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Telegiornaliste anno IV N. 1 (126) del 14 gennaio 2008


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MONITOR Milva Andriolli: Grillo non ha rettificato... di Giuseppe Bosso

Laureata alla Sorbona e, in passato, docente di letteratura italiana all'Università Paris III Sorbonne Nouvelle, Milva Andriolli è giornalista professionista dal 1994. Oggi lavora presso la sede Rai del Veneto.

Pregi e difetti del lavorare in un tg regionale?
«Lavorare in un tg regionale della Rai? Un'esperienza completa perché provi tutto. Dalla radio alla televisione, dalla conduzione alle dirette, fino ai pezzi chiusi. E poi cronaca, politica, sport. Puoi anche fare il jolly, specializzarti in un settore come cimentarti in ciò che non conosci. Impari soprattutto a scovare la notizia ovunque. Ombelico del mondo diventa anche il paesino, la storiella della tua provincia che poi porti sul nazionale. E' il massimo. Se parliamo di carriere... beh, ovvio che a Roma è diverso».

Avverte interazione tra la sede regionale e quella nazionale?
«Potrebbe esserci un rapporto più organico, certo, ma va bene così. Le sedi regionali sono sedi di corrispondenza sul territorio. Noi proponiamo, loro chiedono. Negli anni, con certi colleghi - cinghie di trasmissione delle testate nazionali radio e/o tv - il rapporto è diventato solido e quindi ottimo: ti capisci al volo, c'è stima e fiducia reciproca.
A volte, però, è frustrante. Magari tu hai la notizia e il servizio, ma non è uscita l'Ansa. Quando poi la stessa esce scritta nero su bianco sul Corriere o su Repubblica, allora si accorgono. Intanto il pezzo è già andato sul regionale.
Senza nulla togliere ai poteri dei direttori di testata, basterebbe aver maggior fiducia nei colleghi delle sedi regionali visto che, tutti i giorni, più della metà di ogni edizione di tg nazionale è fatto con servizi dalle sedi».

Su quali tematiche andrebbe più approfondita l'informazione regionale?
«Al primo posto, la politica regionale. C'è un difetto d'informazione per i cittadini sulle attività della giunta regionale e del consiglio regionale. Cosa fanno, come lo fanno, le leggi, le proposte, i soldi che muovono. E' una casta a portata di mano, quasi sconosciuta ai più. Insomma, voce all'informazione regionale come tv di servizio pubblico.
E poi la copertura del territorio. Io sono grata all'azienda che mi ha fatto conoscere il Veneto, dai capoluoghi ai paesini. Ciò che ho visto, l'ho raccontato. Basterebbe uscire di più: meno desk e più terreno. Quella è la strada vincente».

Come cronista di giudiziaria, non pensa che oggi ci sia troppa attenzione alla nera?
«Basta frequentare i tribunali - per lavoro l'ho fatto 15 anni - per capire che c'è grande interesse della gente ai fatti di cronaca nera. Perché lì la ragione non ha cittadinanza e l'essere umano vuole sempre un perché. Si svilisce il lavoro del cronista quando ti chiedono d'inventarti qualsiasi cosa. Il risultato è che scompaiono i fatti e siamo al reality show, con giornalisti che si spacciano per giuristi o, peggio ancora, per giudici. Cogne insegna e non insegna».

Qual è l'intervista che le è rimasta più impressa?
«Nessuna in particolare e tutte allo stesso tempo. Di una cosa sono certa: le ricordo tutte. Perché ogni intervistato mi hanno lasciato qualcosa. Persone comuni che mi hanno dato quanto personaggi famosi o semplicemente più noti degli altri».

E quella che vorrebbe fare?
«Non ho priorità, se non per gli utenti del servizio pubblico. E più che interviste singole, vorrei fare confronti. Faccia a faccia tra personaggi contrapposti, decisamente più divertente».

