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Intervista a Maria Grazia Russo   Tutte le interviste tutte le interviste
Maria Grazia RussoTelegiornaliste anno XVII N. 28 (678) del 20 ottobre 2021

Maria Grazia Russo, vocazione narrazione
di Vivian Chiribiri

Incontriamo Maria Grazia Russo, scrittrice che ci racconta il suo percorso editoriale.

Come nasce in Maria Grazia Russo, già affermata nel mondo del marketing, l'idea di scrivere un romanzo? C'è qualcosa di particolare che ti ha avvicinata alla scrittura editoriale?
«Si può parlare di vocazione? Se è lecito utilizzare questo termine allora parlerei di una vera e propria vocazione verso la narrazione. In effetti questa dote mi è stata molto utile anche nel marketing, dove è importate lo storytelling del progetto, coinvolgere clienti e consumatori, fino a portarli a credere in qualcosa. Questo ha sempre fatto la differenza nella mia vita professionale, nel marketing prima e adesso nella scrittura».

Laura. Le ballerine del carillon è il primo romanzo di una trilogia. Tra le pagine scorgiamo una storia così avvolgente, profonda, introspettiva, che pone il lettore sotto i riflettori. Da che idea o esperienza parte la creazione di questo romanzo?
«L’idea si è sviluppata quando mi sono trasferita da Milano a Lucca. Io ero pronta a rivoluzionare la mia vita, ma chi mi era vicino non capiva perché volessi cambiare tutto. Poco alla volta ho preso coscienza di alcuni aspetti che ho sempre avuto sotto gli occhi, ma che davo per scontati, perché sono cresciuta in un contesto culturale che ti fa credere che sia normale che le cose accadano in un certo modo. E mi riferisco in modo particolare alla condizione della donna, e di come le convenzioni sociali spesso ne limitano le scelte. Da qui prima è nata la storia di Laura, e mentre la scrivevo è diventata una trilogia al femminile in cui si affrontano diversi tipi di condizionamenti sociali».

La figura di Laura, del viaggio introspettivo che esce allo scoperto, incarna un po' tutto l'essere Donna e riguarda e accomuna tutte le donne. Perché, secondo te, è importante - se non fondamentale - per noi donne sentirsi meno sole in questo "viaggio della vita"?
«È importante condividere questo viaggio, per non sentirsi come dei moderni Don Chisciotte, che combattono contro i mulini a vento. Ci sarà sempre qualcuno a ricordarci che non ne vale la pena, che esageriamo nel reclamare determinate libertà e che è normale accettare le cose così come sono. Essere donna talvolta è una sfida estenuante, per questo è importate condividere il percorso con altre persone, perché possano esprimere sostegno e solidarietà, quando serve».

Oltre ad essere una scrittrice emergente, hai fondato una Casa Editrice, Blitos. Come nasce? Era nei tuoi progetti?
«Ho sempre avuto l’idea di creare un’attività mia, qualcosa da plasmare e da creare da zero. L’idea della casa editrice, in realtà, è stata una scelta recente, su cui meditavo da un paio d’anni. Quando ho deciso di dedicarmi totalmente alla scrittura, mi è sembrato quasi naturale creare Blitos Edizioni. È un progetto di cui sono stata la promotrice, ma non la sola protagonista, infatti molte altre persone hanno partecipato per rendere questo sogno una realtà. Ci siamo costituiti come associazione proprio per rendere la casa editrice un luogo idealmente aperto e pronto ad accogliere tutti gli scrittori emergenti che ne vogliano far parte».

Ti andrebbe di parlarci un po' di Blitos? Chi sono i tuoi collaboratori? Ci sono dei criteri che seguite secondo i quali scegliere che romanzi pubblicare?
«Blitos Edizioni nasce dal contributo di sette soci fondatori tra cui molti scrittrici e appassionati lettori. Le persone che svolgono una attività continuativa all’interno della casa editrice sono Andreatta Baldanza che si occupa di tutta la parte social media, e Simona de Pinto che si occupa della parte dei manoscritti, ma a breve si sposterà sulla creazione di contenuti video, che crediamo essere molto efficaci nella comunicazione di un romanzo. Per ciò che concerne i manoscritti, abbiamo definito delle collane che rappresentano la nostra linea editoriale. Per cui, alcuni generi letterari molto di nicchia, potrebbero non rientrare nelle nostre corde. Quando leggiamo un manoscritto, facciamo molta attenzione allo stile narrativo dell’autore o dell’autrice. Il modo di scrivere è forse l’elemento più importante. Una trama si può aggiustare, ma uno stile di scrittura poco coinvolgete, o addirittura scialbo, è difficile da modificare nel breve tempo. Tutti possono migliorare, ma occorre leggere molto, scrivere moltissimo e seguire i consigli giusti».

Se potessi chiedere ad un artista di interpretare musicalmente il tuo racconto, chi sceglieresti?
«Poiché siamo degli scrittori e dei sognatori, forse chiederei a un cantastorie, perché solo loro riescono a far vivere la magia nelle cose semplici di tutti i giorni, attraverso la musica».

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