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Intervista a Ubaldo Nicola tutte le interviste
Telegiornaliste anno II N. 17 (49) del 1 maggio 2006

Se i Simpsons e Charlie Brown sono filosofi... di Silvia Grassetti

Abbiamo intervistato Ubaldo Nicola, direttore del periodico online e cartaceo Diogene.

Come è nata l'idea che ha portato alla creazione di Diogene Filosofare oggi?
«Da parecchie considerazioni. La prima, prettamente mercantile, è che oggi vi è per la filosofia un interesse crescente e nessun prodotto editoriale capace di soddisfarlo. Esiste un “popolo dei festival” che si ostina ad affollare le iniziative di sapore filosofico, anche se poi per molte ragioni raramente rimane soddisfatto.
La seconda è che lo scorso anno s’è celebrato il primo referendum ontologico della storia, che ha chiamato i cittadini a votare sull’essere di un ente (l’embrione), sulla sua natura metafisica (è una persona? e che cosa è una persona?). Voglio dire che esiste nelle cose stesse un crescente bisogno di filosofia.
Apro il giornale: lo scontro in atto è di civiltà? Cosa significa avere un’etica laica? La famiglia tradizionale (maschio e femmina) è un’istituzione naturale? Scienza e politica pongono sempre più spesso questioni che non possono essere risolte con le procedure della scienza e della politica (fosse così non ci sarebbe stato alcun referendum). Sentiamo la necessità di uno spazio dedicato a una meditazione sui fondamenti, una riflessione “distaccata”, che parta dall’attualità senza però rincorrere la notizia».

Da chi è composta la redazione?
«Che io sappia, Diogene è l’unico caso di un’iniziativa che nasce nel mondo delle scuole ma si sviluppa fuori dalle istituzioni, tentando di conquistarsi un posto sul mercato, nelle edicole. Una bella sfida. Per giunta nata dal basso, fondata sulla partecipazione volontaria, con tutti i pregi (la passione) e i difetti (fondi zero, poche strutture) del caso. Eppure il risultato è professionale, ben curato nell’impaginazione e nelle scelte iconografiche: ogni articolo è commentato da opere di giovani artisti contemporanei, realizzando così un intrigante scambio di linguaggi. La filosofia non la fanno solo i filosofi.
A scrivere sono soprattutto dottorandi, ma anche esperti apparentemente estranei alla materia. Nel numero uno, dedicato alla domanda «Di chi è il mio corpo?» abbiamo chiamato un giudice, un avvocato e una giurista. Nel secondo numero la domanda era «Che cosa è un odore?» e quindi abbiamo consultato un olfattologo. Il numero tre si chiede quanto ci sia di naturale (e/o culturale) nella sessualità. Ogni numero di Diogene pone una domanda, spesso strana, come sono quelle della filosofia, ma attuale o intrigante, cui, sia chiaro, non abbiamo affatto la presunzione di rispondere.
Come ogni rivista popolare, Diogene offre poi una serie di rubriche, in cui proponiamo riflessioni a partire dalla vita quotidiana e dall’esperienza. Si parla di filosofia e sport, cinema, ecologia, TV, logica, cose, esperienze ed altro ancora. Persino di fumetti: si trovano articoli come L’etica della famiglia Simpson, o Charlie Brown filosofo esistenzialista.
Nell’ultimo numero parliamo dei Manga giapponesi, con un articolo che ne spiega la negatività etica e un altro che ne dimostra la positività. Decida il lettore; noi non vogliamo “insegnargli” proprio nulla».

