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Intervista a Sofia Iacuitto   Tutte le interviste tutte le interviste
Sofia IacuittoTelegiornaliste anno XXI N. 25 (804) del 15 ottobre 2025

Sofia Iacuitto, il domani da affrontare
di Giuseppe Bosso

Attrice versatile e talentuosa, incontriamo Sofia Iacuitto.

Benvenuta sulle nostre pagine, Sofia. Anzitutto dove potremmo vederla prossimamente, se può anticipare i suoi ultimi lavori in uscita?
«Teatro: sarò in scena a dicembre con I Ragazzi della strada a Roma al Teatro de’ Servi, poi a fine marzo sono in scena al Teatro Vascello con Mercoledì delle ceneri della Compagnia Fort Apache Cinema Teatro, una compagnia di ex detenuti che mi ha insegnato tanto, tantissimo, è un onore essere con loro nel cartellone di uno dei teatri più ambiti di Roma».

Alle spalle molte esperienze sia cinematografiche che televisive: quali ritiene siano state le più formative finora?
«Sicuramente l’università che mi ha portato a conoscere due realtà molto importanti: la compagnia Fort Apache mi ha fatto conoscere il senso vero del fare teatro, sognavo di lavorare con loro da anni. Ma se sai sfruttare tutte le occasioni al meglio, anche quelle negative, tutte sono formative, anzi.
Non c’è stata una cosa più formativa di altre, tutto quello che ho fatto, anche le virgole, mi hanno portato dove sono ora e sono soddisfatta di dove sono…ma solo per ora. E grazie alla professoressa Federica D’Urso sono arrivata a Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo) e da 2 mesi sono fiera di far parte del nuovo direttivo. Conoscere Unita è stato fondamentale per comprendere davvero il mio lavoro, ancorarlo alla realtà, conoscere i propri diritti, ma anche i doveri e il mio obiettivo ad oggi è coinvolgere di più i ragazzi e le ragazze della mia età. Portarli con me, perché il futuro è nostro ed è giusto che iniziamo a prendercene cura».

Una menzione importante, sicuramente, merita la sua partecipazione a un episodio di Don Matteo anni fa, una puntata e un personaggio molto intensi: come ha vissuto quell'esperienza accanto a un vero e proprio attore icona come Terence Hill?
«Quando mi chiedono di Don Matteo, oltre a raccontare quanto sia una macchina perfetta, in funzione da decenni, racconto sempre di Terence Hill, l’attore più umile che io abbia conosciuto e forse uno dei più importanti con cui ho lavorato, se non il più importante. Anche a fine riprese, dopo anche 9/10 ore di lavoro si metteva vicino a me e mi chiedeva come stessi. Recitare accanto a lui, che poi è stata una delle mie prime esperienze, per me è stato mettere a fuoco il punto a cui si deve arrivare veramente: la semplicità e l’umiltà dei grandi, mi sono sentita sulle spalle dei giganti».

Parlando della sua partecipazione alla fiction Un'estate fa ambientata negli anni '90 ha dichiarato che le sarebbe piaciuto vivere davvero in quell'epoca: è una considerazione dovuta anche pensando, con gli occhi di oggi per il nostro tempo, a un periodo più spensierato, lontano anni luce da tante problematiche che viviamo adesso?
«Assolutamente sì, una spensieratezza a cui la mia generazione non si avvicina neanche lontanamente e dato i tempi bui che stiamo attraversando temo andrà sempre peggio, anche se la speranza che il mondo possa andare meglio c’è ancora, sentinelle di umanità ci sono ancora».

La scorsa primavera ha preso parte con molte colleghe al corto È come sembra diretto da Anna Foglietta, un vero e proprio manifesto e al tempo stesso grido contro la violenza sulle donne, purtroppo problematica all'ordine del giorno per tanti, troppi, episodi spesso tragici: queste iniziative del mondo artistico non rischiano di rimanere in qualche modo fini a loro stesse se poi questo monito rimane inascoltato?
«Lavorare con Giulia Minoli e la fondazione Una, nessuna centomila, entrare nel loro laboratorio artisti insieme alla mia amica e collega Nicole Rossi, è una delle cose più belle che sono successe nell’ultimo anno. Anna Foglietta poi è stata una scoperta meravigliosa, per me è un vero esempio di come mi auguro di essere tra 20 anni: è una brava attrice, una brava mamma ed è impegnata nel sociale, sfrutta la potenza della sua immagine per metterla al servizio di chi non ha voce.
Il monito non rimane inascoltato, c’è ancora tanto da fare, troppo, a volte ti rendi conto che siamo ancora troppo indietro, ma siamo in tanti e tante che abbiamo capito la strada giusta da percorrere e ogni giorno c’è una conquista e da quello non si torna indietro. Gli artisti e le artiste devono continuare a farlo, sono sicura che l’arte sia la chiave per una evoluzione strutturale della nostra società Lavorare con Giulia Minoli e la fondazione Una, nessuna centomila, entrare nel loro laboratorio artisti insieme alla mia amica e collega Nicole Rossi, è una delle cose più belle che sono successe nell’ultimo anno. Anna Foglietta poi è stata una scoperta meravigliosa, per me è un vero esempio di come mi auguro di essere tra 20 anni: è una brava attrice, una brava mamma ed è impegnata nel sociale, sfrutta la potenza della sua immagine per metterla al servizio di chi non ha voce. Il monito non rimane inascoltato, c’è ancora tanto da fare, troppo, a volte ti rendi conto che siamo ancora troppo indietro, ma siamo in tanti e tante che abbiamo capito la strada giusta da percorrere e ogni giorno c’è una conquista e da quello non si torna indietro. Gli artisti e le artiste devono continuare a farlo, sono sicura che l’arte sia la chiave per una evoluzione strutturale della nostra società».

Il domani: una parola che la spaventa o un cammino da affrontare?
«Un cammino da affrontare, sicuramente faticoso e impegnativo come per tutti, ma non amo le scorciatoie, penso che non portino mai a qualcosa di buono, sono impaziente di scoprirlo, anzi a volte sono fin troppo proiettata verso il futuro e sto cercando di imparare a vivere il qui ed ora».

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