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Archivio Telegiornaliste anno XI N. 14 (445) del 20 aprile 2015
 
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TGISTE Dieci anni di Telegiornaliste di Giuseppe Bosso

Era il 18 aprile 2005, lunedì. Il mondo ancora non aveva asciugato le lacrime per la scomparsa di Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, a cui il giorno dopo sarebbe subentrato Papa Ratzinger; il campionato di calcio era caratterizzato dal duello Milan-Juve che alla fine avrebbe visto prevalere i bianconeri (titolo poi revocato un anno dopo sull’onda dello scandalo Calciopoli); Sanremo aveva incoronato vincitore Francesco Renga e il suo Angelo e la stagione televisiva aveva incoronato tra i vincitori indiscussi Ilaria D’Amico, che aveva sbancato gli ascolti con la prima edizione di Campioni, primo reality show dedicato al mondo del calcio.

E proprio la giornalista romana, ancora oggi signora del pallone sugli schermi di Sky, era tra le protagoniste del primo numero di questa avventura che oggi giunge a spegnere le fatidiche dieci candeline sulla torta.

Telegiornaliste compie dieci anni; quante ne abbiamo passate (e ne passeremo) amici lettori; chi vi scrive in quel periodo era alle ultime battute in attesa di discutere la tesi di laurea; timidamente ricordo quando mi ero proposto per iniziare a collaborare con la testata; i primi articoli, la prima intervista a Tessa Gelisio di lì a poco… e poi… dieci, cento, ormai ne ho perso il conto. Tante interviste e tanti articoli che spero abbiano dato a voi nel leggerli lo stesso piacere e lo stesso coinvolgimento che ho messo – almeno ho cercato di metterci… - nello scriverli.

E così da timido e silenzioso redattore mi trovo oggi nelle vesti di direttore responsabile per celebrare questa ricorrenza; non vi nascondo, non ve lo posso nascondere che ci sono stati momenti in cui ho temuto che questa meravigliosa avventura finisse. Ma tutti abbiamo lavorato perché ciò non accadesse; la mia speranza è di poter proseguire ancora, ritrovarci tra un po’ a celebrare il numero 1000 o, chissà, tra dieci anni una nuova torta con candeline a cifra tonda.

Qualche ringraziamento credo sia doveroso porgerlo. Anzitutto grazie Rocco, che da anni sopporti le mie iniziative, le mie idee e perdoni qualche giubonata che capita di tanto in tanto (non chiedetemi altro sul punto, vi prego…); grazie a Francesca, sempre vicina e insostituibile non solo con i tuoi articoli; grazie alle mie splendide redattrici, alcune ormai veterane, altre arrivate da poco che però non ci hanno messo molto ad entrare subito in squadra: Antonia, Deborah, Silvia, Daniela, Maria, Sara, Lisa. Grazie anche a chi non c’è più ma che negli anni ha saputo fornire sempre un validissimo contributo e a chi temporaneamente (Michela, Cristina) ha dovuto sospendere la sua collaborazione con noi, ma che conto di riabbracciare presto. Grazie a voi, amici lettori, che con il vostro affetto e il vostro incoraggiamento mi date nuova forza per andare avanti.

E grazie anche ai tanti e alle tante colleghe e personaggi che in questi anni ci hanno onorato di una chiacchierata, mostrandosi sempre gentili e disponibili, dall’anchorman o anchorwoman del grande network all’inviata o conduttrice di un’emittente locale, senza dimenticare anche attori, artisti, scrittori, scrittrici, esponenti del mondo della politica e dell’economia e della moda, del life style e del benessere.

Mi perdoneranno, spero, tutti gli interessati se colgo l’occasione per ricordarne due in particolare, e tra questi un amico a cui dobbiamo il momento di maggiore visibilità che ha avuto il nostro sito proprio per la sua decisione di raccontarsi al mondo senza alcuna remora: Stefano Campagna e Laura Mambelli, due colleghi che purtroppo ci hanno lasciati, ma che sono sicuro continuano a seguirci anche da lassù.

