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Telegiornaliste anno V N. 28 (199) del 20 luglio 2009

Giovanni De Lista: lo sport, con lo stesso entusiasmo di sempre di Giuseppe Bosso

Giovanni De ListaGiornalista pubblicista dal 2000, Giovanni De Lista ha riscosso grande successo durante l'ultima stagione conducendo su Telecaprisport la trasmissione Fuorigioco, in onda la domenica sera.

Giovanni, si può dire che il Napoli è la 'regina' di questo calciomercato?
«Certamente, insieme al Parma e al Genoa».

Quali sono, secondo te, le aspettative degli azzurri per la nuova stagione?
«Premetto che la tattica di De Laurentiis è stata quella di investire adesso gli introiti che percepirà nei prossimi cinque anni per i diritti televisivi. Quindi, se questa estate ha speso tanto, non credo che farà lo stesso nelle prossime stagioni. A questo punto l'obiettivo minimo per questa stagione è arrivare quantomeno tra le prime sei, e quindi almeno in Europa League. Sarebbe un disastro se non fosse così».

Innegabilmente, però, sono stati i colpi del Real Madrid a segnare questa campagna acquisti. Quale scenario intravedi per il futuro del calcio europeo?
«Il calcio italiano è in profonda crisi. Solo dieci anni fa, quando c'era ancora la Coppa delle Coppe, era garantito che almeno due semifinaliste nelle competizioni sarebbero state italiane. Basta sfogliare gli albi d'oro per capirlo. Poi le società hanno iniziato a investire tanto e male. Abbiamo man mano perso credibilità. Se non avessimo vinto il Mondiale in Germania, saremmo scesi ancora più giù. Per contro, inglesi e spagnoli sono cresciuti, le loro squadre sanno anche fare bel gioco, però ho l'impressione che la loro situazione debitoria non sia migliore di quella delle italiane. Lo stesso Real, adesso, deve avere la capacità di far fruttare i massicci investimenti che ha fatto per accaparrarsi i vari Kakà e Cristiano Ronaldo, e soprattutto deve fare risultati in campo. Se non dovesse vincere almeno una tra la Liga e la Champions, sarebbe una vera delusione. Credo comunque che per il momento le italiane abbiano fatto bene a non spendere eccessivamente, ci sono margini per migliorare, ma è sicuro che nessuno potrà più permettersi di seguire la politica che seguiva anni fa, per esempio, il Milan: acquistava giocatori con il solo scopo di non farli andare a rafforzare la concorrenza, come De Napoli, Futre, Baggio. Berlusconi allora poteva farlo, oggi non è più così».

Che bilancio puoi trarre da questa esperienza a Fuorigioco?
«Straordinario. All'inizio dell'anno eravamo partiti un po' in sordina, consapevoli di andare ad occupare una fascia non facile in cui il pubblico napoletano segue un programma consolidato, Campania Sport, al quale ho avuto anche la fortuna di lavorare in passato. Man mano, però, abbiamo acquisito sempre più credibilità soprattutto grazie alla possibilità che offriamo al pubblico di poter interagire in diretta con noi. Anche le società se ne sono accorte, per esempio l'Avellino che proprio con noi ha rotto il silenzio stampa tramite una telefonata del presidente Pugliese. A settembre ripartiamo e raddoppieremo, avremo una nuova striscia, Fuorigioco Anteprima, il sabato alle 14.30».

Telecaprisport ti ha offerto dunque l'ambiente adatto per poter emergere?
«Certo, e devo ringraziare davvero quanti hanno avuto fiducia in me, da Francesco Pezzella a Saverio Russo che mi hanno accolto a braccia aperte, da Pasquale Turco a Gerardo Tucci che mi hanno messo a disposizione lo studio di Ercolano dove c'è la redazione. Hanno avuto fiducia in un progetto nato dal nulla che, come dicevo, aveva l'incognita di doversi misurare con programmi più consolidati».

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato prima di approdare a Telecaprisport?
«Le mie difficoltà immagino siano le stesse dei tanti giovani che inseguono questo mestiere nella nostra realtà, e cioè la mancanza di editori che ti danno fiducia. È un problema di tutti, ma mi auguro che con l'avvento del digitale terrestre ci sia da parte dell'editoria maggiore attenzione e più interesse a promuovere e lanciare progetti e volti nuovi. È una sfida che dobbiamo saper affrontare tutti perché ci propone infinite possibilità».

Hai avuto un modello a cui ispirarti?
«Sono alquanto disilluso avendo avuto modo di conoscere dal vivo diversi professionisti. In generale posso dire di no anche se, come conduzione, ammiro molto Sandro Piccinini per la sua rapidità e prontezza».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Ospitare un giocatore del Napoli nella mia trasmissione (scoppia a ridere, ndr). Scherzi a parte, spero solo di poter continuare questo percorso con lo stesso entusiasmo di sempre».

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