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Telegiornaliste anno III N. 27 (105) del 9 luglio 2007


MONITOR Tgiste forum: missione romana per premiare la Capulli di Rocco Ventre

Maria Grazia Capulli non è nuova alle attestazioni di affetto che le giungono dai fan riuniti nel nostro forum. Tant'è vero che la recente vittoria del 13° Campionato delle telegiornaliste per Maria Grazia è stata la conferma della stima che la fece vincere ancora nel 2003.
Il webmaster di Telegiornaliste, insieme ad alcuni fan, ha raggiunto la telegiornalista a Roma, negli studi Rai di Saxa Rubra, per consegnarle il riconoscimento del pubblico.
Ecco il resoconto della trasferta.
Per premiarla siamo partiti dalle province di Modena, Mantova e Bergamo: centinaia di chilometri per arrivare da lei, Maria Grazia Capulli, fresca vincitrice del campionato delle telegiornaliste, il concorso che da anni incorona la tgista più amata dal popolo di Internet.
Tale era il desiderio d’incontrarla che siamo arrivati a Saxa Rubra alle 13.00, ben due ore di anticipo sull’appuntamento. I permessi d’ingresso erano già pronti: perché non approfittare del "tempo libero" per una full immersion nel tempio del giornalismo televisivo italiano?
Ci siamo seduti a un tavolo del bar, in posizione strategica con vista sulla mensa che si andava popolando. Neanche il tempo di ordinare qualcosa, e proprio al tavolo vicino al nostro si accomodano David Sassoli e Raffaele Genah.
Ma sono solo i primi: tra un panino, una coca e un caffè, i protagonisti del telegiornalismo italiano trascorrevano la pausa pranzo davanti ai nostri occhi ammirati: Elisa Anzaldo, Tiziana Ferrario, Francesco Giorgino, Luciano Onder, Elisabetta Caporale, Simona Sala e Laura Mambelli.
Quest’ultima l'abbiamo fermata per un saluto, dandole l'opportunità di dire la sua in merito alle critiche dei fan sul forum: a chi le aveva addossato la responsabilità di aver dato la falsa notizia dell’esplosione dello Shuttle, Laura ha risposto: «La conduttrice legge le notizie che le vengono consegnate. Non ha colpa se la notizia contiene un errore».
Dopo quattro chiacchiere con David Sassoli, abbiamo varcato l’ingresso dell’edificio del Tg2, puntando con decisione verso l'ufficio di Maria Grazia Capulli.
La campionessa ci ha accolti con un gran sorriso, gli occhi luminosi e il suo aspetto da ragazzina: la sua data di nascita è probabilmente un clamoroso errore dell’anagrafe.
Dopo le presentazioni, Maria Grazia, imbarazzata per l’imminente cerimonia di premiazione, ha confessato: «Sono timida. Se non ho problemi ad apparire davanti a milioni di persone, è solo perché non le vedo!».
Ricevuta la targa e scattate le foto di rito, Maria Grazia si è trattenuta con noi in una piacevole conversazione: ci ha fatto i complimenti per il successo del "progetto Telegiornaliste", e si è detta stupita di tutti i complimenti che legge sul forum.
Prima di congedarci, Maria Grazia si è lasciata andare ad alcune preziose confidenze.
Di cui, purtroppo per voi, saremo gelosi custodi. 
MONITOR Sabrina Gandolfi, la Forrest Gump della Rai di Erica Savazzi

«Lavorare in Rai è un sogno realizzato, lo volevo fin da bambina: sono cresciuta guardando 90° minuto». Questa è la dichiarazione d'amore alla televisione pubblica di Sabrina Gandolfi, dal 15 luglio alla conduzione della Domenica Sportiva Estate.
Le chiedo come sia riuscita a entrare in Rai e lei, con simpatia, ammette: «Ho lavorato molto ma sono stata anche fortunata. Posso dire che sono capitata nel posto giusto al momento giusto. Avevo fatto un colloquio in Rai, e proprio in quel periodo una collega di Rai Sport è passata a Sky, così mi hanno chiamata. Cercavano una persona autosufficiente e che conoscesse bene la realtà sportiva soprattutto del nord del Paese».