Ancora grazie a tutti voi, con la promessa di continuare ancora per la strada della comunicazione a tutto tondo che ci ha accompagnato in questi dieci anni e che vogliamo continuare a seguire!
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NONSOLOMODA Gli essenziali della Primavera: la camicia di jeans di Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 8 aprile 2015

Durante la mattina fa ancora freschino, nella pausa pranzo fa caldo fino a metà pomeriggio e alla sera fa nuovamente freschino.

Benvenuto aprile! Eh sì, proprio quel mese in cui non sai mai come vestirti a causa del cambio repentino delle temperature fuori dalla porta di casa.

Uno dei rimedi generali per questo periodo, a livello funzionale ed estetico, è sicuramente la camicia di jeans.

Dai marchi viene proposta in tutte le salse: scura, chiara, slavata, slim, larga, a crop top…

Un capo comodo a cui è difficile rinunciare proprio in questo periodo perché permette di “tener testa” al termometro senza rinunciare alla ricercatezza del look.

A me piace abbinarla ad una gonna ampia a tulipano, ad un classico jeans o ad un leggings.

L’abbottono fino al collo quando c’è più freddo, e in questo caso abbino una collana a filo (proprio come in foto), invece se c’è più caldo la sbottono e valorizzo la scollatura con un paio di collane adagiate sulla pelle.

È talmente versatile che si può trasformare anche in un leggero giubbottino di jeans: infatti aperta con una t-shirt sotto e un panta sportivo è l’ideale per una commissione informale improvvisa.

Il mio consiglio? Acquistatene una, o anche di più e in diversi modelli, perché si tratta di un investimento a lungo termine.
Non andrà mai fuori moda!
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TUTTO TV Simona Ventura: "A 50 anni mi vedo più bella" di Sara Ferramola

Simona Ventura, donna della tv da 25 anni, appena festeggiati a Miami i 50 si dichiara soddisfatta di sé; un compagno, Gian Gerolamo Carraro, tre figli, una carriera iniziata con Miss Muretto nel 1987.

Un sogno di diventare giornalista sportiva, quando negli anni '90 conduce su Italia 1 Mai dire Gol e altri programmi sportivi tra cui Quelli che il calcio di Rai Due, per dieci anni, rendendo la domenica della rete non solo orientata agli appassionati ma coinvolgente per tutte le famiglie.

Tra le sue attività spicca anche la conduzione del reality L'Isola dei famosi nelle prime stagioni e la sua posizione nella giuria del talent X Factor su Sky nella quinta stagione condotta da Alessandro Cattelan, per poi tornare, di recente, in Rai fra la giuria di Notti sul Ghiaccio di Milly Carlucci.

Tornerà in tv in autunno alla conduzione di un nuovo format su Fox Life, Il contadino cerca moglie, un docu-reality trasmesso in oltre trenta Paesi europei con ottimi successi.

A 50 anni la Ventura si sente soddisfatta della sua vita più che a 30, che, come lei stessa afferma, hanno costituito la crisi della sua vita: ora si sente giovane e anche più bella.
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PINK NEWS Che stress restare a casa! di Antonia del Sambro

È ufficiale care amiche: restare a casa stressa di più che andare al lavoro tutti i giorni.

Chi pensava che le donne che non lavorano, che non fanno orario di ufficio e che possono gestirsi il proprio tempo e i propri spazi sono più felici e meno stressate delle donne che lavorano ha perso la scommessa. È esattamente il contrario, stare a casa stressa!

Gli studi sociologici e psicologici portati avanti dai team di studiosi e medici europei e americani nello scorso anno 2014 hanno dimostrato in maniera inconfutabile che per le donne di tutto il mondo stare a casa è motivo di insoddisfazione, nervosismo, lavoro eccessivo e preoccupazione psicologica. Ebbene sì, le donne che lavorano a casa e che si occupano a tempo pieno solo di faccende domestiche e della propria famiglia hanno un livello di cortisolo elevatissimo.

Il cortisolo è un ormone dello stress che risulta quasi inesistente e molto basso se misurato negli uomini, anche in quelli che hanno responsabilità importanti e che svolgono lavori manageriali a livello internazionale; se la stessa misura si applica alle donne si vede che il cortisolo è ben presente in quelle che lavorano fuori casa ma raggiunge picchi altissimi in quelle che si occupano solamente della famiglia e del focolare domestico.

