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Archivio Telegiornaliste anno VI N. 40 (257) del 29 novembre 2010
 
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MONITOR Simona Buonaura: più solidarietà, donne! di Giuseppe Bosso

Incontriamo questa settimana Simona Buonaura. Pubblicista dal 2001, conduce il tg di Teletorre. Dal 2004 è addetto stampa per la Campania di Miss Italia. Inoltre, è direttrice della rivista La Voce del Pasticcere.

Come ti sei avvicinata al giornalismo?
«Fin da piccola avevo questo sogno, ma devo ringraziare un amico se ho finalmente trovato la possibilità, mentre studiavo all’università, di iniziare questo percorso. Mi sono presentata alla redazione di Napolipiù e tutto è partito da lì».

Secondo te, quali sono i toni giusti per raccontare le mille e più problematiche del territorio campano?
«Essere il più diretti possibili, senza eliminare dettagli che riguardano direttamente tutta la popolazione. A livello locale ora più che mai sento che c’è questa esigenza, per la deviazione che hanno assunto molti tg nazionali».

Avverti maschilismo nel nostro mestiere?
«Sì, è una costante delle nostre generazioni. Per una donna è difficile arrivare a ricoprire ruoli di responsabilità, oltre che per le diffidenze maschili anche per, e lo dico con rammarico, poca solidarietà tra donne. Vedere una collega che riesce ad emergere e ad arrivare in alto dovrebbe farti piacere, invece succede l’esatto opposto».

Alla luce della tua esperienza come addetto stampa a Miss Italia, credi che le ragazze di oggi siano pupe o secchione?
«È stata una bellissima esperienza per me insieme con il collega Giuseppe De Girolamo. Penso che le ragazze di oggi siano pupe che diventano secchione; ormai basta guardarsi intorno per capire come per loro la priorità è anzitutto affermarsi negli studi, giungere a un titolo che prescinda da quella che sarà la loro carriera nell’incerto mondo dello spettacolo».

È finita, dunque, l’era delle oche?
«Diciamo che piuttosto per loro mostrarsi oche è intenzionale; la donna intelligente intimorisce, la conflittualità uomo-donna non è ancora svincolata da queste premesse... e fingere poca intelligenza, ripeto di proposito, è forse un modo per vincere questi pregiudizi».

Vorresti diventare un volto di punta dell’informazione nella tua realtà o arrivare in una grande realtà nazionale, pur essendo una delle tante?
«È una sfida con me stessa quella di potermi affermare nella mia regione. Credo che un giornalista se è bravo riesce a sfondare indipendentemente dal contesto in cui lavora, anche in una piccola realtà. Semmai il mio sogno è quello di creare un giornale che possa, contrariamente a quanto vedo in giro, riscoprire il linguaggio e la dialettica, così bistrattate negli ultimi anni».

Il ricordo che più ti è rimasto impresso nella tua carriera, finora?
«Il primo tg che ho condotto. Avevo avuto qualche esperienza televisiva, ma ero intimorita perché il tg con i suoi schemi e i suoi dettami è un’altra sfida, ci vuole una certa postura e un certo atteggiamento. Ricordo anche il primo articolo che mi è stato pubblicato: con grande emozione mi recai di prima mattina all'edicola ad acquistare il giornale che conservo gelosamente».

Mai ricevute proposte indecenti?
«Possono capitare nel nostro mestiere, ma l’abilità femminile sta proprio nell’intuire i rischi e il saperle arginare».

L’emergenza rifiuti che sensazioni ti suscita?
«Amarezza. È una piaga che danneggia la nostra immagine e la nostra economia. Chi avrà voglia di andare anche solo a mangiare una pizza nella zona di Terzigno e Boscoreale con questo scenario inquietante? Mi auguro che si possa trovare presto una soluzione, reale e definitiva».

Come ti descrivi, come donna e come giornalista?
«Determinata, complicata, ma leale e per niente amante degli inciuci».

Se potessi scegliere, quale notizia vorresti poter dare un giorno al tg?
«Che la pedofilia è stata sconfitta e che i bambini sono finalmente al riparo dagli orchi e da ogni rischio di violenza».
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CRONACA IN ROSA Petali di rosa di Anna Rossini

Ottomila. Al giorno. È il numero delle ragazze e delle donne che nel mondo subiscono le mutilazioni genitali femminili. In Europa, circa 500.000 persone sono condannate a passare tutta la loro vita combattendo con le conseguenze fisiche e psicologiche di questa pratica.