Quando le accenno alle mie ricerche in Internet su di lei, indovina subito: «E' per Telemike, vero? E' stata una bella esperienza, mi sono divertita. Fare la valletta di Mike mi ha aiutato a svegliarmi, e soprattutto mi ha insegnato a essere puntuale e seria sul lavoro. Con Mike non si scherzava. Ma parliamo di 17 anni fa, già allora sapevo che quello non sarebbe stato il mio lavoro per tutta la vita».
Poi Sabrina racconta dei suoi esordi: «Ormai sono 15 anni che mi occupo di sport, ho iniziato a Telelombardia. In realtà è stato piuttosto casuale, anche se lo sport l'ho sempre praticato e mi è sempre piaciuto. Quando sono entrata in redazione c'era spazio nella cronaca nera o nello sport e, essendo alle prime armi, la cronaca nera mi sembrava un argomento troppo spinoso per una neofita. Così ho iniziato ad andare a San Siro per le interviste tutte le domeniche, poi sono passata alla conduzione di Novantesimo Donna, anche se nel frattempo mi occupavo anche di programmi per ragazzi.
Ho lavorato tanto in quel periodo, e devo dire che mi è servito a farmi le ossa. Poi Telenova, dove ho avuto la fortuna di lavorare con Ruggero Muttarini, allora responsabile Sport, e di imparare seriamente cosa significa vivere una redazione. Ha chiuso, prima della Rai, la parentesi 7Gold».
Passiamo a parlare di attualità, degli sport cosiddetti "minori" che durante l'ultimo anno hanno avuto una grande crescita di popolarità: «La vela la seguo come semplice spettatrice, poco per lavoro. Il rugby è fantastico, bisogna vedere se l'interesse durerà nel tempo, la prova ci sarà in autunno con i Mondiali. Per dare più risalto a questi sport ci vorrebbe una giornata di 48 ore. La tv pubblica, compatibilmente, cerca di dedicare spazi a queste realtà, ma sarebbe assurdo non parlare di calcio: è lo sport nazionale, ha il maggior numero di appassionati».
Ma quali sono gli sportivi preferiti di Sabrina Gandolfi?
«Vanessa Ferrari è straordinaria, è un'atleta a 360 gradi e il suo allenatore, Enrico Casella, è una delle persone migliori che abbia mai conosciuto lavorando. Vanessa si approccia allo sport con serietà, come faceva Yuri Chechi, ha grande disciplina e costanza.
Diverse le interviste che mi hanno lasciato qualcosa di più: Marco Materazzi campione con la "c" maiuscola che si improvvisa cuoco; Filippo Magnini che dimostra come si può essere seri ridendo, Paolo Bettini, ragazzo e atleta unico. Mi piacciono molto anche Crespo, e tra gli allenatori Prandelli e Spalletti. In comune hanno tutti la fatica e l'impegno, cioè la parte dello sport che preferisco».
Una ricerca di Federculture mostra che gli italiani che partecipano a spettacoli culturali sono più di quelli che scelgono di vedere competizioni sportive.
«Sono dati molto indicativi - spiega Sabrina -, ma d'altronde anche Baggio ha dichiarato di non guardare il calcio perché non gli piace più. Forse bisogna cambiare l'approccio, ma è difficile trovare sempre la formula giusta.
Noi giornalisti siamo lì per informare, le persone sono più interessate alla cronaca sportiva e ad argomenti di spessore e d'inchiesta come il doping, che al cosiddetto gossip, o alle polemiche gratuite. Da questo punto di vista la Rai è una garanzia: per alcuni può risultare meno trendy, ma non potrei mai pensare a una Domenica Sportiva urlata e fatta di morbosità».
E infine, come non chiedere a una giornalista sportiva se pratica almeno una delle discipline di cui tratta quotidianamente?
«Vado in palestra a correre quasi tutti i giorni. Io odiavo correre, poi ho deciso di provare. Ho iniziato con cinque minuti e poi ho aumentato gradualmente. Diventa un'abitudine. Un giorno di fianco a me ho visto una ragazza che correva con le cuffie alle orecchie. E' stata una rivelazione. La musica aiuta molto, aiuta a mantenere la concentrazione e il ritmo. Ho iniziato tre anni fa e adesso adoro correre, in palestra farei solo quello, sono diventata una "Forrest Gump"!».
