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Intervista a Rossella Grandolfo tutte le interviste
Telegiornaliste anno III N. 17 (95) del 30 aprile 2007

Rossella Grandolfo, W la Puglia! di Nicola Pistoia

Laureata in Lettere Moderne con una tesi su Telenorba, Rossella Grandolfo ha lavorato con direttori del calibro di Emilio Fede, e Paolo Liguori, che negli anni '90 si sono avvicendati alla direzione di Studio Aperto, il tg di Italia1.

Nel 1999 Rossella accettò la proposta di trasferirsi in Puglia per lavorare come corrispondente per Studio Aperto, compito che svolge tuttora.

So che la tua passione per il giornalismo è nata al cinema...
«E' vero: galeotto per me fu il film Tutti gli uomini del presidente, visto da ragazzina: da lì, dalla vicenda di quei due coraggiosi e tenaci giornalisti che scardinavano un sistema politico per amore della verità si accese la passione per una professione vista come forte impegno civile. Ad alimentare quella che negli anni è cresciuta sempre più come passione erano anche, ai tempi del liceo, le inchieste di Camilla Cederna e i reportage di Oriana Fallaci. Come vedi, miravo proprio in alto!».

Tu sei consigliere dell'Ordine dei Giornalisti, oltre che corrispondente per Studio Aperto, e mamma di due splendide ragazze: bastano 24 ore al giorno?
«Carlotta e Matilde, di 11 e 8 anni, sono la cosa che più mi piace della mia vita. Ma per la famiglia non rinuncerei mai al mio lavoro, che ancora mi dà soddisfazioni! Certo, se qualcuno mi offrisse la possibilità di fare durare di più le mie giornate, che sono vere e proprie gimkane, la prenderei al volo!»

La maggior parte delle donne in carriera sostiene di sentirsi in colpa nei confronti della famiglia; è così anche per te?
«In passato, quando le mie figlie erano più piccole, e mi capitava di passare fuori intere giornate, per poi riabbracciarle solo la sera quando dormivano, ho provato forti sensi di colpa, insieme alla tentazione di mollare tutto, che qualche volta mi ha sfiorato. Ma, come è nel mio carattere tenace, da vero Toro quale sono, sono andata avanti».

C'è un servizio o un personaggio che ricordi in modo particolare?
«Guarda, non potrò mai dimenticare il mio arrivo a San Giuliano di Puglia, poche ore dopo il crollo della scuola elementare, in cui persero la vita 27 bambini e un'insegnante: il silenzio irreale intorno a quelle macerie, le mamme, che a bassa voce parlavano con i loro bambini intrappolati lì dentro. E poi, vederli uscire, quei corpicini, sulle barelle e capire, dagli sguardi, quando un cuore ancora batteva e, quando, invece, non c'era più niente da fare. Credo sia stata questa la mia esperienza professionale più forte».

Se ti proponessero di trasferirti a Milano, ad esempio per condurre il tg, accetteresti con entusiasmo o no?
«Ho lavorato nella redazione centrale di Milano per sette anni: dal 1991, dunque agli albori dei tg Mediaset, quando il Tg5 doveva ancora nascere, fino all'inizio del 1998. In questi anni ho vissuto direttamente ogni aspetto del giornalismo televisivo, dalla conduzione alla line, al lavoro da inviato. Ho scelto di tornare a Bari, nella mia città, un po’ per sfida, un po' perché mi piace il lavoro di cronista, quello che, dico sempre scherzando, batte i marciapiedi, mischiandosi alla gente, ai fatti, e testimoniandoli. Ritengo che fare il giornalista sia proprio questo, e spero di continuare a farlo!»

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