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Intervista a Marta Cattaneo tutte le interviste
Marta CattaneoTelegiornaliste anno IV N. 8 (133) del 3 marzo 2008

Marta Cattaneo, portavoce della gente di Giuseppe Bosso

Giornalista professionista dal 2007, Marta Cattaneo muove i primi passi sulla carta stampata scrivendo per il quotidiano Cronache di Napoli. Successivamente approda all’emittente ItaliaMia (Sky 919) dove conduce il programma Onorevole cittadino.

In Onorevole cittadino sei portavoce del malessere della gente di Napoli. Le istituzioni recepiscono queste richieste?
«Sì, abbiamo avuto dei buoni riscontri. Alcuni casi portati alla nostra attenzione sono stati affrontati e risolti».

Qual è stata la vicenda che più ti ha colpito tra quelle che hai seguito?
«Per carattere tendo ad affezionarmi un po’ a tutte. Sicuramente ricordo l’incontro che ho avuto con dei ragazzi di un centro di recupero per tossicodipendenti a Ponticelli, e poi un viaggio nelle chiese chiuse del centro storico».

Italia Mia è visibile anche sul satellite. Questo vi comporta un maggiore lavoro?
«Sicuramente comporta più responsabilità per una redazione, ma in ogni caso la serietà e l’impegno sono gli stessi di come se lavorassimo solo in ambito locale».

Siani e Anna Politkovskaya sono due casi in cui il giornalismo è diventato una missione che ha poi portato al sacrifico della vita. Cosa ne pensi?
«Ogni mestiere ha i suoi pro e i suoi contro. Per alcuni aspetti, la nostra è più una missione che un lavoro, anche se ritengo estremi i casi citati. La cosa più importante è non lasciarsi prendere troppo ed essere consapevoli di quello che si fa. Per quanto mi riguarda, cerco di non subire condizionamenti. Se ho qualcosa da dire la dico: nel nostro lavoro non bisogna porsi freni sotto questo punto di vista».

E’ importante l’affiatamento perché una redazione funzioni bene? Trovi più in sintonia con i colleghi uomini o con le donne?
«Tra di noi c’è una buona intesa. Nessuna differenza, vado d’accordo con entrambi».

Quale immagine ti ha più colpito delle ultime vicende?
«Il problema dell’emergenza rifiuti a Napoli, che spero possa risolversi al più presto anche perché continuiamo a dare al mondo questa immagine così deturpata. Inoltre, mi ha colpito la vicenda dei monaci della Birmania di qualche mese fa».

Che programma sogni per il futuro?
«Mi piacerebbe condurre una trasmissione dedicata alla riscoperta delle tradizioni popolari di Napoli, ma soprattutto qualcosa che mi permetta di fare inchieste sempre sui problemi della gente, come Report su Rai3».

Colleghi come modello?
«Ammiro molto Milena Gabanelli proprio per le sue inchieste accurate. Anche Santoro è un professionista da prendere come esempio. Sarebbe un sogno poter lavorare con loro».

Quali difficoltà hai trovato nel passare dalla carta stampata alla televisione?
«Il confronto con la telecamera è una cosa ben diversa dal lavoro sul giornale che spesso ti pone quasi nell’ombra a meno che tu non sia una grande penna. Se si è timidi di carattere, sicuramente s'incontra maggiore difficoltà nel contatto con il pubblico».

Quale notizia ti piacerebbe dare?
«Una Napoli più vivibile per le persone e con meno problemi».

Quali sono le maggiori difficoltà che incontra una giovane giornalista come te nel conciliare lavoro e vita privata?
«Mancanza di tempo e difficoltà nel ritagliare spazi in cui dedicarmi agli affetti, alla famiglia e alle amicizie».

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