CRONACA IN ROSA Spiagge per sole donne di Erica Savazzi

Nell’antica Grecia era il gineceo, nei Paesi arabi l’harem, nel mondo contemporaneo la spiaggia. Cosa hanno in comune questi luoghi? La presenza di sole donne.
Anche se può sembrare incredibile, a Riccione quest'anno ha aperto una spiaggia solo femminile (bagnini esclusi), ma non per distinte signore musulmane in vacanza sull’Adriatico. Alla clientela esigente in arrivo dal mondo arabo gli albergatori avevano già pensato l’anno scorso. Nel 2007 la novità vale per le occidentali.
Sarà la paura di essere importunate, il desiderio di stare “tra i propri simili” o l’esigenza di rispettare dettami religiosi, ma i servizi e gli spazi rosa si diffondono ovunque, soprattutto nell’ambito della mobilità, in teoria perché durante gli spostamenti in solitudine le donne sono più vulnerabili.
Così in Brasile c’è il vagone della metropolitana dove gli uomini non possono entrare, e in molte città, tra cui Manchester, e in Italia Bolzano e Prato, ci sono servizi taxi dedicati espressamente alla clientela femminile, con garanzie di sicurezza, puntualità e prezzi scontati.
In Arabia Saudita, dove le donne non possono uscire in strada da sole, si sono inventati un hotel per sole donne d’affari in viaggio di lavoro, dove le clienti possano trovare tutti i servizi desiderati senza però avere la necessità di affrontare il mondo esterno. In Iran, dove il fondamentalismo vieta ai fidanzati di passeggiare tenendosi per mano, un’intera isola – Arezou – sarà riservata “all’altra metà del cielo”.
Segregazione sessuale o protezione dei più deboli? Il dubbio resta, come resta il fatto che forse sta tramontando quell’ideale di donna libera e indipendente che sembrava ormai raggiunto, almeno nel Vecchio Continente. Rinchiudersi in un taxi rosa, nella stanza dorata di un albergo o in una spiaggia a cinque stelle non è che la rinuncia alla propria libertà e al diritto di essere tutelate e rispettate.
In cambio di una presunta sicurezza.
FORMAT La televisione in festa di Nicola Pistoia

Dopo il cinema, anche la fiction tv pretende la sua celebrazione, soprattutto dopo gli ascolti stellari della passata stagione televisiva. Dal 2 al 7 luglio, infatti, si è svolta a Roma la prima edizione del Fiction Fest. Durante questa grande manifestazione, oltre a festeggiare personaggi e fiction che hanno allietato per un intero anno le serate degli italiani, sono stati presentati i nuovi prodotti che vedremo in onda a partire da settembre.
Tra le proposte più interessanti c’è Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu. Un film tv dedicato al noto cantautore calabrese scomparso nel 1981 che racconta la sua vita attraverso un percorso emozionante, e che ripercorre la sua carriera, grazie anche all’utilizzo di canzoni e immagini inedite.
Ma a settembre ci attende, inesorabile, anche il seguito di fiction fortunate come Carabinieri 8, I Cesaroni 2 ed Elisa di Rivombrosa 3, quest’ultima con l’arrivo di nuovi ed intriganti personaggi.
Per fortuna ci sono poi le fiction nuove. Tra queste vi segnaliamo O’ Professore: la storia forte, emozionante e vera di un insegnante di lettere, interpretato magistralmente da Sergio Castellitto, che vive e lavora nel quartiere napoletano di Scampia. Altro capolavoro che vedremo su Rai1 la prossima stagione è il pomposo Guerra e Pace, liberamente ispirato all’opera letteraria di Tolstoj.
Menzione d’onore anche per i telefilm che, proprio al Roma Fiction Fest, hanno riscosso un successo impensabile. Anche in questo caso sono state proiettate le anteprime. Applausi, cori da stadio e deliri alla presentazione dei nuovi episodi di Grey’s Anatomy. Un successo mondiale, giunto alla sua terza stagione, amato da grandi e piccoli e anche, così pare, dal presidente Bush.