Suo malgrado è finita in una famigerata "lista mogli e mariti" pubblicata anche sul blog di Beppe Grillo. Le ha dato fastidio?
«Ormai sono abituata alla disinformazione. Questa cosa l'avevo già letta, anni prima, su un giornale di destra. Ora la par condicio. Mi dispiace che Grillo non faccia il giornalista, mestiere la cui prima regola è la verifica. Io l'ho anche aiutato, gli ho risposto garbatamente citando i fatti e con preghiera di rettifica: "Milva Andriolli è entrata in Rai per concorso bandito dall'azienda nel 1988 e ha incontrato il futuro e poi ex marito Silvio - e futuro e poi ex cognato Beppe - solo nel '92 con l'assunzione presso la sede di Venezia il 2 marzo 1992 (il matrimonio celebrato poi il 26 agosto 1992)".
Il risultato? La rettifica non è servita a niente. Ho sempre l'onore di aprire l'elenco della Conigliera Rai alla voce "mogli e mariti". Quando si vuol fare di ogni erba un fascio non si è credibili, neanche se ci si chiama Beppe Grillo. Fastidio no, ma odio il falso».

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CRONACA IN ROSA Parole di Erica Savazzi

"Parole, parole, parole" cantava Mina. E in effetti cosa sono le parole se non la definizione che diamo del mondo? Parole che vengono analizzate minuziosamente, parole per definizione volatili per cui il "sono stato frainteso" è sempre possibile. Quali saranno le parole - e quindi i temi - che ci accompagneranno nel 2008? Abbiamo fatto delle ipotesi.

Cina: dal boom economico alle Olimpiadi. Paese aperto agli stranieri, ma non alla libertà di stampa. Polemiche sugli atleti che non dovrebbero manifestare le proprie idee politiche durante le gare. Libertà di espressione in cambio di una medaglia?

Campania: emergenza rifiuti infinita tra proteste e autobus bruciati. Clima da guerriglia come in Kenia dopo le elezioni. Alla faccia dell'essere uno dei primi Paesi al mondo.

Francia: la nuova legge elettorale prenderà spunto dal sistema francese o tedesco? Quel che è certo è che Sarkò e Carla fanno parlare. Ve lo immaginate Napolitano che divorzia e si risposa?

Donne: ancora una volta la battaglia sul corpo delle donne. Binetti, Ferrara e il Papa non perdono l'occasione per parlare di aborto. Ovviamente contro. Affrontare argomenti come le pari opportunità, uguali salari, aiuti alle madri che lavorano e in generale di rispetto per le scelte altrui, è troppo difficile?

Laicità dello Stato: vedi sopra. Aggiungi i diritti delle coppie di fatto, indipendentemente dal sesso. Forse solo un miracolo potrebbe riuscire a fare del Parlamento italiano un luogo dove le imposizioni di fede non entrano.

Stati Uniti: Hillary o Obama? Lotta all'ultimo sangue nelle primarie, in attesa di una vittoria alle presidenziali. Di certo una donna commander in chief sarebbe un grande evento. E noi ci schieriamo con lei.

Energie rinnovabili: gli incentivi per solare e fotovoltaico ci sono (detrazione del 55%). Per raggiungere l'ideale, un pannello solare in ogni casa. E intanto il rispetto dell'ambiente regna nelle pubblicità, più o meno veritiere. Per chi non l'avesse capito, l'ecologia fa vendere.

Iraq, Afghanistan, Pakistan: situazioni difficili, incognite che ci accompagneranno per tutto il 2008.

Lavoro: dai salari agli stage non retribuiti c'è molto da fare per ridare dignità al lavoro e ai lavoratori. Pensando anche a chi, un'occupazione, non la trova.

Trasporto pubblico: treni, metropolitane, autobus. Le città invase dallo smog e i polmoni anneriti che chiedono aiuto. Urge potenziare, migliorare i mezzi pubblici e sfatare il mito dell'auto. Con o senza crisi petrolifera e barile alle stelle.

