
Telegiornaliste anno XVIII N. 30 (714) 
		del 23 novembre 2022
		
		
			    Letizia Vicidomini, nuovi casi per Martino 
				di 
Giuseppe Bosso 
				
				Dopo il grandissimo successo che le ha dato lo scorso anno la 
				pubblicazione di 
La ragazzina ragno, insignito di 
				riconoscimenti prestigiosi come il Garfagnana in Giallo,
				
				Letizia Vicidomini torna ancora una volta in libreria; 
				edito da
				
				Mursia, 
Dammi la vita, una nuova avventura che 
				vede al centro della storia un personaggio ormai familiare ai 
				suoi lettori. 
				
				
Bentrovata Letizia; anzitutto, senza spoilerare, come nasce 
				questa nuova avventura di Andrea Martino, commissario in 
				pensione? 
				«Martino stavolta si trova al centro di due storie; una, la 
				morte di un giovane pianista, allievo del Conservatorio di San 
				Pietro a Majella di Napoli, trovato accoltellato, in cui 
				bisognerà capire come mai un giovane di talento, così ben voluto 
				e apprezzato, sia stato ucciso così barbaramente; Andrea si 
				trova coinvolto in questa vicenda per caso, in occasione di una 
				visita a Michele Loffredo, suo ‘allievo’ che lo ha sostituito; 
				contemporaneamente Andrea, giorni prima, era stato al cimitero a 
				visitare la tomba di suo figlio Lorenzo, il dolore che porta 
				ancora dentro, e accanto alla tomba nota un’altra sepoltura, con 
				una donna che prega sofferente per quella che si scoprirà essere 
				una bambina di otto anni morta mesi prima; morte naturale? 
				Sembrerebbe così, però… lascio ai lettori scoprirlo! Ancora una 
				volta Martino si alternerà tra indagini e le sue ‘perle’, 
				momenti in cui attraverso lui cerco di riflettere sugli eventi 
				della vita». 
				
				
Proseguirai ancora in questo filone narrativo? 
				«Andrea Martino è apparso per la prima volta in 
Nero – Diario 
				di una ballerina, mio racconto del 2015; successivamente è 
				voluto ritornare, di sfondo, in 
Lei era nessuno, 
				parallelamente alla storia di Ines, la protagonista di quel 
				libro, e a quel punto ho capito che la sua presenza nei miei 
				racconti mi faceva star bene; vedremo per la prossima volta, 
				allo stato attuale posso dire che fin quando saprà dare il suo 
				aiuto, il suo supporto a chi gli vuole bene, lo farà». 
				
				
Anche stavolta il lettore saprà riconoscere il tuo stile di 
				scrittura, che consente anche attraverso momenti di quotidianità 
				svincolati dalla trama principale di analizzare i personaggi 
				nella loro tridimensionalità? 
				«Sì, i rapporti interpersonali sono molto in evidenza nei miei 
				racconti, mi piace sottolineare proprio la forza che la serenità 
				di queste relazioni, o di quelle con i propri amici, riescono a 
				trasmettere, anche per alleggerire la tensione che suscita la 
				storia principale; la lettura è anche specchio di noi stessi».
				
				
				
Grandissimo successo ancora adesso riscuote la precedente 
				avventura di Martino,
				
				La ragazzina ragno; qual è stata la cosa che più ti 
				ha inorgoglito? 
				«Anzitutto professionalmente è stata la grande soddisfazione che 
				mi ha dato vincere il premio Garfagnana in Giallo; ma 
				soprattutto le occasioni di incontro con i ragazzi delle scuole 
				che si sono aperti con me dopo aver letto quella storia, 
				discusso con i docenti, che si sono resi conto dei pericoli che 
				ci sono in rete; questo risultato concreto, nella vita dei 
				lettori, è davvero una grande soddisfazione». 
				
				
La ragazzina ragno è stata un’occasione per analizzare 
				le problematiche degli adolescenti di oggi così come il 
				precedente Lei era nessuno l’amore “tossico”: stavolta, 
				senza spoilerare ovviamente nulla, qual è il tema di analisi su 
				cui ti sei soffermata? 
				«Mi sono soffermata sull’ambizione e sulla voglia di possesso di 
				cose e di persone può generare; poi aggiuntivamente andiamo a 
				toccare relazioni tra persone adulte e giovani, un aspetto che 
				oggi è molto attuale; relazioni consenzienti o con scambi 
				fisici, che però possono avere risvolti giuridici». 
				
				
Dove trova Letizia Vicidomini l’ispirazione per raccontare 
				ancora storie così nel mondo di oggi riuscendo ad essere sempre 
				più coinvolgente per i suoi lettori? 
				«Non c’è una ricetta; guardo il mondo, vivo la vita, vedo la 
				vita degli altri che scorre, e a volte scattano scintille; amo 
				parlare di quello che ci accade, penso che il romanzo nero sia 
				il vero romanzo sociale che ci può aiutare a crescere».