuova avventura?
«Si tratta di un'altra piccola, ma importante, parentesi del mio percorso professionale. Mi piace andare in tv, ma non è una cosa vitale, che inseguo a tutti i costi. È la radio il mio vero amore».

Ormai possiamo dire che sei conosciuta come Sara Ventura e non come la sorella di Simona?
«I fan appassionati mi hanno capita. Purtroppo non per tutti è così, c'è sempre qualche naso storto, e mi dispiace. Ormai ho imparato a convivere con questi aspetti, cerco di andare avanti con la massima serenità nel mio cammino».

Continuerai in radio?
«Certo, ormai sono nove anni che ho scoperto questo meraviglioso mezzo di comunicazione, e Rtl 102.5 è molto di più che una famiglia.. Diciamo che la mia situazione sentimentale su Facebook è anche 'impegnata' con lei!».

Tanti fan che ti seguono con passione e affetto: qual è stato l'apprezzamento più bello che hai ricevuto?
«Essere riconosciuta proprio per il lavoro che faccio alla radio. Molti mi dicono: Simona è la numero uno della tv e tu lo sei tra le dj. È una cosa che mi inorgoglisce davvero».

A proposito di Simona, "crederci sempre, arrendersi mai" è il suo grido di battaglia. È così anche per te?
«No, per me è "chi semina raccoglie", e cerco sempre di vivere in questo modo. Non lo avrei detto da buona Pesci quale sono, ma ho scoperto di essere molto fantasiosa e sto vivendo un momento di grande serenità, non solo nel lavoro».

Infatti da poco ti sei sposata. Come ha cambiato la tua vita?
«Tantissimo. E dire che avevo quasi smesso di credere nell'amore.. Ma quando ho incontrato mio marito, ho capito che era l'uomo con cui avrei voluto invecchiare, ed è proprio per questo che vivrò. Con lui ho scoperto nuove energie, forze insospettabili che prima non sapevo di avere. Mi è vicino, mi capisce, so di potermi confidare con lui anche nei momenti 'no'».

Sei felice?
«Sì, il lavoro può andare bene, ma se non c'è il completamento della vita affettiva non puoi dire di esserlo».

Che ricordo hai di Maurizio Mosca, con cui condividesti quell'esperienza del 1996, al Processo?
«Maurizio e io siamo rimasti in contatto anche dopo. Era una persona meravigliosa, di grande sensibilità e simpatia. Non dimenticherò mai le caramelle che portava ogni settimana a tutti in studio, proprio come facevo io ai tempi della scuola con i miei compagni. Solo che a me quelle che portava, al rabarbaro, non piacevano... E così iniziò a portarmene di un altro gusto, al pino».
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HOT GIRLS Cam girls: il Paradiso Terrestre di Pierpaolo Di Paolo

Mentre scorro le immagini delle varie cam girls, mi pongo il problema: come la scelgo?
La maggior parte degli utenti sceglie la propria cam girl in base al seno. Dev'essere grande, sodo, tondo. Oppure a coppa, dal capezzolo piccolo, scuro, chiaro, largo e così via. Le caratteristiche pretese sono le più varie. Anche se i più chiedono un seno grosso e basta. Sembra che il gregge di internet sia popolato principalmente da tettofili.

Ed io? Da bravo giornalista devo sceglierne una a caso, la prima che trovo, a prescindere dalle doti fisiche? Certo, devo concentrarmi sul dato che più conta, ossia il suo comportamento/correttezza. Ma questo esclude del tutto scelte edonistiche poco pertinenti alla causa?
Un giornalista deve limitarsi a raccontare frugale la realtà, o nel raccontarla si cala inevitabilmente in essa? L'annoso dilemma è istantaneamente risolto nel momento in cui l'occhio mi cade sulle foto di Tanitamary.

Donna estremamente femminile ed elegante, dal fisico esile e sinuoso. Bel viso, capelli lunghi, lisci e rossicci che percorrono la linea flessuosa della schiena. La vita sottile esplode poco sotto in un mappamondo alto, marmoreo, perfettamente rotondo. La prova, qualora ve ne fosse bisogno, che Dio esiste.
Dopo il gaudio iniziale, puntali arrivano tutti i dubbi: figuriamoci se questa qui è davvero lei. Chissà dove avrà preso queste foto. La diffidenza più implacabile è oramai giocoforza un'inseparabile compagna, in questo viaggio.