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FORMAT Ingrid Muccitelli, La7 è la mia isola felice di Giuseppe Bosso

Incontriamo con molto piacere Ingrid Muccitelli che tutti i weekend affianca Paola Cambiaghi nella conduzione della rassegna stampa di Omnibus weekend. Originaria di Formia, laureata in Scienze della comunicazione, ha mosso i primi passi nel mondo della televisione a La7 nella redazione di Markette, dove ha conosciuto il suo compagno Piero Chiambretti. Conduttrice di Omnibus estate nel 2006 con Andrea Pennacchioli, ha avuto una parentesi lavorativa a Niente di personale.

Nella tua scheda sul sito di La7 c’è scritto “detesta i curriculum”. Come mai?
«Non amo la tendenza che si ha oggi a volerli compilare in maniera abbondante, con ogni tipo di esperienza professionale. Ho iniziato questo percorso durante gli anni universitari lavorando come redattrice, anche se ho attraversato anch’io la fase dei caffè da portare al capo e ai colleghi».

In Omnibus weekend, tu e Paola Cambiaghi avete superato la tradizione del programma che vede un uomo e una donna condurre la rassegna stampa.
«Mi trovo molto bene con Paola, è una ragazza solare e sorridente e professionalmente in gamba. Certo, non siamo giornaliste, ma per quello che facciamo direi che non sia necessario essere iscritte o meno all’ordine. L’importante è metterci sempre impegno e professionalità».

Tutte e due sempre col sorriso sulle labbra: l’ideale per affrontare notizie non proprio leggere come quelle che ci riportano quasi sempre, purtroppo, i quotidiani...
«Caratterialmente siamo fatte così, ma è ovvio che di fronte ai fatti di cronaca, ai delitti che caratterizzano sempre più di frequente le nostre cronache, è necessario un certo riguardo. Poi, rispetto ad altre notizie un po’ più leggere, è spontaneo che ci scappi un sorriso».

Con Tiziana Panella siete una squadra tutta femminile. Formula vincente?
«Tiziana è una professionista che stimo e apprezzo molto. Magari il fatto di essere tutte donne incuriosisce il pubblico, ma finora ho sentito molti apprezzamenti e la cosa mi fa molto piacere».

La7 ha vissuto un momento di polemica legato al caso Luttazzi. Cosa ne pensi?
«Il direttore Dall'Orto ha preso la decisione di allontanarlo e noi la condividiamo. La libertà di espressione è importante, ma questa non deve mai travalicare certi limiti e assumere toni volgari o accesi».

Al di là di questa vicenda, comunque, la tua emittente rappresenta una vera e propria isola felice come dimostra la presenza di personaggi di spicco: Daria Bignardi, Ilaria D’Amico e Maurizio Crozza...
«Sì, direi che l’espressione che usi è appropriata. Chi non vorrebbe trovare un’isola felice in cui poter lavorare? Penso che il non avere addosso grandi pressioni e, nel contesto, offrire un ambiente ottimale siano le ragioni per cui questi personaggi, e non solo loro, hanno accettato di venire a La7».

Quali, secondo te, il fatto e il personaggio del 2007?
«Mi ha molto colpito la vicenda di Garlasco: sta diventando sempre più un caso che fa molto parlare i media, ma del quale non si riesce a trovare la soluzione. Riguardo al personaggio, è stato sicuramente un anno in cui Beppe Grillo ha fatto molto parlare di sé».

Cosa vedi nel tuo futuro?
«Mi piace vivere alla giornata, non faccio programmi a lungo termine. Di sicuro spero di poter continuare per questa strada, sia professionalmente che nella vita privata».

Una battuta per chiudere. Si dice sempre che “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”. Nel tuo caso, forse, a maggior ragione...
«(scoppia a ridere, ndr) Dici davvero? Beh, grazie del complimento!».

