Homepage di www.telegiornaliste.com
HOME SCHEDE+FOTO FORUM PREMIO TGISTE TUTTO TV DONNE INTERVISTE ARCHIVIO

Intervista a Emanuela Esposito Amato (3)   Tutte le interviste tutte le interviste
Emanuela Esposito AmatoTelegiornaliste anno XX N. 2 (749) del 17 gennaio 2024

Emanuela Esposito Amato, ho chiuso con…
di Giuseppe Bosso

Abbiamo il piacere di incontrare nuovamente la scrittrice napoletana Emanuela Esposito Amato, che ci parla della sua ultima fatica letteraria, pubblicata per la casa editrice Guida. Ho chiuso con te, ambientata tra Napoli, Caivano e Parigi: due gemelle, un passato tragico alle spalle, legami che si sono spezzati, legami che si ricreano.

Bentrovata Emanuela: senza spoilerare possiamo anticipare che la storia, come nelle tue opere precedenti, è narrata in prima persona dai protagonisti, con momenti di flashback che riportano al passato di due personaggi chiave: come mai questa scelta narrativa?
«Racconto sempre in prima persona attraverso una doppia narrazione perché mi piace immergere il lettore nel libro, e in questo senso la scrittura in prima persona e la tecnica dello show don’t tell, cioè mostrare anziché raccontare le azioni, fanno in modo che si immedesimi nella scena. Tuttavia i flashback, il passato che nessuno poteva raccontare, avviene in terza persona proprio perché nessuno poteva raccontare quel trascorso, quella vita che cambia con una separazione tra due protagoniste, fino al momento in cui un evento traumatico costringe una delle due che aveva trovato la sua affermazione ritornare nel luogo delle sue origini… ma non anticipiamo, lasciamo che il lettore scopra la storia dall’inizio alla fine! Comunque sì posso dire che troverete tante voci e ambientazioni diverse, dal parco verde di Caivano tristemente passato alla ribalta delle cronache, Parigi e in particolare alcune location, e Napoli, via Toledo, Piazza del Plebiscito e Santa Lucia».

Possiamo dire che il racconto in prima persona della vicenda dal punto di vista del singolo personaggio, piuttosto che in terza persona, è la maniera per consentire al lettore di considerare le diverse prospettive della storia senza necessariamente tifare o parteggiare per uno o l’altro dei protagonisti?
«Sì, è quello che ho cercato di fare. Nella mia maniacalità ho cercato di dare spazio ai vari protagonisti affinché ognuno avesse uno spazio e una gerarchia ben definita, protagonisti, coprotagonisti e semplici comparse del momento. Posso comunque dire che ci sono due componenti ‘reali’ per così dire che ho inserito, ovviamente con il consenso dei diretti interessati: anzitutto una carissima amica, l’artista Cinzia Bevilacqua, che apparirà e avrà un contatto diretto con alcuni personaggi; e le maschere di Venezia realizzate da un atelier che esiste realmente; lascio al lettore capire il significato metaforico di queste maschere che verranno inserite a un certo punto nel racconto, ma vi posso dire che ho chiesto anche alla proprietaria dell’atelier come a Cinzia il permesso di inserire la loro attività nel racconto».

Storia diversa ma innegabilmente per chi conosce le tue opere precedenti è inevitabile riscontrare analogie con i protagonisti delle tue opere precedenti, per aspetti come la creatività come elemento essenziale del lavoro e l’ingombrante presenza di una figura materna che non accetta che un figlio abbia una vita recisa dal cordone ombelicale.
«Mi è stato fatto notare, anche se si è riscontrato, per esempio rispetto a Il diario Segreto di Madame B e Uno squillo per Josephine che si caratterizzavano per lati anche ironici, una maggiore durezza, legati anche allo stato d’animo di un periodo particolare che ho vissuto, e per i temi particolari che ho trattato, la manipolazione soprattutto. Chi, magari anche inconsciamente, non ha trovato nella sua vita persone che hanno certato di manipolare o di essere manipolate a loro volta? È una tematica che riscontro in molte circostanze della nostra vita, e ho ritenuto di affrontarla».

Punto di partenza, almeno dal punto di vista cronologico della trama è Caivano, località tristemente salita alla ribalta la scorsa estate: i fatti di cronaca che hanno portato a un drastico intervento del Governo hanno avuto incidenza con la tua decisione di ambientare lì parte della storia?
«Avevo iniziato a progettare la storia e le ambientazioni da tempo, da settembre del 2022; avevo scelto Caivano dopo aver potuto riscontrare in prima persona l’ostilità che viene riservata alla gente che non è di lì, mi ero recata per documentarmi e non posso certo dire di essere stata trattata cordialmente, avevano visto che stavo facendo delle foto al Parco e, insomma, mi hanno fatto capire che non era cosa gradita e che avrei fatto meglio ad andarmene… quando poi la scorsa estate sono successi quei fatti di cui parlavi, tutti i lettori mi hanno detto “ma ti sei ispirata?”, mentre invece, come ti dicevo, è una scelta molto precedente, che nasce dall’intenzione di individuare come punto di partenza delle protagoniste del libro un luogo di degrado».

Tema ricorrente del romanzo come dicevi è la manipolazione: manipolazione da parte di un genitore; manipolazione di un aspirante politico; persino manipolazione, per così dire, dall’altro mondo: qual è il messaggio che hai cercato di trasmettere da questo punto di vista?
«Di fare attenzione a certi piccoli segnali, sia da parte delle persone che conosciamo che dalle nuove conoscenze; altrimenti rischiamo di finire nelle grinfie di chi ci tratta come burattini, o con le preghiere o in maniera dura; e purtroppo mi è capitato tante volte».

Napoli e Parigi fanno da sfondo anche stavolta alla tua opera, come è stato per i tuoi precedenti libri: ma tu dove hai trovato davvero il tuo posto al sole, se dovessi scegliere tra una vita all’ombra del Vesuvio o una vita sulle rive della Senna?
«Fifty-fifty(ride, ndr) sono nata a Napoli, e sappiamo tutti le difficoltà che abbiamo, al di là di tutte le bellezze, artistiche e anche gastronomiche, che offre una città che da turista è sicuramente bellissimo visitare ma viverci è davvero un’altra cosa; lo stesso per Parigi, al di là di tutto quello che offre in termini di servizi come i trasporti; viverci non è così bello come sembra, devi imparare la lingua e calarti completamente nella realtà, come ha fatto una delle protagoniste del libro, che ho voluto raccontare anche sotto questo aspetto usando dei riferimenti legati alla mia esperienza personale, in termini di ambientazioni che si svolgono in una parte della città lontana dalla Parigi che conoscono i turisti, proprio per portare il lettore a respirare quell’atmosfera».

L’anno purtroppo è iniziato per te con una brutta disavventura, hai subito l’hakeraggio dei tuoi profili social: al di là del disagio e dei problemi che ti ha creato in futuro non potrebbe diventare uno spunto per un futuro romanzo?
«Ci penserò. Potrebbe essere uno spunto, magari per un giallo, anche se questo libro, diverso dagli altri precedenti, ha qualche sfumatura, non intesa nel senso ‘classico’ di mistero su cui indagare».

HOME SCHEDE+FOTO FORUM PREMIO TGISTE TUTTO TV DONNE INTERVISTE ARCHIVIO
Facebook  Twitter  Instagram

Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso del webmaster