Sugli scaffali delle librerie campeggiano varie pubblicazioni divulgative filosofiche: la filosofia è trendy?
«A volte sembra così. Sembra che l’interesse, più che per la filosofia, sia rivolto ai filosofi, i quali, almeno in certi casi, non rifiutano ruoli che sconfinano con il divismo. Ciò può apparire superficiale, ma è sempre stato così: alle conferenze di Bergson assistevano migliaia di persone (spesso signore della buona borghesia ignare di ogni sottigliezza); e non erano meno quelli che quasi mille anni fa affollavano la navata di Notre Dame in costruzione per vedere Abelardo e Guglielmo di Champeux discutere sulla questione degli universali. La filosofia è spesso stata uno “spettacolo dell’intelligenza”. E’ stata anche teatro: dai sofisti che esibivano a pagamento fino agli austeri maestri della Scolastica, che ogni anno si sfidavano pubblicamente in conferenze “quodlibetali”, ovvero senza un tema prefissato, deciso sul momento dalla platea (quale filosofo oggi oserebbe tanto?).
Ma non ci si deve far ingannare da questi aspetti superficiali. Considera ad esempio quanto sia crescente il bisogno di coerenza morale nella vita quotidiana. Oggi vi è un’etica ambientale, del consumo, degli affari, ecc. Sono nuove sensibilità nascenti dal basso, non stimolate da alcuna agenzia morale (scuola, Chiesa), etiche fai-da-te, sempre più personalizzate. Prendi l’alimentazione: essere non solo sani, ma anche snelli e prestanti sta diventando sempre più un parametro morale con cui giudichiamo noi stessi e gli altri (a questo tema abbiamo dedicato il numero zero di Diogene).
Vorrei aggiungere infine che anche a noi piace giocare e pensiamo che la filosofia non dovrebbe privarsi di quei potenti farmaci mentali che sono la leggerezza e l’ironia (soprattutto quando diventa auto-ironia). Tanto per non prenderci troppo sul serio, ad esempio, nel numero dedicato alla natura degli odori abbiamo inserito un bollino profumato da grattare, chiedendo di indovinarne la fragranza e di riflettere su questa piccola esperienza rispondendo a un apposito quiz. Il lettore gratta e poi legge, ma lo fa sorridendo».

In un'epoca in cui l'informazione è spesso superficiale e gli interessi dei lettori sembrano essere incentrati sull'emotività (suscitata ad esempio da episodi di cronaca nera), Diogene a quale pubblico si rivolge?
«Sì, l’informazione è spesso superficiale. Anche se altrettanto spesso tenta di non esserlo, non trovando, però, gli spazi adatti. Prendi il Corriere della Sera: da due anni inserisce spesso una pagina di Documenti, approfondimenti sui temi caldi che per lunghezza e peso concettuale sembrano più adatti a una rivista che a un quotidiano. Infatti ho l’impressione che non li legga quasi nessuno. Non ci si pone a riflettere leggendo un quotidiano: non è il mezzo adatto.
Chi sono i nostri lettori? Studenti liceali e universitari, professori, soprattutto adulti amanti della sapienza (cioè filosofi), curiosi e insoddisfatti del proprio (spesso alto) “specialismo” professionale. Gente che per la filosofia ha vera passione.
L’emotività, infine. E’ un bel problema: ci vorremmo dedicare uno dei prossimi numeri ponendo questa domanda :«Può l’emozione controllare la mente? Può la mente controllare le emozioni?». Questioni che da 2000 anni sono d’attualità, ma che oggi si ripropongono in modo nuovo (ad esempio, per rimanere nel mondo dell’informazione, nella difficile scelta di censurare immagini “emozionanti” come quelle dei decapitati, degli incidenti stradali, degli effetti del fumo, eccetera)».

Nel numero tre attualmente in edicola, il primo piano è dedicato all'essere maschi oggi: davvero gli uomini sono così insicuri, come si evince dalla lettura dei numerosi articoli in merito?
«Forse lo sono, forse no. Non è importante la risposta ma la domanda. Nel senso che appare strano che i maschi si interroghino sulla loro condizione, e noi ci chiediamo il perché di questa stranezza. Nell’opinione comune, l’essere uomo è considerato cosa “naturale”, che viene da sé, molto più che l’essere femmina. E’ su questo che invitiamo a riflettere: sul rapporto fra i generi sessuali e le nozioni di “natura” e “normalità”. Temi su cui la filosofia contemporanea ha molto da dire e che saranno a fondamento della imminente discussione pubblica sui PACS».

I lettori di Telegiornaliste sono in gran parte operatori del mondo dell'informazione: c'è un messaggio che il direttore di Diogene vuol dare loro?
«Sarebbe bello che il mondo dell’informazione stampata, si aprisse a ospitare momenti di riflessione critica su se stessa. Voglio dire: esiste tutto un mondo dedicato all’analisi puntuale dei programmi televisivi, esiste un’intera letteratura critica sul modo in cui il mondo appare in tv. Ma gli articoli dei quotidiani, intendo il modo e il come riportano le notizie, chi li commenta? Non esiste un luogo dedicato».

Tranne Telegiornaliste...
«Tranne Telegiornaliste».

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