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Intervista a Alessia Cotta Ramusino   Tutte le interviste tutte le interviste
Alessia Cotta RamusinoTelegiornaliste anno XIX N. 20 (736) del 13 settembre 2023

Alessia Cotta Ramusino, a caccia di emozioni

di Giuseppe Bosso

Genovese, in giro per il mondo fin da bambina, una grande passione chiamata musica, e grande impegno sociale, per l’Unicef e per le donne. Incontriamo Alessia Cotta Ramusino.

Lei e la musica: com’è nato questo amore?
«Fin da bambina ascoltavo la musica; mio padre era un grande amante di Burt Bacharach, ascoltava le sue composizioni di continuo; e una domenica, quando avevo cinque anni, mentre ascoltavo uno di questi brani, in vinile, tale era stata la commozione che mi misi a piangere, stupendo mia madre».

Fin da bambina ha molto viaggiato per il mondo: l’influenza di altre culture, soprattutto musicali, quanto ha influito nel suo percorso formativo?
«Tantissimo, sia a livello artistico che personale; aver viaggiato e vissuto in altri Paesi, relazionarmi con altre culture e tradizioni mi ha aperto la mente, e anche il cuore; ci sono due generi di ignoranza secondo me: la prima è quella di non conoscere certe materie, certe discipline; ma l’altra, quella del cuore, che è più pericolosa, perché è quella che fa scaturire la violenza, il non rispetto per gli altri; dico sempre che tutti facciamo parte dello stesso genere umano, apparteniamo alla stessa terra, condividiamo lo stesso cielo, non ci devono essere differenze tra di noi; aver vissuto in tutto il mondo mi ha reso particolarmente aperta verso gli altri».

Notevole è anche il suo impegno per la purtroppo sempre attuale battaglia contro ogni forma di violenza sulle donne, che si è manifestato in particolare con il progetto 100Donne Vestite Di Rosso: com’è nato e come si è sviluppato?
«Si tratta di un movimento di sensibilizzazione, l’unico nato da istanze italiane, e di questo ne sono fiera; tutto parte da un flashmob, o per meglio dire il flashmob è stato il seguito di qualcosa che nasce da una ballad: nel 2011 abbiamo assistito a uno dei più terribili delitti, quello di Melania Rea, che mi aveva scioccata anzitutto per come questa bellissima donna era stata uccisa proprio da suo marito, colui che avrebbe dovuto amarla, la persona di cui avrebbe dovuto fidarsi; dentro di me scaturì questa ballad intitolata Yallah, parola araba che è traducibile in sintesi con un monito ad agire, a darsi da fare; a lungo questa canzone era rimasta in un cassetto finché il mio discografico che avevo da poco conosciuto mi convinse che non poteva non essere portata a conoscenza della gente, anche per il mio percorso universitario che mi ha vista laureata in sociologia; la ballad ebbe grandissima eco all’estero, in Italia un po’più in ritardo; nel 2017 appunto diventa il traino per questo progetto in cui fin da subito non ho voluto essere sola, e ho cercato di coinvolgere tutte le mie amiche e conoscenti, all’insegna delle due parole chiave della canzone, respect and love, rispetto e amore. Da lì il movimento si è diffuso in Italia e nel resto del mondo proprio per divulgare questa cultura del rispetto e amore, il rispetto del vivere in comune, non solo il prossimo ma per il pianeta, per i propri compagni di vita, per l’ambiente di lavoro… insomma di ogni settore del vivere in società».

L’uso dei social e delle piattaforme telematiche è diventato anche per lei come per i suoi colleghi uno strumento indispensabile per la promozione della sua musica?
«Assolutamente sì. Una volta cantanti e cantautori contavano solo su una possibilità; oggi social e talent hanno aumentato queste potenzialità di divulgazione, di cui sono grande fruitrice; al mondo dei social anzitutto mi sono avvicinata per ragioni di studio, come le dicevo mi sono laureata in sociologia; poi quando ho conosciuto questo discografico ho creato i miei profili, che gestiamo con diverse direttive, dal momento che ogni social ha un trend e una direzione diversa: Instagram si basa molto sull’immagine, Facebook è un potpourri di tante cose, mentre Linkedin è molto più professionale; Twitter è estemporaneità. Ma ciascuno consente di rivelarti per quello che sei, come cantante e anche come scrittrice, visto che prossimamente, a ottobre, uscirà il mio primo libro intitolato proprio come il movimento, 100 Donne Vestite Di Rosso, di cui sono orgogliosa perché consentirà di farmi conoscere meglio».

Anche in quest’epoca dove le relazioni e le emozioni sono sempre più messe in secondo piano riesce a trovare ispirazione per la sua musica? E da cosa?
«Abbiamo assistito pian piano ad un allontanamento dei ragazzi dalla gestione delle emozioni e delle interazioni; in parte ciò è dovuto ai social, che consentono di nascondersi dietro un monitor o uno smartphone; in parte anche sicuramente alla pandemia che ha allontanato molti ragazzi ancor di più, tanto che si è parlato anche da noi come in tutto il mondo di quel fenomeno giapponese della ‘sindrome di hikikomori’, ragazzi che si chiudono nelle loro stanze e non vogliono avere più relazioni. Interagire crea emozioni; e io con la mia musica non voglio gestire emozioni, voglio provarle; mi pongo davanti alle emozioni, sono una vera cacciatrice di emozioni, non mi metto al riparto dal loro vento come sta facendo buona parte della società. Emozioni che mi suscita anche il contatto con la natura, quando vado a cavallo o faccio il bagno a mare anche in periodi dove la gente non ci va. La vita reale, vera, è quella che regala le emozioni; io cerco di sbilanciarmi, di perdere l’equilibrio proprio per questo».

I suoi prossimi impegni?
«Oltre al libro, che racchiude cento storie della mia vita, che ho scelto come modelli educativi anche in veste di ambasciatrice Unicef che mi ha portata spesso a relazionarmi con bambini e ragazzi, ai quali ho cercato di dare spunti per come affrontare anche momenti spiacevoli della vita che ho vissuto sia da bambina che in età adulta; i problemi fanno parte di tutte le fasi della vita, bisogna affrontarli; l’Unicef mi ha assegnato tre temi da portare avanti: le donne, le bambine e i bambini; e l’ambiente. Prossimamente interverrò a Roma a Cinecittà per ritirare un premio; poi al Festival del cinema di Venezia in chiusura con un flash mob; e ancora a ottobre parteciperò a eventi a Genova che per la prima volta sarà capitale del libro; e il Festival del Cinema di Roma. E poi ovviamente eventi legati al 25 novembre, che racconterò man mano sui miei profili social».

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