
Telegiornaliste 
									anno III N. 37 (115) del 15 ottobre 2007
Marzio Di Mezza: meglio romanziere 
                   di Giuseppe Bosso 
                   
                   Marzio Di Mezza, 
architetto pentito e giornalista professionista sempre meno convinto, è 
redattore di
                   
                   Canale 8. Nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo, 
dal titolo Le nuvole. 
                   Mentre sta dando alle stampe il suo secondo romanzo, ha già 
iniziato a lavorare al terzo. Di Mezza dal 2007 è presidente dell'Associazione 
dei Giornalisti Politici della Campania.
                   
                   
                   Marzio, fare informazione oggi a Napoli cosa significa?
                   
                   «Porsi davanti a una realtà diversa nella sua problematica 
rispetto alle altre metropoli. Ci troviamo alle prese con un tessuto sociale tra 
i più degradati in Italia. Questo può significare, per me e molti altri colleghi 
che rincorrono il sogno di fare gli inviati di guerra, che si può stare in 
trincea anche qui. Non meno importante, la difficoltà per un giovane giornalista 
è rappresentata dalla sfiducia che le poche testate che ci sono ripongono nelle 
risorse umane. Di conseguenza, chi non ha la fortuna di avere un regolare 
contratto deve fare i conti con il precariato e il lavoro nero. Insomma, non è 
proprio il massimo…». 
                   
                   Da presidente dell’Associazione dei giornalisti Politici 
della Campania qual è la tua opinione sul rapporto tra politica e informazione 
nella realtà partenopea e in generale in Italia? 
                   «Negativa, purtroppo. Esiste un condizionamento, e forte, da 
parte della politica sull'informazione. Il dato italiano è fin troppo evidente e 
tristemente noto. Il dato locale restituisce un quadro davvero poco 
entusiasmante. Con la nostra associazione a gennaio prossimo pubblicheremo un 
dossier su questo rapporto nell'ambito di una serie di iniziative alle quali 
stiamo lavorando». 
                   
                   Da alcuni commenti che ho letto sul tuo blog mi pare di 
capire che non hai molta simpatia per 
                   Beppe Grillo, che però è indiscutibilmente il personaggio 
del momento: cosa pensi del suo successo e di quello del V-day? 
                   «Grillo ha da sempre raccolto l’attenzione del pubblico, 
ricordo fin da bambino come nelle prime edizioni di 
                   Fantastico avesse un grande seguito. Era veramente bravo. 
Ma già allora i suoi monologhi erano considerati scomodi. Negli anni poi ha 
dismesso gli abiti del comico per dichiarare guerra al sistema. Naturalmente ha 
sfruttato la sua notorietà, condizione che gli ha consentito di poter contare su 
di un cospicuo arsenale. Questo può essere un bene e un male. La sua è una 
guerra totale. Non capisco, a parte lui, chi si salva. Comunque sarà il tempo a 
vedere se e come questo suo metodo gli darà ragione». 
                   
                   Anche tu hai un blog: l’informazione del futuro sarà 
questa?
                   «La tecnologia ha fatto passi da gigante e lo sviluppo di 
internet è stata la conseguenza. Il blog è una delle più alte forme di 
democrazia derivate dalla tecnologia. Certo è che bisogna distinguere tra i blog 
che vengono usati come diari dalle persone e quelli, come appunto quello di 
Grillo, che hanno la loro connotazione informativa. Vedo comunque che il futuro 
va sempre più in quel senso». 
                   
                   Niente Notte bianca a Napoli quest’anno: giusto, 
secondo te? 
                   «Credo che una grande città come la nostra debba saper 
sviluppare da sé i propri eventi, puntare sull'originalità e sulle idee, senza 
copiare dagli altri. La Notte bianca 
                   in Italia è stata fatta per la prima volta a Roma: la 
                   Notte bianca è Roma! Non ci facciamo una bella figura a 
rincorrere gli altri, oltretutto non ottenendo nemmeno gli stessi risultati. 
Napoli dovrebbe vivere di farina del suo sacco. Abbiamo una cultura millenaria e 
una fantasia che ci riconoscono in tutto il mondo. Ho visto bene, invece, 
l'operazione che ha consentito di far rivivere la
                   
                   Piedigrotta. Sono convinto che in pochi anni e 
lavorandoci con costanza, potrebbe diventare uno dei principali eventi in 
Europa. Queste sono le sfide che dovremmo inseguire».