Perché? La dottoressa Damaske che ha seguito questi test e che ha studiato il fenomeno afferma che è tutta una questione di scelta e di motivazione personale.

Se una donna, sposata e con figli, decide anche di lavorare sei o otto ore al giorno e occuparsi così in due fronti diversi è proprio perché lo ha scelto lei.

Questo la pone in uno stato di grazia e di soddisfazione personale che gli abbassa i livelli di cortisolo e quindi la rende meno stressata pur dovendosi preoccupare del proprio lavoro in ufficio o in azienda e anche delle questioni domestiche e familiari.

Insomma, una donna in carriera e soddisfatta del proprio ruolo sociale e lavorativo rende meglio e di più anche come moglie e madre.

Il concetto non è difficile da comprendere neppure per i maschietti manager e mariti.

Inoltre, lo studio sullo stress femminile ha dimostrato che ancora oggi in tutto il mondo le donne si divertono meno e con più difficoltà degli uomini; forse troppi pensieri o forse ancora pochi spazi e occasioni di divertimento targate in rosa; fatto sta che gli uomini sembrano divertirsi di più e con più costanza. E anche questo è chiaro che non va bene e che va cambiato.

Per cui, care amiche, usciamo di casa, lavoriamo fuori e cerchiamo di divertirci anche noi!
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DONNE Paola Borboni vent'anni dopo la sua scomparsa di Giuseppe Bosso

Il 9 aprile di vent'anni fa ci lasciava una delle grandi protagoniste del teatro italiano, che sul palcoscenico aveva speso gran parte della sua vita.

Nata proprio il primo giorno del Novecento (e proprio per questo si autodefiniva la prima attrice del secolo) nella periferia parmense Paola Borboni fin dalla prima giovinezza capisce qual è la sua strada, debuttando poco più che sedicenne nella commedia Il fiore della vita;
nel 1925 è protagonista del primo nudo teatrale in Italia, reggendo persino l'urto dell'inevitabile scandalo nella plumbea atmosfera dell'Italia fascista; la svolta della sua carriera è però datata 1942, quando al Teatro Università di Roma è protagonista di La vita che ti diedi, scritta da Pirandello per Eleonora Duse - che l'aveva rifiutata - raccogliendo un notevole successo. E proprio il drammaturgo agrigentino ispirerà negli anni a venire lo stile e l'interpretazione dell'attrice.

Non meno ricco il suo palmares cinematografico, che l'ha vista protagonista di circa settanta pellicole a partire dallo Jacopo Ortis di Giuseppe Sterni del 1918; nel 1963 è la madre di Franco Interlenghi ne I vitelloni, capolavoro di Federico Fellini, con Alberto Sordi e Franco Fabrizi; spesso viene doppiata come, curiosamente, le capita nel film Bello come un arcangelo del 1974, nel quale a prestare la voce all'attrice è nientemeno che Ferruccio Amendola, storico doppiatore di Sylvester Stallone in Rocky e Rambo; non si fa mancare nemmeno una capatina nella commedia sexy che spopola a cavallo degli anni '70 e '80 nei panni di una irriverente strega con cui deve vedersela Johnny Dorelli in Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.

Nel 1972 sposa l'attore Bruno Vilar, di quarantadue anni più giovane di lei, che però morirà tragicamente sei anni dopo in un incidente in cui la stessa Borboni rimarrà coinvolta e costretta a camminare con le stampelle, senza per questo rinunciare a calcare le scene fino all'ultimo. Fino, cioè, a quel 9 aprile 1995, ricoverata in una casa di riposo in Lombardia dove viene stroncata da un ictus.

Oggi Paola Borboni, che nel 1976 fu insignita nell'onorificenza di Commendatore dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, riposa al Cimitero della Villetta della sua Parma, città che le è sempre rimasta nel cuore e... nel dialetto, con cui amava intrattenere con barzellette e stornelli i suoi cari.
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