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Intervista a Cinzia Bancone   Tutte le interviste tutte le interviste
Cinzia BanconeTelegiornaliste anno VI N. 37 (254) del 8 novembre 2010

Cinzia Bancone, la televisione dietro le quinte
di Giuseppe Bosso

Incontriamo questa settimana Cinzia Bancone: da dieci anni affianca Massimo Bernardini nel programma Tv Talk, e da oltre un anno collabora con il blog di Davide Maggio.

Il digitale terrestre, secondo lei, ha cambiato davvero qualcosa per la televisione italiana?
«Direi che ancora non si sentono gli effetti del suo arrivo. Più che il digitale terrestre, a cambiare le cose oggi sono Sky e il web. Il pubblico sta cominciando a spostarsi verso le tv tematiche e col tempo, lo zapping non si limiterà più ai canonici sette canali, per cui siamo di fronte ad un cambiamento che sconvolgerà tutto il mondo produttivo e fruitivo della tv».

Cosa ha appreso da Bernardini e da Maggio?
«Bernardini mi ha avviato a un lavoro di tipo giornalistico e gli sarò sempre grata per la possibilità che mi ha dato; mi ha fatto capire quanto sia importante la documentazione, la cura delle fonti, l’approfondimento, saper garantire al pubblico la "verità" di quel che si comunica. Da Davide Maggio ho imparato che per riuscire ci vuole tenacia. Con lui, ho esplorato la nuova frontiera del web e gli aspetti più irriverenti della critica».

Nel suo sito racconta di un know how che cerca di trasmettere: esattamente a cosa allude?
«In questi dieci anni ho veramente seguito molta televisione, analizzandola e scoprendola in ogni suo aspetto. Molte persone che ho conosciuto pensano che il nostro mestiere sia limitato solo alla puntata che va in onda, senza sapere che invece c’è dietro un’attività costante di un insieme indispensabile di persone che lavora duro tutta la settimana. L’ho potuto riscontrare non solo nei più giovani, ma anche negli adulti. Questa poca conoscenza riguardo alla tv come industria, come sistema produttivo dove operano innumerevoli e fondamentali figure, è il motivo per cui ritengo sia importante far conoscere ai telespettatori, più o meno giovani, cosa c'è dietro il teleschermo. Questo è il know-how di cui parlo e questo è il motivo per cui, da anni, mi occupo anche di media education».

Crede sia finita l’era della tv trash?
«La tv generalista ormai è in continuo calo mentre crescono Sky e nuove realtà come la web tv. Questo tipo di televisione cosiddetta ‘spazzatura’ ha un grande seguito innegabilmente, e penso sia bene non condannarla a priori. Anche il racconto dell’orrido, definiamolo così, richiede una certa dimestichezza e una certa competenza; anche le trasmissioni, per esempio, di Maria De Filippi, tanto criticate per l’eccessivo sentimentalismo, hanno alle loro spalle un lavoro di preparazione. Non è detto che la tv trash non possa essere di qualità. Del resto, la televisione non è solo informazione, è anche evasione, momento di relax. E anche da questo punto di vista occorre conoscere il mestiere. Il trash non finirà, forse si sposterà su altre piattaforme, come già sta avvenendo».

Potesse scegliere, a quale delle signore della tv vorrebbe assomigliare, tra la D’Amico, la Clerici e la D’Urso?
«Ilaria D’Amico è soprattutto una giornalista sportiva e non è questo il mio campo; la Clerici ha un approccio materno che non credo di possedere; la D’Urso la stimo per l’approccio attoriale che, ritengo, riesce a farle condurre bene ogni cosa. Non ha citato Simona Ventura, che ammiro e invidio soprattutto per il tipo di programmi che ha potuto condurre nella sua carriera. Condurre un programma comico, o comunque, leggero, è quello che mi piacerebbe fare».

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