La World Health Organization spiega che “le mutilazioni genitali femminili sono riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani di ragazze e donne. Queste pratiche riflettono una profonda diseguaglianza tra i sessi, e costituiscono una forma estrema di discriminazione verso le donne. Sono quasi sempre praticate su minori, in violazione dei diritti dei bambini. Violano inoltre il diritto della persona alla salute, alla sicurezza e all'integrità fisica, il diritto a essere liberi da tortura e da trattamenti crudeli, inumani e degradanti, e infine il diritto alla vita, nei casi in cui la procedura porti alla morte”.

In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne che si è svolta il 25 novembre, Amnesty International ha lanciato una campagna per sostenere la creazione di una strategia europea contro le mutilazioni genitali femminili e per la protezione di ragazze e donne a rischio. La ONG ha quindi invitato i decision maker europei, prima fra tutti la commissaria alla Giustizia e ai Diritti fondamentali Viviane Reding, e tutti i cittadini a firmare un petalo di rosa (anche virtuale).

L'obiettivo delle 8.000 firme - tante quante le donne che ogni giorno subiscono escissione, infibulazione o clitoridectomia – è stato raggiunto in pochi giorni. Ma la necessità di affrontare e sradicare le FGM resterà ancora a lungo.
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FORMAT Il pagellone di novembre di Giuseppe Bosso

Sole splendente su Vieni via con me. Grazie a Fazio e a Saviano. Più forti delle polemiche, più forti delle strumentalizzazioni. E vorremmo davvero che l’auspicio di Fabio si realizzasse: la tv si occupi di politica, non il contrario.

Sereno su Maria De Filippi. Ancora una volta C’è posta per te è la regina del sabato. Per la signora Costanzo, ormai vera donna di Canale 5, un successo ancora più significativo nell’anno in cui Maurizio è tornato in Rai.

Soleggiante su Terra ribelle. Dopo Elisa di Rivombrosa Cinzia Th Torrini fa centro di nuovo con la serie girata in Argentina ambientata nella Maremma ottocentesca. Bella la storia, bravi gli interpreti, giovani sconosciuti ma dall’avvenire roseo, a cominciare dai protagonisti Anna Favella e il nuovo sex symbol sudamericano Rodrigo Guirao Diaz che ha stregato le fan italiane.

Variabile su Simona Rolandi. Non possiamo che gioire nel vederla condurre con maestria un programma navigato come Dribbling. Un’amica di Telegiornaliste che sta raccogliendo meritatamente i frutti di una lunga gavetta.

Poco nuvoloso su X Factor. Anche quest’anno si sono visti giovani promettenti che speriamo si facciano strada nel mondo della musica. Ma avremmo preferito meno polemiche, come quelle che quest’anno hanno colpito soprattutto Anna Tatangelo.

Foschia su Distretto di polizia. La decima edizione delle avventure degli intrepidi poliziotti del X Tuscolano, segnata dal ritorno di Claudia Pandolfi, ha in gran parte disatteso le aspettative anche dei fan più accaniti che avrebbero voluto un finale col botto e una trama più avvincente.

Nebbia su Ho sposato uno sbirro 2. A differenza della prima serie, questa non ci è apparsa convincente. Auguriamo miglior fortuna al bravissimo Flavio Insinna nella nuova ed esaltante sfida che lo aspetta a Canale 5 con La Corrida.

Pioggia su Articolo 3. Dispiace che il ritorno in grande stile di Maria Luisa Busi, dopo lo spiacevole allontanamento dal Tg1, sia stato così mal gestito da Rai 3. Auguriamo alla nostra ex campionessa una maggior fortuna in futuro, e possibilmente una migliore collocazione nei palinsesti.

Temporale su Paolo Bonolis, Gerry Scotti e Antonella Clerici. Ci spiace essere ripetitivi, ma questa continua ed eccessiva esposizione di bambini, talentuosi o meno, in prima serata lascia più di una perplessità.

Grandina sul Festival di Sanremo che verrà. Le polemiche su Bella Ciao e Giovinezza sono sembrate decisamente più stucchevoli del consueto teatrino su vallette e ospiti che da anni accompagna la rassegna sanremese. Per Gianni Morandi si prospetta un duro impegno che gli auguriamo di affrontare al meglio come solo lui sa fare.

