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Intervista a Giorgia Ferrajolo tutte le interviste
Giorgia FerrajoloTelegiornaliste anno II N. 8 (40) del 27 febbraio 2006

Giorgia Ferrajolo, la “signora” dell’Olimpico intervista di Filippo Bisleri

È una donna simpatica e spiritosa, ma queste qualità le sta scoprendo ultimamente, condizionata come si sente dalla sua innata timidezza. «Sto scoprendo di apprezzare le situazioni comico-ironiche – spiega Giorgia Ferrajolo -, come è capitato di recente anche in Guida al campionato coi "Turbolenti". Mi sono divertita in quel collegamento durante Guida al campionato di Alberto Brandi».

Giorgia, hai scelto tu di fare la giornalista o è stato un incontro casuale che ti ha portato ad amare questa professione?
«Ho scelto io e soltanto io di fare la giornalista, anche se con un padre e addirittura un nonno giornalisti, il destino sembrava già segnato. Ma credo che non avrei mai potuto intraprendere questo lavoro perché spinta da altri; ho sempre, anche da piccolissima, avuto le idee chiare sulle cose
importanti».

Cosa pensi del luogo comune che vuole i giornalisti sportivi meno preparati dei loro colleghi di altri settori?
«È un luogo comune e basta! Trovo al contrario che i giornalisti sportivi siano più svegli e preparati di altri. Con il calcioscommesse e tutti gli scandali di questi anni, il calcio è stato trascinato in tribunale e vi garantisco che i colleghi dello sport davano delle piste agli altri. Ma ribadisco: stiamo parlando in generale».

Sei molto amica di Monica Vanali e di Mikaela Calcagno, che hai seguito anche all'orale del suo recente Esame di Stato. Ritieni di essere la dimostrazione che tra colleghe si può essere amiche e lavorare bene?
«Non credo che sia facile l'amicizia tra colleghe, io personalmente ho avuto più di una delusione, ma penso si possa comunque diventare buone amiche. Monica Vanali è una professionista in gamba e le voglio un gran bene. Con Miki (Mikaela Calcagno, ndr) è nato tempo fa un buon feeling, ci siamo conosciute a Roma allo stadio Olimpico. Adesso lei lavora a Milano da noi (a Mediaset, ndr);la distanza comunque non ci impedisce di sentirci più volte al giorno».

Se si pensa a Roma e Lazio, d'istinto si pensa ai tuoi collegamenti per Guida al campionato, Diretta stadio, Serie A e StudioSport. Ti fa piacere o ti senti ingabbiata dal ruolo?
«Qualcuno scherzando mi definisce la donna dell'Olimpico. È vero, questo stadio lo conosco più di casa mia, ma non mi sento ingabbiata, è un piacere raccontare le emozioni, dare le notizie da Roma, una delle città più belle e scatenate. Certo a volte vorrei fare cose diverse, ma come capita a tutti. Magari in futuro... ».

Nella tua carriera professionale, hai un'intervista o un personaggio che più ricordi? Perché?
«Premesso che in futuro mi auguro altre bellissime cose, ricordo con piacere l'intervista che feci all'avvocato Agnelli alla finale di Champions, un uomo incredibile, per me è stato emozionante. E poi: come dimenticare le interviste degli scudetti di Lazio e Roma, e prima ancora quella a Sensi che annunciava che avrebbe salvato la Roma? Fu una piccola esclusiva, di lì a poco sarebbe diventato presidente. In dodici anni porto nel cuore tanti ricordi».

Chi annoveri tra i tuoi maestri di giornalismo?
«Non uno in particolare che mi abbia, per così dire, insegnato il mestiere. Ho un po' rubato con gli occhi, sbagliato da sola, ma, anche se ancora non lavoravo, i piccoli insegnamenti che mi dava durante qualche trasferta Gianni Brera mi hanno formato e fatto capire che in questo lavoro ci vuole pura passione. Però non dimentico l'esempio di mio padre (Luigi Ferrajolo, ndr), da lui ho assorbito la capacità di dare una notizia con coscienza, rigore, lealtà assoluta».

Giornalista e madre: a tuo parere sono ruoli conciliabili facilmente?
«Non sono la persona più indicata per rispondere, visto che non sono ancora madre. Penso comunque che si possa, noi donne siamo una forza. Non esistono regole, è molto soggettivo, ma non credo che una buona madre debba rimanere ventiquattro ore su ventiquattro con un figlio. Quando sarà vi farò sapere!».

Molti sono i giovani che vorrebbero, da grandi, svolgere la professione giornalistica. Tu che sei una professionista apprezzata, quali consigli puoi dare loro?
«Primo: umiltà. Molti ragazzi sottovalutano questo aspetto. Da cronista poi è fondamentale verificare sempre una fonte. Non essere faziosi, cercare di essere più distaccati. E poi, per la tv, trasmettere qualcosa, dare emozioni a chi ci vede. Ognuno di noi ha una personalità, una caratteristica e deve trasparire».

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