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CULT Danny Losito, la fatica di fare musica in Italia di Valeria Scotti

Gli esordi come DJ e animatore, il successo a livello internazionale con la dance – più di un milione di copie vendute con il brano Found Love - e poi il mercato discografico italiano.
Danny Losito non si è mai fermato. E dopo parentesi anche televisive come Sanremo 2004 e Music Farm nel 2005, la scorsa estate ha pubblicato il singolo Che Felicità. Oggi Danny è a lavoro per l’uscita nel suo nuovo album.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

Agli inizi degli anni ’90, il grande successo di Found Love come Double Dee, in coppia con Davide Domenella. Come hai vissuto quel periodo?
«Le buone idee rimangono sempre le più valide. A quel tempo la musica era diversa. Credo che la nostra sia stata una buona idea premiata anche da un momento fortunato. Un brano pop classificato nella dance e visto di buon occhio perché in quel periodo l’Italia era abbastanza prolifica. Negli ultimi tempi, invece, è messa male musicalmente. Non è una critica, ma un dato di fatto».

Perché?
«Perché esistono delle realtà enormi e sconosciute. Basta andare in internet: ci sono artisti che probabilmente non si conosceranno mai eppure hanno un seguito pazzesco in rete. C’è un sacco di gente che vale ma che fatica a venir fuori perché ci sono i soliti nomi che si tengono strette le poltrone. Tutti sanno come stanno le cose, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Il giovane poi, non è considerato più una risorsa bensì un qualcosa che può aiutare chi già è in corsa».

Dalla dance ai primi brani in italiano, come la collaborazione con i Sottotono e Un’altra come te, per lungo tempo stacchetto di Passaparola
«Il mio brano fu scelto per una questione di fortuna, non ho pregato nessuno. Quando capitano queste occasioni, è certamente un mezzo di promozione in più. Se hai la possibilità di poter avere a disposizione quei pochi spazi che ci sono, li devi sfruttare».

E l’esperienza di Music Farm?
«Music Farm è un programma televisivo dove in realtà la musica non c’entrava molto. Alla fine si gareggiava con i brani degli altri perché se si cantavano le proprie canzoni, lo share scendeva. Era un gioco e tale è rimasto. Ma anche quella è stata comunque una possibilità per mostrarsi».

Qual è il tuo stato d’animo attuale?
«E’ quello di un bambino che sogna che qualcosa di positivo possa accadere. A me piace fare musica anche se ultimamente faccio un po’ fatica. Vedo in giro molti progetti nascere a tavolino e mai di cuore. Lo stato d’animo deve comunque essere gioioso. E finché riuscirò a divertirmi, farò questo lavoro. Mollare? Mai, anche se non è semplice. Per chi non è in questo settore e ti vede dall’esterno, sembra tutto facile. Ma in Italia, più che altrove, non è così. Basta vedere il cast di Sanremo di quest’anno».

Delusione a riguardo?
«Sanremo è uno scatolone televisivo che deve portare a casa gli ascolti. E giustamente ci mettono personaggi che possano accontentare le vecchie generazioni, le mamme, le nonne. Non è più il Festival della Canzone. E poi la musica non deve necessariamente passare per la televisione. La musica dovrebbe passare per radio, ma anche lì, ahimè… Bisogna sperare che la ruota giri, e quando tocca a te, devi godere di quel momento».

Un augurio che ti fai per il 2008?
«Di stare bene in salute (ride, ndr). Per il resto, combatterò sempre e non mi arrenderò. La musica fa parte di me. Probabilmente cambierà il mio modo di fare musica. Ad esempio sto valutando la possibilità di scrivere per gli altri e una serie di situazioni che potrebbero coesistere. Intanto ci sono varie serate in giro con un gruppo - siamo in quattro - che ho formato. E poi c’è il nuovo album che è quasi pronto. Tra marzo e aprile dovrebbe uscire il singolo anche se sono molto deluso dal sistema, un sistema assurdo che c’è ma non si vede. La maggior parte delle volte non basta solo la canzone bella. Dovremmo tutti rimboccarci le maniche, alzare il livello e smetterla con questo nepotismo.
Per fortuna la gente non è stupida e la musica, quella buona, se la va a cercare».