Per fugare il sospetto vado alla ricerca delle recensioni lasciate dagli utenti sulla cam girl, e ne trovo subito. Tutte ottime e - soprattutto - più d'un utente sottolinea che questa ragazza ha foto corrispondenti al vero.
Potrebbe averle scritte o fatte scrivere lei, quelle recensioni, mi dice la solita vocina fastidiosa. In fondo, c'è un solo modo per saperlo.
Mi decido dunque a contattarla: come si comporterà?

(continua)
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DONNE La vera storia di Lady Oscar di Pierpaolo Di Paolo

Al Romics, la fiera internazionale del fumetto di Roma, incontriamo Riyoko Ikeda che ci racconta tutti i retroscena di Lady Oscar. L'autrice ci svela i segreti di una delle serie televisive più famose al mondo, raccontandoci se stessa ed il suo manga in un susseguirsi di rivelazioni tra rivoluzione francese e vita privata.

Come è cominciata la sua passione per i manga?
«Ho cominciato a disegnare fumetti che ero ancora una studentessa all'Università di filosofia. Sono diventata un'autrice di Manga e presto ho realizzato Le Rose di Versailles. È stato un manga rivoluzionario non solo per le caratteristiche della protagonista, ma anche per l'idea stessa di proporre un argomento storico in un manga dedicato agli adolescenti».

Quando lei ha disegnato Versailles no bara, non aveva ancora neppure visitato Versailles. Da dove nasce tutto questo interesse per un mondo, la Francia del XVIII secolo, per lei così lontano?
«La mia passione per la Storia europea nasce dalla lettura di un libro, la biografia di Maria Antonietta di Stefan Zweig. Ero ancora diciassettenne quando la lessi e lì è nato il sogno di rappresentarla in qualsiasi modo: un film, una rappresentazione teatrale, un manga. Questo è stato il seme che ha fatto spuntare in me l'interesse per la Storia europea, il seme da cui è nata Lady Oscar».

Quanto c'è di autobiografico nelle Rose di Versailles?
«Tantissimi aspetti. Il fatto che i miei personaggi siano sempre pronti ad affrontare delle sfide è qualcosa che riflette la mia personalità. Vivere non significa alzarsi, mangiare, lavorare e dormire. Significa ogni volta affrontare qualche cosa, confrontarsi col proprio destino. È questo che rende veramente Uomo una persona. Io sostengo e supporto tutte quelle persone che, come me, hanno deciso di prendere il loro destino nelle proprie mani.
I propri personaggi sono sempre trasposizioni della propria personalità. Io ho proiettato la maggior parte di me stessa in Lady Oscar, ma c'è anche una parte che è come Maria Antonietta. Quando dovrò morire, voglio morire con lo stesso coraggio con cui è morta Lady Oscar».

Tutta questa carica, questa grinta, traspare nei suoi personaggi, ed è per questo che il successo del suo lavoro ha generato anche preoccupazione nei genitori. Il messaggio innovativo e ribelle che il cartone comunica suona assai meno rassicurante rispetto a quello dei più pacati e tradizionali cartoni della Walt Disney.
«Arriva un momento in cui senti la necessità di scappare dal nido dei genitori. Arriva, per tutti i genitori, un momento in cui riversano le loro aspettative sui figli. In Giappone tutti i genitori non volevano assolutamente che i figli diventassero mangaka, e ciò valeva anche per i miei. Loro volevano che io diventassi una professoressa. Io invece volevo creare qualche cosa di mio, e per questo mi sono ribellata alla loro volontà».

Ma disegnare manga non è poi tanto disonorevole. La vita da donna fumettista è stata davvero così difficile?
«Molti dei miei amici fumettisti han dovuto lasciare la casa dei loro genitori, fuggire. Molti hanno dovuto interrompere i rapporti con loro. Tanti manga nascono dalla disobbedienza e dalla ribellione nei confronti dei genitori. Detto questo, il genitore è pur sempre quella persona che, qualunque cosa faccia il figlio, continuerà ad amarlo sempre. Non dimenticherò mai le parole che una volta mi disse mio padre: "Tu puoi vivere come ti pare, ma non dimenticarti mai quanto ti amino i tuoi genitori"».

1 - continua
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