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Intervista a Katia Manna   Tutte le interviste tutte le interviste
Format: televisione, radio e telegiornalistiTelegiornaliste anno VIII N. 13 (315) del 2 aprile 2012

Katia Manna, sognando l'arte in Tv
di Giuseppe Bosso

Intervistiamo Katia Manna, speaker e volto di Radio Sport 24, radiovisione on line nazionale e prossimamente disponibile sui canali televisivi digitali e in FM. In passato ha condotto vari programmi televisivi, tra cui Village e GO! Viaggiatori per passione, dedicati ai viaggi nel mondo. Per Sky Sport ha curato Le città dei campioni, magazine dedicato alle località delle squadre partecipanti alla passata edizione della Champions League. Come autrice ha lavorato alla realizzazione della striscia Vita in crociera, condotto da Maria Mazza. Vanta anche un'esperienza cinematografica collaborando alle attività di produzione del film The Tourist, con Johnny Depp e Angelina Jolie.

Quali sono i luoghi che ti sono rimasti più impressi tra quelli che hai visitato nelle tue esperienze lavorative?
«Il Perù e l'Uzbekistan sicuramente. E l'Africa, che fa parte del mio cuore».

La vicenda di Rossella Urru ha riportato all'attenzione il tema dei viaggi a rischio. Cosa ne pensi?
«Per fortuna ho girato sempre in luoghi abbastanza sicuri; i rischi ci sono sempre, specie per persone che per lavoro o per scopi umanitari si trovano in luoghi difficili. Se non ci fossero persone disposte a correre questi rischi probabilmente non verremo a conoscenza di tante ingiustizie. Io ammiro i giornalisti che fanno gli inviati di guerra, è un sogno che mi piacerebbe realizzare un giorno».

Hai avuto modo di lavorare soprattutto con donne: hai avvertito più complicità o più collaborazione?
«Ho trovato delle vere amiche, ma non sono mancate esperienze negative. Dipende sempre dalle persone che trovi».

Napoli non ti sta stretta?
«Diciamo che è come la malafemmena di Totò (ride, ndr). La si ama e la si odia allo stesso modo; ti dà tanto ma ti toglie anche. Ho avuto la fortuna di vivere esperienze splendide a Londra e a Venezia, che però poi mi hanno puntualmente riportato qui. Non è facile sopravvivere in questo contesto, ne sono consapevole. Certo, se mi capitasse un'altra occasione per andare fuori non la rifiuterei».

Cosa farai da grande?
«L'artista! Scherzi a parte, da poco sto seguendo anche un'attività in questo settore, un laboratorio di ceramica con una mia amica. È un'altra mia grande passione che non mi dispiacerebbe poter coniugare, un giorno, con il lavoro in televisione, anche se non credo che la televisione attuale sia pronta per questo».

Come ti trovi ad affrontare questa esperienza radiofonica?
«È molto diversa dalla televisione, per i suoi ritmi e i suoi tempi. Ma fin da ragazzina sono una grande ascoltatrice, è una sfida che ho raccolto con molta gioia, anche per confrontarmi con un settore, lo sport, assolutamente nuovo per me. Ho molto da imparare e ho la fortuna di lavorare con professionisti come Alex Olandese, direttore artistico della rete, e Manuel Parlato, responsabile della redazione sportiva che mi ha coinvolto in quest'avventura».

Mai ricevute proposte indecenti?
«Per fortuna mai ricevute. E comunque credo che le ragazze che si sono trovate coinvolte in situazioni di cui spesso di parla, in alcuni casi, abbiano una loro parte di responsabilità».

Un aggettivo per descriverti dal punto di vista lavorativo?
«Stakanovista».

Come ti vedi tra dieci anni?
«Spero uguale ad oggi, con lo stesso spirito adolescenziale e lo stesso entusiasmo di adesso».

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