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Giada MessettiTelegiornaliste anno XIX N. 17 (733) del 24 maggio 2023

Giada Messetti, divulgare la Cina
di Giuseppe Bosso

Incontriamo Giada Messetti, conduttrice del programma CinAmerica – La Sfida su Rai 3, con Francesco Costa.

Benvenuta, Giada. Anzitutto, partendo dal titolo della trasmissione che sta conducendo: il futuro del mondo sarà davvero improntato alla sfida o comunque all’egemonia di Cina e Stati Uniti?
«Lo è già il nostro presente. Tutto quello che leggiamo ha come sottofondo questa sfida che ormai è consolidata».

Da cosa nasce il suo interesse per il mondo cinese?
«Un po’ per caso. Mi sono innamorata dei caratteri cinesi. Dopo la laurea in cinese all’università di Venezia mi sono trasferita a Pechino e lì ho approfondito la mia conoscenza di questa nazione a cui mi sono appassionata progressivamente. Quando sono tornata in Italia ho cambiato un po’ vita perché ho cominciato a lavorare in radio e televisione e poi a un certo punto le mie esperienze, apparentemente molto distanti, si sono intrecciate».

L’immagine che abbiamo in Italia e in generale il mondo occidentale del cosiddetto “fiore di mezzo” è di una terra una volta lontana e misteriosa e oggi piena di contraddizioni e di problematiche, anche ambientali, ma che potrebbe rivelarsi anche una risorsa: quale ritiene sia l’atteggiamento da prediligere?
«Credo anzitutto che la visione del mondo occidentale della Cina sia ancora molto semplicistica; la realtà è molto più complessa di questa percezione alquanto approssimativa, e cambiare questo approccio è l’imprescindibile primo passo da compiere».

Parlare di Cina è anche riferirsi a una delle comunità maggiormente immigrate in Italia che però si caratterizza per una quasi totale chiusura all’integrazione: lei da questo punto di vista ha vissuto esperienze dirette?
«A Milano ho scoperto una delle più vivaci e attive comunità cinesi, tra cui sono impegnati molti giovani di seconda generazione che stanno progressivamente compiendo grandi sforzi per creare un ponte tra noi e loro. Sono una grande risorsa. Ci stupiamo sempre che i cinesi da noi costruiscano comunità chiuse, ma a Pechino sono gli occidentali a vivere in comunità che poco si integrano con il resto della città».

Quali riscontri ha avuto dalla trasmissione, anche rapportandosi agli spettatori via social?
«Molto soddisfacenti. Nonostante la collocazione in seconda serata in una giornata difficile per parlare di esteri, siamo riusciti a creare un format che ha ricevuto molte recensioni e commenti positivi».

I suoi prossimi impegni?
«Bella domanda… per ora diciamo che mi sto riprendendo dopo la chiusura di questa prima stagione del programma che come le dicevo è andata al di là delle nostre aspettative. Confido che ci sia anche una seconda stagione, ma in ogni caso continuerò il mio impegno per divulgare la conoscenza della Cina in Italia e non solo».

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