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DONNE Storia di Benazir di Erica Savazzi

«Il momento più importante della mia vita è stato quando ho giurato come Primo Ministro». E ancora: «Ho provato la sensazione che il Pakistan stesse indicando la strada ad altri paesi islamici, che una donna potesse essere eletta come capo del governo».

Benazir Bhutto, riferendosi alla sua vittoria nelle elezioni del 1987, pronunciò queste parole durante una intervista alla BBC. Prima donna in assoluto a diventare Primo Ministro in un paese musulmano. Governò il Pakistan del 1988 al 1990 e poi nuovamente dal 1993 al 1996, votata dal popolo ma “mandata a casa” da colpi di stato militari, accompagnati da accuse di corruzione rivolte sia a lei che al marito, Asif Zardari. Accuse che, ancora oggi, non è chiaro se fossero giustificate o dettate solamente da convenienza politica.

Nel 1999 lasciò il paese con i tre figli. Il marito, incarcerato per corruzione e liberato solo nel 2004. Ma per Benazir ci fu il ritorno in Pakistan: 18 ottobre 2007, in accordo col presidente Musharraf e con gli Stati Uniti, amnistiata dalle accuse che continuavano a perseguitarla.

«Volevo diventare un diplomatico, magari una giornalista, di certo non un politico. Ma quando mio padre fu imprigionato e assassinato non ho avuto altra scelta che continuare il suo lavoro». Zsulfikar Ali Bhutto, Primo Ministro pakistano dal 1973 al 1977, poi deposto, arrestato e infine ucciso con pena capitale, era il padre di Benazir. Poco prima del suo arresto, lei - studentessa a Oxford – tornò in patria. Fu arrestata, passò cinque anni in isolamento, poi andò in esilio in Gran Bretagna.

Ritornò in Pakistan nel 1986 dove, con matrimonio combinato dalle rispettive madri, sposò Asif Zardari, poi ministro dell’Ambiente sotto il governo della moglie. Tre i figli: tra questi il primogenito Bilawal Bhutto, 19 anni, che ha dichiarato di voler proseguire, una volta terminati gli studi in Scienze Politiche, l’opera della madre a capo del Partito del popolo pachistano.

Probabile trionfatrice delle elezioni che si sarebbero dovute tenere l’8 gennaio, Benazir Bhutto non ha fatto in tempo a tornare al governo del suo Paese. Accolta in Pakistan, in ottobre, con un attentato che ha causato più di cento morti, il 27 dicembre 2007 i suoi nemici sono riuscita a colpirla. Questa volta senza possibilità di ritorno.

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TELEGIORNALISTI L'anno zero di Giuseppe Bosso

Ogni riferimento a Michele Santoro e al suo fortunato programma è puramente casuale, sebbene anche da quelle parti una riflessione si impone alla luce di qualche episodio non proprio encomiabile - vedi la puntata del giorno successivo alla morte di Enzo Biagi, più polemica che commemorativa.

Il 2008, per i nostri tele-giornalisti, deve rappresentare l’anno zero, quello della rinascita dopo dodici mesi tormentati, e soprattutto dopo l’autunno caldo delle polemiche tra un’intercettazione e l’altra.

Sono, giornalisti e giornaliste, tutti paccottari? Bisogna davvero essere di un certo schieramento politico, oppure pronti a “prestazioni particolari” per accedere all’informazione del servizio pubblico? Esiste anche nel giornalismo una casta composta da amici di?

Parrebbe di sì, in molti casi. Il tema ha creato e creerà ancora polemiche e discussioni. Noi non possiamo indossare le vesti del “grillo parlante” per consigliare ai colleghi la retta via.
Stavolta vogliamo limitarci a un messaggio di augurio e di speranza, per una rinascita che riguardi tutti i protagonisti del mondo dell’informazione, dai direttori dei grandi tg nazionali agli inviati delle piccole emittenti locali.

