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Intervista a Annella Prisco   Tutte le interviste tutte le interviste
Donne. Nel mondo, nella storiaTelegiornaliste anno XVIII N. 2 (686) del 19 gennaio 2022

Annella Prisco, raccontare in "doppio"
di Giuseppe Bosso

Scrittrice, coordinatrice e manager culturale, è critico letterario e vice presidente del Centro Studi “Michele Prisco” intitolato alla memoria di suo padre, vincitore del Premio Strega nel 1966, incontriamo Annella Prisco, per parlare della sua ultima fatica letteraria, edita da Guida.

Benvenuta tra noi Annella: anzitutto come nasce il suo romanzo Specchio a tre ante e a cosa si è ispirata?
«Il mio romanzo Specchio a tre ante nasce dall’attenzione a voler raccontare una storia che abbia come principale motivo d’ispirazione la dimensione del “doppio”, doppio binario di vita, avendo da sempre immaginato che spesso una sola esistenza non sia sufficiente a racchiudere le tante, troppe sollecitazioni o alternative che l’esterno ci manda. E la storia di Ada, la protagonista del mio intreccio, rappresenta proprio questo tipo di condizione».

Cosa potrebbe rappresentare, metaforicamente, questo specchio nella società di oggi alle prese con le paure legate alla pandemia?
«Ho scritto questo romanzo prima della pandemia, e non ci sono quindi collegamenti col drammatico scenario che stiamo vivendo. Oggi è la paura che ci domina in tutti i sensi, un’angoscia irrazionale che naturalmente trae spunto dal costante bombardamento di notizie allarmistiche e poco rassicuranti, con un senso di costante precarietà ed insicurezza. E la paura, per certi versi, pur non essendoci alcun collegamento con lo scenario attuale, alberga anche nello spirito della mia protagonista: paura di mettersi in gioco, paura di affrontare scenari nuovi ed inediti che la vita e il destino le procurano, paura spesso, di dover voltare le spalle e dare un taglio netto a quegli schemi borghesi nei quali si è formata, paura soprattutto delle incognite e degli imprevisti…».

Nell’approcciarsi alla scrittura quanto ha inciso la figura di suo padre, vincitore del premio Strega nel 1966?
«Non credo di essere stata influenzata particolarmente dalla figura di mio padre scrittore, anche perché la mia attitudine a scrivere si è sviluppata quando purtroppo lui era già mancato, e questo mi ha impedito di poter avere uno scambio diretto ed un confronto con lui come Maestro di scrittura. Certo che non escludo che il fatto di essere vissuta sin da piccola in un contesto dove si respirava cultura, con continui contatti con importanti scrittori, studiosi e ideologi del Novecento che frequentavano la mia casa, abbia in qualche modo inciso, anche se a livello inconscio, sulla mia formazione».

Perché l’ambientazione di parte della storia, legata alle origini della protagonista, nel Cilento? Cosa rappresenta per lei questa terra?
«La scelta di ambientare parte del mio romanzo nel Cilento è nata da una grande attrazione verso quei luoghi, scoperti peraltro da me abbastanza tardi, ma dai quali sono stata affascinata e catturata proprio perché sono posti che conservano un impronta autentica, che non sono stati contaminati da speculazione edilizia ed altro, ma hanno ancora quell’atmosfera “antica” e genuina che li rende unici, e poi devo confessare che sono luoghi carichi di un’energia molto forte, sono pieni di luce, colori e odori che rasserenano e ricaricano! E il Cilento quindi per me rappresenta il buen retiro, approdo ma nel contempo punto di ripartenza verso nuovi orizzonti e progetti, perché credo che l’unica nostra ancora di salvezza, specie nel momento che viviamo, sia quella di guardare avanti con ottimismo e fiducia, e soprattutto di alimentare sempre un nuovo progetto ed obiettivo da raggiungere».

Come ha organizzato le presentazioni del libro tenuto conto delle restrizioni che la pandemia ha imposto riguardo gli spostamenti negli ultimi mesi e quali riscontri ha avuto, anche tramite i social, dai suoi lettori?
«Nonostante il periodo così particolare, questo mio romanzo ha avuto tantissima visibilità. Uscito a fine 2020, il libro ha camminato nei primi mesi soprattutto attraverso trasmissioni on line, presentazioni in remoto ed altri strumenti adeguati al momento. Poi dall’estate 2021 sono cominciate una serie di presentazioni dal vivo e fino a metà di questo nuovo anno ne ho già una serie programmate in varie città d’Italia e all’estero. Mi auguro di poterle realizzare tutte, perché certamente l’incontro con relatori e lettori in presenza ha tutto un altro significato. Devo molto in questo mio percorso al costante impegno della giornalista e editor Mary Attento, che dall’uscita del romanzo cura per me la comunicazione ed è sempre vigile e pronta ad individuare gli spazi giusti per una promozione equilibrata, incisiva, ma mai invasiva!».

Ha in cantiere altri libri?
«Nuovi progetti in cantiere ce ne sono. Ho molti impegni culturali, tra giurie di prestigiosi premi letterari di cui faccio parte, convegni, collaborazioni giornalistiche e poi naturalmente il desiderio di sviluppare la trama di un nuovo romanzo che già mi sollecita e che mi auguro di elaborare e portare a termine nei prossimi mesi».

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