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Intervista a Benedetta Gambale   Tutte le interviste tutte le interviste
Benedetta GambaleTelegiornaliste anno XVII N. 4 (654) del 3 febbraio 2021

Benedetta Gambale, spettacolo on air
di Giuseppe Bosso

Giornalista, social media manager e copywriter, conduttrice radiofonica, incontriamo Benedetta Gambale, speaker dell’emittente campana Rcs Radio Castelluccio.

Dalla passione per il teatro al mondo dell’informazione, cosa ti ha spinto a questo passaggio?
«Non è stato un vero e proprio passaggio, ma più uno scambio reciproco tra questi due mondi. Tre anni fa, quando mi fu proposto di portare il teatro in radio, mi resi davvero conto di quanto fosse stimolante e costruttivo far dialogare le diverse arti e di come il teatro, altro non fosse che una forma di comunicazione ed informazione, semplicemente diversa rispetto a quella a cui siamo abituati. Iniziai, così, a parlare e a scrivere di teatro, cercando di portare gli altri nelle quinte di un mondo avvincente e misterioso. Da lì, poi, è cresciuta sempre di più la mia passione per la radio ed il giornalismo. Questa contaminazione tra arti mi ha fatto legare molto ad una parola, serendipità. Più o meno quattro anni fa, il mio sogno era poter calcare palcoscenici importanti. Mentre ero alla ricerca di una strada teatrale da intraprendere, ho trovato qualcosa di ancor più grande. Ogni giorno, potremmo imbatterci in scoperte inaspettate».

Parlare di spettacolo in radio ai tempi del covid: rispetto a prima dello scoppio della pandemia come è cambiata la tua prospettiva?
«Sicuramente, adesso, non è delle più felici. Il mondo dello spettacolo già prima della pandemia non navigava in buone acque. Ora, sembra essere stato accantonato completamente in un angolo, come se la cultura fosse l’ultimo dei problemi. Se prima in radio veniva riservato uno spazio cospicuo all’arte e ai suoi operatori, oggi, anche grazie alla sensibilità del nostro editore, i miei colleghi ed io cerchiamo ancora di più di dare voce ai tanti artisti che si stanno reinventando. Parlare di spettacolo in questo momento storico, è vitale. Intraprendere la carriera artistica è una scelta coraggiosa ed è importante che l’informazione dia un sostegno a chi sogna, nonostante le mille difficoltà. In un periodo in cui ad ogni ora, dai social, giornali e televisione, siamo bombardati da notizie negative, la cultura è l’unica che riesce ancora a strapparci un sorriso e ad emozionarci».

Il mondo dello spettacolo e degli artisti è sicuramente uno dei settori che più di tutti hanno risentito del lockdown e della crisi economica che ha portato la pandemia: quale, dal tuo punto di vista di addetta alla comunicazione, la strada per ripartire?
«Non è sicuramente semplice, né sento di avere le competenze o il ruolo per dire quale sia la strada giusta o meno per ripartire. È bello, però, vedere come tantissimi artisti, anche locali, non si stanno perdendo d’animo cercando di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie e trasferendo la propria arte in rete. La comunicazione, in questi casi, è imprescindibile per farsi conoscere, coinvolgere ed emozionare. Non è come stare su un palcoscenico, sentire l’energia del pubblico in platea, gli applausi scroscianti che danno la giusta carica, ma è un modo per far sentire la propria voce e per dire “noi ci siamo” ».

Tra le storie che hai avuto modo di raccontare e i personaggi che hai intervistato a Radio Castelluccio quali ti sono rimaste maggiormente impresse?
«Sono davvero tante, in questi anni la radio mi ha insegnato molto ad ascoltare gli altri. Ricordo sicuramente l’intervista all’attore Vinicio Marchioni, che ha imparato a convivere con la balbuzie pur di realizzare il suo più grande sogno; la ginnasta Vanessa Ferrari, esempio di forza di fronte alle difficoltà e tutti gli artisti incontrati a Sanremo. Ma, tra tutte, c’è una realtà a cui mi sono particolarmente legata dalla prima volta che si è raccontata in radio. È l’Oisma, l’osservatorio italiano studio e monitoraggio autismo, un mondo che vede alla guida delle donne e delle mamme dal coraggio e dalla forza impensabili. Ho scoperto che l’autismo è un mondo straordinario, in cui le storie emozionanti da raccontare non mancano mai».

Da appassionata di fotografia, quale immagine pensi ritragga meglio l’anno che ci siamo lasciati alle spalle?
«Per caso, qualche tempo fa ho visto una fotografia in rete che mi ha particolarmente colpito. È lo scatto di un fotografo salernitano in sala parto, durante la nascita del figlio. Da un lato i medici con le mascherine che ricordano lo strazio che stiamo vivendo da quasi un anno e dall’altro, la vita. In fondo, anche nelle difficoltà, c’è sempre una luce di speranza. Come diceva il grande Eduardo Ha da passà 'a nuttata. Ovviamente, si spera il prima possibile».

La dimensione della provincia salernitana ti sta stretta?
«Al momento, non posso che ringraziare il mio territorio per le esperienze e la crescita culturale che mi sta offrendo. Penso che la Campania e la nostra provincia, in fondo, abbiano molte ricchezze. Non nego, però, che fino a qualche anno fa non vedevo l’ora di evadere e di trasferirmi nella città che adoravo, Roma. Adesso, la mia priorità è terminare gli studi e, contemporaneamente, imparare quanto più possibile dalla mia terra. Poi si vedrà…».

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