
Telegiornaliste 
	anno II N. 7 (39) del 20 febbraio 2006
          
Didi Leoni, la lady del telegiornalismo
          intervista di Nicola Pistoia
 			Questa settimana Telegiornaliste ha incontrato 
			Didi Leoni, elegante anchorwoman del Tg5.
 
 Quando e come hai iniziato ad appassionarti al giornalismo?
 			«Il campo della comunicazione, in particolare quella televisiva, mi 
			ha sempre appassionata, fin dai tempi dell'università, che ho 
			frequentato a Torino presso la facoltà di lettere moderne. Mi sono 
			laureata in semiologia con una tesi sui meccanismi di autocensura 
			nella comunicazione pubblicitaria. Subito dopo sono entrata in 
			Fininvest Comunicazioni come addetto stampa.
 			Poi ho lavorato come redattrice (non ero ancora giornalista 
			professionista) a Nonsolomoda su Canale5. Da lì, dopo una 
			breve esperienza come conduttrice del tg di ReteA (all'epoca diretta 
			da Emilio Fede), sono passata in Rai (Raiuno) come conduttrice di 
			programmi di intrattenimento (tra questi Portomatto, Il 
			Sabato dello Zecchino, Big e altri).
 			Un'esperienza molto divertente e che, non lo nascondo, mi piacerebbe 
			rifare dopo tanti anni di hard news al telegiornale. Nel 1992 sono 
			ritornata a Canale5 per la grande avventura del Tg5 che ho 
			vissuto sin dal primo giorno. Da allora sono passati 14 anni».
 
 Ci potresti spiegare come mai non ti si vede spesso realizzare servizi come 
			inviata?
 			«Ho iniziato la mia carriera al Tg5 come cronista. Ma dopo 
			pochi mesi mi hanno offerto di condurre l'edizione della notte e di 
			passare al coordinamento del giornale. Questo continua ad essere il 
			mio lavoro dietro le quinte: come vicecaporedattore devo seguire la 
			preparazione delle varie edizioni del tg, dalla riunione di scaletta 
			alla messa in onda. Per questo motivo passo gran parte del tempo in 
			redazione e mi capita di rado di realizzare servizi come inviata».
 
 Ti gratifica condurre il telegiornale?
 			«Condurre il telegiornale è senza dubbio gratificante ma anche 
			impegnativo. Al Tg5 i conduttori si scrivono da soli i testi 
			e non utilizzano il cosiddetto "gobbo elettronico". Chi va in video, 
			inoltre, ha una grande responsabilità nei confronti dei 
			telespettatori. Oltre alla preparazione tecnica e ad una buona 
			cultura generale, occorrono equilibrio, rispetto e delicatezza nel 
			trattare determinati argomenti».
 
 Che differenza c'è tra il giornalismo televisivo e quello della carta 
			stampata?
 			«Il giornalismo televisivo e quello della carta stampata sono per 
			molti aspetti profondamente diversi. In sintesi si può dire che in 
			tv la notizia viene trattata in maniera più immediata, efficace e 
			tempestiva. Il mezzo televisivo è certamente accattivante perché 
			permette di raccontare per immagini (e non solo attraverso le 
			parole) quello che succede nel mondo, a volte addirittura in tempo 
			reale. Ma il rischio è quello di rimanere in superficie: il tempo 
			limitato non permette in genere approfondimenti, soprattutto in un 
			tg».
 
 Adesso, dopo essere diventata una delle telegiornaliste più importanti della 
			tv, ci sono ancora desideri che vorresti realizzare?
 			«Lusingata del complimento! Cerco di fare il mio lavoro seriamente 
			ma senza prendermi troppo sul serio. E' il mio segreto per rimanere 
			con i piedi per terra...
 			Come accennavo nella risposta alla prima domanda, mi piacerebbe 
			rimettermi in gioco come conduttrice di programmi diversi dal tg, 
			dove poter coniugare informazione e intrattenimento. Dopo le tante 
			tragedie di cui mi devo occupare professionalmente, qualche sorriso 
			non guasterebbe».
 
 Tempo fa sei stata eletta Lady Cortina: come pensi sia cambiato il ruolo 
			delle donne nella società moderna?
 			«Sono stata eletta Lady Cortina nel 1999. E' stata un'esperienza 
			molto divertente e lusinghiera, visto che si tratta di un 
			riconoscimento all'eleganza e allo stile. Sono molto grata alla 
			giuria!
 			A me non piace fare della retorica inutile: penso solo che oggi le 
			donne (non tutte sfortunatamente) abbiano qualcosa in più: la 
			libertà. Tanto evocata e tanto combattuta, penso che sia un'arma 
			fondamentale affinché le donne appunto si realizzino all'interno 
			della società. E pian piano ci stiamo riuscendo».
 
 Continuando a parlare di donne, tra le colleghe del Tg5 e non solo, 
			chi apprezzi di più?
 			«Sono molte le colleghe che apprezzo, a partire da quelle del Tg5. 
			Ma preferisco non fare nomi. Diciamo che le doti che più apprezzo, 
			oltre ovviamente alla professionalità, sono l'equilibrio e la 
			pacatezza. Non mi piacciono i toni o gli atteggiamenti troppo 
			aggressivi: chi va in video deve essere rispettoso del pubblico. In 
			fondo, attraverso il teleschermo, fa irruzione in casa sua! D'altro 
			canto non capisco e non mi piacciono le conduttrici che pensano di 
			dover mortificare la loro femminilità per apparire più credibili. Si 
			può essere eleganti e ben truccate senza per questo perdere in 
			autorevolezza».
 
 Sei anche una apprezzata scrittrice, nel tuo ultimo lavoro hai parlato di 
			uomini: secondo te quanto la presenza di un uomo influisce sulle 
			scelte o sulla vita di una donna, e chi sono i "veri uomini"?
 			E' possibile gestire il lavoro di giornalista con quello di moglie o 
			compagna?
 
 			«Tra le mie priorità c'è sicuramente la carriera. Ma al primo posto 
			metto la vita privata. Conciliare le due cose è impegnativo ma 
			sicuramente possibile. Avere un compagno, marito o fidanzato che 
			sia, con il quale condividere interessi, idee ed emozioni, è 
			sicuramente la cosa più bella.
 			Purtroppo è sempre più difficile trovare un uomo che abbia voglia di 
			mettersi in gioco sentimentalmente, che sia pronto ad esporsi e a 
			"rischiare" per trovare la donna giusta. La colpa, lo ammetto, è un 
			po' anche del cosiddetto gentil sesso, che a volte tanto gentile non 
			è. Ma sono convinta che non sia troppo tardi per cercare di 
			rimediare, da entrambe le parti. E' proprio questo che mi ha spinto 
			a scrivere Veri uomini, però, un libro che vuol far 
			riflettere sui sentimenti, ma col sorriso».
 
 Qualche consiglio a chi volesse intraprendere la strada del giornalismo?
 			«E' sempre difficile dare consigli. Credo però che requisiti 
			fondamentali per chi vuole intraprendere questo lavoro (e non solo 
			questo) siano serietà e professionalità: sono caratteristiche che 
			rendono inattaccabili. E poi ci vuole grinta, apertura mentale e 
			perseveranza (tanta perseveranza). In una parola, bisogna essere 
			preparati e non mollare mai».