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Marzio Di MezzaTelegiornaliste anno V N. 44 (215) del 7 dicembre 2009

Marzio Di Mezza, con la testa... tra i libri di Valeria Scotti

Nulla dies sine linea. Non lasciar passare un giorno senza scrivere una riga. E senza leggerla, aggiungiamo. Giunge così al terzo anno il Festival del Libro e della Scrittura di San Giuseppe Vesuviano. Appuntamento dal 10 al 12 dicembre con l'attenta regia di Marzio Di Mezza, Direttore Artistico del Festival.

Ci rincontriamo un anno dopo. Cosa è accaduto in questi 12 mesi nella tua vita professionale e in quella del Festival?
«Sono cambiate un po' di cose nel mio lavoro. Ho lasciato la televisione dopo sei anni di redazione per dedicarmi ad altri progetti che avevo parcheggiato. Ho girato un po' per l'Italia per presentare il mio secondo romanzo, A Napoli un po' di più, e mi sono rimesso a scrivere: sto lavorando ad un altro romanzo e a un libro-inchiesta. Presto tornerò a fare lavoro di redazione perché è chiaro che mi manca. Naturalmente ho potuto dedicare più tempo al progetto Festival del Libro che cresce e regala soddisfazioni. Anche quest'anno devo ringraziare il sindaco di San Giuseppe Vesuviano che non ha esitato un solo istante nel confermare l'appuntamento e mi ha voluto ancora alla guida del Festival».

Un ampio programma per tutti, laboratori per giovanissimi, testimonianze particolari come quella da te moderata con il Procuratore Antimafia Pietro Grasso, una serata jazz. Con quale criterio decidi di unire voce dopo voce, storia dopo storia per comporre tutti i pezzi del Festival?
«Fin dalla prima edizione la mission del festival è stata quella di agevolare l'incontro tra chi i libri li produce e chi li divora. Mettere insieme scrittori, editori e lettori. Muovendoci lungo questa linea abbiamo cercato di soddisfare più esigenze e target vari. Alla fine, come giustamente dici, il mosaico che si compone è policromo. Ci siamo posti solo dei punti fissi: il coinvolgimento dei più giovani e l'attenzione alla qualità. Il risultato ci regalerà momenti molto intensi come il reading di Valeria Parrella; spazi di riflessione come per gli incontri con il procuratore antimafia Pietro Grasso e la scrittrice Marida Lombardo Pijola; la conoscenza di scritture giovani e di mondi meno conosciuti, e così via».

Il Marzio Direttore Artistico del Festival afferma: "Un libro aiuta a crescere, anche soltanto salendoci su". E il Marzio uomo, al di là della sua professione, quanto è cresciuto - e continua a crescere - con la lettura?
«Per noi che divoriamo libri, la lettura è fonte di vita. Se il grande Wittgenstein diceva che il pensiero è digestione, io - molto umilmente - mi permetto di aggiungere che la lettura è alimentazione. Mi entusiasmo quando scopro un bel libro, ma negli ultimi tempi sto conoscendo anche un altro piacere: quello di condividere alcune letture e pagine con il più grande dei miei due figli, che ha 8 anni e gli piacciono Sepulveda e Kureischi di "Coccinelle a pranzo"... Cresco insieme a lui».

Ma esiste anche il Marzio autore. Come si colloca tra il Marzio Direttore e il Marzio papà dedito alla lettura con i figli?
«Intanto cercando di ritagliarmi il tempo per scrivere compatibilmente con il tempo da dedicare a loro e quindi alla famiglia. Poi è normale che la scrittura si arricchisce delle esperienze di genitore. Mentre il Festival rende possibile un confronto più ampio con autori più bravi di me, dai quali non posso che apprendere».

C'è un progetto che ancora non sei riuscito a realizzare per il tuo Festival?
«Desideri... tanti. Immagino un incontro sui linguaggi mettendo insieme Umberto Eco, Maurizio Costanzo, Erri De Luca. Poi un faccia a faccia tra Andrea De Carlo e Alessandro Baricco. Di nomi ne ho in mente tanti e di situazioni pure, da Andrea Camilleri a Carlo Lucarelli, passando per Hanif Kureishi. Ma siamo soltanto alla terza edizione... Ci sarà tempo!».

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