Insomma, almeno per questa volta, Rai e Mediaset hanno messo da parte, o così pare, la loro sete di ascolti per dare spazio a prodotti di buona qualità, realizzati in modo egregio e che meritano tutto quel successo di cui la fiction, soprattutto quella italiana, ha bisogno.
CULT Il jazz conquista Pomigliano di Valeria Scotti

Da undici anni Pomigliano d'Arco, comune in provincia di Napoli, lega le sue estati al jazz con un Festival frequentato dai più grandi maestri internazionali.
Il Pomigliano Jazz Festival - tappa di un ampio itinerario musicale che tocca le maggiori città della Campania da giugno a settembre - ha saputo rinnovarsi, edizione dopo edizione, con coraggio e intelligenza.
Prima la nascita di un’etichetta discografica, Itinera, per un jazz senza etichette. Poi la Fondazione Pomigliano Jazz Festival, che promuove laboratori, seminari di guida all’ascolto del jazz e lavora per l’imminente inaugurazione di una biblioteca multimediale. Un progetto globale che va ben oltre i quattro giorni del festival.
La kermesse, con ingresso gratuito, quest’anno si arricchisce di una mostra fotografica. Life-Size-Acts è infatti l’installazione di Roberto Casotti, fotografo free lance nel campo dello spettacolo. L’idea, nata a Berlino sei anni fa, vede 26 composizioni fotografiche su pvc. Particolarità del lavoro sono i vari elementi – strutture architettoniche, strumenti musicali, parti del corpo - che vanno a insinuarsi e a spezzare l’armonia dell’immagine principale. E poi due video, curati ancora da Casotti, e il sottofondo musicale del dj newyorkese Spooky. Presso il Museo della Memoria di Pomigliano.
Ma il Festival è soprattutto musica. Chick Corea, Mc Coy Tyner, Noa sono solo alcuni dei nomi che hanno dato vita, negli scorsi anni, a serate di qualità. Per questa edizione, il cast proviene, come sempre, da molto lontano. Sui due palchi il jazz di Norvegia, Germania e Argentina si mostrerà all’ombra del Vesuvio. Ancora Cuba, con Roberto Fonseca, e Trilok Gurtu a rappresentare l’India.
Il parco pubblico, sede del Festival, diventa così protagonista di incontri, nuove collaborazioni, culture diverse ma ora vicine più che mai. Oltre 300.000 spettatori testimoniamo che i pregiudizi sul jazz sono caduti: certe sonorità non sono poi così difficili da digerire.
A Pomigliano il jazz è ormai di casa. Al calar del sole, dal 12 al 15 luglio.
DONNE In difesa dell'integrazione di Tiziana Ambrosi

Molti telegiornali l'hanno semplicemente indicata come «la donna marocchina aggredita». Ma lei, Douina Ettaib, merita più spazio, e che il suo nome venga ricordato.
Come quello di Hina Saleem, ormai divenuto un simbolo: per certi versi della voglia di integrazione, per certi altri della bieca "osservanza" della tradizione.
Due donne diverse per cultura, tradizione, generazione, ma legate da un filo comune: la lotta per la libertà e il rispetto.
Hina, uccisa dal padre perché si vestiva all'occidentale, aveva un fidanzato italiano e cercava di integrarsi nel mondo in cui viveva. Douina, vicepresidente dell'Acmid - l'associazione marocchina delle donne in Italia - in prima fila a chiedere giustizia durante il processo contro gli assassini di Hina.
Una presenza non gradita, quella di Douina, tanto che è stata aggredita da alcuni connazionali nei pressi della moschea di Via Jenner, mentre si recava al lavoro: «Devi smetterla di parlare di islamismo, Hina è una prostituta come te».
Dopo questo episodio il questore di Milano ha deciso di proteggerla con una scorta. Ma Douina non si lascia intimidire: «L'Islam non è questo, non è imposizione», afferma.
Davanti al tribunale dove si stava tenendo il processo, circa 200 donne musulmane si erano riunite per costituirsi parte civile, ma la loro richiesta non è stata accolta. Accanto agli striscioni, la deputata Daniela Santanchè ha fatto sentire la sua voce a favore delle donne musulmane.
