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Intervista a Renzo Giannantonio tutte le interviste
Renzo GiannantonioTelegiornaliste anno IV N. 28 (153) del 21 luglio 2008

Renzo Giannantonio, in campo con la Lazio
di Giuseppe Bosso

Laureato in Scienze della Comunicazione, Renzo Giannantonio lavora a RomaUno dal 2005 dopo numerose esperienze nell’ambito della radiofonia locale. Parte attiva della redazione sportiva, è lo speaker ufficiale della S.S.Lazio nelle partite disputate allo Stadio Olimpico.

Da due anni speaker ufficiale della Lazio: cosa rappresenta per te questa esperienza?
«E' una gratificazione e al tempo stesso un ritorno ai miei ricordi di tifoso. Ma ovviamente riesco a scindere la passione sportiva dalla professionalità, è necessario».

La tragedia di Gabriele Sandri ha segnato la stagione biancoceleste: nei tifosi che incontri all’Olimpico cosa hai trovato di diverso dopo questa ennesima storia di morte di calcio?
«E’ stato un anno difficile per la Lazio e la tragedia di Gabriele ha fatto in gran parte passare in secondo piano gli aspetti puramente sportivi. E’ stato un duro colpo per tutti i tifosi di Roma, non solo biancocelesti, ma al tempo stesso devo dire che la reazione è stata anche positiva, e all’ultimo derby abbiamo potuto assistere a una grande partecipazione di entrambe le tifoserie in maniera pulita e corretta. Abbiamo visto Totti e Rocchi, capitani delle due squadre, deporre una corona di fiori sotto la gigantografia di Gabriele in curva: anche questo ti fa capire come lui fosse una figura importante e amata».

Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una serie di episodi di violenza che hanno riguardato Roma, a cominciare dall’omicidio Reggiani fino ai recenti scontri del Pigneto e della Sapienza. Cosa sta succedendo nella capitale?
«Non penso di essere banale se dico che Roma è lo specchio d’Italia. Quello che sta attraversando è un po’ quello che vive tutto il Paese. Ci sono grandi problemi di integrazione con nuove realtà che non sempre trovano gli strumenti per adattarsi, e anche questo causa gli episodi citati. Comunque credo che Roma, fin dalle sue origini più remote, abbia dimostrato che l’integrazione è possibile, ed è in questo senso che bisogna andare».

Cosa pensi potrà portare il sindaco Alemanno?
«E’ da verificare nel tempo. Intorno alle elezioni e nella prima fase successiva sicuramente si cerca di porre di più l’accento su taluni aspetti esteriori che poi, a lungo andare, vanno messi in secondo piano. Anche in questo, la capitale è lo specchio di quello che vive l’Italia».

RomaUno è nata con l’intento di diventare la vera tv dei romani: a distanza di quasi cinque anni alla sua nascita, pensi che questo intento si sia realizzato?
«Malgrado le difficoltà che un’iniziativa come RomaUno poteva incontrare e ha incontrato, direi che i risultati finora sono stati positivi. Abbiamo cercato di realizzare una televisione diversa, vicina al cittadino romano e quindi molto attenta a quegli eventi magari trascurati dagli altri media, cercando di essere vicini al punto di vista della gente».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Continuare questo lavoro, di cui mi sento sicuramente più convinto ora che a 18 anni, quando ho cominciato a farlo senza pensarci molto».

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