Burrasca sulla vicenda Ruby che ha tenuto banco: nessuno si salva, dai protagonisti (veri o presunti che siano) all’informazione che, ancora una volta, è venuta meno al suo ruolo.
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HOT GIRLS Storia di un vibratore di Valeria Scotti

Prendete un’attrice senza paure e pronta a ruoli estremi - alle sue spalle, l'interpretazione di una segretaria sadomaso – e lanciatela sul set di Hysteria, movie sull’origine dei vibratori.
E così Maggie Gyllenhhal, tra giocattoli erotici di ogni tipo, s’è sentita in fondo a suo agio.

Siamo nella pudica Londra dell’età vittoriana. Lei, Maggie, è la figlia di Joseph Mortimer Granville, psichiatra impegnato nelle ricerche della cura dell’isteria che culmineranno con l’invenzione del primo vibratore della storia. Lo strumento di piacere - è storia nota - si rivelò inizialmente come un rimedio infallibile per curare irritabilità, sbalzi d’umore e crisi di pianto.

L'aggeggio ebbe un tale successo che fu presto ribattezzato col nome di Granville's hammer, il martello di Granville, con grande dispiacere dello stesso psichiatra: «Non ho mai percosso alcuna paziente. Ho evitato e continuerò a evitare di curare le donne con delle percussioni semplicemente perché non desidero ingannare e aiutare qualcuno a trarre altri in inganno sui capricci dello stato isterico...», scrisse in un suo libro del 1883.

Un film che veste i panni di thriller, e che può vantare una donna regista, Tanya Wexler: «Quando ho sentito la storia dell'invenzione del vibratore, ho pensato che non avrei voluto fare un altro film al di fuori di questo. Nel mio lavoro ci saranno elementi umoristici, ma in ultima analisi si tratterà di un film sull'emancipazione femminile».

La Wexler è comunque pronta ad affrontare le critiche. Le più feroci? Quelle dei puritani d'America. In alcuni stati, basti pensare, la vendita di vibratori è punita con un anno di reclusione e 10.000 dollari di multa. Ma la regista è convinta del suo prodotto. «Certe persone devono rassegnarsi, era solo questione di tempo. Quell'invenzione è stata troppo importante perché venisse dimenticata dal cinema o dal teatro». Il vibratore che diventa arte, incredibile.
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DONNE Boxe e sex appeal: Hollie Dunaway di Simona Di Martino

Non bastavano un fisico mozzafiato, quattro titoli mondiali e una carriera invidiabile a soli 26 anni. La pluricampionessa della boxe femminile, Hollie Dunaway, ha infatti incrementato notevolmente la sua popolarità da quando ha deciso di far soldi col proprio corpo anche fuori dal ring: adesso i suoi innumerevoli fan possono comprare, a soli 9.99 dollari al mese, immagini e video sexy della boxer americana completamente nuda. Basta andare sul suo sito web ufficiale e abbonarsi.

«Non tutti sono d'accordo con la modellistica nuda perché non tutti sono a loro agio con il proprio corpo come lo sono io. Ho letto cosa dice la gente nei forum online, ma non mi sconvolge. Li lascio parlare. Se qualcuno dice qualcosa di brutto, ho abbastanza fan che non si limiteranno per me».

Asso sul ring, sex bomb fuori. Si parla di “web impazzito”. La trovata della Dunaway servirà sicuramente a pubblicizzare la boxe anche fuori dall’ambiente degli addetti ai lavori, oltre che a procurarle altri supporter. Così è successo dopo l’ultimo incontro disputato a Merida, nello Yucatan (Messico) lo scorso 6 novembre. Nonostante Hot Stuff Hollie abbia perso per KO tecnico, il quotidiano messicano El Universal ha commentato così l'accaduto: «Inaspettatamente, nella capitale dello Yucatàn, la temperatura è salita all’arrivo della statunitense».

In Italia soltanto il pugilato maschile viene regolamentato per legge. Dal 2000 la Federazione Pugilato Italiana prevede per le ragazze attività di fitness legate al pugilato, ma non ancora con vere finalità agonistiche. Così le ragazze che si allenano in Italia devono comunque disputare i match all’estero.

La boxe è lo sport dei poveri per eccellenza. Non per nulla, il campione Jack Dempsey affermava: «Quando ho cominciato a guadagnare cinque dollari per trenta secondi di combattimento, ho capito di essere sulla strada del successo». E allora, se il fisico di Hollie permette e il pubblico apprezza, che male c’è a voler guadagnare qualcosa in più?
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