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Intervista a Chiara Gioncardi   Tutte le interviste tutte le interviste
Chiara GioncardiTelegiornaliste anno XI N. 34 (465) del 26 ottobre 2015

Chiara Gioncardi. Il mio primo doppiaggio a 17 anni e quel cd di Goran Bregovic
di Giuseppe Bosso

A differenza di molti suoi colleghi non ha cominciato a frequentare le sale di doppiaggio fin dall’infanzia, ma Chiara Gioncardi nel tempo ha saputo diventare tra le più apprezzate voci.

Dove potremmo ‘ascoltarti’ prossimamente?
«Usciranno due film al cinema in cui presto la voce all’attrice Jessica Chastain: The Martian di Ridley Scott e Crimson Peak di Guillermo Del Toro; in questi giorni sto doppiando nuovamente Rooney Mara in Pan e Greta Gerwin in Mistress America. Per la tv, presto andrà in onda la nuova serie di Salem, dove doppio la protagonista Mary Sibley, interpretata da Janet Montgomery e Mistresses dove sono Josslyn Carver, interpretata da Jess Macallan».

Ricordi il tuo primo doppiaggio?
«A differenza di molti miei colleghi ho iniziato relativamente tardi, a 17 anni; era un film italiano, intitolato Maria figlia del suo figlio di Fabrizio Costa, doppiavo Maria da piccola e ho dovuto cantare una canzone in ebraico. Ricordo con emozione l’incontro a sorpresa che ebbi in sala con Goran Bregovic, autore della colonna sonora; andavo in giro casualmente con un suo cd nello zaino e me lo feci autografare. Poi sono arrivate altre parti, altri attrici, film d'autore come L'Enfant dei Dardenne che vinse Cannes e poi sicuramente un grande riscontro l’ho avuto doppiando Hayden Pannettiere nella serie Heroes».

L’attrice o il personaggio con cui ti sei sentita maggiormente in sintonia?
«Sicuramente Zooey Deschanel, che ho avuti il piacere di doppiare diverse volte: 500 giorni insieme, Yes Man e Quell’idiota di nostro fratello… mi diverte molto, la sento nelle mie corde, è buffa».

Che sensazione ti ha dato vincere il Leggio d’Oro tre anni fa?
«Mi sono sentita felice e orgogliosa di stare con tanti professionisti che stimo. Ero emozionata e mi sono divertita, anche se un premio lascia il tempo che trova».

Non solo doppiaggio per te, anche cinema, teatro… che differenze hai riscontrato tra il dover prestare la voce e il prestare volto e corpo a un personaggio?
«Differenze abissali: davanti al microfono devi rendere tutto quello che potresti esprimere con le espressioni del volto e con l'azione unicamente con lo strumento ‘voce’, è difficilissimo».

Avendo modo di lavorare con colleghi di grande esperienza cerchi di carpire qualcosa da loro?
«Sì certo, ogni giorno imparo qualcosa da chi mi sta attorno, anche se ormai ci ritroviamo sempre più a lavorare da soli al leggio purtroppo… e quando lavoro con direttori e direttrici esigenti che vogliono tirar fuori il meglio da me sono stimolata e faccio di tutto per dare il massimo e migliorare».

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