L'insegnamento nobile di due grandi maestri, Enzo e Indro, non deve essere disperso: ridare autorevolezza alla parola “giornalista” nel suo significato più alto, quello di in-formare le persone, gli italiani, con trasparenza, spirito critico e profonda onestà intellettuale.

In questo senso il nostro augurio è anche quello di non assistere più a trasmissioni di servizio dedicate solo ad agghiaccianti delitti di cronaca, ai reality o alla coppia tal dei tali in vacanza a Luxor. Si sostituisca la vera informazione: come Travaglio ricorda spesso, il giornalismo è il cane da guardia del potere, non da compagnia e tanto meno da riporto.

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SPORTIVA Il 2008 dello sport di Mario Basile

Le Olimpiadi, gli europei di calcio, quelli di nuoto e pallanuoto, senza dimenticare i mondiali di ciclismo su strada. E poi i grandi appuntamenti di sempre: il Giro, il Tour, la fase finale della Champions League, i mondiali di F1 e motociclismo. Per gli affamati di sport, un menù di tutto rispetto quello del 2008.

Evento principe, manco a dirlo, quello che prenderà il via ad agosto: la ventinovesima edizione dei Giochi Olimpici. Il teatro della manifestazione torna ad essere allestito in oriente - l’ultima volta vent’anni fa a Seul - e precisamente a Pechino. La fiaccola olimpica farà il suo ingresso nella capitale cinese l’8 di Agosto e alle 8.08 accenderà la torcia. Proprio così, l’ 8/08 alle 8.08. Niente di strano: per i cinesi è un numero fortunato.

Le cerimonie di apertura e di chiusura - quest’ultima prevista per il 24 agosto - si terranno nell’imponente Stadio Nazionale di Pechino che avrà capienza di 91mila posti ed è attualmente in fase di ultimazione. Gli ultimi due giorni della kermesse saranno quelli clou con le finali degli sport più seguiti.
Novità di quest’edizione: l’introduzione delle gare di BMX, una sorta di motocross con le bici, e l’apertura alle donne della disciplina dei 3000 siepi.

In attesa della grande scorpacciata estiva, il campionato di calcio consolerà i suoi appassionati col prosieguo del campionato che vedrà il suo ultimo atto il 18 maggio, così come la Champions League con la finale di Mosca in programma tre giorni dopo. Appuntamento da non perdere che introduce agli europei di Austria e Svizzera. La nostra nazionale, campione del mondo in carica, ci arriva con lo scomodo ruolo di favorita. Ad attenderla, un girone di ferro composto dalla coriacea Romania, dalla temibile Olanda e dal “nemico” col dente avvelenato: la Francia di Domenech.

Marzo è il mese dei motori. Il 9 partirà, sul circuito di Losail in Qatar, il motomondiale e l’eterna sfida, nella categoria MotoGp, tra l’astro nascente Casey Stoner e Valentino Rossi. Il talentuoso Jorge Lorenzo, invece, dopo aver trionfato nella 250 si candida come outsider.
Una settimana dopo sarà la volta della F1. La Ferrari e Kimi Raikkonen saranno chiamati a difendere i titoli vinti clamorosamente l’anno scorso. Avversari principali saranno Lewis Hamilton su McLaren e il redivivo Alonso tornato alla Renault. Verdetto finale in programma a Interlagos, il 2 novembre. Novità di quest’anno: il Gran Premio in notturna che si terrà a Singapore.

Se marzo è il mese dei motori, maggio e luglio sono quelli legati a due grandi appuntamenti del ciclismo: il Giro d’Italia e il Tour de France. Poi olimpiadi e, a settembre, la grande conclusione della stagione con i mondiali di Varese. Occhi puntati sul campione in carica Paolo Bettini.

Le nostre stelle del nuoto, invece, vivranno il loro momento clou dal 13 al 24 marzo con gli europei di Eindhoven. Europei anche per la pallanuoto, a Malaga, dal 4 al 13 luglio.
Non resta che mettersi comodi e prepararsi a partire: un grande anno di sport è appena cominciato.

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Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
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