E le femministe, le ministre, le associazioni di donne nostrane? In prima linea a firmare petizioni, ma colpevolmente assenti. Un silenzio preoccupante, il loro, data l'importanza simbolica che ormai la storia di Hina ha assunto - ne è prova l'aggressione. Una doppia sconfitta, perché nel momento della solidarietà la spalla amica è venuta a mancare.
Per fortuna, donne come Douina non si fanno scoraggiare. Per fortuna, ci sono funzionari che hanno il polso della situazione. Nella speranza che oltre alla solidarietà espressa a parole cominci a realizzarsi anche quella che si esprime coi fatti.
TELEGIORNALISTI Attilio Romita: la mia vita per un po’ di mondanità di Nicola Pistoia

Attilio Romita, nato il 1° agosto del 1953 a Bari, laureato in Giurisprudenza, ha iniziato la carriera giornalistica in radio e tv locali. All'inizio giornalista sportivo, Romita è passato alla politica interna quando è entrato nella redazione della sede Rai di Bari.
Nel 1990 è stato trasferito a Roma al Gr1 e successivamente al Tg2, dove nel 1995 è diventato conduttore incominciando dall'edizione della notte, fino a quella delle 20.30.
Nel 2003 è passato al Tg1 dove ha ritrovato Clemente Mimun che lo aveva voluto conduttore al Tg2.
Le piace la vita mondana...
«La vita mondana è bella se non è dominata dalla sfrenata voglia di apparire. Insomma mi piace la mondanità se è fatta di tavole ben apparecchiate, vini eccellenti, belle donne, uomini eleganti e buona musica».
Lei è considerato, tra i giornalisti della tv, quello più mondano. Presenzia in diverse trasmissioni televisive e viene spesso fotografato dai paparazzi. Questo influisce sull'autorevolezza di un giornalista?
«Mi pare tutto regolare e in linea con i comportamenti che un giornalista della tv pubblica deve tenere: accetto gli inviti alle trasmissioni dove mi diverto e alle serate dove so di incontrare amici simpatici. Di norma vengo fotografato dai paparazzi in compagnia di mia moglie. Credo che l'autorevolezza di un giornalista si misuri nelle situazioni in cui deve dimostrare cosa è capace di fare, e non durante il suo tempo libero. Conduco tg nazionali da una dozzina di anni e non mi pare che si siano verificati incidenti professionali degni di nota. Non basta?».
Cosa pensa dei tantissimi suoi colleghi che dal giornalismo sono passati a fare spettacolo?
«Buon per loro, ma io preferisco condurre un telegiornale importante come il Tg1 delle 20.00. Questa conduzione mi è stata offerta a suo tempo da Mimun e poi confermata da Riotta. Io sono grato ad entrambi e credo che per nessuna ragione al mondo vi rinuncerei, neppure se mi dovessero offrire la conduzione di un programma di successo. Cosa che peraltro non è mai venuta in mente a nessuno».
Siamo stati investiti dal caso "Vallettopoli". Abbiamo ascoltato i pareri di tante persone: lei cosa pensa? Il giornalismo, secondo lei, come reagisce di fronte a queste cose?
«Vallettopoli è figlia del nostro tempo. Un film del geniale Muccino con la Romanoff aveva anticipato in qualche modo tutto quello che poi abbiamo letto sui giornali e nei verbali degli interrogatori. Io sono del parere che tutto il marcio vada ripulito, senza fare di tutta l’erba un fascio.
Non è vero che tutte le aspiranti attrici o conduttrici sono disposte ad andare a letto con chiunque pur di avere un parte, e non è vero che tutti i potenti della tv e del cinema assegnano solo ruoli di rilievo alle “gnocche” disposte ad andare a letto con loro. Insomma non tutto è marcio, ma le furbe ed i corrotti vanno presi a calci nel sedere».
Cosa non le piace?
«Non mi piace la vita mondana popolata da morti di fama che perdono il sonno pur di apparire».
Il sogno nel cassetto che vorrebbe vedere realizzato?
«Il mio sogno nel cassetto è piuttosto scontato. Da giornalista che si occupa di politica da molti anni mi piacerebbe condurre un talk show in stile Porta a Porta. Mi accontenterei che mi fosse affidata una trasmissione del genere Sottovoce. Mi piace, infatti, l’idea di poter tirare fuori l’anima dei personaggi intervistati, un po’ come fa Gigi Marzullo, ma io forse oserei un po’ di più».
SPORTIVA Le prime signore di Wimbledon di Mario Basile

I giorni a cavallo tra giugno e luglio sono, per gli irriducibili amanti del tennis, i più importanti dell’anno. Perché segnano l’inizio di Wimbledon: la kermesse tennistica più antica e più seguita del calendario.
Wimbledon vuol dire due settimane di tennis puro con i migliori giocatori e le più brave giocatrici del momento, che si scontrano sotto gli occhi di milioni di appassionati. Chi vince è veramente al centro del mondo.
Molti tennisti devono la loro fama al torneo londinese, vedi Boris Becker e Pete Sampras. Così come Wimbledon deve molto alla loro classe, che ha regalato momenti di grande tennis.
Vale anche per le donne. Loro il posto a Wimbledon non l’hanno avuto subito, l’hanno conquistato col tempo: una storia vista e rivista. Il primo torneo aperto alle donne, il singolare femminile, arrivò sette anni dopo la prima edizione di quello maschile, tenutasi nel 1877. Il doppio femminile e il doppio misto furono istituiti nel 1913.
I primi anni di vita del torneo femminile furono ruggenti. La prima a conquistare la scena e le pagine dei giornali fu Charlotte Reinagle Cooper. Londinese della contea del Middlesex, Chattie, come erano soliti chiamarla in confidenza, vinse a venticinque anni il suo primo Wimbledon, e si ripetè altre quattro volte. L’ultima, la quinta, nel 1908 all’età di trentacinque anni.
Il posto nella storia, però, se lo guadagnò con la vittoria olimpica a Parigi nel 1900: prima donna al mondo. Quello nelle cronache dei pionieri del gossip, invece, sposando a trent’anni suonati il collega Alfred Sterry, più giovane di sei anni. Niente di che, diremmo oggi, ma all’epoca tutta l’Inghilterra parlava di quello scandalo.
Le tenniste di oggi al gossip e al divismo ci sono abituate. Maria Sharapova e Anna Kournikova ne sanno qualcosa.
Forse loro stesse non sanno che la prima ad aprire la strada verso questa nuova visione della “tennista” fu, nei lontani anni Venti, una francese di nome Suzanne Lenglen. Anche il suo mito nacque a Wimbledon. Vinse sei edizioni, di cui cinque consecutive. In mezzo, l’oro alle Olimpiadi di Anversa nel 1920. Sempre attenta alla moda e al look, la sua bellezza e la sua grazia nel gioco avvicinò molte persone al tennis femminile. Diventò la prima star rosa di questa disciplina, tanto che la stampa francese la soprannominò La Divine.
A proposito di moda e look, oggi le mises delle tenniste sono motivo di curiosità di appassionati e non di questo sport. Proprio nell’ultima edizione di Wimbledon, la francese Tatiana Golovin si è beccata un rimprovero per aver indossato dei pantaloncini rossi sotto il completo da gara. Al torneo londinese, infatti, in gara sono ammessi solo capi bianchi. Fino agli anni Venti, invece, le tenute delle tenniste erano il trionfo della castità, in cui la gonna alla caviglia la faceva da padrona.
A far cambiare le cose ci pensò Helen Wills Moody. La tennista americana, in barba ai benpensanti, giocava con la veste larga e la gonna al ginocchio. «Questa tenuta mi consente di muovermi liberamente» spiegò. Una scelta che, unita al suo talento, le diede ragione. Memorabile il suo record di 158 vittorie consecutive. Cinque anni senza perdere neanche un set. Si ritirò nel 1938, anno in cui vinse il suo ultimo Wimbledon a distanza di undici anni dal primo. In tutto saranno otto. Per moltissimi anni ha detenuto il record di vittorie nel torneo londinese.
Solo Martina Navratilova ha fatto meglio. Ma lei è storia dei giorni nostri.
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